Brescianini esprime l'impulso violento della società moderna, dove solo la ferita e il picchiare duro lasciano un segno visibile per la storia. I suoi interventi su lastre d'acciaio appaiono una forma di estroflessione molto particolare, una sparoflessione, si potrebbe dire.
La sua genialità è fuori discussione, egli metamorfosa il duro impatto dei materiali nell'opposto incurvarsi dello spazio ferito, quasi a reclamare la tragicità che i suoi sereni predecessori, maestri in paciose ed intellettuali estroflessioni, ma alieni da ogni esasperazione, se non appena accennata, hanno effettivamente trascurato.
Ma è il tempo che richiede tali performances, che segnano il passaggio dall'epoca del gesto gratuito ed effimero a quella del gesto permanente e definitivo. La lastra colpita non muore, si limita ad un bitorzolamento che della morte è esorcizzazione ed insieme memoria.
E' noto che la memoria agisce per curve, disdegna gli angoli retti così cari al pensiero razionale, si fissa sulla liquidità del sangue, sull'effimera durezza del legno, ma anche, come ci ricorda Brescianini, sull'immutata, profondamente insondabile rigidità dell'acciaio. Che non viene perforato: come in una cerimonia nuziale inutilmente ripetuta, cui l'esacerbato spessore di un imene solido e quasi indistruttibile sveli l'inanità di un reiterarsi dell'azione fallosa e fallica, ...
... ma siete arrivati sin qui? Ma chi ve l'ha fatto fare?
Non vi si può proprio lasciare soli un momento ...
Vabbè, ora la smetto di dire cagate