Ovviamente, il titolo Gazprom risente troppo dell'andamento del cambio Rublo/Euro ...
Esatto .. il problema e' il cambio ...anche se non solo quello ora naturalmente :
Le sanzioni minacciate dall'Ovest pesano già sull'economia russa
«Non ci saranno effetti di rilievo sull'economia russa». Ancora ieri, di fronte alla minaccia di sanzioni da parte dell'Occidente, il ministro dell'Economia Alexei Ulyukayev ostentava quanta più sicurezza possibile. La comunità degli affari sembra però meno tranquilla. Le principali banche del Paese starebbero reimpatriando miliardi di dollari dai conti di deposito in Europa e Stati Uniti, per mettersi al riparo dall'eventuale congelamento degli asset finanziari all'estero. Tra questi gruppi spiccano i giganti del credito Sberbank e Vtb, ma anche il colosso dell'energia Lukoil.
Prima ancora che entri in vigore qualsiasi tipo di sanzione, la crisi in Crimea sta già presentando il conto a Mosca, un conto che non può che salire con il passare del tempo e l'alimentarsi delle tensioni sui mercati. I rendimenti pagati dal governo sui titoli di Stato a dieci anni sono ormai a un soffio dal 10%, in ascesa verticale dall'8% di gennaio.
Il rublo - in flessione del 10% da inizio anno - continua a galleggiare attorno al minimo storico contro il biglietto verde, nonostante i 10 miliardi di dollari di riserve valutarie già spesi dalla Banca centrale per sostenerlo. Ha ancora spazio per scendere: la guerra in Georgia lo deprezzò del 30 per cento. Secondo la società di ricerca Wealth-X, i dieci uomini più ricchi di Russia avrebbero già visto evaporare 6,6 miliardi di dollari dal loro patrimonio netto, come effetto della svalutazione generale che ha colpito gli asset del Paese. Anche loro pagano, tra le altre cose, il prezzo della flessione di Borsa, giù del 20% da inizio anno. Perché le sanzioni facciano sentire il loro morso, non c'è nemmeno bisogno che siano già lì, bastano le aspettative perché il mercato le "sconti", come avviene per l'inflazione o gli andamenti di bilancio.
Già da settimane, gli operatori stanno riducendo la propria esposizione verso la Russia, mentre cresce la pila dei piani di finanziamento di progetti industriali che finiscono congelati dalle banche occidentali. Secondo la banca d'investimenti russa Renaissance Capital, tra gennaio e febbraio 33 miliardi di dollari hanno abbandonato l'economia russa e potrebbero diventare 55 entro la fine di marzo. In tutto il 2013, il deflusso di capitali era stato di circa 60 miliardi. Oltre che per difendere il rublo, la Banca centrale potrebbe essere costretta ad attingere ai 490 miliardi di dollari di riserve valutarie per garantire liquidità a banche e imprese che rischiano di essere tagliate fuori dai circuiti internazionali del credito. Con o senza sanzioni.
Ma non è tutto. La Crimea prende dall'Ucraina circa il 70% del suo budget, il 90% dell'acqua che consuma e gran parte delle forniture di cibo ed energia. Se deciderà di staccarsi da Kiev, sarà Mosca a doversi fare carico di tutto questo. Ma ha le spalle abbastanza larghe? L'anno scorso, l'aumento del Pil si è arenato a uno striminzito 1,2%, il peggior risultato dal 2009. E quest'anno andrà senz'altro peggio: dopo due trimestri consecutivi in contrazione, l'economia è già in recessione e molti si aspettano crescita piatta a fine 2014 e non oltre il 2% fino al 2016.
Se poi l'Europa dovesse arrivare a decidere il blocco dell'import di gas, trovando il modo di sostituire Mosca con altri fornitori, la Russia potrebbe perderebbe qualcosa come 100 miliardi di dollari l'anno: significherebbe il collasso economico.
A questo punto, il ministro Ulyukayev si augura proprio che l'impatto delle sanzioni si sia già fatto sentire. Sempre ieri ha dichiarato di non aspettarsi ulteriori scivoloni di Borsa dopo il referendum in Crimea: «I mercati hanno già prezzato i rischi, vendono sulle indiscrezioni e comprano sui fatti». Presto gli faranno sapere se ha ragione o torto.