E adesso che la vita media si accorcia come la mettiamo?

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

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Età pensionabile, come funziona l'effetto demografia Nel 2017 la mortalità è cresciuta del 15% nei primi tre mesi, l'impatto sul criterio della speranza di vita Popolazione Quest'anno si rischia un saldo nati-morti negativo di 346 mila unità, come nel 1944 ROMA Mentre governo e sindacati discutono se sia il caso di bloccare l'adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita (dovrebbe salire a 67 anni dal 2019) l'Italia sta subendo un'impennata della mortalità: 159 nei primi tre mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016. Un dato che rischia di portare per la seconda volta (la prima fu nel 2015) a un calo della stessa speranza di vita. Insomma, comincia a scricchiolare il primato della longevità che l'Italia detiene insieme col Giappone. L'allarme è stato lanciato dal demografo Gian Carlo Blangiardo (Milano Bicocca) sull'Avvenire, sulla base dei dati Istat del primo trimestre. Dati impressionanti: a fronte di 112 mila nascite (-2,69 rispetto al primo trimestre 2016, anno che aveva segnato il minimo dall'Unità d'Italia) ci sono stati 192 mila decessi ( 14,9% sul 2016). Se proseguisse questo trend, nella restante parte dell'anno (senza contare che il caldo record potrebbe aver aggravato la situazione), si tornerebbe a un livello di mortalità pari a quello del 1944, dice Blangiardo, con un saldo nati-morti negativo di 346 mila unità. La speranza di vita potrebbe diminuire. E, secondo il meccanismo di adeguamento automatico delle età pensionabili introdotto nel 2009 (governo Berlusconi) e poi inasprito nel 2011 dal governo Monti, l'accesso alla pensione è ridefinito periodicamente proprio in rapporto alla speranza di vita residua per coloro che hanno 65 anni, come rilevata dall'Istat. Le norme hanno fatto scattare il primo adeguamento (3 mesi in più) nel 2013 e il secondo (4 mesi in più) nel 2016. Il terzo scatterà dal 1 gennaio 2019 in base agli andamenti della speranza di vita del 2o1316. Un suo calo nel 2017 non inciderebbe quindi sul calcolo. Ma certo, se l'allungamento della vita non è più inarrestabile, anche le tabelle della Ragioneria dello Stato che stimano gli aumenti dell'età pensionabile fino al 2o5o (per la vecchiaia ci vorrebbero quasi 7o anni) potrebbero essere riviste al ribasso. Ma non è tanto questa eventuale correzione di qualche mese che dovrebbe accendere il dibattito. Piuttosto è l'impennata della mortalità. Essa, sottolinea infatti Blangiardo, si può spiegare solo in minima parte («3 punti su 15») con l'invecchiamento della popolazione. E il resto? C'è un problema di assistenza sanitaria e familiare nella fase finale della vita? 051 — risponde il demografo — credo che stia emergendo una debolezza del sistema sanitario, di cui fanno le spese i soggetti più deboli, a partire dagli anziani». Attenzione, quindi, a non guardare il dito perdendo di vista la luna. Enrico Marro O RIPRODUZIONE RISERVATA Le norme Chi è • Le norme prevedono un adeguamento periodico dell'età pensionabile alla speranza di vita. Che quest'anno potrebbe scendere, come già nel 2015 • Gian Carlo Blangiardo è professore ordinario di demografia all'Università degli Studi di Milano Bicocca ***
 
Età pensionabile, come funziona l'effetto demografia Nel 2017 la mortalità è cresciuta del 15% nei primi tre mesi, l'impatto sul criterio della speranza di vita Popolazione Quest'anno si rischia un saldo nati-morti negativo di 346 mila unità, come nel 1944 ROMA Mentre governo e sindacati discutono se sia il caso di bloccare l'adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita (dovrebbe salire a 67 anni dal 2019) l'Italia sta subendo un'impennata della mortalità: 159 nei primi tre mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016. Un dato che rischia di portare per la seconda volta (la prima fu nel 2015) a un calo della stessa speranza di vita. Insomma, comincia a scricchiolare il primato della longevità che l'Italia detiene insieme col Giappone. L'allarme è stato lanciato dal demografo Gian Carlo Blangiardo (Milano Bicocca) sull'Avvenire, sulla base dei dati Istat del primo trimestre. Dati impressionanti: a fronte di 112 mila nascite (-2,69 rispetto al primo trimestre 2016, anno che aveva segnato il minimo dall'Unità d'Italia) ci sono stati 192 mila decessi ( 14,9% sul 2016). Se proseguisse questo trend, nella restante parte dell'anno (senza contare che il caldo record potrebbe aver aggravato la situazione), si tornerebbe a un livello di mortalità pari a quello del 1944, dice Blangiardo, con un saldo nati-morti negativo di 346 mila unità. La speranza di vita potrebbe diminuire. E, secondo il meccanismo di adeguamento automatico delle età pensionabili introdotto nel 2009 (governo Berlusconi) e poi inasprito nel 2011 dal governo Monti, l'accesso alla pensione è ridefinito periodicamente proprio in rapporto alla speranza di vita residua per coloro che hanno 65 anni, come rilevata dall'Istat. Le norme hanno fatto scattare il primo adeguamento (3 mesi in più) nel 2013 e il secondo (4 mesi in più) nel 2016. Il terzo scatterà dal 1 gennaio 2019 in base agli andamenti della speranza di vita del 2o1316. Un suo calo nel 2017 non inciderebbe quindi sul calcolo. Ma certo, se l'allungamento della vita non è più inarrestabile, anche le tabelle della Ragioneria dello Stato che stimano gli aumenti dell'età pensionabile fino al 2o5o (per la vecchiaia ci vorrebbero quasi 7o anni) potrebbero essere riviste al ribasso. Ma non è tanto questa eventuale correzione di qualche mese che dovrebbe accendere il dibattito. Piuttosto è l'impennata della mortalità. Essa, sottolinea infatti Blangiardo, si può spiegare solo in minima parte («3 punti su 15») con l'invecchiamento della popolazione. E il resto? C'è un problema di assistenza sanitaria e familiare nella fase finale della vita? 051 — risponde il demografo — credo che stia emergendo una debolezza del sistema sanitario, di cui fanno le spese i soggetti più deboli, a partire dagli anziani». Attenzione, quindi, a non guardare il dito perdendo di vista la luna. Enrico Marro O RIPRODUZIONE RISERVATA Le norme Chi è • Le norme prevedono un adeguamento periodico dell'età pensionabile alla speranza di vita. Che quest'anno potrebbe scendere, come già nel 2015 • Gian Carlo Blangiardo è professore ordinario di demografia all'Università degli Studi di Milano Bicocca ***

Scusa freedom

Innanzitutto se vale la regola dell'aumento dell'età pensionabile per un motivo economico tipo la sostenibilità del sistema pensionistico basato sul criterio della ripartizione per cui le pensioni le paga chi lavora, allora questo deve avvenire in tutt'e due i sensi,se no è un furto mascherato da sostenibilità economica utile a far starnazzare le oche libberiste di questo forum.
E invece la legge non prevede la riduzione o il blocco dell'età pensionabile.

E poi allungare l'età pensionabile perchè si campa di più e si campa meglio va anche bene ma presuppone un serio problema di occupazione,questo criterio può esser rispettato solo a patto che
si risolva il problema dell'occupazione in particolare di quella giovanile evitando pure la possibile deriva per cui si risolve in qualche modo l'occupazione giovanile e si crea quelle senile che è ancora peggiore.

Non ne parliamo poi del sistema contributivo.
Evviva niente di meglio che un sistema pensionistico per cui si percepisce una pensione in base ai versamenti effettivi. Ma questo va bene fintantochè tutti hanno un vita lavorativa continua e senza interruzione e che cominci dalla giovane età,se no questo sistema genererà pensioni di fame al disotto dei minimi e quindi va integrato per cui è una stron..zata???

L'ho detto 1000 volte ma su questo forum parlare è come neve al vento.
Come al solito il problema è che i ns governi hanno trovato nelle pensioni un significativo bmat da dove prelevare soldi a man bassa,facendo finta che ciò dipende non da loro,ma da ridicole e indimostrabili naturali leggi di equilibrio economico che non stanno nè in cielo e nè in terra.

Io personalmente comincerei a pensare seriamente di costruire un nuovo welfare cominciando da zero e abbandonando il sistema delle previdenza sociale da restituire al privato e concentrandomi nelle creazione di minimi dignitosi(il RMG) e funzionali corrisposti con la fiscalità generale e che scattino in automatico.
Ma sarà ahimè una dura lotta contro la politica e ahimè anche contro un certa vecchia sinistra che fa del vecchio welfare fatto di prebende e complessi sistemi di concessioni e prestiti uno strumento utile di consenso e dominio e anche come visto sopra di alibi quando serve.
 
Scusa freedom

Innanzitutto se vale la regola dell'aumento dell'età pensionabile per un motivo economico tipo la sostenibilità del sistema pensionistico basato sul criterio della ripartizione per cui le pensioni le paga chi lavora, allora questo deve avvenire in tutt'e due i sensi,se no è un furto mascherato da sostenibilità economica utile a far starnazzare le oche libberiste di questo forum.
E invece la legge non prevede la riduzione o il blocco dell'età pensionabile.

E poi allungare l'età pensionabile perchè si campa di più e si campa meglio va anche bene ma presuppone un serio problema di occupazione,questo criterio può esser rispettato solo a patto che
si risolva il problema dell'occupazione in particolare di quella giovanile evitando pure la possibile deriva per cui si risolve in qualche modo l'occupazione giovanile e si crea quelle senile che è ancora peggiore.

Non ne parliamo poi del sistema contributivo.
Evviva niente di meglio che un sistema pensionistico per cui si percepisce una pensione in base ai versamenti effettivi. Ma questo va bene fintantochè tutti hanno un vita lavorativa continua e senza interruzione e che cominci dalla giovane età,se no questo sistema genererà pensioni di fame al disotto dei minimi e quindi va integrato per cui è una stron..zata???

L'ho detto 1000 volte ma su questo forum parlare è come neve al vento.
Come al solito il problema è che i ns governi hanno trovato nelle pensioni un significativo bmat da dove prelevare soldi a man bassa,facendo finta che ciò dipende non da loro,ma da ridicole e indimostrabili naturali leggi di equilibrio economico che non stanno nè in cielo e nè in terra.

Io personalmente comincerei a pensare seriamente di costruire un nuovo welfare cominciando da zero e abbandonando il sistema delle previdenza sociale da restituire al privato e concentrandomi nelle creazione di minimi dignitosi(il RMG) e funzionali corrisposti con la fiscalità generale e che scattino in automatico.
Ma sarà ahimè una dura lotta contro la politica e ahimè anche contro un certa vecchia sinistra che fa del vecchio welfare fatto di prebende e complessi sistemi di concessioni e prestiti uno strumento utile di consenso e dominio e anche come visto sopra di alibi quando serve.
A mio giudizio il sistema giusto è quello contributivo con un minimo di legge a copertura e garanzia di chi non arriva ad una pensione accettabile. Quel che tuttavia mi pare assodato e che ogni anno si dimostra sempre più è che non si può mandare la gente in pensione sempre più tardi nascondendosi dietro la foglia di fico che la vita media si allunga. Siamo arrivati al limite. Anzi, si comincia ad accorciare.
 
Ma.... leggete quello che postate?

Dice l'articolo:

"secondo il meccanismo di adeguamento automatico delle età pensionabili introdotto nel 2009 (governo Berlusconi) e poi inasprito nel 2011 dal governo Monti, l'accesso alla pensione è ridefinito periodicamente proprio in rapporto alla speranza di vita residua per coloro che hanno 65 anni, come rilevata dall'Istat. Le norme hanno fatto scattare il primo adeguamento (3 mesi in più) nel 2013 e il secondo (4 mesi in più) nel 2016. Il terzo scatterà dal 1 gennaio 2019 in base agli andamenti della speranza di vita del 2o1316. Un suo calo nel 2017 non inciderebbe quindi sul calcolo. Ma certo, se l'allungamento della vita non è più inarrestabile, anche le tabelle della Ragioneria dello Stato che stimano gli aumenti dell'età pensionabile fino al 2o5o (per la vecchiaia ci vorrebbero quasi 7o anni) potrebbero essere riviste al ribasso"

Quindi un meccanismo che funziona nei due sensi esisterebbe già secondo l'articolista.

Poi, detto inter-nos occorrerebbe anche tenere presente la distribuzione per quantili di età, ma lasciamo perdere....

I famosi redditi di cittadinanza et similia:non è che non se ne possa parlare, certo che alterano un sistema di incentivi-disincentivi e, last but not least, creano un problema di democrazia.....
 
una simpatica forma di eutanasia finanziaria...
in effetti ai tempi di stalin erano piu' brutali, holodomor in uxcraina, ma tornando a noi anche in grecia avete visto che disastro demografico?
la curva di natalita' covaria con la famosa austerita' ammazza consumi (nel mondo normale l'austerita la dovevano fare banche e stati non la popolazione comune, perche' i bilanci ipertrofici erano dei primi e non dei secondi)

ah e la spesa sanitaria procapite, ovviamente, come sta andando? se proprio volessimo trovare un indice di produttivita'
 
A mio giudizio il sistema giusto è quello contributivo con un minimo di legge a copertura e garanzia di chi non arriva ad una pensione accettabile. Quel che tuttavia mi pare assodato e che ogni anno si dimostra sempre più è che non si può mandare la gente in pensione sempre più tardi nascondendosi dietro la foglia di fico che la vita media si allunga. Siamo arrivati al limite. Anzi, si comincia ad accorciare.

tu dici
A mio giudizio il sistema giusto è quello contributivo con un minimo di legge a copertura e garanzia

bene !
ma se la tendenza è a far lavorare la gente con discontinuità e con bassi salari rischi che le troppe coperture
a garanzia rendono sbagliata questa metodologia( i costi annulleranno i benefit) e allora ????

A questo punto è anche giusto il sitema delle aspettative automatiche perchè no,purchè ci sia occupazione a piacimento.
E' evidente che se allungo l'età lavorativa perchè si è allungata la vita è necessario che ritardi l'assunzione dei giovani se no devo ampliare la produzione secondo le nuove esigenze e questo non è possibile. Di conseguenza anche questo sistema non va .
Alla fine i costi annulleranno i benefit.

Che fare?
direi che è ora di smetterla con il sistema della previdenza sociale pubblica dovendo il pubblico pensare solo alle garanzie minime e indissolubili che sono legate ai diritti civili fondamentali tipo quello del reddito.
 
Ma.... leggete quello che postate?

Dice l'articolo:

"secondo il meccanismo di adeguamento automatico delle età pensionabili introdotto nel 2009 (governo Berlusconi) e poi inasprito nel 2011 dal governo Monti, l'accesso alla pensione è ridefinito periodicamente proprio in rapporto alla speranza di vita residua per coloro che hanno 65 anni, come rilevata dall'Istat. Le norme hanno fatto scattare il primo adeguamento (3 mesi in più) nel 2013 e il secondo (4 mesi in più) nel 2016. Il terzo scatterà dal 1 gennaio 2019 in base agli andamenti della speranza di vita del 2o1316. Un suo calo nel 2017 non inciderebbe quindi sul calcolo. Ma certo, se l'allungamento della vita non è più inarrestabile, anche le tabelle della Ragioneria dello Stato che stimano gli aumenti dell'età pensionabile fino al 2o5o (per la vecchiaia ci vorrebbero quasi 7o anni) potrebbero essere riviste al ribasso"

Quindi un meccanismo che funziona nei due sensi esisterebbe già secondo l'articolista.

Poi, detto inter-nos occorrerebbe anche tenere presente la distribuzione per quantili di età, ma lasciamo perdere....

I famosi redditi di cittadinanza et similia:non è che non se ne possa parlare, certo che alterano un sistema di incentivi-disincentivi e, last but not least, creano un problema di democrazia.....

Paolo1956
la legge sulle aspettative non prevede riduzioni di età pensionabile e in alcuni casi anche in assenza di aumento della durata delle vita media impone lo stesso degli aumenti per default (nb).
Sui redditi di cittadinanza et similia mi sa che non hai le idee chiare ed io,invece, ho la matematica certezza che ho ragione sino in fondo sull'argomento che è un tema irrinunciabile.

nb

"In ogni caso l'articolo 24, comma 9 del decreto legge 201/2011 prevede che dal 1° gennaio 2021 i requisiti per il pensionamento di vecchiaia siano fissati a 67 anni. Ciò significa che anche se l'andamento dell'aspettativa di vita risultasse inferiore a 5 mesi nei prossimi anni, il pensionamento di vecchiaia non potrà avvenire, comunque, prima del 67° anno di età. Da segnalare inoltre che se l'aspettativa di vita si riducesse l'articolo 12, comma 12-bis del decreto legge 78/2010 non prevede la possibilità di una riduzione dei requisiti per il pensionamento. In altri termini l'adeguamento può avvenire solo al rialzo e mai al ribasso e, pertanto, una volta operato non si può tornare indietro. In caso di riduzione della speranza di vita, dunque, i requisiti resteranno al più immutati rispetto al periodo precedente"
 
Ultima modifica:
tu dici
A mio giudizio il sistema giusto è quello contributivo con un minimo di legge a copertura e garanzia

bene !
ma se la tendenza è a far lavorare la gente con discontinuità e con bassi salari rischi che le troppe coperture
a garanzia rendono sbagliata questa metodologia( i costi annulleranno i benefit) e allora ????
Quello che tu paventi è un rischio reale ma è un indirizzo che va combattuto. Il mondo del lavoro deve necessariamente contrastare questa deriva altrimenti ci saranno non solo i problemi che giustamente segnali ma ce ne saranno anche di attualissimi. Cioè quelli di chi lavora saltuariamente e dunque non riesce a garantirsi una vita dignitosa. E che dunque, alla pensione, magari nemmeno ci arriva..... :D
 
Ma.... leggete quello che postate?
A parte che nel merito ti ha già brillantemente risposto Luciano vorrei invitarti, se sei interessato a dialogare con me, ad un maggiore garbo. Per carità, non è che voglio parlare in punta di forchetta e non sono nemmeno permaloso, tuttavia, al primo scambio di idee vorrei un approccio diverso.

Sempre che tu sia interessato al dialogo con il sottoscritto.

Grazie in anticipo.
 
Quello che tu paventi è un rischio reale ma è un indirizzo che va combattuto. Il mondo del lavoro deve necessariamente contrastare questa deriva altrimenti ci saranno non solo i problemi che giustamente segnali ma ce ne saranno anche di attualissimi. Cioè quelli di chi lavora saltuariamente e dunque non riesce a garantirsi una vita dignitosa. E che dunque, alla pensione, magari nemmeno ci arriva..... :D

tu dici
Quello che tu paventi è un rischio reale ma è un indirizzo che va combattuto....

e certo !!!! ma quello che non va è il modo con cui si combatte.
Usciamo un pò tutti allo scoperto e diciamo la verità per cortesia.
La verità è che i sistemi pensionistici non c'entrano una beata fava e tutti gli aggiustamenti che sono stati apportati sino ad oggi avevano un solo scopo precipuo che era quello di tirar fuori soldi per la P.A. per aggiustare deficit e debito pubblico nella maniera più semplice possibile,e le riforme delle pensioni erano alibi per giustificare chi prelevava i soldi,anche perchè come ho più volte dimostrato e spiegato la ragione dei ns atavici problemi del deficit e del debito non trovano causazione nella spesa pensionistica che invece resta un ottimo bmat da dove prelevare quando serve per sanare.
Quindi appurato che i discorsi sulle pensioni sono discorsi oziosi,e che servono solo a certa mala politica che pensa di risolvere i problemi con i tagli alla spesa pubblica senza pensare a una seria e complessiva riforma del welfare,bisogna finalmente pensare a come approntare sistemi di garanzia efficaci che rilancino anche l'economia,senza della quale nessun welfare avrebbe senso.
 
A parte che nel merito ti ha già brillantemente risposto Luciano vorrei invitarti, se sei interessato a dialogare con me, ad un maggiore garbo. Per carità, non è che voglio parlare in punta di forchetta e non sono nemmeno permaloso, tuttavia, al primo scambio di idee vorrei un approccio diverso.

Sempre che tu sia interessato al dialogo con il sottoscritto.

Grazie in anticipo.

No, scusa, non mi riferivo a te, ma a Luciano. Cioè a me sembra che l'articolo (in modo un po' involuto) sostenga che un meccanismo di adeguamento esista anche al ribasso (dell'età pensionabile). Poi non so se è vero o meno.

Quello che l'articolo non chiarisce, forse perché è anche troppo presto è se questo aumento della mortalità è una increspatura o un fenomeno strutturale tale da intaccare le medie, né se dipende realmente dalle condizioni finali (cioè quelle di oggi) o da qualcosa accaduto molto tempo fa. Io sono dell'opinione che la tendenza di lungo termine sia ancora all'aumento della vita media, ma è un pour-parler.

Ciao!
 
Aggiungo:

leggo ora il post-scriptum di Luciano e prendo atto che una riduzione non sarebbe prevista in nessun caso, anche se penso che le pressioni politiche sarebbero fortissime in tal senso.

Mi sembra però, sempre ad occhio, che ci sia un problema dinamico, dovuto alla distribuzione per fasce di età. Cioè, anche se si riducesse la vita media, quante persone arriverebbero nei prossimi 5-10 anni a maturare la pensione rispetto alla popolazione attiva?
 
Però facciamo un po' d'ordine.

C'era stato un picco di mortalità, con persino una riduzione della speranza di vita (fatto anomalo), nel 2015.
Non se ne è più parlato, ma il 2016 ha ampiamente recuperato l'anomalia del 2015, per cui a fine 2016 mortalità e speranza di vita hanno ripreso il loro trend positivo, non solo rispetto al 2015 ma anche rispetto al 2014.
http://www.istat.it/it/files/2017/03/Statistica-report-Indicatori-demografici_2016.pdf

All’età di 65 anni, ad esempio, la
speranza di vita arriva a 19,1 per gli uomini (+0,4 sul 2015, +0,2 sul 2014) e a 22,4 anni per le
donne (rispettivamente +0,5 e +0,1). Nelle condizioni date per il 2016, ciò significa che un uomo di
65 anni può oltrepassare la soglia degli 84 anni mentre una donna di pari età può arrivare a
superare il traguardo delle 87 candeline.


Per cui, dato che il precedente "allarme" è stato recuperato nel 2016, ed i dati del 2017 sono ancora evidentemente parziali, mi pare un tantino presto per poter parlare di riduzioni della speranza di vita.
Fatto salvo il fatto che, ovviamente, dati anomali ci possono sempre essere ma non per questo indicano che sia realmente cambiato qualcosa.
 
Aggiungo:

leggo ora il post-scriptum di Luciano e prendo atto che una riduzione non sarebbe prevista in nessun caso, anche se penso che le pressioni politiche sarebbero fortissime in tal senso.

Mi sembra però, sempre ad occhio, che ci sia un problema dinamico, dovuto alla distribuzione per fasce di età. Cioè, anche se si riducesse la vita media, quante persone arriverebbero nei prossimi 5-10 anni a maturare la pensione rispetto alla popolazione attiva?

Paolo1956
faccio a te lo stesso appello che ho rivolto a freedom, per cortesia non prendiamoci in giro.

Le dimamiche strutturali del sistema pensionistico sono un favoletta per i poveretti abbocconi a cui si deve far passare che non andranno in pensione e che questo ahimè dipende da una sorta di regola naturale del dare e dell'avere o per libberisti di questo forum che fanno il tifo contro l'intervento statale a prescindere...ma per piacere.
La previdenza sociale è una forma di assistenza che ha come fine quello di garantire al meglio delle fasce deboli(v. art.38 delle costituzione) e non ha nessuna presunzione di tipo assicurativo e privato e se il governo non ce la fa più a garantire i minimi sociali che sono alla base del vivere sociale e della società civile il problema va visto nell'insieme del sistema welfare, anche perchè attaccando il sistema pensionistico poi ti rimane il problema dei c.d. minimi sociali, è come spostare il problema da un versante all'altro per non volerlo affrontare.

E se io mando le persone più tardi in pensione è ovvio che allungo il periodo della disoccupazione giovanile e determino un aumento della spesa per assistenza tout court ai giovani disoccupati e quindi non faccio alcun risparmio se si guarda in maniera intelligente alla spesa pubblica e difatti il ns debito aumenta preferibilmente in questo periodo o no ???
Per non parlare che i vecchi costano di più alle aziende e sono meno produttivi.
Inoltre la rinuncia alle pensioni con un aumento contestuale della disoccupazione porta a una diminuzione netta della domanda e quindi a una contrazione economica che in un momento di crisi come questa è un'autentica ghigliottina.
E non basta,cosa dire del clima di insicurezza che assale i lavoratori/consumatori da un attacco frontale ai loro diritti in termini di riduzione di propensione al consumo ???
E lo stesso come testè vale se riduco gli importi delle pensioni.

E' giunta l'ora,direi,di tirare fuori il buon senso e io personalmente credo che bisogna cominciare sulla previdenza a fare chiarezza,essa va restituita al campo privatistico delle assicurazioni anche se reso obbligatorio per tutti i lavoratori e tutte le risorse risparmiate in questo campo da parte dello Stato vanno convogliate in un nuovo welfare incentrato sul RMG e per ora basta con i tagli formato bmat ma travesttiti da necessità struttural/contabili che fanno più danno che benefit alla ns malandata economia.
 
Ultima modifica:
Se il problema è la difficoltà di reggere l'impianto pensionistico la soluzione é ROBOT !! si lo so non pagano contributi....OGGI. Si fanno pagare "contributi" anche a loro. Una formula la si trova.
 
Come detto molto tempo fa la storiella dell" innalzamento per aspettative di vita millenarie era una bufala che ci siamo dovuti sorbire e pagare.
Un meccanismo simile sul fronte pensionistico associato alla riforma del lavoro stile lavoro a chiamata produce solo miseria per i lavoratori e nessuna pensione futura ma porta in dote la sostenibilità delle pensioni odierne e del prossimo futuro ossia le pensioni di quelli che ci hanno portato nel magico mondo dell" europa senza se senza ma.
Con aggiunta di un milioncino di siriani travestiti da africani che hanno detto, la keyge mi sembra, il diritto e noi il dovere di accoglienza.
E di lavorare e vivere qua immagino?
Quindi immigrare illegalmente in italia è un diritto e infatti si ha diritto a 37 euro da spartire tra chi gestisce e chi entra illegalmente mentre gli indigeni devono arrendersi alla evidenza che la propria elitè gli vuole fare la pelle.....con calma però.
 
Se il problema è la difficoltà di reggere l'impianto pensionistico la soluzione é ROBOT !! si lo so non pagano contributi....OGGI. Si fanno pagare "contributi" anche a loro. Una formula la si trova.

tu dici
Se il problema è la difficoltà di reggere l'impianto pensionistico la soluzione é ROBOT

mi sembra di non esser stato chiaro,sicuramente non esaustivo.
Il problema non è la difficoltà di reggere l'impianto pensionistico.
Quello che fa acqua da noi è l'impianto del welfare in quanto tale e tutta quella sx che gli sta dietro e che lo ha voluto e per anni lo ha sostenuto e poi riformato e che oggi invece dovrebbe cambiare progetto.
La debolezza di questa welfare è quello che poi ha prodotto nel tempo un eccessivo ricorso al sistema pensionistico stesso per mettere a posto le varie situazioni
danneggiandolo irrimediabilmente,così come si è utilizzato il posto pubblico per risolvere la disoccupazione introducendo segni di deterioramento produttivo nella P.A.

Il reddito di cittadinanza è sicuramente l'orizzonte di una nuova sx che guarda alle tutele senza sacrificare il mercato e le sue esigenze in quanto è dal rispetto del mercato che nasce la crescita,che è poi quella che finanzia le tutele stesse.
Il reddito di cittadinanza spostando la tutele sul fronte dei diritti acquisiti permetterebbe contestualmente,in ambiti aziendali,di realizzare i massimi possibili di flessibilità e di rispetto del mercato con buona pace della crescita e della sostenibilità delle tutele stesse.
E' la c.d. flexsecurity.

Bisogna andar cauti però,alcune cose non sono proprio scontate.
Le elenco.

1) il reddito di cittadinanza,quindi per tutti senza eccezione purchè senza reddito,deve avere un importo che garantisce veramente e non essere un simbolico lascito inefficace se no si ottiene l'effetto opposto a quello che ci si propone. Per questo motivo va agganciato alla negoziazione privata tra confindustria e sindacati e non può esser condizionata dal governo altrimenti si finirebbe con il poter condizionare la negoziazione privata stessa sui salari in senso negativo e si finirebbe con lo svuotare di significato questo reddito stesso come importo. Da questo punto di vista aumenterebbe il valore istituzionale dei sindacati che del resto è già riconosciuto dalla costituzione stessa in merito alla determinazione appunto di questo reddito minimo sociale.

2)Cosa molto più importante bisogna creare organismi appositi di controllo sulla somministrazione del reddito di cittadinanza e attività imposte pubblicamente per chi lo percepisce, onde evitarne gli abusi con doppio reddito,quello ufficiale di cittadinanza e quello da un lavoro nero.
In particolare in italia, e in genere in tutti paesi con problemi, se non si fa così e con efficacia si creerebbe paradossalmente uno strumento destabilizzante per la legalità stessa,una sorta di stimolo al lavoro in nero.

3) il reddito di cittadinanza andrebbe corrisposto a chi veramente lo necessita,considerando anche i suoi risparmi,credo che sia superfluo darlo al figlio di Della valle se non avesse un reddito ufficiale. Questo presuppone anche un controllo effettivo sui movimenti dei capitali e sui finti nulla tenenti e in italia,e non solo,c'è ancora molto da fare in proposito...
 
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