Azarnert e modelli sull'immigrazione

kasparek

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Ho visto citato più volte tra i commenti de lavoce questo autore, che prova a "modellare" l'impatto dell'immigrazione sulla popolazione.

Allego uno di questi paperi (Immigration, fertility and human capital: A model of economic decline of the West), che arriva a conclusioni interessanti:

I link immigration-induced redistribution to reductions in fertility of the
indigenous population, high fertility of the immigrants, and low attractiveness of human
capital investment. With high-fertility unskilled immigrants and a low-fertility indigenous
population, income transfers to immigrants raise fertility of the immigrants while
decreasing fertility of the indigenous skilled population that finances the income
transfers. Human capital accumulation and the growth of per-capita income decline.
Immigration-induced income redistribution, although financed by taxes on the skilled
workers, disadvantages the local unskilled workers through the disincentive for
investment in human capital.
...
I have used a growth model with endogenous fertility to show how income redistribution
increases the fertility of the immigrants and lowers fertility in the indigenous skilled
population that finances the income transfers, with the result that human capital
accumulation and the growth of per-capita output decline


Per farla breve, con questo lavoro (con tante ipotesi, da valutare) sostiene che l'immigrazione di soggetti non qualificati, in abbinamento a redistribuzione fiscale a loro favore:
-disincentivi la formazione di capitale umano (per tutti), e quindi il progresso tecnologico.
-influenzi la natalità dei soggetti coinvolti, incentivando quella dei soggetti destinatari della redistribuzione, e disincentivando quella di chi la finanzia.

Tutto questo senza fare ricorso nè a concorrenza sul mercato del lavoro (argomento classico), nè (come ho sostenuto io) alla relativa maggiore disponibilità di lavoro a basso costo nel processo di produzione.

Vedi l'allegato 2010-04.pdf
 
Molto interessante e sono in gran parte d'accordo con l'autore.

Il vero problema è la fonte dell'invasione, dato che le politiche di "pace" sono state fallimentari ed hanno portato ad impoverire paesi già poveri sono sempre più favorevole ad una castrazione chimica su base volontaria con incentivo pecuniario dopo il secondo figlio.

So che è terribile e suona barbaro, ma contro l'uso dei preservativi combattuto dalla chiesa e la poligamia islamica bisogna usare strumenti anche controversi.
 
Diciamo che sarebbe interessante valutare le cose da un punto di vista economico, più che parlare di questioni, diciamo, più politiche. :D
 
Ho visto citato più volte tra i commenti de lavoce questo autore, che prova a "modellare" l'impatto dell'immigrazione sulla popolazione.

Allego uno di questi paperi (Immigration, fertility and human capital: A model of economic decline of the West), che arriva a conclusioni interessanti:

I link immigration-induced redistribution to reductions in fertility of the
indigenous population, high fertility of the immigrants, and low attractiveness of human
capital investment. With high-fertility unskilled immigrants and a low-fertility indigenous
population, income transfers to immigrants raise fertility of the immigrants while
decreasing fertility of the indigenous skilled population that finances the income
transfers. Human capital accumulation and the growth of per-capita income decline.
Immigration-induced income redistribution, although financed by taxes on the skilled
workers, disadvantages the local unskilled workers through the disincentive for
investment in human capital.
...
I have used a growth model with endogenous fertility to show how income redistribution
increases the fertility of the immigrants and lowers fertility in the indigenous skilled
population that finances the income transfers, with the result that human capital
accumulation and the growth of per-capita output decline


Per farla breve, con questo lavoro (con tante ipotesi, da valutare) sostiene che l'immigrazione di soggetti non qualificati, in abbinamento a redistribuzione fiscale a loro favore:
-disincentivi la formazione di capitale umano (per tutti), e quindi il progresso tecnologico.
-influenzi la natalità dei soggetti coinvolti, incentivando quella dei soggetti destinatari della redistribuzione, e disincentivando quella di chi la finanzia.

Tutto questo senza fare ricorso nè a concorrenza sul mercato del lavoro (argomento classico), nè (come ho sostenuto io) alla relativa maggiore disponibilità di lavoro a basso costo nel processo di produzione.

Vedi l'allegato 2375445

kasparek
finalmente ci sei "quasi" arrivato.
perchè con l'immigrazione di soggetti non qualificati si disincentiva la formazione di capitale umano (per tutti), e quindi il progresso tecnologico ?????
Per lo stesso motivo per cui si cerca di raggiungere maggior produttività con le tradizionali ricette liberiste e cioè mediante le riduzioni sul costo del lavoro e basta,e quindi tramite il ricorso a sistematicihe riduzioni di salario e di tutele sociali.
Ed essendo quella,la via massimamente praticata,da questo punto di vista,l'ingresso o il libero utilizzo,sempre più diffuso di manodopera a basso costo alimenta ancora di più questo sbagliato rimedio alla maggior produttività.
Nulla da eccepire sull'incremento di natalità che di per sè stesso non è un problema ma lo è solo se viene praticato per aumentare le richieste di protezioni sociali a carico dei paesi più benestanti,che così oberati tendono con la politica fiscale a pesare oltremodo sulle popolazioni locali che diminuiscono di converso la loro di natalità.

Ma att.ne il problema non è "in sè",ma è relativo a un certo contesto,cioè alle strutture sociali ed economiche in cui nascono le politiche liberiste di cui sopra e mi riferisco in particolare al Capitalismo.
E' questo specifico assetto dei rapporti di produzione che produce quanto sopra nella misura in cui in esso vige il principio per cui il fenomeno della riproduzione allargata assorbe e strumentalizza sempre più il fenomeno della riproduzione semplice: detto in parole povere quando il profitto privato e le sue prospettive di crescita sono l'unica molla che muove un tale sistema produttivo in maniera strutturale distruggendo la fonte primaria stessa del profitto e quindi di sè stesso,ovvero la domanda,il fenomeno in esame sarà difficilmente controllabile e risolvibile.
L'unica arma per risolvere è il cambiare questi rapporti di produzione introducendo sistematicamente il criterio dell'utile pubblico nell'economia in alternativa al profitto privato.
Può sembrare un'utopia dire questa cosa ma non lo è,perchè in buon parte negli anni predenti il 1980 (e in minor parte anche dopo) è stato diffusamente praticato a livello metodologico con politiche attive di sostegno alla domanda,politiche attive che però hanno seguito un input privato di fondo che ne ha svuotato la portata.
 
Ultima modifica:
Per lo stesso motivo per cui si cerca di raggiungere maggior produttività con le tradizionali ricette liberiste e cioè mediante le riduzioni sul costo del lavoro e basta

Ma io non credo affatto che le cose stiano così.

Credo che il percorso del liberismo sia, in buona parte, quello di permettere creazione ed accumulo di capitale, mediante libertà di intraprendere e difesa dei diritti di proprietà.

Da questo capitale (umano, fisico, finanziario) discendono progresso tecnologico, maggiore produttività, e maggiori salari e ricchezza.

La "riduzione del costo del lavoro" è un equivoco, riguardante il fatto che i salari non devono essere tenuti alti per legge, tramite ostacoli al funzionamento del mercato, perchè si fanno solo disastri, ma lasciati liberi di adeguarsi al contesto di produttività ed offerta di lavoro.
 
Ma io non credo affatto che le cose stiano così.

Credo che il percorso del liberismo sia, in buona parte, quello di permettere creazione ed accumulo di capitale, mediante libertà di intraprendere e difesa dei diritti di proprietà.

Da questo capitale (umano, fisico, finanziario) discendono progresso tecnologico, maggiore produttività, e maggiori salari e ricchezza.

La "riduzione del costo del lavoro" è un equivoco, riguardante il fatto che i salari non devono essere tenuti alti per legge, tramite ostacoli al funzionamento del mercato, perchè si fanno solo disastri, ma lasciati liberi di adeguarsi al contesto di produttività ed offerta di lavoro.

Il percorso del liberismo è quello che dici te ci mancherebbe.
E' quello che si crea dopo,seguendo alla lettera questo vademecum,è che crea problemi innegabili. Problemi a lato della domanda,e il sistematico ricorso nel capitalismo a poltiche di sostegno ad essa ne è la chiara riprova, non vederlo è mettersi i prosciutti sugli occhi.

Infine dici
"La "riduzione del costo del lavoro" è un equivoco, riguardante il fatto che i salari non devono essere tenuti alti per legge, tramite ostacoli al funzionamento del mercato, perchè si fanno solo disastri, ma lasciati liberi di adeguarsi al contesto di produttività ed offerta di lavoro"

ma stai dando i numeri ???
siiii
Ti ricordo che i salari dipendono un pò dovunque nei paesi occidentali dalla negoziazione privata sindacati e rappresentanze degli imprenditori, non vedo cose più assimilabili al mercato di ciò.
E questo è un motivo di più per vederE di buon occhio l'ingresso di manovalanza a basso costo per far scendere il potere contrattuale dei sindacati e far scendere così il valore stesso dei salari.

Poi c'è un altro aspetto che va sottolineato prevedendo tue possibili controrepliche.
Se si riducono i salari calano i prezzi,quindi cala la domanda nominale ma viene reintegrata a livello di aumento della domanda reale.
Peccato che questa equivalenza va a farsi fott.ere perchè non esiste da nessuna parte la concorenza perfetta per cui diminuzioni di salario non producono proporzionali diminuzioni dei prezzi e quindi proporzionali aumenti compensativi di domanda reale.
Conclusione IL MERCATO LASCIATO A SE' STESSO FINISCE SEMPRE CON L'INDEBOLIRE LA DOMANDA ALMENOCHE' NON SI INTERVENGA A SOSTEGNO .
 
le migrazioni degli ultimi anni meriterebbero delle analisi dettagliate per far chiarezza su idee e possibilità di business di cui si sentono voci e si vedono video. A volte pare una moderna tratta dei neri, potrebbe essere remunerativa come quella passata. In un altro 3d han postato questo video La verita sui "MIGRANTI" - YouTube
Fra l'altro, ammesso sia vero, qualcuno sa come si fa ad aprire queste cooperative per metterci dei neri ? Se effettivamente si prendon 35 euro al giorno ad immigrato può esser un buon business.
 
Ultima modifica:
A volte pare una moderna tratta dei neri, potrebbe essere remunerativa come quella passata.

Delle analogie purtroppo ci sono.

Personalmente trovo più interessante capire quali siano gli effetti sui paesi destinatari.
 
Personalmente trovo più interessante capire quali siano gli effetti sui paesi destinatari.

Anche io sono interessato, nel senso di curioso. Mi interessano gli effetti politici di breve termine (ingenua ed incauta nelle dichiarazioni mi pareva la merkel nel settembre-ottobre 2015 ed i fatti hanno confermato le impressioni), gli immigrati sono un tassello della lotta. E trovo pure interessante in generale questo uso degli africani, che non è poi tanto differente da quello che può esser fatto con altri popoli. Dei neri non importa nulla a nessuno, i democratici ed i moralisti li bombardano per esportarvi la democrazia, le destre fan lo stesso perchè neri e per interessi che trapelano più facilmente; in america ci si fa il tirassegno pre-elettorale per precisi motivi. Ed ora, se effettivamente fanno incassare 35 euro al giorno, direi che un immigrato in italia vale almeno un migliaio di euro. Si possono vendere?
 
Il business legato alla tratta dei neri è divenuto troppo palese ed alcuni dei coinvolti troveranno ora un poco più pericoloso partecipare. Catania, il pm: "Prove di contatti tra scafisti e soccorritori" - IlGiornale.it

Nel frattempo immagino che i soliti "economisti" (un cancro dell'era moderna) proseguiranno nel dire che loro han fatto i calcoletti e che la tratta dei neri va comunque incentivata, anche perchè "è liberista" e chi si oppone "non è liberista". Come sempre i terzomondisti ottusi, tutto tranne che liberisti, concorderanno ed il business proseguirà ancora perlomeno un poco
 
Stiamo a vedere.
Per ora mi astengo dal commentare.. magari su ap. :o
 
Io non ho una cattiva opinione di questa importazione di africani. Quasi ogni periodo storico ha avuto il suo bisogno di schiavi; gli egizi dovevan fare le piramidi; i romani ci facevano i combattimenti al colosseo. Quasi sempre arrivano dopo guerre.
Nel tempo i sistemi economici cambiano e cambiano pure gli usi; nel 1700 e 1800 erano portati negli Usa e non solo per lavorare nelle piantagioni, poi divennero liberi, ovvero consumatori di merci, progressivamente dalla rivoluzione industriale in poi.
Con lo sviluppo della democrazia e la necessità per i gruppi politici e dominanti di ottenere un minimo di consenso popolare, i neri, gli africani, sono divenuti pure utili per altri usi. Mettono bombe; in america si ribellano per mesi prima delle elezioni dopo che ci si fa il tirassegno per farli ********* e spingerli a votare in massa la erede del nero.
Ora li vanno a prendere in africa, come sempre dopo aver fatto la guerra a quei paesi, servono.
Ed ogni epoca ha i suoi progressisti; Kipling scrisse una poesia: "IL fardello dell'uomo bianco"...che colonizzando diffonde la civiltà in africa, così fu interpretata all'epoca. I fascisti cantavano "Faccetta nera" per esaltare la loro missione civilizzatrice. E la Pinotti e la Mogherini si rallegravano delle primavere arabe e dei bombardamenti civilizzatori in libia. Pure oggi si esportano democrazia e civiltà e s'importano africani, servono
 
Ultima modifica:
qualche ulteriore considerazione, anche politica, non è possibile scindere sul fenomeno migrazione

1) le migrazioni degli ultimi anni hanno avuto in europa risvolti politici e sarebbe del tutto sensato per i paesi europei, avere consapevolezza e controllo su fenomeni dall'impatto significativo e non solo economico

2) anche tralasciando i costi più o meno diretti legati all'immigrazione; è facile pensare che il fenomeno tenda a metter in maggior concorrenza chi cerca lavoro (perlomeno per quanto riguarda i lavori meno pagati), con conseguente abbattimento dei salari. Oltre al fatto che a molti questo non può far piacere, è possibile vi sia un risvolto "macroeconomico": da alcuni decenni la globalizzazione ha di fatto messo in concorrenza tra loro i lavoratori del mondo favorendo probabilmente il contenimento dell'aumento dei salari nonostante la crescita economica. Sono elementi che tendenzialmente favoriscono la concentrazione dei redditi e il calo della domanda

3) se fossi uno mercante di schiavi, se fossi uno scafista, insomma se la mia attività fosse prelevare persone in africa, portarli sino alle coste per poi imbarcarli in cambio di un migliaio di euro, indubbiamente se ne avessi la possibilità tenterei di far compiere perlomeno mezzo tragitto da "non scafisti". Mandare gommoni e barconi dalla libia alla Sicilia guidati da scafisti è rischioso e costoso. Indubbiamente tenterei di creare-finanziare-o anche solo sfruttare una ong in buona o cattiva fede che faccia lo stesso lavoro prendendo pure donazioni e facendomi risparmiare rischi, barche e carburante

4) qualche affondamento di 4 anni fa andrebbe analizzato per bene

5) è evidente che la magistratura potrà solo tentare di far un minimo di luce sulla questione, ma è essenzialmente la politica a doversene occupare, collaborando e non ostacolando la magistratura.
Si noti invece la completa inadeguatezza delle istituzioni politiche, divise tra rozzi "destri" che sfruttano l'immigrazione per guadagnar 4 voti; terzomondisti e soprattutto terzomondiste asine che nulla capiscono e che son poi in realtà tipicamente in prima linea per far le guerre e bombardare quelle persone che poi, giustamente, scappano
 
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