accipicchia
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Ieri sera è scomparso Umberto Eco, un uomo di straordinaria intelligenza, di una cultura smisurata, con un carattere spigoloso, un senso critico più che pungente e uno spirito molto lontano dalla stomachevole melassa del politically correct di tanta pseudo-intellighenzia. Oggi, quando tutti ne parlano, è difficile ricordarlo in modo non banale (proprio lui detestava la banalità) e scrivere su di lui un pensiero che non sia già stato scritto.
Vorrei ricordare qui il suo legame con l'Arte (non con il mondo dell'arte). Amava e conosceva l'Arte. Sapeva parlarne come pochi e pur non essendo mai stato un critico ha scritto pagine molto importanti ed ha avuto un ruolo di assoluto rilievo. Un esempio: la famosissima mostra "Arte Programmata" del 1962 allestita nel Negozio Olivetti per volontà di Munari e altri, è una mostra passata legittimamente alla Storia per l'innovazione, per la tendenza tanto moderna da farla sembrare attuale ancora oggi (le luci e l'architettura furono addirittura anticipatrici di gusti che divennero popolari alcuni decenni dopo). Il testo del libro-catalogo di quella mostra epocale era proprio di Umberto Eco.
Vorrei ricordare qui il suo legame con l'Arte (non con il mondo dell'arte). Amava e conosceva l'Arte. Sapeva parlarne come pochi e pur non essendo mai stato un critico ha scritto pagine molto importanti ed ha avuto un ruolo di assoluto rilievo. Un esempio: la famosissima mostra "Arte Programmata" del 1962 allestita nel Negozio Olivetti per volontà di Munari e altri, è una mostra passata legittimamente alla Storia per l'innovazione, per la tendenza tanto moderna da farla sembrare attuale ancora oggi (le luci e l'architettura furono addirittura anticipatrici di gusti che divennero popolari alcuni decenni dopo). Il testo del libro-catalogo di quella mostra epocale era proprio di Umberto Eco.