Perché il neo-liberismo ha trionfato

San Siro

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Prendete il Messico e un dato molto semplice ma anche, nel lungo periodo, molto indicativo come può essere l'incremento annuale del Pil pro-capite.


Periodo di sostituzione delle importazioni

1940-1960: +3,1%
1960-1980: +3,8%

1940-1980: +3,4%


Periodo di ristrutturazione del debito e aggiustamenti strutturali

1980-1993: +0,1%


Periodo di liberalizzazioni e adesione al Nafta

1993-2016: +1,3%

1980-2016: +0,9%

(Fonte: Maddison Project Database, versione 2018)


E' evidente che il periodo di sostituzione delle importazioni surclassa, in quanto a risultati concreti, il periodo che ha visto l'egemonia del pensiero neo-liberale.

Proiettando la performance dell'orrido ISI (che non sono i terroristi islamici ma l'acronimo per Import Substitution Industrialization) nel periodo 1980-2016, il risultato è sconcertante.

Il Pil pro capite medio di un messicano sarebbe 2,4 maggiore di quanto è oggi.

E molto probabilmente, il Messico non sarebbe il paese che è attualmente. Quasi una finzione di Stato, ormai stretto nelle spire sempre più avvolgenti del narcotraffico.

Cosa se ne deduce da questo discorso? Dov'è la forza nel neo-liberismo?

Facile rispondere. Nell'acquiescenza, per non dire complicità. delle forze politiche che dovrebbero contrastarlo.

Il neo-liberismo non vince perché funziona, ma perché chi dovrebbe combatterlo è passato armi e bagagli dalla sua parte.
 
Ma cosa vuoi dire ???

Il neo-liberismo non vince perché funziona, ma perché chi dovrebbe combatterlo è passato armi e bagagli dalla sua parte.

La verità è che il liberismo non esiste da nessun parte è un concetto astratto,ovunque esistono economie controllate a vario grado dallo stato e il capitalismo stesso
ha da tempo rinunciato all'idea di un laissez-faire totale in economia, roba di altri tempi o pure congetture.
Quello che è in discussione oggi sono i modi e le qtà di questi controlli e interventi statali e per liberisti si intendono in genere quelli che tentano di limitare questa
tendenza,che però nessuno mette in discussione come tale.
 
Ma cosa vuoi dire ???

Il neo-liberismo non vince perché funziona, ma perché chi dovrebbe combatterlo è passato armi e bagagli dalla sua parte.

La verità è che il liberismo non esiste da nessun parte è un concetto astratto,ovunque esistono economie controllate a vario grado dallo stato e il capitalismo stesso
ha da tempo rinunciato all'idea di un laissez-faire totale in economia, roba di altri tempi o pure congetture.
Quello che è in discussione oggi sono i modi e le qtà di questi controlli e interventi statali e per liberisti si intendono in genere quelli che tentano di limitare questa
tendenza,che però nessuno mette in discussione come tale.


Stai scherzando, vorrei sperare.

Nel dopoguerra le economie sono cresciute a dei tassi mai visti prima con un mix di cambi fissi, protezioni tariffarie, politiche industriali, restrizioni dei movimenti di capitali.

La globalizzazione vuol dire la cancellazione di tutte queste barriere.

Con i risultati che si sono visti.
 
Stai scherzando, vorrei sperare.

Nel dopoguerra le economie sono cresciute a dei tassi mai visti prima con un mix di cambi fissi, protezioni tariffarie, politiche industriali, restrizioni dei movimenti di capitali.

La globalizzazione vuol dire la cancellazione di tutte queste barriere.

Con i risultati che si sono visti.

Ti esplicito meglio il mio punto di vista
il dopoguerra e le politiche keynesiane finiscono con il 1980,con la tachter e con Reagan,e comincia così una nuova era basata sul ritorno al liberismo e al liberoscambismo incontrollato (v. globalizzazione).
Ma in verità è un ritorno fittizio,apparente, difatti permane la difesa della domanda in barba alla fiducia in armonie automatiche a base di mercato lasciato a sè stesso. Come avviene questa difesa ? mendiate un enorme sviluppo della finanza e difatti molti commentatori parlano di questa fase del capitalismo come di un keynesismo privato che si sostituisce al keynesismo pubblico ante 1980,anche se questo implica lo stesso nel commercio internazionale un liberoscambismo incontrollato.

Tu dici che dopo gli anni 40 le economie sono cresciute a dei tassi mai visti prima ed è vero ma poi cosa è successo ?
che ne dici dell'inflazione che è scoppiata con annessa disoccupazione e che dire della crescita inizializzata con quei sistemi meglio nota come consumismo e distruzione sistematica dell'ambiente e cosa dire delle spese pubbliche spesso contraddistinte dalle spese per armamenti e dalle guerre (v. vietnam e la seconda guerra mondiale stessa)?
E furono queste le ragioni obiettive che portarono alla fine di quella fase e all'irrompere del neoliberismo nel 1980, come un naturale antidoto principalmente contro l'inflazione.
Oggi siamo alla fine del neoliberismo del 1980 e al ritorno al keynesismo della fase precedente in quanto i rimedi liberisti con l'ultra finanza non hanno funzionato con una recessione incombente, il pericolo di default incontrollati e una globalizzazione che rallenta lo sviluppo della competitività e alimenta esso stesso la recessione,e difatti oggi il vero dibattere deve essere quello su quale keynesismo,se un keynesismo quantitativo come quello precedente o più attento alla qualità della spesa pubblica anticiclica che si evoca con esso e al controllo nei commerci internazionali,e non se liberismo ancora e più liberismo.
 
Ultima modifica:
Vorrei far presente che questo post si collega egregiamente a quello sulla decrescita sovranismo e libberismo.
Si collega perché leggendo i numeri che san siro espone si evita di leggere altri numeri cioè quelli in cui durante il trentennio glorioso la povertà è aumentata.
Volevo tentare di ragionare su cosa sia realmente lo sviluppo, il progresso.
Lo sviluppo sembra comprendere tutte le nostre aspirazioni di uomini ma è una cosa realmente fattibile?
Lo sviluppo è contro il locale e infatti nei numeri di san siro esce fuori che una economia fortemente locale aiuta le persone del luogo.
Ma lo sviluppo è sradicamento, competizione selvaggia sul prezzo.
Distruzione delle proprie radici, cosa che è sotto i nostri occhi se volessimo vedere.
 
Vorrei far presente che questo post si collega egregiamente a quello sulla decrescita sovranismo e libberismo.
Si collega perché leggendo i numeri che san siro espone si evita di leggere altri numeri cioè quelli in cui durante il trentennio glorioso la povertà è aumentata.
Volevo tentare di ragionare su cosa sia realmente lo sviluppo, il progresso.
Lo sviluppo sembra comprendere tutte le nostre aspirazioni di uomini ma è una cosa realmente fattibile?
Lo sviluppo è contro il locale e infatti nei numeri di san siro esce fuori che una economia fortemente locale aiuta le persone del luogo.
Ma lo sviluppo è sradicamento, competizione selvaggia sul prezzo.
Distruzione delle proprie radici, cosa che è sotto i nostri occhi se volessimo vedere.

debbo essere sincero ma non ho capito una beata fava... dove vuoi arrivare ????

non è che ti sei fatto contaminare dai deliri di Kovalsky che mi ricordano molto quelli di Uedro ?
 
Mi piacerebbe che mi dite su quali paesi state investendo, cioè quali stanno seguendo con successo il vostro punto di vista
 
debbo essere sincero ma non ho capito una beata fava... dove vuoi arrivare ????

non è che ti sei fatto contaminare dai deliri di Kovalsky che mi ricordano molto quelli di Uedro ?
Prendo in prestito le parole di un economista italiano:non è farina del mio sacco ma roba e dati oltre che opinioni altrui.
 
Le oligarchie finanziarie alla fine degli anni 70, un decennio che un po in tutto l'occidente era stato un periodo inflattivo, hanno deciso che il benessere delle masse non poteva continuare, e quindi da reagan e tatcher , (preceduti però attenzione dal l'esperimento della scuola di chicago nel cile di pinochet, avvenuto ben prima di reagan , a dimostrazione che certe strategie sono pensate estremamente a lungo termine), si è invertito il processo che aveva portato in occidente alla creazione di uno stato sociale e di un ottimo welfare...la caduta del comunismo sovietico nell'1989 ha accelerato il fenomeno, welfare e stato sociale non avevano più ragione di essere, per cui è iniziato lo smantellamento sistematico.

In finanza l'abolizione tra banche commerciali e banche d'affari ha fatto il resto..la deriva liberista e mondialista ha portato solo disastri in occidente, ma ha portato enorme benessere in cina, paese che però ha mantenuto una linea comunista, se pur ammorbidita. Probabilmente sarebbe stato meglio un processo di crescita più lungo e non frenetico come hanno imposto le oligarchie finanziarie internazionali...la crescita della classe media occidentale è durata secoli, quella cinese pensano di crearla in pochi decenni, ma non funziona così...infatti la storia sta presentando il conto, era inevitabile con la crescita dei populismi, che non sono altro che classe media occidentale incazzata coi partiti storici per la perdita di certezze per il futuro, che vota inviperita altri movimenti nati per rappresentarla...e le elites, come dimostra la crisi della UE, non sanno che pesci prendere...si rischia un processo opposto, e cioè il prepotente ritorno non del sovranismo, che è necessario per un paese, ma dei nazionalismi e dei totalitarismi...qua su fol è incredibile come l'editore continui con la propaganda pro liberista degna di repubblica e corriere...come dimostrano gli interventi pro germania e anti italiani di taluni nick...
 
Mi piacerebbe che mi dite su quali paesi state investendo, cioè quali stanno seguendo con successo il vostro punto di vista

Nessuno.

In un'economia aperta non puoi adottare politiche di gestione della domanda.

Al massimo puoi mettere in piedi politiche mercantiliste (Cina, Germania, ecc.) che arricchiscono i paesi (cioè le élite) ma non le persone.
 
Ti esplicito meglio il mio punto di vista
il dopoguerra e le politiche keynesiane finiscono con il 1980,con la tachter e con Reagan,e comincia così una nuova era basata sul ritorno al liberismo e al liberoscambismo incontrollato (v. globalizzazione).
Ma in verità è un ritorno fittizio,apparente, difatti permane la difesa della domanda in barba alla fiducia in armonie automatiche a base di mercato lasciato a sè stesso. Come avviene questa difesa ? mendiate un enorme sviluppo della finanza e difatti molti commentatori parlano di questa fase del capitalismo come di un keynesismo privato che si sostituisce al keynesismo pubblico ante 1980,anche se questo implica lo stesso nel commercio internazionale un liberoscambismo incontrollato.

Tu dici che dopo gli anni 40 le economie sono cresciute a dei tassi mai visti prima ed è vero ma poi cosa è successo ?
che ne dici dell'inflazione che è scoppiata con annessa disoccupazione e che dire della crescita inizializzata con quei sistemi meglio nota come consumismo e distruzione sistematica dell'ambiente e cosa dire delle spese pubbliche spesso contraddistinte dalle spese per armamenti e dalle guerre (v. vietnam e la seconda guerra mondiale stessa)?
E furono queste le ragioni obiettive che portarono alla fine di quella fase e all'irrompere del neoliberismo nel 1980, come un naturale antidoto principalmente contro l'inflazione.
Oggi siamo alla fine del neoliberismo del 1980 e al ritorno al keynesismo della fase precedente in quanto i rimedi liberisti con l'ultra finanza non hanno funzionato con una recessione incombente, il pericolo di default incontrollati e una globalizzazione che rallenta lo sviluppo della competitività e alimenta esso stesso la recessione,e difatti oggi il vero dibattere deve essere quello su quale keynesismo,se un keynesismo quantitativo come quello precedente o più attento alla qualità della spesa pubblica anticiclica che si evoca con esso e al controllo nei commerci internazionali,e non se liberismo ancora e più liberismo.

Deltamarco ti ha risposto.

Secondo me, semplifichi eccessivamente.

Il problema della cattiva gestione del keynesismo c'è stato, ma è stato di breve durata. E giustificato da ben due shock petroliferi.

La sconfitta dell'inflazione c'è stata, ma attraverso le la distruzione delle industrie, che è avvenuta in un arco di tempo piuttosto lungo.

E' questa la natura ideologica del neo-liberismo: nessuno ha detto, adesso di chiudiamo le industrie così tagliamo la testa all'inflazione, ma è quello che è avvenuto.

Da quel momento, i salari hanno cominciato a stagnare, e i profitti, prima molto più ridotti, hanno potuto fare da propellente alla finanziarizzazione.

Quindi il passaggio non è stato da un sistema a un altro, ma si è dovuto prima distruggere il primo sistema per poter poi mettere in piedi il secondo.
 
Vorrei far presente che questo post si collega egregiamente a quello sulla decrescita sovranismo e libberismo.
Si collega perché leggendo i numeri che san siro espone si evita di leggere altri numeri cioè quelli in cui durante il trentennio glorioso la povertà è aumentata.
Volevo tentare di ragionare su cosa sia realmente lo sviluppo, il progresso.
Lo sviluppo sembra comprendere tutte le nostre aspirazioni di uomini ma è una cosa realmente fattibile?
Lo sviluppo è contro il locale e infatti nei numeri di san siro esce fuori che una economia fortemente locale aiuta le persone del luogo.
Ma lo sviluppo è sradicamento, competizione selvaggia sul prezzo.

Distruzione delle proprie radici, cosa che è sotto i nostri occhi se volessimo vedere.

Esatto.

Anche quando lo sviluppo economico, come si suol dire, fa uscire dalla povertà milioni di persone, ciò avviene peggiorando le ragioni di scambio delle aree più periferiche.

Lo sviluppo economico avviene trasformando i sotto-occupati in poveri, che vanno così a costituire l'esercito dei nuovi potenziali occupati.

Purtroppo non hanno scelta, perché il peggioramento delle ragioni di scambio li costringe a lasciare una posizione di sotto-occupato che non basta più per quella di occupato, che è decisamente peggiore perché paga un semplice salario di sussistenza in condizioni di lavoro sovente al limite.
 
Cosa se ne deduce da questo discorso? Dov'è la forza nel neo-liberismo?

Facile rispondere. Nell'acquiescenza, per non dire complicità. delle forze politiche che dovrebbero contrastarlo.

Il neo-liberismo non vince perché funziona, ma perché chi dovrebbe combatterlo è passato armi e bagagli dalla sua parte.
Assolutamente condivisibile. Mi permetto di suggerire la causa di questo indegno tradimento.

Il neo liberismo ha lavorato sodo e, ahimè, con intelligenza alla promozione della sua causa. Ed ha compreso che per ottenere un successo completo, profondo e, temo, irreversibile, era necessario produrre una mutazione culturale da cui ne sarebbe scaturita una sociale. Quella economica, capovolgendo uno degli assiomi marxisti, ne è stata la conseguenza e non la causa prima. Berlusconi è uno degli esempi più appropriati. Non a caso, ora che il lavoro è finito, è scomparso dalla scena per inutilità conclamata.

Sarà durissima contrastare un lavoro così ben fatto che abbraccia il mondo intero. L'unica, flebile speranza, è che le contraddizioni del neo liberismo, prima o poi (e qui torna in auge una tesi cara ai marxisti) produrranno conflitti che, se ben interpretati dagli schiavi, daranno luogo a cambiamenti significativi.
 
il dato è che le economie funzionano meglio se la ricchezza è distribuita

di conseguenza anche le democrazie
 
Deltamarco ti ha risposto.

Secondo me, semplifichi eccessivamente.

Il problema della cattiva gestione del keynesismo c'è stato, ma è stato di breve durata. E giustificato da ben due shock petroliferi.

La sconfitta dell'inflazione c'è stata, ma attraverso le la distruzione delle industrie, che è avvenuta in un arco di tempo piuttosto lungo.

E' questa la natura ideologica del neo-liberismo: nessuno ha detto, adesso di chiudiamo le industrie così tagliamo la testa all'inflazione, ma è quello che è avvenuto.

Da quel momento, i salari hanno cominciato a stagnare, e i profitti, prima molto più ridotti, hanno potuto fare da propellente alla finanziarizzazione.

Quindi il passaggio non è stato da un sistema a un altro, ma si è dovuto prima distruggere il primo sistema per poter poi mettere in piedi il secondo.

Che vuole dire che il problema della cattiva gestione del keynesismo
è giustificato da ben due shock petroliferi ?.
Gli shock petroliferi sono eventi esterni al sistema che hanno semmai peggiorato un problema già presente di inflazione rendendo irrimandabile una soluzone all'inflazione e null'altro.

Io direi che la cattiva gestione del keynesismo era dovuta al fatto che questo fu filiato al capitalismo secondo l'incipit che la spesa pubblica genera crescita a prescindere,e quindi questa spesa pubblca veniva ampliamente sottomessa ai grandi interessi privati, v. spese per armamenti e altro senza badare al fatto che una spesa pubblica non utile socialmente tende a creare inflazione e incrementare i costi sociali e il debito pubblico.

Il liberismo invece ha rappresentato il ritorno a logiche di maggior rigore nei conti pubblici proprio per attenuare la tendenza a creare un'inflazione resa vieppiù insostenible per le crisi petrolifere in atto all'epoca e contestualmente sull'onda lunga di una penalzzazione del pubblico si sono anche attaccati salari e garanze sociali per i lavoratori che provenivano proprio da costosi welfare pubblici.Morale,avvenne una rivoluzione copernicana e dal primato della domanda si passò nel breve volgere di qualche decennio al primato dell'offerta con l'esplodere della finanziairizzazione che attutiva l'indebolimento della domanda.

Su quanto sopra ovviamente vale la regola che il capitalismo si trasforma in continuazione seguendo la logica di fornire sempre il massimo sfruttamento delle risorse produttive e oggi a fronte dell'esaurimento della forza trainante delle ricette neoliberiste,con un inflazione che oramai è azzerata e una finanza sempre più minaccisoa con crisi dietro l'angolo dagli imprevedibili contorni, bisogna quindi pensare ad altro e l'ipotesi di un ritorno al keynesismo e al primato delle domanda, con un maggiorato controllo sulla finanza è più che una previsione.
In questo caso però il keynesismo va ripensato alla luce dei precedenti e questo è il compito di una nuova sx al potere.
 
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Nessuno.

In un'economia aperta non puoi adottare politiche di gestione della domanda.

Al massimo puoi mettere in piedi politiche mercantiliste (Cina, Germania, ecc.) che arricchiscono i paesi (cioè le élite) ma non le persone.

Se il problema è che l'economia deve essere chiusa, allora la risposta mi sembra poco azzeccata, visto che nel mondo esistono ancora paesi ad economia chiusa, i cui risultati di crescita sono lì da vedere.
 
La gestione dissennata del globalismo e del mondialismo sta inoltre riportando a galla i peggiori incubi del ventesimo secolo, e cioè dei nazionalismi egoisti che fino a qualche lustro fa erano del tutto abbandonati..i dazi di trump e la rinascita di movimenti nazionalisti in europa ma non solo, sono la punta dell'iceberg...le oligarchie finanziarie si sono illuse, nella loro enorme arroganza, con la psicologia sociale , la tecnologia, i social media,le campagna di stampa martellanti pro europa e liberismo pensavano forse di poter governare il fenomeno, ma invece sta accadendo l'esatto contrario..e quando il nazionalismo si mette in moto, la storia dimostra che è un processo ingovernabile...
 
Ancora una volta si ribalta la realtà. L'unico processo inesorabile nei secoli e a vantaggio dei popoli è la globalizzazione. Interessi oligopolistici, dettati da piccole perdite di posizioni e mascherati da becero nazionalismo, saranno inesorabilmente spazzati via.
 
Ancora una volta si ribalta la realtà. L'unico processo inesorabile nei secoli e a vantaggio dei popoli è la globalizzazione. Interessi oligopolistici, dettati da piccole perdite di posizioni e mascherati da becero nazionalismo, saranno inesorabilmente spazzati via.

ho la netta sensazione che tu abbia sparato senza pensare.
E' chiaro che tu confonda in maniera spicciola globalizzazione e apertura al commercio internazionale.
L'apertura al commercio internazionale è cosa buona e giusta,difatti estende la divisione del lavoro ad un ambito più esteso e migliora così la produttività generale e la crescita e quindi il progresso dell'umanità.
Altra cosa è invece la globalizzazione che è un'apertura al commercio internazionale senza regole e senza imposizione di standard internazionali che difendano le pari opportunità in ottica libera concorrenza.La globalizzazione siffatta anzichè migliorare la produttività generale e la crescita determina una generale rincorsa al ribasso sul costo del lavoro che determina una frenata della crescita e dello sviluppo della produttività.

I dazi, come il risorgere dei nazionalismi,non sono l'alternativa alla globalizzazione ma la risposta di getto e difensiva che ogni stato imbocca in assenza di contromisure efficaci alla globalizzazione e una guerra stessa potrebbe anche essere lo sviluppo naturale a questi nazionalismi e dazi.
 
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La gestione dissennata del globalismo e del mondialismo sta inoltre riportando a galla i peggiori incubi del ventesimo secolo, e cioè dei nazionalismi egoisti che fino a qualche lustro fa erano del tutto abbandonati..i dazi di trump e la rinascita di movimenti nazionalisti in europa ma non solo, sono la punta dell'iceberg...le oligarchie finanziarie si sono illuse, nella loro enorme arroganza, con la psicologia sociale , la tecnologia, i social media,le campagna di stampa martellanti pro europa e liberismo pensavano forse di poter governare il fenomeno, ma invece sta accadendo l'esatto contrario..e quando il nazionalismo si mette in moto, la storia dimostra che è un processo ingovernabile...

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