Jean Michel Basquiat

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Ho visto la sua mostra a Roma e mi è sembrata davvero notevole. Che ne pensate di questo autore?

Noto poi che vendono "il nuovo Basquiat" in ogni dove, ma mi paiono artisti decisamente mediocri rispetto a lui.
 
Jean Michel Basquiat & Emilio Mazzoli

Ho visto la sua mostra a Roma e mi è sembrata davvero notevole. Che ne pensate di questo autore?

Noto poi che vendono "il nuovo Basquiat" in ogni dove, ma mi paiono artisti decisamente mediocri rispetto a lui.

Emilio Mazzoli apre la sua galleria a Modena nel 1970 con una mostra personale di Giulio Turcato e poi con una collettiva comprendente Kounellis, Fabro e Paolini. Riapre nel ‘77 con Agnetti, Castellani, Zorio, Anselmo. Nel ‘78 avviene l’incontro con Achille Bonito Oliva con cui realizza la mostra "Tre o quattro artisti secchi" esponendo i giovani Enzo Cucchi e Sandro Chia. Da quel momento diventa il promotore della Transavanguardia con mostre personali anche di Clemente, De Maria e Paladino. Nell’ultimo ventennio ha continuato a promuovere un collezionismo aperto al movimento e ai suoi precursori a livello internazionale (Morley, Lenieux, Salle, Longo, Bleckner) e figure solitarie di artisti e fotografi come Katz, Schifano, Festa, De Dominicis, Sanders. Un’attività espositiva sempre attenta alle novità (sua la prima mostra mondiale di Basquiat nel 1981) ed alla qualità (la sua attenzione alla generazione nuova, come Benvenuto, Della Vedova, Martegani, Pancrazi). Tutte le mostre sono accompagnate dalla pubblicazione di cataloghi originali, che testimoniano la sua grande passione di bibliofilo. Il gallerista modenese ha aperto la sua curiosità storica per la letteratura alla poesia visiva (Balestrini e Franco Vaccari) ed alla promozione del premio Delfini per la poesia contemporanea.

Speriamo che Emilio Mazzoli si ripeta con Cingolani, Pessoli, Panrazzi, Dellavedova :cool:
 
J.M.Basquiat

Continuo il percorso culturale inserendo un 3d (il primo non italiano) che merita una riscoperta culturale e non commerciale( quella è sotto gli occhi di tutti.
Un artista immenso nel suo talento come nella fragilità del suo io.

Jean-Michel Basquiat nacque a Brooklyn, un borough di New York, il 22 dicembre 1960 da padre haitiano, il contabile Gérard Basquiat (1930), e da madre statunitense di origini afro-portoricane, Matilde Andradas (1934-2008); aveva due sorelle minori: Lisane (1964) e Jeanine (1967). Basquiat inizia a manifestare interesse per il disegno fin da quattro anni, ispirato dai cartoni animati televisivi. Un amore per l'arte trasmessogli dalla madre, la quale lo accompagna spesso al Brooklyn Museum, al Metropolitan Museum ed al Museum of Modern Art di New York.

Nel 1968 viene investito da un'autovettura e gravi lesioni interne obbligano i medici all'asportazione della milza. Durante il mese di degenza al King's County, la madre gli regala il testo di anatomia Gray's Anatomy di Henry Gray, che lo influenzerà molto: nelle sue opere riporterà poi molti elementi anatomici. Gray si chiamerà anche il gruppo musicale che Basquiat fonderà insieme agli amici Vincent Gallo, Michael Holman, Wayne Clifford, Nick Taylor e Shannon Dowson. Già all'età di 11 anni era capace di parlare, leggere e scrivere in francese e spagnolo.

Quando Jean-Michel ha sette anni i genitori Matilde e Gérard divorziano. Nel 1975 scappò di casa e andò a dormire in una panchina pubblica: arrestato per vagabondaggio, l'anno seguente iniziò a frequentare la City-as-School a Manhattan, per ragazzi dotati a cui non si addice il tradizionale metodo didattico. È lì che nel 1977, a 17 anni, stringe amicizia con Al Diaz, un giovane graffitista che operava sui muri della Jacob Riis, a Manhattan.

Insieme all'amico, Basquiat acquista piena consapevolezza della propria vocazione artistica, i due inoltre iniziano a fare uso di stupefacenti, in particolare di LSD, ed uniscono le loro capacità iniziando a produrre graffiti per le strade di New York firmandosi come SAMO acronimo di "SAMe Old shit" (letteralmente sempre la stessa *****), propagandando con bomboletta spray e pennarello indelebile idee ermetiche, rivoluzionarie ed a volte insensate, come "SAMO© SAVES IDIOTS" (SAMO© salva gli ******). Nonostante questo sodalizio artistico giunga ad un grande successo underground, la coppia Basquiat-Diaz, ormai convinta di avere aspirazioni artistiche differenti, si scioglie nel 1978 affiggendo ai muri di Manhattan l'annuncio "SAMO IS DEAD". Da quel momento in poi Basquiat non utilizzerà mai più il nome SAMO.

Nel 1978 lascia gli studi alla City-as-School, ritenendoli inutili, ed abbandona la casa del padre, guadagnandosi da vivere vendendo delle cartoline da lui decorate. Sarà proprio il tentativo di vendere una delle sue cartoline che cambierà il corso della sua vita: entrato in un ristorante di SoHo, Basquiat avvicina Henry Geldzahler ed Andy Warhol il quale comprerà alcune delle sue opere.

Passeranno però alcuni anni prima che Jean-Michel riesca ad entrare nella "Factory" del re della Pop art; nel frattempo diventa cliente fisso dei due club più esclusivi nella scena socio-culturale di New York: il Club 57 ed il Mudd Club, frequentati anche dallo stesso Warhol, da Madonna e da Keith Haring, con il quale stringerà un'amicizia che durerà fino alla morte. Si legherà anche allo scrittore Glenn O'Brien, che aveva conosciuto nel 1979 durante una sua ospitata allo show ad accesso pubblico TV Party.

Nel 1980 Jean-Michel partecipa al Time Square Show, retrospettiva organizzata da un gruppo di artisti e sponsorizzata da Collaborative Projects Incorporated (Colab) e da Fashion Moda, alla quale farà il suo formale debutto newyorkese anche Haring. Questo evento riconosce la nascita di due nuove avanguardie della Grande Mela: la downtown (Neo-Pop) e la uptown (rap e graffiti). Il 3 agosto 1980 suona per l'ultima volta al Mudd Club insieme al gruppo Gray assieme a Vincent Gallo; sempre nello stesso anno, Glenn O'Brian lo sceglie per interpretare se stesso nel film-documentario "New York Beat", che uscirà nelle sale solo nel 2001 con il nome di Downtown 81: O'Brian lo aiuterà inoltre a vendere alcune tele ai membri della produzione.

Nel 1981 partecipa alla retrospettiva New York/New Wave, insieme ad altri artisti come Robert Mapplethorpe, Keith Haring, Andy Warhol e Kenny Scharf. Il poeta e critico d'arte Rene Ricard pubblica "The Radiant Child" sulla rivista Artforum, pubblicizzando Basquiat ed il suo percorso artistico. La prima mostra personale di Jean-Michel avviene nel marzo del 1982 a Modena e, contemporaneamente, a New York nella galleria di Annina Nosei, riscuotendo apprezzamenti da parte del pubblico e dei critici.

La Svizzera ospita una sua retrospettiva presso la Galerie Bischofberger e allo stesso modo espone in dicembre alla Delta di Rotterdam. Rientrato in America, produce il disco hip hop Beat Bop e nello stesso periodo conosce Madonna con la quale ha una breve storia ma a cui rimane legato tanto che la popstar dieci anni dopo finanzierà la retrospettiva a lui dedicata al Whitney Museum di New York e nel 1996 pubblicherà un breve ma sentito ricordo di lui sul Guardian.

Nel 1983 stringe una forte amicizia con Andy Warhol, il quale lo aiuta a sfondare nel mondo dell'arte come fenomeno mondiale emergente. I dipinti di Jean-Michel erano caratterizzati da immagini rozze, infantili, facendo riferimento alla Art Brut di Jean Dubuffet. L'elemento che però contraddistingue l'arte di Basquiat è essenzialmente l'utilizzo delle parole, inserite nei suoi dipinti come parte integrante, ma anche come sfondo, cancellate, a volte anche per attrarre l'attenzione dello spettatore.

Nel 1984, insieme ad Andy Warhol e a Francesco Clemente, inizia una serie di collaborazioni, di dipinti a "sei mani" commissionati da Bruno Bischofberger. A scopo artistico personale dipinge un altro ciclo di opere insieme al solo Warhol, eseguendo oltre cento quadri, nei quali è riconoscibile l'apporto di entrambi, e allestendo una mostra comune il cui manifesto presenta in maniera eloquente i due artisti come protagonisti di un incontro di boxe. La boxe era per Basquiat un modo di vivere, e paragonava spesso l'arte ad un ring su cui combattere.

A settembre alcune delle opere eseguite in collaborazione con gli altri due artisti vengono esposte a Zurigo. Proprio nel settembre il New York Times definisce Basquiat "la mascotte di Warhol": questo fatto, unito all'eccesso nell'uso delle droghe e alla sua progressiva tossicodipendenza da eroina che Warhol non riesce ad arrestare, porta Basquiat a soffrire di frequenti disturbi psichici.

Nel 1985 Jean-Michel espone nuovamente alla Galerie Bischofberger di Zurigo, alla Mary Boone Gallery di New York ed alla Akira Ikeda di Tokyo, ma oramai è schiavo della droga nonostante molti dei suoi amici, vittime dei suoi attacchi paranoici, tentino di aiutarlo a disintossicarsi. Basquiat appare sulla copertina del New York Times con il titolo "New Art, New Money: The Marketing of an American Artist". Nel 1986 espone ancora una volta le sue opere a Zurigo, poi ad Abidjan, in Costa d'Avorio, facendo il suo primo viaggio in Africa.

Poco dopo si interrompono i rapporti con Mary Boone, fino ad allora suo agente commerciale newyorkese; il pubblico ed i critici iniziano ormai a non accettare più i suoi lavori con l'entusiasmo di un tempo. Nel 1987, con la morte di Warhol dovuta ad una mal riuscita operazione alla cistifellea, entra in una violenta fase di tossicodipendenza: il suo forte attaccamento al re della Pop Art, che aveva manifestato fino alla fine, lo conduce all'abuso di eroina per superare il trauma.

Basquiat espone ancora a New York nella galleria del cugino di Tony Shafrazi, Vrej Baghoomian, il suo ultimo mercante; poi inizia un tentativo di disintossicazione che non porterà mai a termine: muore il 12 agosto del 1988, a ventisette anni, per una grave overdose di eroina. Viene soprannominato "il James Dean dell'arte moderna", essendo riuscito a scalare quel mondo con grande velocità, ma a scomparire in un tempo ancora minore: la stessa sorte toccherà anche all'amico Haring, morto di AIDS due anni dopo, e che il 17 agosto aveva presenziato al suo funerale, insieme a Francesco Clemente ed altri amici, al cimitero di Green-Wood a Brooklyn.
 
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giusto 2 o 3 musei...:)
Austria

Museum der Moderne, Salzburg

Canada

Vancouver Art Gallery, Vancouver, BC

France

FRAC - Picardie, Amiens
Centre Pompidou - Musée National d´Art Moderne, Paris

Germany

Ludwig Forum für Internationale Kunst, Aachen
Hamburger Bahnhof - Museum für Gegenwart, Berlin
Sammlung Hoffmann, Berlin
Sammlung Reinking, Hamburg
ZKM | Zentrum für Kunst und Medientechnologie Karlsruhe, Karlsruhe
Museum Würth, Künzelsau
Museum Brandhorst, Munich
Kunsthalle Weishaupt, Ulm

Italy

Collezione Maramotti, Reggio Emilia

Japan

Fukuoka Art Museum, Fukuoka
Kitakyushu Municipal Museum of Art, Kitakyushu

Portugal

Berardo Museum - Collection of Modern and Contemporary Art, Lisbon

South Korea

Leeum - Samsung Museum of Art, Seoul

Spain

CaixaForum Barcelona, Barcelona
Museu d´Art Contemporani de Barcelona - MACBA, Barcelona
Museo Guggenheim de Arte Moderno y Contemporáneo, Bilbao

USA

The High Museum of Art, Atlanta, GA
The Dayton Art Institute, Dayton, OH
The Modern Art Museum of Fort Worth, Fort Worth, TX
Castellani Art Museum, Lewiston, NY
MOCA Grand Avenue, Los Angeles, CA
MoMA - Museum of Modern Art, New York City, NY
Whitney Museum of American Art, New York City, NY
Broad Contemporary Art Museum, Santa Monica, CA
Everson Museum of Art, Syracuse, NY
 
JMB mi fà impazzire.....ho tre disegni comperati direttamente di Bruno B.
Giro il mondo per vedere ogni sua mostra e VORREI comperare una sua opera, ma il prezzo è per me irraggiungibile, mi accontento di vedere e restare in ammirazione di quelle degli altri (conosco una persona qui a lugano che ha 5 sue opere...)
 
La pittura di Jean Michel Basquiat non è facilmente classificabile. Egli si definiva un analphabet artist, forse per la somiglianza del suo tratto con quello dei bambini, ma nelle sue opere, primitive, talvolta infantili, si rilevano influenze e citazioni delle correnti artistiche più significative del Novecento. Artista poliedrico, la sua poetica si esprime intorno ad alcune tematiche ricorrenti.
SAMO : IL GRAFFITISMO COME CRITICA ALL’ARTE
Basquiat comincia a entrare nel mondo dell’arte con i graffiti. Le sue opere, a firma SAMO, “poesie di strada”, come furono definite dal Soho News, richiamavano veri e propri rebus, ma al tempo stesso si presentavano come proteste contro la società contemporanea e contro le forme classiche della rappresentazione, del “fare arte”. Talvolta si trattava di dichiarazioni esistenziali, derivanti da un flusso di pensiero continuo, quasi filosofico, di una specie di guru, un nuovo predicatore.
"SAMO come nuova forma d’arte.
SAMO come la fine della religione che ti lava il cervello, della politica inconcludente, della falsa filosofia.
SAMO salva gli ******.
SAMO per la cosiddetta avanguardia.
SAMO come alternativa al fare arte con la setta “radical chic” finanziata dai dollari di papà.
SAMO come la fine dei confini dell’arte.”
Un’ altra azione critica forte fu, successivamente, la scelta dichiarata di un segno semplice, primitivo, fuori da qualunque regola compositiva, l'assenza di prospettiva e la visione frontale. “Non sopporto paletti, i quadri io li disegno come quando ero bambino”affermò Basquiat nel documentario “Shooting Star” e ancora "Io non penso all'arte quando lavoro. Io tento di pensare alla vita".

SCRITTURA, MUSICA, CINEMA, SPORT : CONTAMINAZIONE E INTERDISCIPLINARIETÀ.
Del graffitismo, nelle opere successive più a carattere pittorico, Basquiat conserva il valore attribuito alla parola, sia come senso che come segno. La presenza della scrittura,l’uso di materiale polimaterico, la pluralità dei temi, le variazioni stilistiche fanno delle sue opere esempi di “contaminazione”, di convergenza di più linguaggi all’interno della stessa opera. Vi si possono riconoscere elementi colti, tratti da testi di archeologia o di anatomia, d’arte o di scienze insieme ad altri legati alla vita di strada. Si leggono riferimenti a storia, medicina, musica, leggende e miti classici, riti vudu e Bibbia, che convivono con immagini di estrazione popolare.
Nascono lavori come l’"Eroica" dove sono inseriti elenchi di nomi, parole dipinte che possono venire coperte o semicancellate per attirare l’attenzione di chi guarda: “Io cancello per rivelare”. Talvolta c’è una narrazione all’interno del quadro, altre volte le parole indicano il tema nascosto o un avvenimento espresso sulla tela, altre ancora sono prive di senso. Le parole sono libere di trasformarsi in puri segni grafici, fintamente elementari. Sembrano poesie, dove la ripetizione ossessiva di una lettera, ora più spessa, ora più sottile, si trasforma quasi in un gioco acustico.
Ma il suono, la musica sono molto di più che allusioni: Basquiat è un musicista. Fonda una band i "Gray" con la quale suona nei locali underground, produce dischi di cui arriva a dipingere la copertina e addirittura il vinile, come per il disco hip hop “Beat Bop” del 1983. Nelle sue tele la musica ritorna incessantemente con infinite variazioni: strumenti come sax o trombe, note, riferimenti a generi diversi, musicisti.
Basquiat è anche attore. Recita in "Downtown 81" dove interpreta se stesso, in giro per New York alle prese con problemi ordinari di sopravvivenza, come, ad esempio, procurarsi con la vendita di un quadro i soldi per l’affitto dell’ appartamento da cui veniva sfrattato. E il cinema, la televisione, il mondo dei fumetti sono presenti in diverse opere, e poi lo sport, in particolare il pugilato.
I suoi quadri potrebbero quasi definirsi degli ipertesti su tela .
LA DENUNCIA SOCIALE O L’AFFERMAZIONE DEL RISPETTO
A partire dal 1981 Basquiat dedica alcuni dipinti a temi sociali, dove appare chiara la richiesta di riconoscimento, di eguaglianza, di rispetto dei valori umani. In un’intervista egli ammise che l’80% dei suoi lavori erano animati dalla rabbia: rabbia legata alla propria situazione personale e familiare, ma anche e soprattutto rabbia contro la cultura dominante bianca. Egli denuncia apertamente i soprusi subiti nella storia e nel presente dalle persone di colore; dagli schiavi, venduti come merce, alle popolazioni sfruttate per il commercio del sale o dei diamanti, dagli atleti di colore che, pur vincitori, non potevano festeggiare nei locali dei compagni di squadra bianchi, allo stesso Basquiat, artista nero famoso, che “non riesce a fermare un taxi nemmeno da star”.
La prima opera di questo tipo è "Jimmy Best" del 1981 dove si legge “Jimmy mandato a tappeto da un pugno imprevisto dei suoi ricordi d’infanzia”, dedicato ad un giovane nero la cui vita era stata rovinata dalla reclusione in un riformatorio.
Interessante “Grazing Soup to Nuts” del 1983, dove si denuncia lo sfruttamento economico e commerciale dei paesi in via di sviluppo, come la Nigeria e la Birmania e "Blue Gyp Stock".
ORGOGLIO NERO E RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITÀ
Dall’82 all’85 si apre un nuovo periodo creativo che si basa sulla ricerca e la valorizzazione della propria identità nelle radici afroamericane.
E’ il periodo dei neo-miti-neri - "re incoronati" - (tra cui i pugili Muhammed Alì e Sugar Ray Robinson, i campioni del baseball, Jackie Robinson e Hank Aaron). Atleti, musicisti, profeti neri, riempiono le sue tele, in un gioco di rimandi verso la voglia di riscatto dei "blacks" (le sue maschere nere minacciosamente mostrano mandibole e denti serrati). Sono eroi che vogliono cambiare le cose, i “famous nero” e le teste nere coronate. Le teste nere non sono infatti teschi, ma maschere rituali, che imbruttiscono il soggetto per atterrire l’avversario, i segni evidenti sono colori di guerra. La maschera tribale e la corona diventano la firma di Basquiat: regalità, eroismo, negritudine.
Nel dipinto "To Repel Ghosts" raffigura se stesso con una croce al collo e un bastone da sciamano in mano, come un profeta della sua gente nera. Eccessivo forse, ma d’altronde solo partendo dal riconoscimento e dal rispetto della propria identità, Basquiat poteva tentare di costruire relazioni con gli altri.
LE COLLABORATIONS WARHOL - BASQUIAT
Di particolare importanza fu il suo rapporto con Andy Warhol, artista che ammirava, di cui aveva sempre desiderato l’approvazione e con il quale cominciò a lavorare, verso la fine del 1983, alle Collaborations. Il confronto con il rigore delle opere di Warhol, portarono Basquiat a riflettere sul proprio lavoro. Warhol, nei suoi Diaries scrisse: “Penso che i dipinti che stiamo facendo insieme siano migliori quando non riesci a distinguere chi ha fatto cosa”. In quei dipinti non esisteva più l’autore unico, ma l’opera assumeva valore solo come incontro e fusione dei due artisti.
Warloh fu un punto di riferimento importante, anche se alla luce dei fatti, c'è chi afferma che fu Basquiat a ridare vitalità ad Andy Warhol. Gianni Mercurio, curatore della mostra "The Jean Michel Basquiat Show", recentemente conclusasi a Milano, ricorda che Warloh, per sua ammissione, non dipingeva più da anni quando riprese a farlo con nuovo slancio proprio grazie alle Collaborations.
Basquiat veniva dalla generazione spiritualmente più vicina a quella pop; accantonate le utopie degli anni settanta, messe da parte alcune monotonie del concettuale, l’arte cercava di tirarsi fuori dalla riproduzione sterile e algida della pop art: i "baby boomers", nutriti a cartoons, rockstar e televisione commerciale, dopo la caduta di tutti i miti e i valori, erano alla ricerca di nuove ideologie, pronti a ragionare nei termini di una cultura urbana trasgressiva e popolare che lo stesso Basquiat incarnava.

LA DECADENZA
Nell’ultimo periodo della sua vita, Basquiat, travolto dalla morte di Warhol e dal proprio stile di vita, non riuscì a trovare nuovi stimoli. L’eccesso di droghe, che inizialmente sembrava acuire la sua creatività, negli ultimi anni, inibì la sua capacità di lavorare e lo allontanò da tutti. La tessitura cromatica dei suoi dipinti si fece più rarefatta, pochi temi si ripresentarono all’infinito, tornarono i marchi, parole, frasi allusive, alcuni personaggi dei fumetti e poi la presenza di demoni, di inquietanti figure mistiche africane, come Exu. L’energia vitale, e quella rabbia che lo aveva animato, si erano spente, logorate come il suo fisico e la sua mente, lasciando posto solo all'angoscia.
 
Il più cucco secondo me è stato Mr. Cecchi Gori, avevo lo splendido "Max Roach" e lo ha venduto
 
Le opere con le più alte aggiudicazioni in asta da 37mln di euro a 19 mn di euro
 

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i veri capolavori di basquiat sono ancora nelle collezioni private....
 
SAMO© è lo pseudonimo con cui taggavano i due writer Jean-Michel Basquiat e Al Diaz a New York dal 1978 al 1980.

Il nome proviene da un gioco di parole, nasce un giorno in cui i due stanno fumando marijuana alla City-as-School di New York, Basquiat lo inventa dalla sigla delle parole "Same Old Shit", letteralmente "sempre la stessa *****", intesa come l'erba che fuman

Il nome viene reso pubblico per la prima volta nel 1977, quando Basquiat scrive un pezzo per il giornale scolastico, una novella in cui un ragazzo di nome Harry Sneed fa un patto con un santone di nome Quasimodo Jones, che gli promette un'ispirazione spirituale "moderna ed elegante". Il ragazzo rifiuta però tutto quello che gli viene proposto: la filosofia zen, il cattolicesimo, l'ebraismo ed il leninismo, un'ipotetica religione fondata sul "messia beat" Lenny Bruce; viene sedotto solo dalla religione SAMO, in cui "facciamo tutto quello che vogliamo sulla Terra e poi confidiamo nella grazia di Dio con la scusa che non lo sapevamo"[1]. Con il componimento nascono le prime frasi ad effetto che seguono l'esigua vita di SAMO: "SAMO è tutto", "SAMO è la religione che non ti fa sentire in colpa"[1]. La storia viene seguita da una campagna pubblicitaria disegnata, oltre che da Basquiat e Diaz, anche da altri due compagni di scuola, Shannon Dawson e Matt Kelly, distribuita come pamphlet
La vera natura di SAMO si rivela però solo nel maggio 1978, quando Basquiat e Diaz (che era già stato un writer con lo pseudonimo di Bomb-1) cominciano a spargere la tag per SoHo e TriBeCa, nel quartiere newyorkese di Manhattan; da quel momento alla tag viene accostato il simbolo del copyright, a cui Basquiat è particolarmente legato[1]. Da quel momento la scritta SAMO© diventa famosa per la downtown newyorkese quanto il "bambino radiante" di Keith Haring, attirando l'attenzione dei giornali locali: il SoHo News pubblica le foto dei graffiti, invitando il responsabile a farsi avanti, ma i due vendono la storia al Village Voice per 100 dollari. Le tag sono sempre accompagnate da frasi ad effetto spesso apparentemente senza senso, inventate dai due, secondo Diaz erano "un modo per prendere in giro la falsità": "SAMO come la fine della religione che ti lava il cervello, della politica inconcludente e della falsa filosofia", SAMO come clausola liberatoria", "SAMO salva gli ******", "SAMO come la fine del punk in vinile", "SAMO come alternativa al fare arte con la setta radical-chic finanziata dai dollari di papà", "SAMO come espressione dell'amore spirituale", "SAMO per la cosiddetta avanguardia".

Basquiat e Diaz fanno pesante uso di droghe, e sono usi a bravate eclatanti: un pomeriggio fingono di rapinare un negozio di Downtown, ma solo dopo che tutti i clienti sono a terra si accorgono che i due non hanno in mano pistole, ma bottiglie di Seltz, quello stesso anno i due lasciano la scuola senza conseguire il diploma. Dopo aver lasciato la scuola i due cominciano a frequentare l'ambiente della School of Visual Arts senza però iscriversi o avere alcun permesso, a scuola è frequentata anche da Keith Haring, che allora, come dichiara lui stesso, è un fan di SAMO©, e scopre che quello pseudonimo è usato da Basquiat proprio in quella scuola, e così i due cominciano a frequentarsi[2]. La coppia Basquiat-Diaz si separa nel 1980, per diverbi personali tra gli artisti; tra le altre cose Diaz è disposto a concedere interviste con la stampa, ma solo in forma anonima, mentre Basquiat vuole prendersi il merito di SAMO©, dichiarando pubblicamente chi ne sono gli autori. Da quel momento la tag viene utilizzata ancora per poco da Basquiat, che anziché le solite frasi filosofiche scrive solamente "SAMO is dead" ("SAMO è morto") per un breve periodo di tempo, prima di abbandonarlo definitivamente.
 
Top!!
 

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m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-o artista.....
 
Il figlio naturale di Cy Twombly (per l'eleganza) e Jean Dubuffet (per la brutalità). Questo era Jean-Michel Basquiat secondo il poeta e critico Rene Ricard che nel 1981, nel suo saggio "The Radiant Child", riuscì a cogliere la personalità inquieta del giovanissimo artista e a intuire, prima di altri, il tragico destino a cui era inesorabilmente predestinato (morì per overdose a soli 27 anni).


Ho avuto la fortuna di vedere la mostra a basilea nel 2010 alla fondazione beyeler a basilea 100 dipinti di enormi dimensioni era esposto insieme al grandissimo felix gonzalez torres un connubio perfetto
Insomma ho avuto c...
 

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Il figlio naturale di Cy Twombly (per l'eleganza) e Jean Dubuffet (per la brutalità). Questo era Jean-Michel Basquiat secondo il poeta e critico Rene Ricard che nel 1981, nel suo saggio "The Radiant Child", riuscì a cogliere la personalità inquieta del giovanissimo artista e a intuire, prima di altri, il tragico destino a cui era inesorabilmente predestinato (morì per overdose a soli 27 anni).


Ho avuto la fortuna di vedere la mostra a basilea nel 2010 alla fondazione beyeler a basilea 100 dipinti di enormi dimensioni era esposto insieme al grandissimo felix gonzalez torres un connubio perfetto
Insomma ho avuto c...

...e il padre putativo di Oscar MURILLO (pittore, s'intende, che apprezzo molto).

P.S.) Grazie mambor1 per le tue parole nel thread "V_ _ _ _ _ _ _." Ho definito Basquiat "pittore" così da sentirmi in dolce compagnia (visto che proprio in quel 3D "qualcuno" ha voluto chiamarmi pittore e non artista pensando di offendermi. Non raccolgo la provocazione e vado umilmente avanti...
Ancora grazie! :bow:

P.P.S.) Sono anche contento che tu e ginogost vi stiate chiarendo e, spero, possiate presto proseguire in amicizia questa bella avventura nel FOL! OK!
 
Il figlio naturale di Cy Twombly (per l'eleganza) e Jean Dubuffet (per la brutalità). Questo era Jean-Michel Basquiat secondo il poeta e critico Rene Ricard che nel 1981, nel suo saggio "The Radiant Child", riuscì a cogliere la personalità inquieta del giovanissimo artista e a intuire, prima di altri, il tragico destino a cui era inesorabilmente predestinato (morì per overdose a soli 27 anni).


Ho avuto la fortuna di vedere la mostra a basilea nel 2010 alla fondazione beyeler a basilea 100 dipinti di enormi dimensioni era esposto insieme al grandissimo felix gonzalez torres un connubio perfetto
Insomma ho avuto c...

I miei tre artisti preferiti... E non avevo mai letto quel saggio critico di Ricard!
 
...e il padre putativo di Oscar MURILLO (pittore, s'intende, che apprezzo molto).

P.S.) Grazie mambor1 per le tue parole nel thread "V_ _ _ _ _ _ _." Ho definito Basquiat "pittore" così da sentirmi in dolce compagnia (visto che proprio in quel 3D "qualcuno" ha voluto chiamarmi pittore e non artista pensando di offendermi. Non raccolgo la provocazione e vado umilmente avanti...
Ancora grazie! :bow:

P.P.S.) Sono anche contento che tu e ginogost vi stiate chiarendo e, spero, possiate presto proseguire in amicizia questa bella avventura nel FOL! OK!
FiguratiOK! Era un dovere vista la tua storia qui
Pittore-artista-artigiano dell'arte.....
Non dovrebbero mai essere usati in maniera spregiativa perche' chi vive per l'arte o di arte va sempre rispettato
 
...e il padre putativo di Oscar MURILLO (pittore, s'intende, che apprezzo molto).

P.S.) Grazie mambor1 per le tue parole nel thread "V_ _ _ _ _ _ _." Ho definito Basquiat "pittore" così da sentirmi in dolce compagnia (visto che proprio in quel 3D "qualcuno" ha voluto chiamarmi pittore e non artista pensando di offendermi. Non raccolgo la provocazione e vado umilmente avanti...
Ancora grazie! :bow:

P.P.S.) Sono anche contento che tu e ginogost vi stiate chiarendo e, spero, possiate presto proseguire in amicizia questa bella avventura nel FOL! OK!

quel qualcuno eccolo qui....lungi da me il volerti offendere, non ho motivi per farlo, ma da quel che vedo tu dipingi quindi ,per me, il termine pittore ti si addice, tutto qui.
 
...e il padre putativo di Oscar MURILLO (pittore, s'intende, che apprezzo molto).

P.S.) Grazie mambor1 per le tue parole nel thread "V_ _ _ _ _ _ _." Ho definito Basquiat "pittore" così da sentirmi in dolce compagnia (visto che proprio in quel 3D "qualcuno" ha voluto chiamarmi pittore e non artista pensando di offendermi. Non raccolgo la provocazione e vado umilmente avanti...
Ancora grazie! :bow:

P.P.S.) Sono anche contento che tu e ginogost vi stiate chiarendo e, spero, possiate presto proseguire in amicizia questa bella avventura nel FOL! OK!

Scusa vermeer con tutto il rispetto possibile, semtir accostato Murillo a JMB mi fa accapponare la pelle.. Uso delle parole non mie
"Un suo quadro è meno convincente di un solo centimetro di Basquiat».
 
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