Artisti africani ed asiatici contemporanei

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

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Transafricana

Cosa ne pensate di questi artisti africani?Avranno una importante collocazione nel mondo dell'arte?Secondo voi avranno una futura rivalutazione?L'arte africana è ancora "ghettizzata" e vista come semplice artigianato?



TRANSAFRICANA. A cura di Achille Bonito Oliva


Fondazione 107 presenta “TRANSAFRICANA” a cura di Achille Bonito Oliva.
Il titolo nasce dalla storica linea ferroviaria che taglia longitudinalmente l’Africa e dal desiderio di offrire un’arte “di attraversamento” così come la linea transafricana mette in comunicazione popolazioni tra loro eterogenee.

I 6 artisti africani selezionati sono:

• Esther Mahlangu – Sud Africa pittrice e scultrice
• George Lilanga – Tanzania pittore e scultore
• Seni Camara – Senegal scultrice
• Mikidadi Bush – Tanzania pittore e scultore
• Kivuthi Mbuno – Kenya pittore e scultore
• Peter Wanjau – Kenya pittore e scultore

ognuno di loro vive ed opera nel paese di origine.

Se sul finire degli anni ’70 del secolo scorso la Transavanguardia proponeva modelli di superamento alla sterilità delle neoavanaguardie ormai consumate su temi iperconcettuali, all’inizio di questi anni gli artisti di Transafricana propongono modelli alternativi, di recupero del sentimento del reale, della vita, rifiutando la corsa verso la globalizzazione estetica che pervade ormai tutta l’arte occidentale.
Come un grande pachiderma addormentato, l’Africa si risveglia da un sonno ancestrale e irrompe con grande forza ed energia nella storia dell’arte contemporanea internazionale, rivalutando la magia della vita e la sacralità dell’arte.
Citando Paul Klee, Achille Bonito Oliva afferma che “l’arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile”. Progetto e casualità creativa si intrecciano simultaneamente nell’opera, portata a bilanciare con la complessità dell’arte l’insufficienza di una realtà schematica e riduttiva. L’arte procura stordimento e nello stesso tempo conoscenza, una perdita di senso ed anche un suo accrescimento, tramite il disorientamento di una pratica che, per definizione, tende a ribaltare la comunicazione sociale, posta normalmente sotto il segno dello scambio unilaterale ed economico.
Sulla base di questo assioma il curatore ha scelto i 6 artisti provenienti dal continente più antico, l’Africa, ognuno di loro opera all’interno di una consapevolezza culturale, fortemente ancorato alle sue radici ed utilizza un linguaggio fatto di segni che lo stesso artista conosce molto bene e pertanto non cerca di domarlo, semmai di assecondarlo secondo procedimenti che implicano l’idea di progetto e di scelta. Il risultato invece viene lasciato ai suoi esiti liberi, fuori da qualsiasi attesa o preveggenza. Non è infatti l’artista ad essere preveggente, ma il linguaggio che cova dentro di sé immagini e risultati inusitati. L’artista conosce la tecnica della sopraffazione attiva del linguaggio che si basa sullo stordimento dei procedimenti creativi, abbassamento automatico delle tecniche compositive.
E’ questa la differenza tra arte africana e occidentale.
L’arte africana prima di quella contemporanea occidentale si è affrancata dalle servitù contenutistiche e cerca sempre il movimento della forma capace di trasfigurare ogni tema e portare sulla soglia del linguaggio ogni impito e slancio. Il linguaggio diventa il filtro attraverso cui passano segni, simboli e significati che vengono come vivificati e nello stesso tempo rielaborati nel passaggio della forma.
L’arte in questo senso trova il valore della spiritualità in se stessa, in quanto trasfigura ogni dettato visivo in un segno nuovo capace di dare durata e fissità esemplare all’istante e al transeunte. L’arte è sacra perché realizza il miracolo di dare durata all’impossibile durata della vita.
L’artista africano è dunque artefice, opera sui materiali depositati dentro la sua coscienza, nel magma della sua sensibilità che affronta la prova elaborata dell’opera, del risultato compiuto, il solo capace di garantire e di garantirgli lo statuto di demiurgo.

Esther Mahlangu
Nata a Middelburg, Sud Africa nel 1935.
E’ stata scoperta da Jean-Hubert Martin, allora direttore del Centre Pompidou invitandola nel 1989 alla mostra ormai epocale “Magiciens de la Terre”.
L’artista trasferisce i suoi temi pittorici dai muri delle case dei villaggi Ndebele su tele di grande dimensione o su oggetti di uso quotidiano. Tra le sue opere più significative, la decorazione della facciata del palazzo BMW insieme ad artisti come Andy Warhol e l’affresco alla Biennale di Lione con Sol Lewitt.
I suoi dipinti non sono astratti ma puramente decorativi e gli elementi che si trovano all’interno del dipinto non sono altro che stilizzazioni di motivi presi a prestito dal reale (vedi per esempio la lametta da barba) che molto spesso raccontano storie di vita del villaggio Ndebele.
I suoi dipinti sono stati anche trasferiti su oggetti di uso comune quali le auto BMW, la Fiat 500 e le decorazioni sulle code degli aerei della British Airways in occasione dei Campionati del Mondo di calcio svoltisi in Sud Africa nel 2010 di cui Esther Mahlangu era testimonial.

George Lilanga
Nato a Masasi, Tanzania nel 1934. Morto a Dar Es Salam, Tanzania nel 2005.
L’artista proviene dalla grande tradizione della scultura Makonde.
Anche lui scoperto da Jean-Hubert Martin è stato protagonista della mostra “Magiciens de la Terre”.
E’ la felicità, il segreto vero della pittura di Lilanga: una pittura infinitamente ripetitiva che però non si ripete mai, fatta di stesure piatte e tuttavia mai superficiale, priva di centro e volta a espandersi illimitatamente in tutte le direzioni. Lilanga racconta la storia della sua vita trascorsa in un villaggio nel sud della Tanzania, immerso in storie di shetani e stregoni, di diavoli e di magia. Gli shetani (spiritelli dispettosi e malevoli, più che diabolici presenti soprattutto intorno a Zanzibar, lungo la costa sud-orientale della Tanzania e del Mozambico) si confondono e si mescolano con la vita degli umani, Lilanga li dipinge per esorcizzarli.

Seni Camara
Nata a Bigogna, nella Regione della Casamance, Senegal nel 1945.
Seni Camara è una scultrice, plasma la terracotta che successivamente cuoce in forni all’aperto. Le sue sculture parlano di famiglia, vista attraverso gli occhi di un bambino. E’ una scultura asessuata, le forme plasmate dei genitori sono unite sopra i fianchi e non sono presenti organi sessuali. Madre, padre e bambini – i corpi si mescolano in una confusione di membra. Ognuno si tocca allegramente, ci si abbraccia, ci si stringe, ci si annida. Il tema predominante di Seni Camara è quello di un amichevole affetto.
Anche lei ha partecipato alla mostra al Centre Pompidour “Magiciens de la Terre”.

Mikidadi Bush
Nato in Tanzania nel 1957.
E’ stato il vincitore della seconda edizione della Biennale di Malindi.
La sua pittura tratta temi antichi, temi eterni come l’ignoto, il magico, il sotterraneo, il tribale, li tratta con la stessa modernità con cui i grandi artisti occidentali del XX° secolo hanno trattato la bellezza, il dolore, la morte, il desiderio di eternità.
I temi del quotidiano si intrecciano con la cultura animista in visioni che ci immergono in atmosfere oniriche e surreali.

Kivuthi Mbuno
Nato in Kenya nel 1947.
Ci sono modi molto diversi per parlare degli animali e di farli parlare: favole, miti, odi, racconti di caccia, descrizioni scientifiche, metafore, ricordi belli o brutti, proverbi. Ognuno possiede il proprio bestiario intimo, ma guardatevi bene intorno, sono sempre gli stessi animali che ricompaiono proprio come nelle favole. Tra le migliaia di specie viventi sulla terra solo poche popolano la nostra fantasia e la mettono ancora in agitazione, bestie totemiche e favolose, cariche di storie e di simboli, molto lontane dai cloni odierni.
In Africa, ogni anno, fiumi di turisti invadono parchi e riserve, macchina fotografica in pugno, e mitragliano le mandrie di bufali, le giraffe, i leoni, le gazzelle, le zebre, gli gnu…
Ricordi che verranno poi classificati negli album, cartoline strappate all’inquietudine dei tempi: la pace degli animali, il loro mistero senza tempo. Perché è la, in Africa, e soprattutto nelle grandi pianure del sud del Kenya, che si può ancora toccare con mano l’immaginario naif della creazione e della vita selvaggia, avvicinarsi senza rischi alle proprie paure e alle gioie antiche, ritrovare a grandezza naturale e ben vive, i peluche della propria infanzia.

Peter Wanjau
Nato in Kenya nel 1968.
La sua pittura è una “pittura cattiva” dal segno duro, impreciso, dai fondali anonimi: una forza dove l’idea poetica sovrasta l’esecuzione.
I temi dei suoi dipinti riguardano il sociale, il sesso, la religione, la malattia, la povertà e la politica, l’aids che attacca il mondo, la follia del calcio, un’attenzione sempre più accentuata nei confronti di una popolazione che vive le contraddizioni del sesso, della religione e della povertà.
Peter Wanjau ha partecipato alla Biennale di Venezia di Harald Szeemann nel 2001.
 
Non interessa a nessuno l'argomento?:(
 
Mi interessava , tempo fa, il fer forgè. Sai l'arte haitiana di lavorare il ferro ricavato dai bidoni di carburante. Per quanto riguarda gli artisti citati conosco solo Lilanga. Non amo molto i critici d'arte ma considero l'arte africana un pilastro fondamentale di tutta l'arte moderna e contemporanea. Se hai tempo e voglia potresti postare qualche foto di opere di artisti africani, personalmente mi piace molto.
 
Mi interessava , tempo fa, il fer forgè. Sai l'arte haitiana di lavorare il ferro ricavato dai bidoni di carburante. Per quanto riguarda gli artisti citati conosco solo Lilanga. Non amo molto i critici d'arte ma considero l'arte africana un pilastro fondamentale di tutta l'arte moderna e contemporanea. Se hai tempo e voglia potresti postare qualche foto di opere di artisti africani, personalmente mi piace molto.

ok ora posto qualcosa...;)
 

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4) Seni Camara
5) Mbuno Kivuthi
6) Peter Wanjau
 

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Non sono male , per me ,la Mahalangu ,Seni Camara e Wanjau.
 
Bonito oliva ha messo la parola trans anche in africa...mo basta bonito, hai rotte con ste storie di trans...
 
arte africana contemporanea

qualcuno la segue ? nei miei viaggi in africa ho scoperto che a Dakar fanno una specie di biennale, ma moltissimi artisti sono semi-sconosciuti - potrebbe essere il business del futuro - mi piacerebbe incontrare qualcuno interessato magari a un'agenzia promozionale
 
qualcuno la segue ? nei miei viaggi in africa ho scoperto che a Dakar fanno una specie di biennale, ma moltissimi artisti sono semi-sconosciuti - potrebbe essere il business del futuro - mi piacerebbe incontrare qualcuno interessato magari a un'agenzia promozionale

Mah, l'arte sorge dappertutto come le piantine del grano, ma cresce solo dove viene annaffiata con l'acqua del denaro (in Africa per ora è una materia prima assai scarsa).
Per avere un costo, poi, occorre che quasi nessuno muoia di fame e che le case abbiano muri veri, e non di sterco di cammello (ottimo, peraltro, da più punti di vista).
Auguri

00c.jpg
 
qualcuno la segue ? nei miei viaggi in africa ho scoperto che a Dakar fanno una specie di biennale, ma moltissimi artisti sono semi-sconosciuti - potrebbe essere il business del futuro - mi piacerebbe incontrare qualcuno interessato magari a un'agenzia promozionale

ciao Uomo Perfetto, benvenuto qui ...

in realtà in quella "Biennale" espongono anche artisti africani già esposti in molti musei occidentali ... ed alcuni (pur pochi) costano anche svariate centinaia

in ogni caso quello che proponi è un mestiere difficile ... ie selezionare gli artisti

competenze, relazioni, istinto, conoscenze ... altrimenti son dolori
 
ciao Uomo Perfetto, benvenuto qui ...

in realtà in quella "Biennale" espongono anche artisti africani già esposti in molti musei occidentali ... ed alcuni (pur pochi) costano anche svariate centinaia

in ogni caso quello che proponi è un mestiere difficile ... ie selezionare gli artisti

competenze, relazioni, istinto, conoscenze ... altrimenti son dolori

Penso che hai ragione a pensare agli artisti africani, anzi mi piacerebbe approfondire. Lo stesso Sarenco, grande scopritore di artisti (esempio Lilanga è una sua invenzione)e anima della poesia visiva, negli ultimi anni ha lanciato una sua biennale a Malindi presentando anche artisti interessanti e che ha esposto anche nella mia città solo per pochi eletti che potevano sapere. Se Sarenco ha battuto questa strada vuol dire che è buona perchè il suo fiuto non ha mai sbagliato.:yes:
 
Qui Vitra Design Museum: Making Africa
trovi diversi artisti africani contemporanei selezionati da Okwui Enwezor direttore della Biennale da El Anatsui già arrivato al milione di dollari ai nuovi artisti giovani come Omar Victor Diop, Mickael Subotsky, Zanele Muholi, Athi Patra Ruga già in mostre museali e biennali in giro per il mondo
 
Se solo 3 anni fa avessi accettato di spendere 40 mila dollari per un arazzo di tappi di El Anatsui :wall:

Non so se qualcuno ricorda quel periodo , facevo numerosi viaggi di lavoro in Nigeria, ebbene conobbi suo cognato ghanese e non mi fidai di spendere quella cifra.

Era piccolino ma spettacolare.
Oggi non bastano 300k

Chiesi manforte qui su FOL invano ed alla fine mollai :'(

Magari tra qualche anno torna a 40000, aspetta un po'....:yes:
 
Comunque è sbagliato pensare che in Africa non ci sia denaro, per certe cose può essercene più di qui, l'arte è un prodotto di lusso .;)
 
Il mio Dominique Zinkpé, un metro e cinquanta per due circa.
Ricco di riferimenti del voodu togolese, agita un'espressività gestuale frammista ad elementi iconografici tipicamente africani.

Quando lo presi cinque/sei anni fa, mi costò più il trasporto da Milano a casa...e come sempre, me ne impippo di rivalutazioni...quella avviene ogni giorno sotto i miei occhi!
 

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