Angelo Brescianini - spari su acciaio

Devo ancora capire che cosa rappresenta
Per il momento nulla
 
mapercarità.

non c'è nulla da capire:no:

poi i precedenti sarebbero tanti:rolleyes:

Ma meglio che 'sto Signor Angelo faccia attenzione:D

19 novembre del 1971. Ore 19.45. In una stanza della galleria F-Space di Santa Ana, California, un uomo è immobile, spalle al muro. Di fronte a lui un amico, zitto. Vittima l’uno, carnefice l’altro, per pochi minuti appena: il gioco di ruolo al cardiopalmo non risparmia terrore e tensione, iniettando nei due protagonisti una straordinaria dose di coraggio. L’uomo dinanzi alla parete dirige l’azione, mantenendo una flemma epica. “Sei pronto Bruce?”. Pronto. Ed ecco che il fucile calibro 22 si posiziona, rallentando il tempo e contraendo lo spazio, vertiginosamente. Tra i due una coltre di non senso, o forse di eccessiva lucidità. Volontà, travestita d’incoscienza.
Bruce spara. Mira e non sbaglia. La morte in una frazione di secondi, poi la vita, feroce come una buco nel braccio. Chris Burden, giovane artista statunitense, ha solo 25 anni. E tutta la voglia di restituire, come uno schiaffo in faccia al sistema e ai cliché, il fuoco che agitava in quegli anni la società europea e americana.


Ma erano altri tempi ed altri concetti....

Signor Angelo, lasci stare, l'arte è altra cosaKO!KO!
 

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Brescianini? Penosa l'idea, ridicolo prenderlo in considerazione KO!KO!KO!
 
Brescianini esprime l'impulso violento della società moderna, dove solo la ferita e il picchiare duro lasciano un segno visibile per la storia. I suoi interventi su lastre d'acciaio appaiono una forma di estroflessione molto particolare, una sparoflessione, si potrebbe dire.
La sua genialità è fuori discussione, egli metamorfosa il duro impatto dei materiali nell'opposto incurvarsi dello spazio ferito, quasi a reclamare la tragicità che i suoi sereni predecessori, maestri in paciose ed intellettuali estroflessioni, ma alieni da ogni esasperazione, se non appena accennata, hanno effettivamente trascurato.
Ma è il tempo che richiede tali performances, che segnano il passaggio dall'epoca del gesto gratuito ed effimero a quella del gesto permanente e definitivo. La lastra colpita non muore, si limita ad un bitorzolamento che della morte è esorcizzazione ed insieme memoria.
E' noto che la memoria agisce per curve, disdegna gli angoli retti così cari al pensiero razionale, si fissa sulla liquidità del sangue, sull'effimera durezza del legno, ma anche, come ci ricorda Brescianini, sull'immutata, profondamente insondabile rigidità dell'acciaio. Che non viene perforato: come in una cerimonia nuziale inutilmente ripetuta, cui l'esacerbato spessore di un imene solido e quasi indistruttibile sveli l'inanità di un reiterarsi dell'azione fallosa e fallica, ...
... ma siete arrivati sin qui? Ma chi ve l'ha fatto fare?
Non vi si può proprio lasciare soli un momento ...
Vabbè, ora la smetto di dire cagate :)
 
Brescianini esprime l'impulso violento della società moderna, dove solo la ferita e il picchiare duro lasciano un segno visibile per la storia. I suoi interventi su lastre d'acciaio appaiono una forma di estroflessione molto particolare, una sparoflessione, si potrebbe dire.
La sua genialità è fuori discussione, egli metamorfosa il duro impatto dei materiali nell'opposto incurvarsi dello spazio ferito, quasi a reclamare la tragicità che i suoi sereni predecessori, maestri in paciose ed intellettuali estroflessioni, ma alieni da ogni esasperazione, se non appena accennata, hanno effettivamente trascurato.
Ma è il tempo che richiede tali performances, che segnano il passaggio dall'epoca del gesto gratuito ed effimero a quella del gesto permanente e definitivo. La lastra colpita non muore, si limita ad un bitorzolamento che della morte è esorcizzazione ed insieme memoria.
E' noto che la memoria agisce per curve, disdegna gli angoli retti così cari al pensiero razionale, si fissa sulla liquidità del sangue, sull'effimera durezza del legno, ma anche, come ci ricorda Brescianini, sull'immutata, profondamente insondabile rigidità dell'acciaio. Che non viene perforato: come in una cerimonia nuziale inutilmente ripetuta, cui l'esacerbato spessore di un imene solido e quasi indistruttibile sveli l'inanità di un reiterarsi dell'azione fallosa e fallica, ...
... ma siete arrivati sin qui? Ma chi ve l'ha fatto fare?
Non vi si può proprio lasciare soli un momento ...
Vabbè, ora la smetto di dire cagate :)
Ma siamo sicuri che non si tratta niente altro che di un emulo di Castellani?
 
Francamente non vorrei in nome dell'arte si possa giustificare qualsiasi trovata o assurda provocazione, nel tentativo di trovare l'idea buona in un percorso in cui si è provato un pò di tutto... immagine dell'artista compresa, che sembra uscita da un film di Sergio Leone:mmmm:
 
Ultima modifica:
Nulla di nuovo.

" Ho sparato perché mi faceva piacere,perché mi faceva piacere veder la tela sanguinare e morire"

Niki De Saint Phalle.
 
Brescianini esprime l'impulso violento della società moderna, dove solo la ferita e il picchiare duro lasciano un segno visibile per la storia. I suoi interventi su lastre d'acciaio appaiono una forma di estroflessione molto particolare, una sparoflessione, si potrebbe dire.
La sua genialità è fuori discussione, egli metamorfosa il duro impatto dei materiali nell'opposto incurvarsi dello spazio ferito, quasi a reclamare la tragicità che i suoi sereni predecessori, maestri in paciose ed intellettuali estroflessioni, ma alieni da ogni esasperazione, se non appena accennata, hanno effettivamente trascurato.
Ma è il tempo che richiede tali performances, che segnano il passaggio dall'epoca del gesto gratuito ed effimero a quella del gesto permanente e definitivo. La lastra colpita non muore, si limita ad un bitorzolamento che della morte è esorcizzazione ed insieme memoria.
E' noto che la memoria agisce per curve, disdegna gli angoli retti così cari al pensiero razionale, si fissa sulla liquidità del sangue, sull'effimera durezza del legno, ma anche, come ci ricorda Brescianini, sull'immutata, profondamente insondabile rigidità dell'acciaio. Che non viene perforato: come in una cerimonia nuziale inutilmente ripetuta, cui l'esacerbato spessore di un imene solido e quasi indistruttibile sveli l'inanità di un reiterarsi dell'azione fallosa e fallica, ...
... ma siete arrivati sin qui? Ma chi ve l'ha fatto fare?
Non vi si può proprio lasciare soli un momento ...
Vabbè, ora la smetto di dire cagate :)


Grande recensione, saresti il critico migliore se ti prendessi sul serio.

:rotfl::rotfl::rotfl:
 
L'alter ego orientale di Niki de Saint Phalle.
Xiao Lu.

Saluti da Marte
 

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Brescianini esprime l'impulso violento della società moderna, dove solo la ferita e il picchiare duro lasciano un segno visibile per la storia. I suoi interventi su lastre d'acciaio appaiono una forma di estroflessione molto particolare, una sparoflessione, si potrebbe dire.
La sua genialità è fuori discussione, egli metamorfosa il duro impatto dei materiali nell'opposto incurvarsi dello spazio ferito, quasi a reclamare la tragicità che i suoi sereni predecessori, maestri in paciose ed intellettuali estroflessioni, ma alieni da ogni esasperazione, se non appena accennata, hanno effettivamente trascurato.
Ma è il tempo che richiede tali performances, che segnano il passaggio dall'epoca del gesto gratuito ed effimero a quella del gesto permanente e definitivo. La lastra colpita non muore, si limita ad un bitorzolamento che della morte è esorcizzazione ed insieme memoria.
E' noto che la memoria agisce per curve, disdegna gli angoli retti così cari al pensiero razionale, si fissa sulla liquidità del sangue, sull'effimera durezza del legno, ma anche, come ci ricorda Brescianini, sull'immutata, profondamente insondabile rigidità dell'acciaio. Che non viene perforato: come in una cerimonia nuziale inutilmente ripetuta, cui l'esacerbato spessore di un imene solido e quasi indistruttibile sveli l'inanità di un reiterarsi dell'azione fallosa e fallica, ...
... ma siete arrivati sin qui? Ma chi ve l'ha fatto fare?
Non vi si può proprio lasciare soli un momento ...
Vabbè, ora la smetto di dire cagate :)

:shit::ambulanza:

Grande gino
 
A Brescia ieri, al mercatino dell'antiquariato del Quadiportico, ne proponevano due 20 X 20 a Euro 1.200 cadauno (ho sentito la richiesta dell'espositore ad una persona interessata).
In una galleria cittadina invece ho visto opere di questo autore di molti anni precedenti.
Si tratta di opere di legno e materiali plastici che, azionate da un interruttore, si muovono e modificano la loro forma.
Anche in questo caso nulla di originale.

Saluti.

Andrea
 
Brescianini esprime l'impulso violento della società moderna, dove solo la ferita e il picchiare duro lasciano un segno visibile per la storia. I suoi interventi su lastre d'acciaio appaiono una forma di estroflessione molto particolare, una sparoflessione, si potrebbe dire.
La sua genialità è fuori discussione, egli metamorfosa il duro impatto dei materiali nell'opposto incurvarsi dello spazio ferito, quasi a reclamare la tragicità che i suoi sereni predecessori, maestri in paciose ed intellettuali estroflessioni, ma alieni da ogni esasperazione, se non appena accennata, hanno effettivamente trascurato.
Ma è il tempo che richiede tali performances, che segnano il passaggio dall'epoca del gesto gratuito ed effimero a quella del gesto permanente e definitivo. La lastra colpita non muore, si limita ad un bitorzolamento che della morte è esorcizzazione ed insieme memoria.
E' noto che la memoria agisce per curve, disdegna gli angoli retti così cari al pensiero razionale, si fissa sulla liquidità del sangue, sull'effimera durezza del legno, ma anche, come ci ricorda Brescianini, sull'immutata, profondamente insondabile rigidità dell'acciaio. Che non viene perforato: come in una cerimonia nuziale inutilmente ripetuta, cui l'esacerbato spessore di un imene solido e quasi indistruttibile sveli l'inanità di un reiterarsi dell'azione fallosa e fallica, ...
... ma siete arrivati sin qui? Ma chi ve l'ha fatto fare?
Non vi si può proprio lasciare soli un momento ...
Vabbè, ora la smetto di dire cagate :)

Attenzione che questa finisce sulla prossima monografia :cool:
Gino, in 20 righe hai reso implicitamente il concetto espresso da Savinio tanti anni fa e riassunto in queste sue parole (vado a memoria, ma la sostanza è resta):
"Esistono i monumenti agli artisti, ma non esisteranno mai monumenti ai critici d'arte" :cool::cool::cool:

Non ti bollino perchè ormai a forza di bollinate ti ho fatto venire il morbillo verde
 
L'ottima e ironica recensione di Gino andrebbe inserita anche nel 3d dedicato alla critica... come esempio illuminante e paradosso di tanti fantasiosi commenti ad opere d'arte... :specchio:Mi ha rammentato un episodio personale che forse può essere sintomatico di quanto avviene anche all'arte... Un amico ha regalato un suo libro chiedendomi di scrivere qualche parola di commento se ne avevo voglia in calce alla vetrina che appariva nel sito dell'editore... Qualche tempo dopo navigando... casualmente mi imbatto nel mio scritto riportato tale e quale a firma di un critico-giornalista che lui aveva interpellato e pagato per la recensione... ometto la relativa inca... :angry: del mio amico e lavata di testa al soggetto che alla fine ha comunque prodotto qualcosa di originale...

:ot: :bye:
 
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