Non so in quale strascurata pagina era finito questo 3D. Peccato perchè l'Artista c'è tutto. Pochi lo considerano perchè è praticamente sconosciuto alle aste. Per sua scelta sicuramente, e per fortuna dei Collezionisti, direi.
Riporto un brano di questa bella intervista da La Repubblica di qualche anno fa, in cui si parla del suo rapporto con un Gallerista-mito come Lucio Amelio (mancato troppo presto, nel 1994, a soli 63 anni) e del senso del suo lavoro.
...l'approdo nella Galleria di Amelio a Piazza dei Martiri, dopo aver vinto un premio internazionale per giovani artisti, il premio Saatchi & Saatchi che si svolgeva per la prima volta a Milano nel 1988. Un importante collezionista di Milano contattò Amelio e gli consigliò di guardare il lavoro di Fermariello. «L' incontro in galleria era fissato per l'inizio del 1989 ma io non mi presentai, morivo dalla vergogna. Poi, un giorno, ad una inaugurazione, Lucio mi rinnovò l'appuntamento. Quando ci andai, lui, seduto sul divano, mi guarda e fa: "Fermariello, novità?". "Certo, gli risposi, mi sono immaginato un progetto bellissimo per una personale in questa galleria...". Lucio Amelio godeva di una credibilità internazionale e di un'autorevolezza che oggi nessuno ha più. Aveva il potere di dare valore alle cose, i suoi strumenti erano l'arte di affabulare, aveva un magnetismo nello sguardo che catturava. Tutto diventava mito dopo un suo racconto e qualche volta, anche oro». Amelio si lasciò affascinare da Fermariello, portandolo nei musei e nelle fiere d' arte di tutto il mondo: Basilea, Chicago, Parigi. I suoi guerrieri stilizzati entusiasmarono i visitatori della Biennale di Venezia del 1993. Il fitto intreccio di guerrieri a cavallo produssero una sensazione di inquietudine: forme essenziali e ripetute nella ricerca costante e quasi ossessiva della pura traccia del gesto. Un gesto che crea un codice: un segno che da figurativo si trasforma in simbolo concettuale. «La coazione a ripetere dello stesso soggetto - chiarisce l'artista - è metafora della malattia, delle compulsioni ossessive, dei virus che usano "codici" sottraendoli a tessuti ordinati con tecnica persecutoria. Ma cosa sono i virus se non masse invisibili, armate, antenati senza permesso di soggiorno che nei sintomi delle malattie chiedono di noi e, soprattutto, cosa ne resta di loro?». Fermariello ha lavorato di recente ad alcune sagome di metallo raffiguranti pesci tropicali, che con Maurizio Siniscalco ha esposto a Rio de Janeiro, al Museo Mac. «Mi sento affine alla suscettibilità dei metalli, che temono i cambiamenti: il ferro che teme la ruggine, oppure l'acciaio-corten che invece ha la capacità di resistere all' ossidazione e di convivere con la ruggine. Vorrei restituire semenza di bellezza ad un ambiente che per duemila anni abbiamo atrofizzato come Uni-verso ed oggi potremmo riconsiderare come Kosmos poli-semantico. Sono come un poeta che usa una sola parola - dice ancora, indicando i suoi guerrieri a cavallo - un musicista che usa una sola nota. I miei guerrieri incarnano l'archetipo simbolico del combattente, recuperano il mito dell' eroe: sono la storia della tradizione e della cultura».