Non conoscete voi gente al mondo che vivendo una vita lunga sia giunta ai 100 anni ?
E ci sono perfino quelli che hanno passato i 100 anni, di qualche anno anche.
Vi dirò che ci sono di questi campalungo una grande quantità, che ci si è accorti che sono stati al mondo solamente quando gli è successo di morire.
E loro stessi, finalmente, si sono resi conto di essere stati vivi solo nel momento in cui l’anima loro tornava al creatore.
Dunque è la morte che li ha fatti accorgere della vita, ma non sapendo quelli di essere mai stati vivi, quando lo erano, vuoi chiamare tu campare questo loro transitare in vita?
No, no di sicuro !
Anche se aggiungessi un centinaio di vite a questa prima vita, un’altra vita aggiunta all’altra e poi un’altra ancora, quei centenari non avrebbero mai avuto una vita sola da chiamarsi vita.
Di contro se uno si trova a vivere giusto il tempo della giovinezza, che so, fino a 20 anni, 25, e in questo breve passaggio, ognuno, di lui e del suo stare in vita si accorge di un comportamento insolito, quale per esempio che so,
prima di tutto il modo con cui riesce a mettersi a disposizione di quelli che si trovano in difficoltà di denaro o di affetti e ancora
con le sue storie e con i suoi gesti dà allegrezza e amore ad ognuno; ecco che, alla sua dipartita, tutti provano disperazione.
Vi pare forse che non si dovrebbe chiamare “maggior vita” la sua?
E’ sicuramente vita più lunga di uno che, campando in eterno, non avesse mai saputo di essere stato vivo.
Or dunque ….. non è tanto il numero dei giorni che ci rende consci di stare vivendo una vita degna, quanto piuttosto la follia, la saggezza, impregnata di una stramberia fantasticante così generosa, da far sì che quando all’istante finisce la tua vita, similmente, nella vita degli altri che hanno goduto della tua presenza, all’improvviso, viene a mancare qualcosa della loro vita.
Gran sorte è quindi una vita piena di esperienza e il dubbio delle regole assolute, come un albero che butta mille fiori ed i rami si distendono a pettinare l’aria e giocano a danzare con il vento.
E non gl’importa di spampanarsi intorno, sperdere fiori e fare risate che paiono di spavento; questo albero sogna di essere l’albero maestro di una nave grande, con a vela i trinchetti e le rande gonfie e piene come te.tte di una femmina che danza.
Così follia e allegrezza aggiunte alla ragione, spingono a più lunga vita se questa tua vita non la vai vivendo di nascosto, ma con gli altri, legato con gli altri, così generoso, che non t’importa di spendere tutto questo tuo campare per far sì che ci sia giocondità, libertà, giustizia buona per la gente tutta.
E’ da lì, dalla memoria che uno raccoglie da tutti gli altri, che nasce l’eternità della vita.
……
Io ho speranza grande, che il giorno che me ne andrò morendo, la gente guardandomi disteso, ormai inerme, dica “peccato che abbia finito di campare …… era così vivo da vivo!”. Angelo Beloco detto Ruzante (1496 – 1542) – interpretato da Dario Fo
E ci sono perfino quelli che hanno passato i 100 anni, di qualche anno anche.
Vi dirò che ci sono di questi campalungo una grande quantità, che ci si è accorti che sono stati al mondo solamente quando gli è successo di morire.
E loro stessi, finalmente, si sono resi conto di essere stati vivi solo nel momento in cui l’anima loro tornava al creatore.
Dunque è la morte che li ha fatti accorgere della vita, ma non sapendo quelli di essere mai stati vivi, quando lo erano, vuoi chiamare tu campare questo loro transitare in vita?
No, no di sicuro !
Anche se aggiungessi un centinaio di vite a questa prima vita, un’altra vita aggiunta all’altra e poi un’altra ancora, quei centenari non avrebbero mai avuto una vita sola da chiamarsi vita.
Di contro se uno si trova a vivere giusto il tempo della giovinezza, che so, fino a 20 anni, 25, e in questo breve passaggio, ognuno, di lui e del suo stare in vita si accorge di un comportamento insolito, quale per esempio che so,
prima di tutto il modo con cui riesce a mettersi a disposizione di quelli che si trovano in difficoltà di denaro o di affetti e ancora
con le sue storie e con i suoi gesti dà allegrezza e amore ad ognuno; ecco che, alla sua dipartita, tutti provano disperazione.
Vi pare forse che non si dovrebbe chiamare “maggior vita” la sua?
E’ sicuramente vita più lunga di uno che, campando in eterno, non avesse mai saputo di essere stato vivo.
Or dunque ….. non è tanto il numero dei giorni che ci rende consci di stare vivendo una vita degna, quanto piuttosto la follia, la saggezza, impregnata di una stramberia fantasticante così generosa, da far sì che quando all’istante finisce la tua vita, similmente, nella vita degli altri che hanno goduto della tua presenza, all’improvviso, viene a mancare qualcosa della loro vita.
Gran sorte è quindi una vita piena di esperienza e il dubbio delle regole assolute, come un albero che butta mille fiori ed i rami si distendono a pettinare l’aria e giocano a danzare con il vento.
E non gl’importa di spampanarsi intorno, sperdere fiori e fare risate che paiono di spavento; questo albero sogna di essere l’albero maestro di una nave grande, con a vela i trinchetti e le rande gonfie e piene come te.tte di una femmina che danza.
Così follia e allegrezza aggiunte alla ragione, spingono a più lunga vita se questa tua vita non la vai vivendo di nascosto, ma con gli altri, legato con gli altri, così generoso, che non t’importa di spendere tutto questo tuo campare per far sì che ci sia giocondità, libertà, giustizia buona per la gente tutta.
E’ da lì, dalla memoria che uno raccoglie da tutti gli altri, che nasce l’eternità della vita.
……
Io ho speranza grande, che il giorno che me ne andrò morendo, la gente guardandomi disteso, ormai inerme, dica “peccato che abbia finito di campare …… era così vivo da vivo!”. Angelo Beloco detto Ruzante (1496 – 1542) – interpretato da Dario Fo