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CsC: Pil 2018 peggio delle attese a +1,3%, plausibile manovra correttiva da 9 miliardi - Il Sole 24 ORE
Italia cresce, ma troppo poco. La previsione di un rallentamento della nostra economia per il biennio 2018-2019, «anticipato e più ampio» rispetto alle stime del dicembre scorso arriva dal Centro studi di Confindustria, che ipotizza per l'anno corrente una crescita del Pil attestata sull'1,3% in termini reali (dall'1,5% del 2017), con una ulteriore decelerazione all'1,1% nel 2019. Sulla crescita faticosa, meno dinamica anche rispetto al “sentiero” ufficiale contenuto nel Def 2018 presentato dal Governo ad aprile, pesano molti elementi, al centro del Rapporto CsC “Dove va l'economia italiana”, presentato oggi a Roma, dove tornano anche molte delle indicazioni per la riforma della governance Ue espresse dal presidente dell’associazione degli industriali Vincenzo Boccia negli ultimi mesi.
I fattori che frenano la crescita Il rallentamento della domanda estera, si legge nel documento, e « l'esaurirsi del ciclo positivo degli investimenti a livello nazionale, legati entrambi al clima di incertezza sia sul fronte internazionale che interno» - anche al netto di «aggiustamento fisiologico» dopo i forti incrementi degli ultimi anni - influenzeranno in negativo, almeno nel breve periodo, i principali fattori dell'economia nazionale, dall'export (in ribasso: «le esportazioni aumenteranno meno della domanda mondiale nel 2018-2019, per la prima volta dal 2013» e «il Paese tornerà a perdere quote di mercato») agli investimenti privati (fase espansiva in esaurimento, con forte contrazione nel primo trimestre per le incertezze della fase elettorale), al credito bancario («cresce poco e fornisce uno scarso supporto agli investimenti delle imprese» nonostante i costi siano al minimo). Giù anche i consumi delle famiglie (in frenata, anche a causa del lavoro che cresce meno del Pil, ad un ritmo sotto il +1,0 per cento già nel 2017 e ancor più lentamente nel biennio di previsione) e agli investimenti pubblici (continueranno a scendere in termini nominali del 12,5% nel 2018, con un piccolo recupero nel 2019).
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CsC: Pil 2018 peggio delle attese a +1,3%, plausibile manovra correttiva da 9 miliardi - Il Sole 24 ORE
Italia cresce, ma troppo poco. La previsione di un rallentamento della nostra economia per il biennio 2018-2019, «anticipato e più ampio» rispetto alle stime del dicembre scorso arriva dal Centro studi di Confindustria, che ipotizza per l'anno corrente una crescita del Pil attestata sull'1,3% in termini reali (dall'1,5% del 2017), con una ulteriore decelerazione all'1,1% nel 2019. Sulla crescita faticosa, meno dinamica anche rispetto al “sentiero” ufficiale contenuto nel Def 2018 presentato dal Governo ad aprile, pesano molti elementi, al centro del Rapporto CsC “Dove va l'economia italiana”, presentato oggi a Roma, dove tornano anche molte delle indicazioni per la riforma della governance Ue espresse dal presidente dell’associazione degli industriali Vincenzo Boccia negli ultimi mesi.
I fattori che frenano la crescita Il rallentamento della domanda estera, si legge nel documento, e « l'esaurirsi del ciclo positivo degli investimenti a livello nazionale, legati entrambi al clima di incertezza sia sul fronte internazionale che interno» - anche al netto di «aggiustamento fisiologico» dopo i forti incrementi degli ultimi anni - influenzeranno in negativo, almeno nel breve periodo, i principali fattori dell'economia nazionale, dall'export (in ribasso: «le esportazioni aumenteranno meno della domanda mondiale nel 2018-2019, per la prima volta dal 2013» e «il Paese tornerà a perdere quote di mercato») agli investimenti privati (fase espansiva in esaurimento, con forte contrazione nel primo trimestre per le incertezze della fase elettorale), al credito bancario («cresce poco e fornisce uno scarso supporto agli investimenti delle imprese» nonostante i costi siano al minimo). Giù anche i consumi delle famiglie (in frenata, anche a causa del lavoro che cresce meno del Pil, ad un ritmo sotto il +1,0 per cento già nel 2017 e ancor più lentamente nel biennio di previsione) e agli investimenti pubblici (continueranno a scendere in termini nominali del 12,5% nel 2018, con un piccolo recupero nel 2019).
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