Lettera aperta di Savona ai colleghi Economisti

manx

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Mervyn King, stimato economista, già governatore della Old Lady, ha concesso un’intervista al vetriolo su Brexit e UE. È stata accolta da un assordante silenzio da parte della nostra Accademia, sempre pronta a scagliarsi contro i suoi membri che sostengono le stesse tesi di King, anche quando sono espresse con più moderazione.

Pur essendo il tema centrale delle prossime elezioni incombenti sull’UE, l’intervista è stata relegata a pagina 5 del quotidiano, senza richiamo in prima. Nei giorni precedenti lo stesso giornale si è cimentato con “grandi firme” per sostenere l’opposto di ciò che sostiene King. Poiché le tesi espresse nel loro giornale non sono semplici punti di vista, ma vere e proprie linee politiche dei gruppi dirigenti italiani, ci saremmo aspettati un minimo di reazione, anche perché King era molto stimato nella nostra banca centrale e nei circoli economici.

Meglio dare una dimostrazione di essere aperti al dialogo, facendo seguire il silenzio. Ancora una volta è la confraternita degli economisti italiani a essere passiva e, quindi, conformista: meglio ignorare King che discutere le sue idee, per il vago timore che siano giuste. Gli economisti italiani avrebbero meritato d’essere destinatari da parte del Presidente della Repubblica, l’equivalente della Regina inglese, del quesito rivolto da Elisabetta II ai membri della Royal Economic Society: come mai non vi siete accorti che stava arrivando una grave crisi?

Naturalmente l’oggetto del quesito sarebbe oggi l’Unione Europea nata a Maastricht e le scelte successive.
Solo un bravo giornalista, Mario Sechi, nel suo blog List, ha colto l’importanza della testimonianza e sollecitato i suoi colleghi e noi economisti a meditare sull’analisi di King, fornendo una sintesi delle tesi in essa sostenute nel caso in cui, in tutt’altre faccende affaccendati, non avessero il tempo di leggere le quattro colonne del giornale. Riporto anch’io la sintesi per tentare di vitalizzare l’attenzione (le parole sono quelle usate da King):
• “L’impatto della Brexit anche nel lungo periodo sarà molto limitato”
• “La Gran Bretagna ha il diritto di governarsi da sé”
• “Chi ha votato per la Brexit non è razzista, xenofobo o stupido”
• “Le élite hanno perso il contatto con i bisogni della gente”
• “È la Ue ad avere lasciato noi”
• “La Sterlina debole è benvenuta”
• “Draghi è in una posizione impossibile”
• “L’Eurozona precipiterà di nuovo nella crisi senza un dibattito genuino e un reale cambiamento”
• “L’unione monetaria è stata prematura senza l’unione fiscale, un terribile errore”
• I “nuovi partiti politici che incolpano l’unione monetaria… vengono liquidati come populisti, ma le loro critiche sono basate su fatti economici, che le élite non capiscono”
• L’unione fiscale costerebbe alla Germania “Il 5% del PIL indefinitamente. Perciò il conto sarà molto alto …, ma necessario per permettere ai Paesi del Sud di conservare la piena occupazione. Purtroppo i politici tedeschi sono contrari a spiegarlo ai loro cittadini”
• “Stiamo andando verso il disastro”.

Visto che non volete rispondere al quesito che i pochi colleghi che la pensano più o meno come King vi rivolgono da tempo o, meglio, vi siete collocati in maggioranza nel solco tracciato dai gruppi dirigenti del Paese di pagare qualsiasi costo pur di rimanere nell’euro mal costruito e nei vincoli dell’UE, approfondendoli, vedetevela con queste affermazioni di un illustre economista, oltre che serio civil servant.

Invero in passato ci fu anche il documento firmato da sette Premi Nobel sull’insostenibilità dell’euro, che avete accantonato perché dava fastidio culturale o forse perché credete di capire meglio di loro come stanno le cose. Neanche la realtà che vi circonda fiacca le vostre posizioni precostituite.
Molti dei giudizi espressi da King sono stati oggetto da parte mia di pacate valutazioni e non devo essere io a rispondere. Mi soffermo solo su un punto, quello che l’attuale gestione dell’UE danneggi il Sud.

Da tempo sono costernato del sostegno che i Sindacati dei lavoratori danno alla tesi di stare nell’UE e nell’euro perché ritengono che uscire danneggerebbe i lavoratori, trascurando di valutare il danno ulteriore per tutti (dato che quello pagato dai disoccupati non basta) del restarci così com’è. Essi si accontentano di politiche compensative da parte di Governi che non sanno affrontare il problema, limitandosi ad affermare che non bastano: accettano infatti gli 80 euro ai giovani, i 500 euro agli studenti, i 450 euro ai poveri e i 200 euro per ogni nuovo nato e così via. Siete inoltre attratti da un salario di cittadinanza o termini simili senza collocarlo in una linea di azione di sviluppo e di compatibilità volta a rimuovere i problemi, non a perpetuarli. Perché avete chiuso la porta agli eredi di Ezio Tarantelli?

Cari colleghi, ritengo che la nostra professione abbia gravi responsabilità perché pecca di indipendenza di pensiero e di coscienza civile. Dovete quindi dare una risposta ai punti sollevati da Mervyn King.
Paolo Savona, MF 16 marzo 2017
 
Mervin King

Altro che Brexit. Il «caos», almeno nel breve periodo, arriverà dal break-up della zona euro, «molto facile da immaginare senza la creazione di un’unione fiscale, che costerà alla Germania il 5% del suo Prodotto interno lordo all’anno indefinitivamente», sostiene Mervyn King, 68 anni, governatore della Bank of England dal 2003 al 2013.

Lord King, partiamo dalla Brexit. Qual è il miglior divorzio possibile dalla Ue?
«La Gran Bretagna non ha nessun obbligo di pagare 60 miliardi alla Ue. Detto questo, dovremmo lasciare il mercato unico e l’unione doganale. Il divorzio deve essere chiaro, minimizzando le questioni da negoziare. Certo, il Regno Unito ha bisogno di una politica per l’immigrazione: Londra dovrebbe garantire il diritto di residenza a tutti i cittadini Ue che vivevano in Gran Bretagna al tempo del referendum. Dopo potremo discutere un trattato di libero scambio. E scommetto che la maggior parte dei Paesi Ue sarà contenta di farlo visto il nostro grande deficit commerciale. Se avremo un approccio molto semplice e chiaro, l’impatto della Brexit anche nel lungo periodo sarà molto limitato».

Ma lei che cosa ha votato al referendum?
«Il mio voto è segreto. Ma dico che la Gran Bretagna ha il diritto di governarsi da sé. È un po’ bizzarro che la quinta potenza economica mondiale rinunci alla sua sovranità. Chi ha votato per la Brexit non è razzista, xenofobo o stupido. Il punto è che le élite hanno perso il contatto con i bisogni della gente. La Brexit non è una reazione contro l’Europa: i britannici amano l’Europa, ma odiano l’unione monetaria e sono ambivalenti verso la Ue, che è molto diversa da quella del nostro ingresso, nel ’73. Oggi i principali problemi della Ue sono l’immigrazione massiccia e l’euro, cose che non hanno nulla a che fare con il Regno Unito, rimasto fuori da Schengen. Ecco perché dico sempre che è la Ue ad avere lasciato noi».

Qual è la priorità per la Gran Bretagna?
«Riequilibrare il nostro enorme deficit commerciale, e la sterlina debole è benvenuta».
Nell’eurozona il ritorno dell’inflazione, risalita al 2% in media a febbraio, crea nuova tensione tra la Germania e il presidente della Bce, Mario Draghi. I tedeschi chiedono un cambio nella politica monetaria. Fa bene Draghi a resistere?
«Draghi è in una posizione impossibile. La Germania ha bisogno di tassi di interesse e un cambio euro/dollaro più alti, mentre a Francia e Italia servono tassi e cambio più bassi. Ma questo è incompatibile con l’unione monetaria. È sempre stato così, ma c’era l’emergenza dei debiti sovrani. Ora però l’affermazione di Draghi che la Bce è pronta a fare tutto il necessario, il suo famoso whatever it takes , è meno efficace, e i mercati si chiedono quale sarà il futuro dell’unione monetaria».

Quale sarà?
«Emmanuel Macron,candidato alle elezioni presidenziali francesi, qualche settimana fa, ha detto che l’euro non ha futuro senza riforme strutturali radicali: c’è bisogno di un’unione fiscale e la Germania deve pagare. Le tensioni nell’eurozona si sono spostate da Grecia e Portogallo ai contrasti tra Francia e Germania. L’eurozona precipiterà di nuovo nella crisi senza un dibattito genuino e un reale cambiamento. Qualcuno deve convincere la Germania che non ci sono alternative per salvare l’euro».

Riesce a immaginare un break-up della zona euro?
«Molto facilmente. Sarà molto caotico nel breve periodo. L’unione monetaria è stata prematura senza l’unione fiscale, un terribile errore. Molti sostengono che sarà una crisi profonda a forzare l’unione fiscale. Il problema però è che non si può creare un’unione senza un sufficiente sostegno democratico legittimo. La disoccupazione, in particolare dei quella dei giovani, è così alta che non sorprende vedere l’ascesa di nuovi partiti politici che incolpano l’unione monetaria. Vengono liquidati come populisti, ma le loro critiche sono basate su fatti economici, che le élite non capiscono».

Quanto «costerebbe» alla Germania l’unione fiscale?
«Il 5% del Pil indefinitivamente (vale anche per Austria e Olanda). Perciò il conto sarà molto alto, ma necessario per permettere ai Paesi del Sud di conservare la piena occupazione. Tra questi metto anche Francia e Italia oltre a Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro, cioè gli Stati che hanno perso la loro competitività. Purtroppo i politici tedeschi sono contrari a spiegarlo ai loro cittadini. Stiamo andando verso il disastro».
 
Mervin King

.........
Riesce a immaginare un break-up della zona euro?
«Molto facilmente. Sarà molto caotico nel breve periodo. L’unione monetaria è stata prematura senza l’unione fiscale, un terribile errore........
Quanto «costerebbe» alla Germania l’unione fiscale?
«Il 5% del Pil indefinitivamente (vale anche per Austria e Olanda). Perciò il conto sarà molto alto, ma necessario per permettere ai Paesi del Sud di conservare la piena occupazione. Tra questi metto anche Francia e Italia oltre a Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro, cioè gli Stati che hanno perso la loro competitività. Purtroppo i politici tedeschi sono contrari a spiegarlo ai loro cittadini. Stiamo andando verso il disastro».

ad occhio il 5% mi sembra un pò pochino

Per il resto unione fiscale come e perchè ?
Creare forse tasse europee a cui ognuno partecipa secondo la propria forza economica, cioè i più meritevoli danno di più e viceversa ????.
Poi il gettito così' ricavato viene distribuito secondo necessità,per cui di più ai più bisognosi e meno ai più meritevoli ?????

Ma questa è un'utopia e per 2 motivi
1) Ogni idea per realizzarsi richiede la creazione dei un contesto idoneo per cui essa venga accettata da tutti se no diventa un odioso diktat e l'euro, accentuando gli squilibri tra paesi aderenti, crea solo le condizioni per odi reciproci e sensi di rivalsa. Mai come oggi si è accesso lo spirito antieuropeista.
2) Con un sistema fiscale come sopra gli stati più deboli perdono l'incentivo a migliorarsi ed evolversi economicamente, tanto ci pensa la germania e così si creerebbe in breve una sorta di mezzogiornio d'europa, cioè un'area in europa stabilmente e durevolmente sottosviluppata.

Me sa che Mervin King ha detto la sua,ma lui forse è anglosassone e si sa che da quella parti il cervello si usa con particolare parsimonia, se non per farsi
astutamente gli affari propri, ma continui Mervin su questa falsariga però e ci dispensi da consigli poco meditati...
 
Ultima modifica:
aveva ragione Savona a lamentarsi della latitanza e sudditanza dei suoi colleghi economisti
avendo dato almeno 12 spunti di discussione sulle argomentazioni , ignorate , di King. Ignorate anche in questo inutile forum .
come dice Taleb , gli economisti sono degli pseudo-esperti , e quasi sempre al sevizio dei gruppi dirigenti , come dice Savona
 
aveva ragione Savona a lamentarsi della latitanza e sudditanza dei suoi colleghi economisti
avendo dato almeno 12 spunti di discussione sulle argomentazioni , ignorate , di King. Ignorate anche in questo inutile forum .
come dice Taleb , gli economisti sono degli pseudo-esperti , e quasi sempre al sevizio dei gruppi dirigenti , come dice Savona

Ecco torna da Savona con i tuoi enigmi da 4 soldi,senti a me che è meglio....prima che te becchi qualche sonoro invito ad andare a presiedere altri lidi
in altri paesi,dove sicuramente non si è al servizio dei gruppi "dirigenti" ma si è di certo al servizio dei gruppi "digerenti".
 
aveva ragione Savona a lamentarsi della latitanza e sudditanza dei suoi colleghi economisti
avendo dato almeno 12 spunti di discussione sulle argomentazioni , ignorate , di King. Ignorate anche in questo inutile forum .
come dice Taleb , gli economisti sono degli pseudo-esperti , e quasi sempre al sevizio dei gruppi dirigenti , come dice Savona

Gli economisti sono una brutta razza... concordo.
Personalmente credo che all'economista debbano essere posti degli obiettivi, individuati in sede politica.
L'Europa deve porre questioni di ordine politico ed il compito degli economisti dovrebbe essere quello di misurarsi con esse per individuare i mezzi più idonei per raggiungere determinati scopi. Se la politica cessa di individuare scopi l'economia e gli economisti diventano sostanzialmente inutili, se non dannosi.

Quindi la prima riflessione, banale, dovrebbe a mio avviso essere: quale è lo scopo dell'Europa?
 
da europeista convinto devo ammettere che il discorso di King sembra chiaro, sincero, efficace e anche ( con rammarico ) convincente nell'esposizione sia della realtà attuale delle cose sia nelle prospettive dell'EU. :(
 
Gli economisti sono una brutta razza... concordo.
Personalmente credo che all'economista debbano essere posti degli obiettivi, individuati in sede politica.
L'Europa deve porre questioni di ordine politico ed il compito degli economisti dovrebbe essere quello di misurarsi con esse per individuare i mezzi più idonei per raggiungere determinati scopi. Se la politica cessa di individuare scopi l'economia e gli economisti diventano sostanzialmente inutili, se non dannosi.

Quindi la prima riflessione, banale, dovrebbe a mio avviso essere: quale è lo scopo dell'Europa?

Se gli economisti parlassero di economia sarebbe meglio. E se evitassero di essere politici anche.

E se i politici evitassero di inventarsi teorie economiche o deformarle sarebbe il non plus ultra.
 
da europeista convinto devo ammettere che il discorso di King sembra chiaro, sincero, efficace e anche ( con rammarico ) convincente nell'esposizione sia della realtà attuale delle cose sia nelle prospettive dell'EU. :(

Anch'io, ma penso che alla fine l'unione fiscale si farà. Nessun politico si prenderà la responsabilità di mettere parola fine all'Unione Europea. Salvo referendum contrari. Ma a quel punto il popolo è sovrano e il NO rischia di venire dalla Germania/Olanda più che dall'Italia o dalla Francia.
 
da europeista convinto devo ammettere che il discorso di King sembra chiaro, sincero, efficace e anche ( con rammarico ) convincente nell'esposizione sia della realtà attuale delle cose sia nelle prospettive dell'EU. :(

bravo !
peccato che su un forum si dovrebbero eccepire delle repliche razionali non dichiarare delle fedi intonse che serve a poco.
Il mio assunto resta non contraddetto e cioè la mia critica a quanti sostengono l'euro purchè vada modificato nel senso di una maggiore mutualità,
che è un pensiero debole.
nb
ricordo che europeismo e euro non sono la stessa cosa, io per es sono europeista e credo che l'euro sia oggi il principale ostacolo verso l'unione dei poli europei.
 
Ultima modifica:
Anch'io, ma penso che alla fine l'unione fiscale si farà. Nessun politico si prenderà la responsabilità di mettere parola fine all'Unione Europea. Salvo referendum contrari. Ma a quel punto il popolo è sovrano e il NO rischia di venire dalla Germania/Olanda più che dall'Italia o dalla Francia.

è quello che si auspica un pò da tutte le parti e si scontra con l'ostilità dei "nordici". Temo che abbia ragione King anche in questo, cioè se ci si arriva sarà dopo un "episodio traumatico".
 
Gli economisti sono una brutta razza... concordo.
Personalmente credo che all'economista debbano essere posti degli obiettivi, individuati in sede politica.
L'Europa deve porre questioni di ordine politico ed il compito degli economisti dovrebbe essere quello di misurarsi con esse per individuare i mezzi più idonei per raggiungere determinati scopi. Se la politica cessa di individuare scopi l'economia e gli economisti diventano sostanzialmente inutili, se non dannosi.

Quindi la prima riflessione, banale, dovrebbe a mio avviso essere: quale è lo scopo dell'Europa?

Bravo non c'è che dire (a manx però non a te) !!!!

Con quello che hai detto("all'economista debbano essere posti degli obiettivi, individuati in sede politica) hai avvalorato quello che sosteneva manx
"gli economisti sono degli pseudo-esperti , e quasi sempre al sevizio dei gruppi dirigenti , come dice Savona".
Quindi se è vero che l'economista è uno pseudo esperto figurati cosa sei tu in un forum pubblico aperto a tutti,di aspiranti intenditori della materia
ahahah


Purtroppo anche se tu non te ne vuoi render conto l'economia è suo malgrado,ahimè,una scienza e come tutte le scienze cerca con realismo empirico di analizzare la realtà cercando di capirla,
e non è una sorta di malcelata tecnologia al servizio di scopi predeteminati in sede politica.
L'economia ahimè non può fare a meno di discernere sull'aderenza dei mezzi ai fini e il fine dell'economia è il minor prezzo con il massimo della soddisfazione dei bisogni,e lo stesso fa la politica per cui non è l'economia al servizio strumentale della politica ma un certo tipo di economia o di interpretazione economica del reale sta in simbiosi con una certa politica e non ai suoi servizi.

Almenochè non si postuli la presenza di una politica non al servizio dell'interesse pubblico e del bene comune ma di pochi interessi dominanti,nel qual caso questa può utilizzare
certe analisi economiche a lei ostili per omettere e contrastare certe azioni che invece quell'economia stessa presuppone.
 
Se gli economisti parlassero di economia sarebbe meglio. E se evitassero di essere politici anche.

E se i politici evitassero di inventarsi teorie economiche o deformarle sarebbe il non plus ultra.

è impossibile !!!!
nella misura in cui la società è una sola,per cui una data economia è anche una data politica e una data politica è anche una data economia.
 
è quello che si auspica un pò da tutte le parti e si scontra con l'ostilità dei "nordici". Temo che abbia ragione King anche in questo, cioè se ci si arriva sarà dopo un "episodio traumatico".

più si creano traumi e fratture tra i popoli europei e più ci si allontana dall'obiettivo finale.
Che facciamo la logica del tanto peggio tanto meglio.
Secondo me è il caso di capire cosa ostacola il processo di unificazione europea e rimuoverlo.
Nel caso di specie l'ostacolo è una moneta unica inopportuna oggi e inadatta all'attuale contesto socioeconmico europeo perchè tende a favorire i forti a spese dei deboli e questo crea o amplifica risentimenti e divisioni.
O la capiamo sta cosa,
o andiamo avanti come muli facendo propaganda acefala che mescola furbescamente e con doppio fine i concetti e le problematiche.
 
Quello che non si riesce a capire oggi,è che siamo alle soglie della fine dell'euro come esperienza economica del tutto deficitaria ma non per questo siamo alla fine del processo di unifcazione europeo.
Anzi la cancellazione dell'euro è una pietra miliare nel reinizio di quel processo di riconciliazione e riunificazione europeo di cui l'euro ne ha rappresentato il pauroso stop.
 
Anch'io, ma penso che alla fine l'unione fiscale si farà. Nessun politico si prenderà la responsabilità di mettere parola fine all'Unione Europea. Salvo referendum contrari. Ma a quel punto il popolo è sovrano e il NO rischia di venire dalla Germania/Olanda più che dall'Italia o dalla Francia.

Tu dici
Anch'io, ma penso che alla fine l'unione fiscale si farà

ma poi ci ripensi:
Salvo referendum contrari. Ma a quel punto il popolo è sovrano e il NO rischia di venire dalla Germania/Olanda più che dall'Italia o dalla Francia

e pensi che dei politici seri fanno una cosa(l'unione fiscale) con il vago sospetto di perdere nei referendum popolari come tu stesso e giustamente prevedi come ipotesi plausibile ????

NB
ovviamente il Kamikaze Renzi non fa testo,e resterebbe comunque il fatto che un volta persi i referendum l'unione fiscale non si farebbe lo stesso
 
Mervyn King, stimato economista, già governatore della Old Lady, ha concesso un’intervista al vetriolo su Brexit e UE. È stata accolta da un assordante silenzio da parte della nostra Accademia, sempre pronta a scagliarsi contro i suoi membri che sostengono le stesse tesi di King, anche quando sono espresse con più moderazione.

Pur essendo il tema centrale delle prossime elezioni incombenti sull’UE, l’intervista è stata relegata a pagina 5 del quotidiano, senza richiamo in prima. Nei giorni precedenti lo stesso giornale si è cimentato con “grandi firme” per sostenere l’opposto di ciò che sostiene King. Poiché le tesi espresse nel loro giornale non sono semplici punti di vista, ma vere e proprie linee politiche dei gruppi dirigenti italiani, ci saremmo aspettati un minimo di reazione, anche perché King era molto stimato nella nostra banca centrale e nei circoli economici.

Meglio dare una dimostrazione di essere aperti al dialogo, facendo seguire il silenzio. Ancora una volta è la confraternita degli economisti italiani a essere passiva e, quindi, conformista: meglio ignorare King che discutere le sue idee, per il vago timore che siano giuste. Gli economisti italiani avrebbero meritato d’essere destinatari da parte del Presidente della Repubblica, l’equivalente della Regina inglese, del quesito rivolto da Elisabetta II ai membri della Royal Economic Society: come mai non vi siete accorti che stava arrivando una grave crisi?

Naturalmente l’oggetto del quesito sarebbe oggi l’Unione Europea nata a Maastricht e le scelte successive.
Solo un bravo giornalista, Mario Sechi, nel suo blog List, ha colto l’importanza della testimonianza e sollecitato i suoi colleghi e noi economisti a meditare sull’analisi di King, fornendo una sintesi delle tesi in essa sostenute nel caso in cui, in tutt’altre faccende affaccendati, non avessero il tempo di leggere le quattro colonne del giornale. Riporto anch’io la sintesi per tentare di vitalizzare l’attenzione (le parole sono quelle usate da King):
• “L’impatto della Brexit anche nel lungo periodo sarà molto limitato”
• “La Gran Bretagna ha il diritto di governarsi da sé”
• “Chi ha votato per la Brexit non è razzista, xenofobo o stupido”
• “Le élite hanno perso il contatto con i bisogni della gente”
• “È la Ue ad avere lasciato noi”
• “La Sterlina debole è benvenuta”
• “Draghi è in una posizione impossibile”
• “L’Eurozona precipiterà di nuovo nella crisi senza un dibattito genuino e un reale cambiamento”
• “L’unione monetaria è stata prematura senza l’unione fiscale, un terribile errore”
• I “nuovi partiti politici che incolpano l’unione monetaria… vengono liquidati come populisti, ma le loro critiche sono basate su fatti economici, che le élite non capiscono”
• L’unione fiscale costerebbe alla Germania “Il 5% del PIL indefinitamente. Perciò il conto sarà molto alto …, ma necessario per permettere ai Paesi del Sud di conservare la piena occupazione. Purtroppo i politici tedeschi sono contrari a spiegarlo ai loro cittadini”
• “Stiamo andando verso il disastro”.

Visto che non volete rispondere al quesito che i pochi colleghi che la pensano più o meno come King vi rivolgono da tempo o, meglio, vi siete collocati in maggioranza nel solco tracciato dai gruppi dirigenti del Paese di pagare qualsiasi costo pur di rimanere nell’euro mal costruito e nei vincoli dell’UE, approfondendoli, vedetevela con queste affermazioni di un illustre economista, oltre che serio civil servant.

Invero in passato ci fu anche il documento firmato da sette Premi Nobel sull’insostenibilità dell’euro, che avete accantonato perché dava fastidio culturale o forse perché credete di capire meglio di loro come stanno le cose. Neanche la realtà che vi circonda fiacca le vostre posizioni precostituite.
Molti dei giudizi espressi da King sono stati oggetto da parte mia di pacate valutazioni e non devo essere io a rispondere. Mi soffermo solo su un punto, quello che l’attuale gestione dell’UE danneggi il Sud.

Da tempo sono costernato del sostegno che i Sindacati dei lavoratori danno alla tesi di stare nell’UE e nell’euro perché ritengono che uscire danneggerebbe i lavoratori, trascurando di valutare il danno ulteriore per tutti (dato che quello pagato dai disoccupati non basta) del restarci così com’è. Essi si accontentano di politiche compensative da parte di Governi che non sanno affrontare il problema, limitandosi ad affermare che non bastano: accettano infatti gli 80 euro ai giovani, i 500 euro agli studenti, i 450 euro ai poveri e i 200 euro per ogni nuovo nato e così via. Siete inoltre attratti da un salario di cittadinanza o termini simili senza collocarlo in una linea di azione di sviluppo e di compatibilità volta a rimuovere i problemi, non a perpetuarli. Perché avete chiuso la porta agli eredi di Ezio Tarantelli?

Cari colleghi, ritengo che la nostra professione abbia gravi responsabilità perché pecca di indipendenza di pensiero e di coscienza civile. Dovete quindi dare una risposta ai punti sollevati da Mervyn King.
Paolo Savona, MF 16 marzo 2017

Scusa il bravo giornalista Mario Sechi è quello che si candidò con l'ottimo senatore noche professore Monti salvatore dell'Italia?
Scusa ma ho un vuoto di memoria.
 
Se gli economisti parlassero di economia sarebbe meglio. E se evitassero di essere politici anche.

E se i politici evitassero di inventarsi teorie economiche o deformarle sarebbe il non plus ultra.

Appunto. Ognuno dovrebbe fare il suo: essendone capace ovviamente.
Nel nostro caso abbiamo che ognuno vorrebbe fare il lavoro dell'altro: non essendo capace di fare il proprio.
 
è quello che si auspica un pò da tutte le parti e si scontra con l'ostilità dei "nordici". Temo che abbia ragione King anche in questo, cioè se ci si arriva sarà dopo un "episodio traumatico".

Io dubito fortemente una unione fiscale possa essere di un qualche aiuto...
 
Quello che non si riesce a capire oggi,è che siamo alle soglie della fine dell'euro come esperienza economica del tutto deficitaria ma non per questo siamo alla fine del processo di unifcazione europeo.
Anzi la cancellazione dell'euro è una pietra miliare nel reinizio di quel processo di riconciliazione e riunificazione europeo di cui l'euro ne ha rappresentato il pauroso stop.

Siamo alle soglie della fine dell'euro?
 
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