Leoncillo Leonardi

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Alessandro Celli

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Talvolta ho avuto modo di dare cenno a questo immenso Artista
ma finalmente
grazie a Modernismi & Diego
ho pensato di dedicargli un suo 3D.

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Terzo ed ultimo figlio del poeta dialettale, chitarrista e professore di disegno Fernando Leonardi e di Giuseppina Magni, rimane orfano di padre all'età di tre anni. Di carattere ribelle e particolarmente indisciplinato, a quindici anni viene bocciato per la condotta all'Istituto tecnico; per reazione si isola e si trasferisce in soffitta, chiuso in un rancoroso silenzio. Qui comincia a scolpire blocchi di creta che il fratello Lionello (1904 - 1999) gli porta per confortare la sua solitudine. Non si limita a modellare, ma disegna e si appassiona alla storia dell’arte.
Studia all'Istituto d'arte di Perugia dal 1931 al 1935 e poi con Angelo Zanelli all'Accademia di belle arti di Roma. Nella capitale frequenta Libero de Libero (collega d’università del fratello Lionello), Corrado Cagli, Mirko, Afro, Renato Guttuso ed altri artisti contemporanei. Compie giovanissimo le prime esperienze artistiche all'interno della così detta scuola romana, seguendo con grande interesse soprattutto Scipione e Mario Mafai.
Nel 1939 si trasferisce a Umbertide dove sposa Maria Zampa, sua ex compagna di scuola, dalla quale avrà due figli Daniella e Leonetto. Entra in contatto con le Ceramiche Rometti, precedentemente dirette da Corrado Cagli, dove approfondisce il suo bagaglio di cognizioni tecniche; negli stessi forni realizza sculture di grandi dimensioni: l'Arpia (immagine), la Sirena e l'Ermafrodito, nell'insieme denominate i Mostri. Organizza fra gli operai della Rometti la prima cellula comunista di Umbertide.

Nel 1940, su invito di Gio Ponti, condivide con Salvatore Fancello una sala alla VII Triennale di Milano nell’ambito della Mostra della ceramica, dove espone le sue prime ceramiche cotte nei forni umbri e vince la Medaglia d'oro per le arti applicate.[5]. Le opere presentate: un ermafrodito fusolare, giallo, quattro busti rappresentativi delle quattro stagioni, tazze e accessori per servire il caffè e il tè.
Pubblica un Bestiario nel 1941, corredato da tavole litografiche di Fabrizio Clerici e una presentazione di Raffaele Carrieri.
Nel 1942 ritorna a Roma dove insegna plastica e decorazione all'Istituto statale d'arte fino al 1952; fra i colleghi ci sono Ettore Colla, Afro e Pericle Fazzini. L'anno successivo, in mostra collettiva con altri giovani artisti quali Toti Scialoja, Domenico Purificato, Giulio Turcato e Emilio Vedova, espone la serie dei Mostri presso la galleria La Cometa di Roma, ricevendo critiche lusinghiere.
La drammatica realtà della guerra lo spinge verso un più diretto impegno politico e sociale. Convinto antifascista, combatte per le forze partigiane affiliato alla Brigata Garibaldi "Francesco Innamorati" di Foligno[6] Stringe amicizie con giovani antifasciste attive in Umbria e a Roma, tra loro l'attrice Elsa De Giorgi. In questo periodo l’irruzione dei linguaggi "europei" influenza il suo stile che oscilla fra postcubismo e Picasso.
Nel 1944 a Roma, liberata dalle truppe alleate, realizza la Madre romana uccisa dai tedeschi (immagine), che si aggiudica il primo premio ex aequo per la scultura alla mostra L'arte contro la barbarie.[8] La mostra, sotto gli auspici de l’Unità, vuole denunciare le atrocità del fascismo e del nazismo. Leoncillo entra a far parte dell’organizzazione militare clandestina del Partito Comunista Italiano e nel settembre del 1944 tiene un comizio a San Lorenzo.
Nello stesso periodo collabora con i periodici romani La Settimana e Mercurio dove pubblica disegni per testi letterari e alcuni ritratti di attori famosi (Ruggero Ruggeri, Aldo Fabrizi, Gino Cervi, Andreina Pagnani, Elsa De Giorgi, Carlo Ninchi, i fratelli De Filippo, Dina Galli, Elsa Merlini, Paolo Stoppa, Evi Maltagliati, Umberto Melnati, Rina Morelli); notevole è infatti la sua attività di ritrattista, come testimoniano le opere Autoritratto (immagine) e Donata. Nell'immediato dopoguerra partecipa a numerose mostre collettive dove presenta sia sculture sia oggetti d'arte applicata, realizzati nel tentativo di rivitalizzare la tradizione artigianale italiana. A Roma nel 1945 espone Elementi per balaustra.
« Cito per tutti la balaustra di Leoncillo che è veramente un capolavoro. Più bello, secondo me, di un Della Robbia perché meno aulico, più bello e originale di un pezzo popolaresco perché più organizzato secondo un criterio di stile e di costruzione »
 

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Nel 1946 a Venezia firma con altri 10 artisti il manifesto della Nuova Secessione Artistica Italiana; l'anno seguente, nell'ambito della VIII Triennale di Milano, partecipa alla prima mostra del gruppo che prende il nome di Fronte nuovo delle arti con Antonio Corpora, Nino Franchina, Pericle Fazzini e Giulio Turcato, dove presenta: Natura morta colla bottiglia, Natura morta col domino , Il tavolino da lavoro. Viene presentato in catalogo da Alberto Moravia che scrive:
« [...] La scultura è l’arte per eccellenza dell’uomo; lo scultore, uomo, crea un altro uomo di cui si può fare il giro, che è fatto a stretta somiglianza dell’uomo. Ma Leoncillo ha prestissimo superato le prime posizioni naturalistiche, obbligatorie per ogni artista serio, poiché l’artista è, prima di tutto, un imitatore della natura.
[...] Ma oggi Leoncillo, sempre più scavando nel fondo della sua ispirazione, pare tendere ad un raccoglimento e ad una semplificazione che lui, nei suoi discorsi sull’arte, chiama astrazione. Sono le cose sue migliori, comunque; »


Ancora a Venezia espongono in gruppo alla XXIV Esposizione internazionale d'arte nel 1948 e alla XXV nel 1950. Partecipa di nuovo alla XXVI nel 1952 e alla XXVII nel 1954, dove gli viene dedicata una sala insieme a Lucio Fontana; espone tra le altre opere Bombardamento notturno,. È presente anche alla XXX nel 1960 e alla XXXIV nel 1968 di nuovo con una sala personale.
Nel 1948, insieme a giovani artisti comunisti come Marino Mazzacurati, Renato Guttuso ed Emilio Greco, stabilisce a Villa Massimo a Roma il proprio studio, nel cui centro campeggia il forno, una sorta di sedia elettrica in mattoni, dallo sportellone blindato. Vi lavorerà fino al 1956.
Nel 1949, presentato da Roberto Longhi, tiene la sua prima mostra personale alla galleria Fiore di Firenze.
Nel 1953 e nel 1959 vince il Premio Spoleto.
Per celebrare la partecipazione delle donne venete alla lotta di liberazione, nel 1955 esegue per il comune di Venezia il Monumento alla partigiana veneta, in ceramica policroma. Ne realizza due copie: la prima, ornata da una sciarpa rossa intorno al collo, viene contestata dal comune e rimandata indietro con l'obiezione che il colore rosso rimanda prevalentemente a partigiani comunisti. Realizza allora un altro monumento con sciarpa di diverso colore. La scultura, posizionata ai giardini napoleonici nel Sestiere di Castello su basamento di Carlo Scarpa, sarà distrutta nel 1962 da un attentato neofascista. La prima versione, quella con la sciarpa rossa, nel 1955 partecipa alla VII Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma; nel 1964 viene acquistata dal comune di Venezia e conservata alla Galleria internazionale d'arte moderna Ca' Pesaro
Un'altra celebrazione tutt'altro che retorica della resistenza è il monumento Ai caduti di tutte le guerre, commissionato dal comune di Albissola Marina nel 1955 e posizionato sul lungomare della cittadina nel 1958.
 

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Nel 1956 in seguito a una profonda crisi ideologica, contrario alla linea filosovietica togliattiana, si dimette dal Partito comunista e inizia una severa revisione del suo lavoro dell'ultimo decennio; abbandona il cubismo per volgersi ad esperienze informali, inventando una "via italiana" all'informale: colate di ceramica nei colori primari (bianco, nero, rosso) caratterizzano le sue sculture, dando luogo a figurazioni percorse da tagli netti o solchi. La natura allude ad alberi folgorati, a sconvolgimenti tettonici, ma natura è anche figura umana, quindi corpi martoriati, crocifissi, mutilati.
Nel 1957 espone alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis; la nuova produzione è decisamente orientata in senso informale. Nell'autopresentazione in catalogo esprime le ragioni profonde dalla sua adesione all'informale e al neorealismo:
« [...] Ma è solo dopo aver visto qualche cosa, magari tanti anni fa, che sento il bisogno di parlare: la pelle lucida e umida di un albero giovane dove poi ci sono tutti buchi scuri, o il nero che sta dietro la casa e che viene invece davanti dopo aver girato dappertutto, o una figura che la luce gli distrugge tutto il volto ed ha delle ombre sottili che gli scorrono addosso come rigagnoli. Tutte queste cose le capisco bene. E quando ho visto questo, l’immagine viene dentro e prende la faccia di tutti quei sentimenti esaltati che ci agitano sempre, e prendono il senso della gioia esultante che vorremmo, o della nostra tenerezza ferita o dello scuro e fermo riposo ove vorremmo avere pace. E ora si tratta di trovare una forma uguale a questa immagine, una forma, un colore, una materia »

Anche alla galleria romana L'Attico espone una serie di opere non figurative di grandi dimensioni.
Sempre nel 1957 esegue un pannello decorativo sul tema del lavoro per l'atrio della sede dell'Istituto nazionale della previdenza sociale a Ferrara; a Roma realizza una fontana per un complesso abitativo INA-Casa a Santa Lucia.

Rimane sempre legato a Spoleto; nel 1961, insieme al fratello Lionello e all'amico pittore Ugo Rambaldi, contribuisce alla fondazione dell'Istituto statale d'arte fortemente voluto dal sindaco Giovanni Toscano. Attualmente l'istituto è a lui intitolato.
In occasione del V Festival dei Due Mondi, con l'opera Le affinità patetiche, in grès bianco, partecipa nel 1962 alla mostra a cielo aperto Sculture nella città. L'opera è conservata al Museo Carandente, Palazzo Collicola - Arti visive.
 

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Seguono mostre nazionali e internazionali a Roma, New York, Napoli, Montreal.
Nel 1968 è presente con una sala personale alla XXXIV Biennale di Venezia in cui allestisce opere dell'ultimo decennio; copre le sue sculture con dei teli di plastica in segno di adesione alle proteste dei giovani artisti.
Muore prematuramente a soli 53 anni colpito da infarto a bordo della sua auto.
Leoncillo viene considerato una delle voci più alte della scultura europea del dopoguerra, uno tra i più grandi scultori della nostra epoca[18]. Hanno scritto di lui i principali studiosi d'arte italiani come Roberto Longhi, Cesare Brandi, Emilio Villa, Francesco Arcangeli, Giovanni Carandente, Marcello Venturoli, Giulio Carlo Argan, ecc.
A Spoleto, un anno dopo la morte, gli viene dedicata un'esposizione monumentale con gran parte dei suoi lavori.
Il Museo Carandente, Palazzo Collicola - Arti visive possiede una ricca collezione distribuita su 4 sale: disegni, sculture, ceramiche e maioliche documentano cronologicamente il percorso dell’artista. In una delle sale si possono ammirare due opere di Marisa Busanel, compagna di Leoncillo.
 

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Proprio questa mattina passando davanti alla galleria Montrasio di Monza, ho visto esposta una piccola scultura.
Affascinata, non mi staccavo più dalla vetrina..............
 
Grazie cara:clap::clap::clap:

peraltro trattato da Carlo Argan e Maurizio Calvesi
 

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Per me, discreto livello ma NOIOSISSIMO :bye:
 
Non amo fare pubblicità alle gallerie:no:

ma in questo caso è doveroso
per ammirare alcune sculture:cool:

http://www.repettogallery.com/wp-content/uploads/2015/02/cercamic_catalogo.pdf

Anche la galleria d'arte maggiore fa un buon lavoro su Leoncillo.
nei loro progetti c'è, finalmente, la preparazione del catalogo generale.
ad oggi purtroppo, la pubblicazione più completa è lo Spadoni, ma introvabile:
per quello che ne so, stampato in poche copie, i due autori non raggiunsero un accordo e le copie finirono al macero.
sono sempre alla ricerca di una copia, almeno in qualche biblioteca si trova
 
Riporto anche qui il mio piccolo contributo scritto in occasione della Biennale del Fol.

Infatti, nel padiglione informale, tra i 5 nomi evidenziati,avevo inserito pure Leoncillo con la storica opera ''i Minatori''

LEONCILLO LEONARDI - Minatori - 1951 - Terracotta Policroma
Come nell'Esistenzialismo in filosofia, anche nell'Arte Informale ciò che si può delineare è una profonda coscienza dell'individualità, l'uomo-artista percepisce ora più che mai il peso della sua esistenza.
Con questa opera Leoncillo ci presenta la pura e cruda realtà dei primi anni Cinquanta, i quattro personaggi sono rappresentati stanchi e la drammaticità viene accentuata dai contorni neri e blu.
 
Talvolta ho avuto modo di dare cenno a questo immenso Artista
ma finalmente
grazie a Modernismi & Diego
ho pensato di dedicargli un suo 3D.

Parli di me?
Grazie mille!
Per me Leoncillo resta un gigante assoluto.
Ci si chiede sempre cosa comprare con qualche migliaio di euro.
Questo è un ottimo esempio.
Storia allo stato puro.
Assolutamente da non perdere "bombardamento notturno" alla GNAM e le sculture presenti al MIC (soprattutto la dattilografa e la centralinista) e la scultura presente alla fondazione Magnani Rocca. :eek:
 
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Nel 1940, su invito di Gio Ponti, condivide con Salvatore Fancello una sala alla VII Triennale di Milano nell’ambito della Mostra della ceramica, dove espone le sue prime ceramiche cotte nei forni umbri e vince la Medaglia d'oro per le arti applicate.[5]. Le opere presentate: un ermafrodito fusolare, giallo, quattro busti rappresentativi delle quattro stagioni, tazze e accessori per servire il caffè e il tè.
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Salvatore Fancello
http://www.finanzaonline.com/forum/.../1727289-salvatore-fancello.html#post45323074
 
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Lampadario
 

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Caspita che emozione... Lascio il mio piccolo contributo! Dalla mia Collezione: Vedi l'allegato 2199725
Leoncillo Leonardi 1950, Studio per un Minatore,
ex collezione dell'artista futurista Enrico Prampolini
tempera su carta spolvero,
Studio per la scultura il Minatore - esposta alla Biennale di Venezia del 1950

Caspita, bella ed importante!
Quanto misura?
Io nel mio piccolo avevo preso i due piatti (che poi tanto piatti non sono) della meeting catalogo 754, entrambi sullo Spadoni.
Pagati una cretinata, ma in rete si trovano sia foto che aggiudicazioni.
Marzo 2013, ultimo acquisto da meeting (senza andare OT ma confermando quanto detto in altra discussione)
 
la mia misura cm 48 x 30, complimenti è un artista magico. All'estero le ceramiche smaltate vanno a finire in abitazioni e dimore di gente pazzesca che arreda le case con pezzi storici di design italiano ed internazionale, a prezzi da follia, ma bellissimi. Questo mi fa sperare in un "risveglio culturale" per tutta l'opera di Leoncillo :)

Già, tipo gli Hockemeyer (collezione importantissima e nota di ceramiche antiche); anche loro avevano piatti di Leoncillo (oltre che pezzi di Fontana, Melotti ecc), ma vendettero tutto il moderno per far spazio alle nuove acquisizioni di antico... :eek:
 
Per arcange

scusami
da Montrasio hai visto questa?
 

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Era quella OK!
Ma la foto non rende per niente. Dal vivo tutt'altra storia, come per tutte le opere.

A Verona e poi a Bergamo ne ho vista una bella che aveva Rino Costa, non so se qualcuno l'ha fotografata o se la ricorda
 
dagli Archivi della Biennale,
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Minatore - Biennale di Venezia
1951
 
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