Ruolo dei galleristi nelle aste

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Ottimo articolo, ma...
era già tutto ampiamente intuibile! :censored: ;)

Sono d'accordo.
Tutto intuibile e probabilmente è anche naturale che sia così.
La cosa che secondo me è importante è l'ultima frase quasi buttata lì, ovvero che il mondo istituzionale dovrebbe essere esente da valutazioni fatte basandosi sui risultati del mercato secondario; per esempio potrebbe puntare alla qualità o alla valorizzazione dei giovani artisti nazionale.
In un altro articolo si cita l'organizzazione pubblica francese, i frac
Francia: trent
Penso possa essere un esempio anche per l'Italia ma per come vanno le cose a casa nostra ... :censored: :mmmm:
 
Sono d'accordo.
Tutto intuibile e probabilmente è anche naturale che sia così.
La cosa che secondo me è importante è l'ultima frase quasi buttata lì, ovvero che il mondo istituzionale dovrebbe essere esente da valutazioni fatte basandosi sui risultati del mercato secondario; per esempio potrebbe puntare alla qualità o alla valorizzazione dei giovani artisti nazionale.
In un altro articolo si cita l'organizzazione pubblica francese, i frac
Francia: trent
Penso possa essere un esempio anche per l'Italia ma per come vanno le cose a casa nostra ... :censored: :mmmm:

Cioè ... dare in mano le scelte culturali ai politici?
Ma sei improvvisamente impazzito?

E per quanto riguarda i galleristi in asta

Resta il fatto che il controllo del mercato degli artisti rappresentati è una delle attività che i galleristi sono chiamati a svolgere. Non di rado, infatti, nei contratti di vendita di un’opera (quando ci sono) viene inserita la clausola che obbliga il collezionista a rivendere il pezzo solo attraverso la galleria dove è avvenuto in origine l’acquisto. Una regola che, nel tempo, è entrata a far parte della stessa etichetta del collezionista e a cui si sono adeguate anche le case d’asta che, quasi sempre, comunicano alle gallerie se un’opera di un loro artista è inserita nel catalogo di una vendita all’incanto. Non solo. Essendo in grado di sapere quale livello d’interesse può riscuotere tra i collezionisti invitati all’asta un determinato lavoro, lo comunicano ai galleristi invitandoli, nel caso questo non sia altissimo, ad essere presenti in sala per fare delle offerte.

Legale o meno che sia, questa pratica ci fa capire come il mercato dell’arte sia diverso da quello di altri beni. Normalmente dovrebbe essere la domanda a far crescere o diminuire il prezzo di un oggetto. In questo caso, invece, sembra che tutto sia in mano alla sola offerta. Un motivo in più per insistere sul fatto che è il momento di finirla con l’equazione valore economico=valore culturale di un’opera. E, invece, i risultati di mercato sembrano regolare sempre di più le agende dei collezionisti modaioli e, cosa più grave, delle istituzioni internazionali (pubbliche e private) che si occupano di contemporaneo.

Piuttosto che firmare la clausola di dover rivendere attraverso la galleria mi distruggo il quadro. :censored::censored:

Quanto al sostegno in asta la linea di distinguo è tra
1) compro per sostenere il prezzo di un artista perché ne ho dei pezzi KO!
2) compro perché è un buon prezzo e compro bene OK!

Si dirà: come diavolo distinguere tra le due posizioni, a parte certe situazioni estreme, che sono evidenti? Non lo so, ma se il peso sul mercato di tali aggiudicazioni non fosse così grande, come per esempio nel caso delle aggiudicazioni da Drouot (la gran parte) il problema sarebbe in gran parte inesistente. Forse basterebbe una legge che impedisse di querelare per fatti attinenti l'arte e le aste :D;)
 
Il gallerista che difende gli artisti in asta fa molto bene! :

-Per rivalutare il suo magazzino( ovviamente ha già investito capitali)

-e per difendere i suoi clienti collezionisti,perché anche loro in questo caso vedono già una plusvalenza di guadagno nel loro investimento.

Mi preoccuperei se fosse il contrario,sopratutto per il collezionista
 
Il gallerista che difende gli artisti in asta fa molto bene! :

-Per rivalutare il suo magazzino( ovviamente ha già investito capitali)

-e per difendere i suoi clienti collezionisti,perché anche loro in questo caso vedono già una plusvalenza di guadagno nel loro investimento.

Mi preoccuperei se fosse il contrario,sopratutto per il collezionista

Dal punto di vista della razionalità economica il tuo ragionamento non fa una piega, davvero ...
 
Il gallerista che interviene alle aste per sostenere le quotazioni dei suoi artisti fa esattamente come Draghi quando compra i Btp e i Bonos per tenere in piedi l'euro :D
Sbaglio forse?
 
Il gallerista che difende gli artisti in asta fa molto bene! :

-Per rivalutare il suo magazzino( ovviamente ha già investito capitali)

-e per difendere i suoi clienti collezionisti,perché anche loro in questo caso vedono già una plusvalenza di guadagno nel loro investimento.

Mi preoccuperei se fosse il contrario,sopratutto per il collezionista

Certo.
In borsa si chiamerebbe aggiotaggio.
E, a leggere bene, nemmeno solamente in borsa. Un'asta è esattamente un pubblico mercato.

«Chiunque, al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifizi atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 516 a 25.822
Se l'aumento o la diminuzione del prezzo delle merci o dei valori si verifica, le pe:censored:ne sono aumentate. Le pe:censored:ne sono raddoppiate:

1. se il fatto è commesso dal cittadino per favorire interessi stranieri;
2. se dal fatto deriva un deprezzamento della valuta nazionale o dei titoli dello Stato, ovvero il rincaro di merci di comune o largo consumo.

Le pe:censored:ne stabilite nelle disposizioni precedenti si applicano anche se il fatto è commesso all'estero, in danno della valuta nazionale o di titoli pubblici italiani.
La condanna importa l'interdizione dai pubblici uffici».

Non essendo le opere d'arte merci di comune o largo consumo, vorrà dire le pe:Dne non saranno raddoppiate :p

Ovviamente pe:censored:ne non è quello che immagina la nostra arcigna moderazione automatica di origine vittoriana :rolleyes:
 
Vabbè forse era solo una provocazione.
Stavo per scrivere una intelligente provocazione, ma la tastiera mi ha impedito di pigiare i tasti al fine di comporre l'aggettivo.
 
Cioè ... dare in mano le scelte culturali ai politici?
Ma sei improvvisamente impazzito?

:D
Non amo i politici, ma dico solo che se sei in lista come assessore alla cultura della tua città voto la lista qualunque essa sia,
:bow:


E per quanto riguarda i galleristi in asta

Piuttosto che firmare la clausola di dover rivendere attraverso la galleria mi distruggo il quadro. :censored::censored:

Credo che sia una alternativa a dover rincorrere tutte le aste. Come galleria ti garantisco il valore, tu come collezionista accetti che io garantisca anche gli altri collezionisti.
Penso riguardi e possa venire accettato solo da chi fa collezionismo per puro investimento.
 
interessante articolo, interessante argomento, bravo Holly

è oggettivamente quantomeno discutibile la partecipazione del gallerista ad un asta di un proprio artista, condizionando/influenzando/orientando il valore di mercato determinato in un asta

così operando, i galleristi più ricchi - oltre a potenzialmente "falsare" le quotazioni - attraggono gli artisti di maggior talento, per la sensazione di maggior protezione offerta, rendendo la vita difficile ai galleristi più deboli finanziariamente (anche quando più bravi culturalmente e/o artisticamente), che scoprono i talenti e se li vedono poi soffiare per concorrenza "sleale"

ammetto, al contempo, che fino a quando lo fanno alla luce del sole (senza intermediari o prestanome) è si poco condivisibile ma quanto meno comprensibile ... la trasparenza è cmq un valore
 
Per conto mio è improprio parlare dell'arte contemporanea come di un mercato. Dal momento che l'offerta è limitata e il gallerista ha praticamente il monopolio di un artista è praticamente sempre l'offerta che decide il prezzo. Le aste sono quindi, più che il luogo del reato, dei palcoscenici dove si mettono in scena delle commedie al fine di "intortare" quanti più fessi possibile. Cose da De Filippo e Totò.;)
 
Il gallerista che difende gli artisti in asta fa molto bene! :

-Per rivalutare il suo magazzino( ovviamente ha già investito capitali)

-e per difendere i suoi clienti collezionisti,perché anche loro in questo caso vedono già una plusvalenza di guadagno nel loro investimento.

Mi preoccuperei se fosse il contrario,sopratutto per il collezionista

E meno male che qualche gallerista sa fare il gallerista e difendere i suoi artisti e i suoi collezionisti! Gli altri, quelli che non hanno artisti da curare e da difendere, e che se ne fregano dei loro collezionisti, sono solo dei bottegai generici (senza offesa, ma intendo dire che non sono professionisti del loro settore).
 
Il gallerista che difende gli artisti in asta fa molto bene! :

-Per rivalutare il suo magazzino( ovviamente ha già investito capitali)

-e per difendere i suoi clienti collezionisti,perché anche loro in questo caso vedono già una plusvalenza di guadagno nel loro investimento.

Mi preoccuperei se fosse il contrario,sopratutto per il collezionista

Hai ragione da vendere. E' una storia vecchia. Fa parte del lavoro delle gallerie SERIE.
Chi si scandalizza, non ha proprio idea di come funzionano e devono funzionare le cose. :censored:
 
E meno male che qualche gallerista sa fare il gallerista e difendere i suoi artisti e i suoi collezionisti! Gli altri, quelli che non hanno artisti da curare e da difendere, e che se ne fregano dei loro collezionisti, sono solo dei bottegai generici (senza offesa, ma intendo dire che non sono professionisti del loro settore).

Hai ragione. Sono proprio i "bottegai" che non "lavorano" CON e PER i propri artisti; quelli che considerano i propri collezionisti solo dei polli da spennare e che non hanno un minimo di etica. E sono poi gli stessi che comprano le opere dagli artisti (come avviene li in Italia)...
 
E meno male che qualche gallerista sa fare il gallerista e difendere i suoi artisti e i suoi collezionisti! Gli altri, quelli che non hanno artisti da curare e da difendere, e che se ne fregano dei loro collezionisti, sono solo dei bottegai generici (senza offesa, ma intendo dire che non sono professionisti del loro settore).

bravo:bow:
 


A mio modo di vedere è la professionalità che è venuta a mancare in questi ultimi decenni(non solo nell'arte).Paolo Conte in "Boogie" cantava:"..si sbagliava da professionisti.."D'altra parte in un ambito diventato più economico/venale (a scapito di ciò per cui l'arte è nata)è quasi logico che molti personaggi siano saliti sul carro infischiandosene di tutto ciò che non riguardi UNICAMENTE il proprio ritorno .
 
sono ben contento che finalmente Tu
sia ancora qui fra noi!:clap:

(il grande musicista:D)
 
Hai ragione da vendere. E' una storia vecchia. Fa parte del lavoro delle gallerie SERIE.
Chi si scandalizza, non ha proprio idea di come funzionano e devono funzionare le cose. :censored:
Però allora è fuorviante parlare di "mercato".
Faccio un esempio un po' roboante :D : in Europa o nel mondo certe attività vengono sovvenzionate per proteggerle dalla concorrenza. Si chiama più o meno protezionismo. E falsa i prezzi. Cioè annulla o distorce il mercato.
E' chiaro che talora è prassi giustificabile. Al tempo stesso quando sono gli altri a far così ci indigniamo.
Si guardi a cosa è diventato - per restare nei pressi dell'arte - il cinema italiano, che vive di sovvenzioni e puzza di dolciastro, magari politicamente corretto, a dieci kilometri. Ed è fuori mercato, vedi un po'.
Se si crede in un artista e si vuole sostenerne il prezzo, basta non venderlo a meno. Andare a metter zampa sul suo "mercato" dura solo fin che è vivo l'artista, o attivo il gallerista, insomma per un periodo determinato.
Solo dopo, e non proprio sempre, agisce il mercato. E punisce chi stava sopravvalutato. E i collezionisti che ci hanno creduto.
Ora, vorrei che chi ha, da bravo e "serio" gallerista, sostenuto i prezzi di Guttuso, Migneco ecc ecc, ammettesse di avere fregato i propri clienti facendo credere ad un valore/prezzo ingiustificabile.
Ma questo si sa sempre dopo. Quando il reo è andato in pensione. Nel presente il suo dovere di "bravo gallerista serio" è di sostenere i prezzi degli autori (anche quando autori di ciofecume?) e fregarsene se gli intortati se lo prenderanno là. Mors tua vita mea (mordi tu la mia vite :D )
Ma allora, scusate, se i criteri sono questi, Boni & C sono i migliori galleristi del mondo! :wall:
 
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