Bce,Constancio:non penso potremo tornare alla semplice politica monetaria del passato

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Dav. c. G.

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Bce, Constancio: non penso potremo tornare alla semplice politica monetaria del passato
26/04/2018 15:15 di Laura Naka Antonelli


Nel corso della conferenza stampa di Mario Draghi, numero uno della Bce, successiva all’annuncio sui tassi di interesse da parte dell’istituto, prende la parola anche il vice presidente Vitor Constancio.
Constancio parla di un cambiamento che interessa la stessa politica monetaria, che non tornerà più a essere lo strumento semplice del passato, a causa di modifiche “genetiche” che hanno interessato la stessa evoluzione dei mercati e del sistema finanziario.


Draghi non teme indebolimento crescita. Ma politica monetaria Bce a punto di non ritorno?
26/04/2018 16:03 di Laura Naka Antonelli

Il numero due della banca centrale: “Dubito che si possa tornare a quella che era una vita facile per la politica monetaria, quando i bilanci erano…”
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Probabilmente, stavolta, il vero messaggio della Bce arriva per voce di Vitor Constancio, vicepresidente della banca centrale ancora per poco. La sua posizione sarà ricoperta infatti nel mese di maggio dal ministro dell’economia spagnolo Luis de Guindos. “L’insieme delle misure non convenzionali che sono state utilizzate durante la crisi fanno parte ora della cassetta degli attrezzi (della Bce). Dubito che si possa tornare a quella che era una vita facile per la politica monetaria, quando i bilanci (delle banche centrali) erano ridotti e lo scopo era quello di fissare i tassi overnight”.

E’ dunque possibile, per Constancio, che gli strumenti di politica monetaria non convenzionali possano tornare a essere utilizzati ancora, visto che è lo stesso “sistema di trasmissione (della politica monetaria) che è cambiato”.

Come da attese, la riunione della Bce di oggi non ha riservato grandi sorprese, anche se l’euro si è rafforzato puntando fino a $1,22, dopo che, nel corso della conferenza stampa, Draghi ha lasciato intendere che, seppure interessata da una fase di rallentamento rispetto alla fine dello scorso anno, l’economia dell’Eurozona rimane solida. (la moneta unica è poi tornata a perdere terreno)
La Bce, che ha lasciato invariati i tassi di interesse, ha confermato nel comunicato che il programma di Quantitative easing – che al momento è attivo con acquisti di asset mensili per un valore di 30 miliardi di euro – continuerà almeno fino alla fine di settembre, e comunque fino a quando sarà necessario, ovvero fino a quando si potrà parlare di aggiustamento sostenuto dell’inflazione.
Gli stessi tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali ben oltre la fine del QE. Un sostegno aggiuntivo sarà garantito dai reinvestimenti che la Bce effettuerà su nuovi bond, una volta incassati i proventi delle obbligazioni che arriveranno a scadenza. Insomma, “un ampio grado di politica monetaria accomodante” è ancora necessario, e la spina del QE rimarrà attaccata ancora per molto.
D’altronde l’inflazione rimane il tasto dolente per Mario Draghi & Co, se si considera che il dato di marzo è stato rivisto al ribasso all’1,3% dalla stima preliminare dell’1,4%. E se si tiene in considerazione, anche – o soprattutto – che il target della Bce è poco inferiore al 2%.
Draghi rimane tuttavia fiducioso tanto che, nel commentare i dati macro del primo trimestre inferiori alle attese, ha affermato che la debolezza potrebbe essere anche transitoria, dovuta dunque a fattori di natura temporanea. I
In ogni caso, ha precisato, una informazione cruciale che orienterà la prossima decisione della Bce sarà sicuramente il trend di crescita del Pil potenziale.
Ancora, sebbene le flessioni di alcuni indicatori macro siano arrivate in modo inatteso, il banchiere centrale ha fatto notare come la performance dei dati rimanga al di sopra delle medie storiche.
La debolezza, o la moderazione della crescita economica, si può spiegare inoltre anche come effetto della ripresa straordinaria della crescita di fine 2017, che di per sé avalla un processo di normalizzazione.

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Quelli della Bundesbank si sono resi conto di queste modifiche genetiche dei mercati e dl mercato finanziario?
O fanno solo finta di non rendersene conto per voler fare solo gli interessi dell'Europa del Nord?
 
Ultima modifica:
Questi banchieri centrali che non concepiscono la mano invisibile... IGNORANTI
 
beh sono impiegatini, impegatino fa quello che li si dice, e lui stampa felice

abbiamo tutti famiglia, no?
 
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