Ecco una mia sintesi sul suo percorso, per chi non lo conosce ovviamente.
Nasce nel 1951 a Bologna ed inizia a dipingere agli inizi degli anni settanta con una figurazione iperrealista e pop, rappresentando spesso gli oggetti del pittore: matite, carboncini, barattoli di colore e sperimentando tecniche differenti. In questo periodo nasce anche la serie dei carboni, opere che nel loro gigantismo esprimono la diretta fisicità della forma e dell'immagine.
Sposa Mea, figlia dell'amico pittore Pirro Cuniberti. Purtroppo muore a Bologna nel 1988 per una malattia incurabile. Cuniberti dirà di lui: "Eravamo diventati parenti ma ho sempre stimato Piero perché fin dalla scuola s'era dimostrato un elemento straordinario. Della sua arte mi piaceva tutto perché era uno di quelli che sbagliano poco e come me lavorava moltissimo, tutti i giorni" ... "Una grande perdita la scomparsa d'un talento e d'un personaggio fuori dal normale, che pochi, peccato, ricordino".
Ma nel 1991 presso l'Università di Bologna si tiene un convegno sull'opera di Piero Manai con relazioni di Paolo Fossati e Peter Weiermair ed interventi di Flavio Caroli, Claudio Cerritelli, Umberto Eco, Roberto Daolio, Marco Meneguzzo, Adriano Baccilieri.
Nel 2004 la Galleria d’Arte Moderna di Bologna con Palazzo Saraceni propongono la prima grande retrospettiva sull’opera di Manai: sono mostre complementari per coprire l’ampiezza e la complessità della sua opera. La mostra composta da circa 120 opere dal 1970 al 1988 si articola in due spazi espositivi: alla GAM l'attività degli esordi ed a Palazzo Saraceni disegni, opere su carta, acetati e le polaroid.
Nel 2010 la Galleria De' Foscherari di Bologna organizza una mostra fotografica di sue polaroid, dal titolo L'insostenibile visione dell'essere. La fotografia può essere considerata alla base del lavoro artistico di Manai che usava il modello più semplice di polaroid, la XX70 e di essa diceva: “la uso perché la polaroid riporta la fotografia alle sue origini. Non avendo negativo, la foto scattata è un pezzo unico, c'è solo quello". La mostra presenta i tre soggetti fondamentali del lavoro di Piero Manai: la natura morta, il corpo e la testa, sottolineando l’importanza del gesto per dare forma alle figure.
Scomparso prematuramente ha lasciato un’opera completa ed intensa, caratterizzata da figure sfuggenti, isolate e proiettate verso l’esterno. Il suo breve percorso lascia però il rimpianto per un potenziale espresso solo in parte.