Dadamaino - vorrei disegnare nell'aria

artiko

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... come suggerito da alcuni, credo che l'artista meriti un thread tutto suo nel quale si discuta della sua opera.

Personalmente sono molto affascinato dalla serie il movimento delle cose. Sono opere molto difficili da fotografare e, in ogni caso, le foto non rendono la meraviglia dei segni e del movimento ...

Alcuni stralci tratti dal catalogo della retrospettiva di Bochum:

"il movimento delle cose - il titolo me l'ha suggerito Francesco Leonetti, consiste proprio nella rappresentazione, metaforica naturalmente, di un destino o di un insieme di destini, biologici ed esistenziali. Sono i ritmi delle persone che si incontrano, si amano, pulsano e si muovono, cambiano. Andandosene alla fine come le foglie d'autunno verso una materialistica eternità che a me pare quella vera".

"Caratteristica principale della nuova serie di opere, che si inaugura agli inizi degli anni 90 con la sala alla Biennale di Venezia, è di uscire nuovamente e definitivamente non solo dalla forma-quadro, ma anche dall'opera a parete in quanto i segni, nel desiderio dell'artista di far viaggiare le sue tracce nello spazio reale, sono disposti su fogli di varia lunghezza che vengono tesi o lasciati cadere nell'ambiente, occupandolo secondo direzioni diverse diagonali o irregolari, rispetto alle pareti reali".

"In merito al materiale scelto l'artista dichiara: Una sera, andando a fare un dibattito a Salò per una mostra di un artista, ho detto: vorrei disegnare nell'aria, allora ho dovuto cercare il materiale. Prima ho pensato ad un materiale come la carta da disegno, poi è venuto fuori questo poliestere piccolo, infine ho trovato questo materiale industriale che serve per fare i fondi per la fusione della plastica. Brucia a 800°.

:bye:
 
anche sulla sabbia
e questa è una delle cose che preferisco di Dada
 

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Bravo Artiko
molto bravo:bow::bow::bow::bow:

usciamo dalla questione annosa affrontata di là
e trattiamo della sua arte:clap::clap:

A me piacciono le cose semplici,
e questi "Fatti della vita», presentati alla Biennale di Venezia nel 1980, sono di una poesia assoluta.

Del resto, come diceva Oscar Wild "Qualcuno ha in sè inferno e paradiso"
:D:p:D
 

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Bravi, bella discussione. Anche a me piacciono molto i disegni della Dada, li trovo molto raffinati. Tra l'altro è una tematica che ha abbracciato un ventennio di attività, con sviluppi progressivi (dalle lettere a sein und zeit), molto in linea con lo spirito del tempo.
Come ricordava Alessandro, si è guadagnata la partecipazione alla Biennale con questi lavori.
 
il linguista francese Roland Barthes affermava che


«una scrittura non ha bisogno di essere leggibile per essere pienamente scrittura».
 

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il linguista francese roland barthes affermava che


«una scrittura non ha bisogno di essere leggibile per essere pienamente scrittura».

ssssssssssssssooooooooooooooooooooonnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnoooooooooooooooooooooooodddddddddddddddddaaaaaaaaaaaaaaaaaccccccccccccccccccccccccoooooooooooooooooooooorrrrrrrrrrrrrrrdddddddddddddddddddddooooooooooooooooooooooooo

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
 !!
 
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لي جدا
 
"
Riempio fogli e tele di questi segni, non lasciando che minimi spazi marginali senza soluzione di continuità. Posso lavorare per ore ed ore e giorni senza smettere ed anzi, quasi incapace di smettere. Ripeto un solo segno per superficie, perché lo ritengo sufficiente senza legarlo ad alcuno degli altri cinque. Anche di questo ignoro la ragione. So soltanto che un unico segno va ripetuto fino a riempire lo spazio che mi sono data. Poi comincio con un altro segno e così di seguito.
"
 
tutto è iniziato da qui

Si tratta di una sorta di scrittura della mente, della mia: fatta di linee ora dense e marcate ora impercettibili e saltellanti, ora lunghe ed ora brevissime, senza alcuna programmazione a priori, ma sensibili alla pressione della mano che libera, corre e traccia senza premeditazione. Ma è chiaro che se la mano è guidata dalla mente, in questo caso lo è dall'inconscio. Il risultato è una specie di reticoli e di spazi vuoti, per nulla disordinati, che hanno un loro ritmo, una loro profondità ed una loro armonia. Perché sì, l'ordine è diviso grosso modo in due categorie: quello repressivo, ottuso e prevaricatore e quello armonioso della libertà, dove le limitazioni non sono tali, ma si chiamano rispetto dell'altrui libertà e tolleranza.
 

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vabbè,

starò alla larga dai Volumi
visto l'aria che tira in giro:shit::shit:

ma concedetemi di offrire un contributo all'Artista
al di là del mercato....


“Cercai un bastone e cominciai a tracciare lo stesso segno, delle “lettere” sulla sabbia, per tutto il giorno. Smisi quando fui stremata. Avevo riempito la spiaggia di segni che, me ne resi conto allora, formavano un’acca, che nella mia lingua è la lettera muta. Una protesta scritta sulla sabbia, quanto più labile vi sia”. :bow:
Dadamaino

Analizzando l’etimologia della parola calligrafia, dal greco kalòs “bello” e graphìa “scrittura”, si comprende come, fin dagli esordi, l’azione dello scrivere abbia avuto l’accezione principale di arte della scrittura. :yes:

Non a caso, si legge che Steve Jobs:eek:, cofondatore di Apple Inc, nel famoso discorso del 2005 all’Università di Stanford dichiara così la sua passione per la calligrafia: “imparai i caratteri serif e sans serif, la differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, quello che rende eccezionale un’eccezionale stampa tipografica. Era bello, storico, artistico e raffinato...”.

Buona serata.
 

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... e senza entrare nel merito del
buono o non buono dei Volumi:no:

questa mi piacque assai:

"Dietro i grandi buchi vedevo un muro pieno di luci e ombre che vibravano e si muovevano.
L’arte era stata sinora statica, bisogna farla ridiventare dinamica"

Dadamaino in: Eleonora Fiorani, „Il Percorso del quotidiano: Dadamaino 1990-91“, in: Temporale Rivista d’Arte e di Cultura, Nr. 26, Edizioni
Dabbeni, Lugano 1991
 
Il vertice dal punto di vista artistico sono a mio parere i "movimenti delle cose""che rappresentano la summa del suo lavoro e degli obiettivi che si era data: cioè disegnare nell'aria per rappresentare al meglio la fluidità della vita e degli eventi, dematerializzare al massimo l'arte per avvicinarla il più possibile alle emozioni, allo spirito.....innanzitutto ha trovato nel poliestere trasparente il supporto ideale per rendere aeree e leggere le opere che inizialmente erano nate per essere contenute nelle usuali cornici poi successivamente le libera in modo che potessero fluttuare nell'aria.....geniale!!
 
vero
ma l'arte cinetica c'era già da un bel po'
mancava solo una certa sistematizzazione
la considerazione della critica che inquadra un movimento di artisti
e quella dei musei

tornando ad Edoarda Maino, possiamo dire che è stata un po', come dire, sfortunata
guarda chi si è trovata di fronte quando ha partecipato al premio Lissone
(roba da far paura e si doveva far vincere tutti
sai che collezione adesso, invece di far vincere la Joan e poi anche perdere il suo quadro....la solita attenzione italica alle cose...)

Lissone, l
 
... e tornando a quella sabbia
che tanto mi affascina

questa devo riportarVela:

"I giorni successivi tornai a vedere (la sabbia), perché la mia curiosità di artista era altrettanto forte che il dolore e i segni non erano scomparsi, solo sempre meno nitidi e quando partii, ancora qualche traccia era visibile.
..... Altri eventi sono accaduti: persone care sono state o sono gravemente ammalate. II loro dolore lo sento sulla mia pelle e queste lettere sono indirizzate pure ad esse, alla sofferenza dell'umanità, di qualsiasi natura e proporzione."

in tutto ciò ci leggo poesia oltre che arte
poi vedete voi
per il resto.....:D
si può sempre girare pagina
:bye:
 

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... e senza entrare nel merito del
buono o non buono dei Volumi:no:

questa mi piacque assai:

"Dietro i grandi buchi vedevo un muro pieno di luci e ombre che vibravano e si muovevano.
L’arte era stata sinora statica, bisogna farla ridiventare dinamica"

Dadamaino in: Eleonora Fiorani, „Il Percorso del quotidiano: Dadamaino 1990-91“, in: Temporale Rivista d’Arte e di Cultura, Nr. 26, Edizioni
Dabbeni, Lugano 1991
Nonostante il tipo di lavoro sia alquanto differente anche da quanto da te menzionato è facile scorgere il collegamento ideale tra i volumi e i "movimenti delle cose": i volumi erano stati il primo tentativo di alleggerire, liberare la tela da qualunque sovrastruttura per rappresentare allora il "grado zero" dell'arte, mentre i "movimenti delle cose" riprendono quell'insegnamento iniziale e lo sviluppano portando agli estremi questa ricerca dell'immaterialità, dello spirito, dell'andare "oltre"
 
Nonostante il tipo di lavoro sia alquanto differente anche da quanto da te menzionato è facile scorgere il collegamento ideale tra i volumi e i "movimenti delle cose": i volumi erano stati il primo tentativo di alleggerire, liberare la tela da qualunque sovrastruttura per rappresentare allora il "grado zero" dell'arte, mentre i "movimenti delle cose" riprendono quell'insegnamento iniziale e lo sviluppano portando agli estremi questa ricerca dell'immaterialità, dello spirito, dell'andare "oltre"

e bravo, caro mio.

L'intento, a prescindere,
è quello di portare la discussione
Dadamaino Arte
e non
altro:no:

per quello
c'è già altro spazio sovraesposto:eek:
 
e bravo, caro mio.

L'intento, a prescindere,
è quello di portare la discussione
Dadamaino Arte
e non
altro:no:

per quello
c'è già altro spazio sovraesposto:eek:
Già....sono d'accordo ed apprezzo molto la tua iniziativa che mi solleva alquanto....
 
... bei contributi, bravi !! :clap: artebrixia ha parlato di poesia e mi si è accesa una lampadina :yes:

Italo Calvino :bow: ha dedicato alla leggerezza la prima delle sue Lezioni Americane e rileggendola si trovano degli elementi che si adattano in maniera incredibile alla poetica di Dadamaino ed alle sue opere: :read:

"... la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio. In questa conferenza cercherò di spiegare - a me stesso e a voi - perché sono stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto"

"... quando ho iniziato la mia attività, il dovere di rappresentare il nostro tempo era l'imperativo categorico d'ogni giovane scrittore. Pieno di buona volontà, cercavo d'immedesimarmi nell'energia spietata che muove la storia del nostro secolo, nelle sue vicende collettive e individuali. Cercavo di cogliere una sintonia tra il movimentato spettacolo del mondo, ora drammatico ora grottesco, e il ritmo interiore picaresco e avventuroso che mi spingeva a scrivere. Presto mi sono accorto che tra i fatti della vita che avrebbero dovuto essere la mia materia prima e l'agilità scattante e tagliente che volevo animasse la mia scrittura c'era un divario che mi costava sempre più sforzo superare. Forse stavo scoprendo solo allora la pesantezza, l'inerzia, l'opacità del mondo: qualità che s'attaccano subito alla scrittura, se non si trova il modo di sfuggirle."

"In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi, ma che non risparmiava nessun aspetto della vita."

"Nei momenti in cui il regno dell'umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell'irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica. Le immagini di leggerezza che io cerco non devono lasciarsi dissolvere come sogni dalla realtà del presente e del futuro... Nell'universo infinito della letteratura s'aprono sempre altre vie da esplorare, nuovissime o antichissime, stili e forme che possono cambiare la nostra immagine del mondo ... Ma se la letteratura non basta ad assicurarmi che non sto solo inseguendo dei sogni, cerco nella scienza alimento per le mie visioni in cui ogni pesantezza viene dissolta... Oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime: come i messaggi del Dna, gli impulsi dei neuroni, i quarks, i neutrini vaganti nello spazio dall'inizio dei tempi... Poi, l'informatica. E' vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d'elaborare programmi sempre più complessi. La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d'acciaio, ma come i bits d'un flusso d'informazione che corre sui circuiti sotto forma d'impulsi elettronici."

"Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso. E' legittimo estrapolare dal discorso delle scienze un'immagine del mondo che corrisponda ai miei desideri? Se l'operazione che sto tentando mi attrae, è perché sento che essa potrebbe riannodarsi a un filo molto antico nella storia della poesia".

(continua) ;)
 
sempre Calvino:

"Il De rerum natura di Lucrezio è la prima grande opera di poesia in cui la conoscenza del mondo diventa dissoluzione della compattezza del mondo, percezione di ciò che è infinitamente minuto e mobile e leggero. Lucrezio vuole scrivere il poema della materia ma ci avverte subito che la vera realtà di questa materia è fatta di corpuscoli invisibili. E' il poeta della concretezza fisica, vista nella sua sostanza permanente e immutabile, ma per prima cosa ci dice che il vuoto è altrettanto concreto che i corpi solidi."

"La più grande preoccupazione di Lucrezio sembra quella di evitare che il peso della materia ci schiacci. Al momento di stabilire le rigorose leggi meccaniche che determinano ogni evento, egli sente il bisogno di permettere agli atomi delle deviazioni imprevedibili dalla linea retta, tali da garantire la libertà tanto alla materia quanto agli esseri umani."

"La poesia dell'invisibile, la poesia delle infinite potenzialità imprevedibili, così come la poesia del nulla nascono da un poeta che non ha dubbi sulla fisicità del mondo. Questa polverizzazione della realtà s'estende anche agli aspetti visibili, ed è là che eccelle la qualità poetica di Lucrezio: i granelli di polvere che turbinano in un raggio di sole in una stanza buia (Ii, 114-124); le minute conchiglie tutte simili e tutte diverse che l'onda mollemente spinge sulla bibula harena, sulla sabbia che s'imbeve (Ii, 374-376); le ragnatele che ci avvolgono senza che noi ce ne accorgiamo mentre camminiamo (Iii, 381-390)."

(continua)
 
prosegue quindi in un confronto tra Guido Cavalcanti e Dante, dove si arriva ad una distinzione letteraria tra l'astratto (Cavalcanti) ed il figurativo (Dante) :bow::

"Il verso (di Cavalcanti) "e bianca neve scender senza venti"
è stato ripreso con poche varianti da Dante nell'Inferno (Xiv, 30):
"come di neve in alpe sanza vento" ."

"I due versi sono quasi identici, eppure esprimono due concezioni completamente diverse. In entrambi la neve senza vento evoca un movimento lieve e silenzioso. Ma qui si ferma la somiglianza e comincia la diversità. In Dante il verso è dominato dalla specificazione del luogo ("in alpe"), che evoca uno scenario montagnoso. Invece in Cavalcanti l'aggettivo "bianca", che potrebbe sembrare pleonastico, unito al verbo "scendere", anch'esso del tutto prevedibile, cancellano il paesaggio in un'atmosfera di sospesa astrazione. Ma è soprattutto la prima parola a determinare il diverso significato dei due versi. In Cavalcanti la congiunzione "e" mette la neve sullo stesso piano delle altre visioni che la precedono e la seguono: una fuga di immagini, che è come un campionario delle bellezze del mondo. In Dante l'avverbio "come" rinchiude tutta la scena nella cornice d'una metafora, ma all'interno di questa cornice essa ha una sua realtà concreta, così come una realtà non meno concreta e drammatica ha il paesaggio dell'Inferno sotto una pioggia di fuoco, per illustrare il quale viene introdotta la similitudine con la neve. In Cavalcanti tutto si muove così rapidamente che non possiamo renderci conto della sua consistenza ma solo dei suoi effetti; in Dante, tutto acquista consistenza e stabilità: il peso delle cose è stabilito con esattezza."

(scusate ma lo trovo stupendo :clap:)

(continua)
 
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