microalfa
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Storicamente siamo abituati a distinguere la cultura umanistica, di cui le arti ne costituiscono una parte consistente, da quella scientifica, quasi fossero due campi diversi e distanti del sapere, differenze inerenti tanto le loro pratiche metodologiche quanto le loro finalità conoscitive.
Già negli anni Sessanta del Novecento, tuttavia, alcuni studiosi avevano sottolineato le pericolose conseguenze della sempre più accentuata divisione, quasi divergenza, delle due culture, ritenendo addirittura che questa frattura fosse la causa prima della crisi della nostra civiltà.
Dai primi anni del XXI secolo un punto di contatto, negazione implicita della presunta inconciliabilità, ci viene dalla relazione tra neuroscienze ed estetica, tanto da configurare la recente branca scientifica della neuroestetica, poiché studiando l’una il cervello che crea e sente l’opera d’arte e l’altra la fenomenologia emotiva dell’evento artistico, si pongono alla fine domande e obiettivi comuni.
Principale artefice di tale connubio è il premio Nobel per la medicina 2000, oltre che grande conoscitore dell'arte moderna, Eric Kandler.
Kandel individua questo punto comune nel riduzionismo metodologico praticato sia dalle neuroscienze sia dalle poetiche dell’arte contemporanea, in particolare dall’arte astratta in generale. Tanto le neuroscienze quanto l’arte astratta, sostiene Kandel, si pongono le stesse domande e obiettivi sull’esistenza umana e condividono sorprendentemente anche le stesse metodologie.
Per riduzionismo si intende, nelle scienze, spiegare un fenomeno complesso esaminando una delle sue componenti ad un livello meccanicistico più elementare, come si ricava dal termine latino reducere, ossia ricondurre. Nel medesimo modo l'artista utilizza un metodo riduzionista per suscitare una nuova risposta emotiva nello spettatore percependo in modo isolato una componente essenziale di un'opera.
Senza scendere nei dettagli della ricerca, ci viene spiegato come le cellule del cervello abbiano la capacità di elaborare le percezioni e le sensazioni che ciascuno di noi prova dinanzi a un’opera d’arte, come dire che la scienza della mente sia la sola che ci permetta di scoprire delle relazioni insospettabili nel percepire un’opera d’arte.
Benedetto Croce nel 1929 sosteneva che l’arte, la poesia, sono determinate da due elementi, «un complesso d’immagini e un sentimento che lo anima», dove «il sentimento si è tutto convertito in immagini, ed è un sentimento contemplato». Vale a dire teoretico. Oggi diamo una spiegazione scientifica al concetto che resta del tutto attuale.
Probabilmente la mentalità della maggior parte di noi è antiscientifica o almeno restia a cancellare antiche sedimentazioni e credenze sentimentali, tanto da essere la neuroestetica avversata da parte del mondo intellettuale ed artistico, ma ciò non toglie la veridicità del metodo riduzionista nonché i risultati speculativi raggiunti.
Certo, quando ci diranno che l'innamoramento è causato, supponiamo, da un batterio, il nostro storico romanticismo latente subirà un discreto trauma, dopo di che, senza più pensarci tanto, continueremo tranquillamente ad innamorarci e perpetrare questa straordinaria attività umana.
Riassumendo, i dati della scienza coincidono con l’interpretazione lirica dell’arte. Quando indagano con sapienza e misura l’origine delle cose, le due culture si fondono.
Data la mia immensa ignoranza, e anche per non appesantire il thread, offro qui soltanto i titoli - un abstract – dell'argomento proposto, lasciandone ai vari Brixia, Gino, Acci, Fabius, ecc., molto più esperti di me, se può essere di interesse, la continuazione e, insieme, lo sviluppo.
P.S. - testo superconsigliato: Eric R. Kandel - Arte e neuroscienze - le due culture a confronto – 2017 ed. Cortina – 26 euro.
Già negli anni Sessanta del Novecento, tuttavia, alcuni studiosi avevano sottolineato le pericolose conseguenze della sempre più accentuata divisione, quasi divergenza, delle due culture, ritenendo addirittura che questa frattura fosse la causa prima della crisi della nostra civiltà.
Dai primi anni del XXI secolo un punto di contatto, negazione implicita della presunta inconciliabilità, ci viene dalla relazione tra neuroscienze ed estetica, tanto da configurare la recente branca scientifica della neuroestetica, poiché studiando l’una il cervello che crea e sente l’opera d’arte e l’altra la fenomenologia emotiva dell’evento artistico, si pongono alla fine domande e obiettivi comuni.
Principale artefice di tale connubio è il premio Nobel per la medicina 2000, oltre che grande conoscitore dell'arte moderna, Eric Kandler.
Kandel individua questo punto comune nel riduzionismo metodologico praticato sia dalle neuroscienze sia dalle poetiche dell’arte contemporanea, in particolare dall’arte astratta in generale. Tanto le neuroscienze quanto l’arte astratta, sostiene Kandel, si pongono le stesse domande e obiettivi sull’esistenza umana e condividono sorprendentemente anche le stesse metodologie.
Per riduzionismo si intende, nelle scienze, spiegare un fenomeno complesso esaminando una delle sue componenti ad un livello meccanicistico più elementare, come si ricava dal termine latino reducere, ossia ricondurre. Nel medesimo modo l'artista utilizza un metodo riduzionista per suscitare una nuova risposta emotiva nello spettatore percependo in modo isolato una componente essenziale di un'opera.
Senza scendere nei dettagli della ricerca, ci viene spiegato come le cellule del cervello abbiano la capacità di elaborare le percezioni e le sensazioni che ciascuno di noi prova dinanzi a un’opera d’arte, come dire che la scienza della mente sia la sola che ci permetta di scoprire delle relazioni insospettabili nel percepire un’opera d’arte.
Benedetto Croce nel 1929 sosteneva che l’arte, la poesia, sono determinate da due elementi, «un complesso d’immagini e un sentimento che lo anima», dove «il sentimento si è tutto convertito in immagini, ed è un sentimento contemplato». Vale a dire teoretico. Oggi diamo una spiegazione scientifica al concetto che resta del tutto attuale.
Probabilmente la mentalità della maggior parte di noi è antiscientifica o almeno restia a cancellare antiche sedimentazioni e credenze sentimentali, tanto da essere la neuroestetica avversata da parte del mondo intellettuale ed artistico, ma ciò non toglie la veridicità del metodo riduzionista nonché i risultati speculativi raggiunti.
Certo, quando ci diranno che l'innamoramento è causato, supponiamo, da un batterio, il nostro storico romanticismo latente subirà un discreto trauma, dopo di che, senza più pensarci tanto, continueremo tranquillamente ad innamorarci e perpetrare questa straordinaria attività umana.
Riassumendo, i dati della scienza coincidono con l’interpretazione lirica dell’arte. Quando indagano con sapienza e misura l’origine delle cose, le due culture si fondono.
Data la mia immensa ignoranza, e anche per non appesantire il thread, offro qui soltanto i titoli - un abstract – dell'argomento proposto, lasciandone ai vari Brixia, Gino, Acci, Fabius, ecc., molto più esperti di me, se può essere di interesse, la continuazione e, insieme, lo sviluppo.
P.S. - testo superconsigliato: Eric R. Kandel - Arte e neuroscienze - le due culture a confronto – 2017 ed. Cortina – 26 euro.