Il "nuovo" nell'Arte

vermeer71

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Cosa vedo oggi di "nuovo" nell'Arte?

Dove potrebbe evolvere? Dove osare?

Sappiamo, con assoluta certezza, "riconoscere" un vero talento?

Bel compitino eh! :D
Su su, forza e coraggio, voglio i migliori qui eh!!! :D ;)
 
Concettualmente nel 2014 e' difficile fare qualcosa di nuovo.
Forse bisognerebbe ritornare a valorizzare il lavoro tecnico e sfruttare maggiormente i nuovi materiali e mezzi che il progresso ci mette a disposizione. Se si vuole fare "arte contemporanea" bisogna fare un'arte adatta al tempo che si vive. Quindi la pittura ad olio la accantonerei, cosi' come la tela, e proverei ad osare di piu' su cio' che di nuovo abbiamo a disposizione.
 
Giulio mi emozioni sempre perché è davvero una bellissima sensazione vedere evolvere il pensiero di un artista: ti ringrazio di condividere con noi queste riflessioni.
Io sono dell'idea che l'uomo non finirà mai di scoprire e di creare nuove forme di arte, il vero problema è che pochi possiedono il fiuto giusto per capire se quell'artista rappresenta un nuovo talento.
Il 900 è stato un secolo nel quale l'uomo ha sperimentato quasi tutto, non solo nell'arte, ma in quel quasi tutto si nasconde un universo ancora inesplorato nel quale l'artista deve gettare le proprie basi per creare il proprio mondo, il proprio modo personalissimo di concepire e presentare l'arte nel XXI secolo.
Sicuramente non si tratta di un compito facile, prima di arrivare a concepire il ''nuovo'' l'artista deve essere consapevole di conoscere tutto il vecchio per non cadere nell'ovvietà e nel plagio.
Dopo aver indagato su tutto ciò che è stato fatto, penso che l'artista dovrebbe entrare in una fase di distacco dal mondo per poter concepire ciò che intende fare di nuovo, deve essere un nuovo nato dall'anima, un nuovo che riflette l'epoca in cui l'artista agisce.
L'arte, infatti, rappresenta filosoficamente e sociologicamente il pensiero dell'uomo che vive una determinata epoca, quindi, l'artista deve quasi estraniarsi dal mondo in cui vive osservando da spettatore la sua epoca, facendo finta di essere un uomo del 2114 che sta leggendo la storia e l'arte di cento anni prima.
Come dicevo prima non si tratta di un compito facile per l'artista ma, secondo me, seguendo questo sentiero, potrebbe arrivare a concepire quel qualcosa di nuovo che si nasconde nel già visto.
 
Cosa vedo oggi di "nuovo" nell'Arte?

Dove potrebbe evolvere? Dove osare?

Sappiamo, con assoluta certezza, "riconoscere" un vero talento?

Bel compitino eh! :D
Su su, forza e coraggio, voglio i migliori qui eh!!! :D ;)

In pittura purtroppo non ci sono grandi spazi credo....l'unico modo e' abbandonare la tela e sperimentare nuovi supporti con nuovi materiali e colori speciali che le nuove tecnologie danno a disposizione, altro discorso per la scultura, credo che margini ce ne siano
 
Cosa vedo oggi di "nuovo" nell'Arte?
Dove potrebbe evolvere? Dove osare?
Sappiamo, con assoluta certezza, "riconoscere" un vero talento?
Bel compitino eh! :D
Su su, forza e coraggio, voglio i migliori qui eh!!! :D ;)
In pittura purtroppo non ci sono grandi spazi credo....l'unico modo e' abbandonare la tela e sperimentare nuovi supporti con nuovi materiali e colori speciali che le nuove tecnologie danno a disposizione, altro discorso per la scultura, credo che margini ce ne siano

Vi posso abbracciare? :clap::clap::clap:

La sperimentazione con nuovi materiali e colori speciali sotto luce nera è un terreno fertilissimo.
Penso di aver già scritto qui che la mescolanza sottrattiva fallisce sotto luce nera: un artista è solo nella camera oscura, non può miscelare un blu con un giallo per realizzare un verde, non esistono regole scritte ma solo esperienze e regole da scrivere.

Il mio sogno è che questo diventi una consapevolezza di un gruppo di artisti e che intraprenda questa strada sperimentale. In America lo stanno già facendo (se volete vi giro qualche informazione) ma ci sono ampi margini per sperimentare.

Non voglio sottovalutare l'importanza degli artisti che esprimono il loro linguaggio come rottura e denuncia del passato o del proprio tempo, ma mio modo di vedere l'Arte più elevata è quella che costruisce nuovi linguaggi espressivi; quella che in forma originale, trapassa i limiti della conoscenza attuale e arricchisce la cultura e la società di nuove informazioni, di nuovi concetti e di nuovi linguaggi.
 
Concettualmente nel 2014 e' difficile fare qualcosa di nuovo.
Forse bisognerebbe ritornare a valorizzare il lavoro tecnico e sfruttare maggiormente i nuovi materiali e mezzi che il progresso ci mette a disposizione. Se si vuole fare "arte contemporanea" bisogna fare un'arte adatta al tempo che si vive. Quindi la pittura ad olio la accantonerei, cosi' come la tela, e proverei ad osare di piu' su cio' che di nuovo abbiamo a disposizione.



bollino verde....OK!
 
Caro Vermeer,
ti illustrerò un mio pensiero, elaborato una sera al Bar Jamaica con alcuni amici (di cui un "poeta" ed un giovane artista) in merito a qualcosa che, in effetti, potrebbe essere del tutto nuova per l'arte..
La pittura, e l'arte tutta, da sempre è risultata vincente nei confronti del pubblico nel momento in cui stimolava curiosità, piacere, apprezzamento, o comunque emozioni in grado di sconvolgere l'osservatore..
Beh, c'è in effetti una emozione che più di tutte è penetrante e sconvolgente per chiunque la provi e vi si trovi a misurarsi.. La paura..
E di che cosa l'uomo ha più paura? beh, non so voi, ma io credo della morte..
Nonostante ciò, però, proprio perché la morte rappresenta una sorta di tabù per l'umanità tutta, trovarsi al suo cospetto comporta una vera e propria reazione chimica nell'osservatore, in grado addirittura di provocare piacere.. Questo processo (che ha origine proprio fisiologica) è stato definito, tra gli altri modi, "Schadenfreude" (testualmente: "piacere provato dalla sfortuna).. Questa è la motivazione per cui quando c'è un incidente mortale la gente si ferma a guardare, il motivo per cui i film violenti trovano beneficio al botteghino e quello per cui esistevano le esecuzioni in piazza.. La natura dell'uomo ha un lato sadico e masochista.. E la paura della morte è in grado di stimolarlo al massimo, portando l'osservatore a goderne e nello stesso tempo terrorizzarsi..
Ora, l'opera d'arte dovrebbe rappresentare una sorta di passaggio tra la vita e la morte.. Quindi, l'unico modo per realizzare ciò è creare un'opera d'arte in grado, potenzialmente, di uccidere l'osservatore..
Assieme a questi amici abbiamo pensato ad una piccola tela, dipinta con colore ad olio (l'idea era ovviamente il monocromo nero), la cui superficie è interamente ricoperta di veleno tattile.. Al solo toccarla si muore..
L'opera d'arte, dunque, diventerebbe una sorta di oggetto proibito, possedibile ma intoccabile, salvo la conseguenza estrema..
La piccola tela, dovrebbe poi essere accompagnata con la descrizione di un avvenimento storico che ha letteralmente sconvolto l'umanità.. O comunque da un pensiero dell'artista (qui entrerebbe in gioco il letterato) rivolto alla ricerca interiore ed in grado di stimolare ancor di più la paura e l'ossessione dell'osservatore..
L'idea era questa.. All right reserved.. :D
 
<cut> La paura..
E di che cosa l'uomo ha più paura? beh, non so voi, ma io credo della morte..
<cut>
Conosci gli scritti di Severino? Se non li conosci penso che gradiresti la sua esposizione su questi temi.
Questo terrore per la morte è limitato al pensiero occidentale, altre culture vivono diversamente la relazione con la morte (quindi anche un forma espressiva basata su questo terrore è probabilmente limitata alla fonte).
 
Penso che le possibilità dell'arte siano infinite, però... Se ti metti a lavorare con olio su tela hai alle spalle una storia vastissima e quindi il rischio di andare su schemi pre-esistenti è alto, se usi tecnologie e materiali nuovi più facilmente otterrai risultati prima mai ottenuti ma la difficoltà starà nel dare un senso concettuale ed estetico ai manufatti. Vedo che la maggioranza degli artisti emergenti acclamati usa olio su tela. Molti cadono in fallo ma ancora il mercato non lo sà...;)
Mentre altri emergenti battono nuove strade ma con risultati controversi :rolleyes:
 
Conosci gli scritti di Severino? Se non li conosci penso che gradiresti la sua esposizione su questi temi.
Questo terrore per la morte è limitato al pensiero occidentale, altre culture vivono diversamente la relazione con la morte (quindi anche un forma espressiva basata su questo terrore è probabilmente limitata alla fonte).

Vero, salvo che la morte non diventi anche un passaggio per una vita migliore.. Allora vi sarebbe desiderio, emozione forte al pari della paura..
Io, per esempio, da un lato desidero comprare un'opera di Mark Flood, dall'altro ho paura di lasciare il mio conto corrente in rosso e fare ********* a morte mia moglie.. :D
 
Un grazie a tutti!
I contributi cominciano a diventare veramente "interessanti"...

...per tutti gli operatori dell'Arte!!! :yes: OK!
 
parole d'artista ... :

Dopo la "morte" del gruppo, ebbi un secondo esordio, questa volta come "solista".

Era l'epoca del Sessantotto e un amico mi portò uno scritto di un rivoluzionario bolscevico. Iniziava pressappoco così: "Il falegname fa mobili, il calzolaio fa scarpe. E l'artista cosa fa? Nulla!"

Non ricordo come terminasse, ma quel paragone a sostegno dell'inutilità degli artisti mi frullò in mente fino a una ventina d'anni fa, quando una certa Veerle Swenters di Anversa, di professione calzolaia, mi domandò con gentile insistenza una scarpa smessa. Doveva essere una delle scarpe che io avevo usato nell'atelier. Non per feticismo, mi assicurò, ma per collocarla in una collezione museale di scarpe d'artista. La accontentai.

E così da allora m’illudo che a un artista non occorra fare scarpe, ma basti adottarle... per renderle degne di comparire in un museo.
 
Ecco un esempio di un artista che, a 75 anni, continua a sperimentare nuovi mezzi di espressione:

L'arte per iPad di David Hockney [foto] - Wired.it

L'ho studiato in questa nuova espressione; ma...
...IMHO, non mi pare dica qualcosa di nuovo. Utilizza un "nuovo" medium, questo si; ma una delle sfide (e forse non la più importante) è:

- Cosa posso dire di nuovo oggi che non è stato già detto/compreso grazie ai nuovi medium che la tecnologia mi offre?!?

Attenzione però:

la nuova tecnologia oggi a disposizione non ci permette solo di osare nuove sperimentazioni, ma ci permette anche di vedere le cose "già realizzate" con degli "occhi nuovi" che, se ben utilizzati possono farci fare delle cose nuove inconsapevolmente in quanto "già in atto" e in fase di metabolizzazione storica!
 
Ultima modifica:
Conosci gli scritti di Severino? Se non li conosci penso che gradiresti la sua esposizione su questi temi.
Questo terrore per la morte è limitato al pensiero occidentale, altre culture vivono diversamente la relazione con la morte (quindi anche un forma espressiva basata su questo terrore è probabilmente limitata alla fonte).

OK! Giustissimo
Pertanto sarebbe vista da pochi quel genere di arte perchè la maggior parte degli uomini teme la morte.

Penso che al giorno d'oggi sia difficile creare qualcosa di nuovo, il passato ha già tracciato la base per tutto e la nuova generazione artistica ha già sperimentato. Forse succederà in un altro millennio.

Invece ho personalmente sperimentato (magari qualcuno lo ha già scoperto) l'utilizzo di uno strumento per dipingere con tempera su carta. Disegni regalati poi ad amici. Ma non lo dico perchè non vorrei tornassero al mittente :D
Però funziona !
 
Il bisogno di assoluto che ci anima, nel proporci nuove tematiche, ci vieta i mezzi considerati propri al linguaggio pittorico; non avendo interesse
ad esprimere soggettive reazioni a fatti o sentimenti ma volendo il nostro
discorso essere continuo e totale escludiamo quei mezzi del linguaggio
(composizione e colore) che sono sufficienti solo al discorso limitato, alla
metafora ed alla parabola, e che si rivelano gratuiti allorchè si consideri
che, sollecitando per la loro multiformità una scelta, pongono una
problematica spuria e non essenziale allo sviluppo dell’arte.


da: Enrico Castellani, in “Azimuth”, n. 2, Milano 1960:bow:
 
Concettualmente nel 2014 e' difficile fare qualcosa di nuovo.
Forse bisognerebbe ritornare a valorizzare il lavoro tecnico e sfruttare maggiormente i nuovi materiali e mezzi che il progresso ci mette a disposizione. Se si vuole fare "arte contemporanea" bisogna fare un'arte adatta al tempo che si vive. Quindi la pittura ad olio la accantonerei, cosi' come la tela, e proverei ad osare di piu' su cio' che di nuovo abbiamo a disposizione.

Penso che le possibilità dell'arte siano infinite, però... Se ti metti a lavorare con olio su tela hai alle spalle una storia vastissima e quindi il rischio di andare su schemi pre-esistenti è alto, se usi tecnologie e materiali nuovi più facilmente otterrai risultati prima mai ottenuti ma la difficoltà starà nel dare un senso concettuale ed estetico ai manufatti. Vedo che la maggioranza degli artisti emergenti acclamati usa olio su tela. Molti cadono in fallo ma ancora il mercato non lo sà...;)
Mentre altri emergenti battono nuove strade ma con risultati controversi :rolleyes:

Il bisogno di assoluto che ci anima, nel proporci nuove tematiche, ci vieta i mezzi considerati propri al linguaggio pittorico; non avendo interesse
ad esprimere soggettive reazioni a fatti o sentimenti ma volendo il nostro
discorso essere continuo e totale escludiamo quei mezzi del linguaggio
(composizione e colore) che sono sufficienti solo al discorso limitato, alla
metafora ed alla parabola, e che si rivelano gratuiti allorchè si consideri
che, sollecitando per la loro multiformità una scelta, pongono una
problematica spuria e non essenziale allo sviluppo dell’arte.


da: Enrico Castellani, in “Azimuth”, n. 2, Milano 1960:bow:
Bravo Cellix (:D) il punto sono le nuove tematiche. Chi volesse partire dai materiali, dagli strumenti in sé avrebbe perso in partenza. Altro è conoscere tutte, o molte delle nuove possibilità espressive per usarle alla bisogna; altro invece partire da queste possibilità per creare poi qualcosa di nuovo. La seconda che ho detto non porta a nulla. PRIMA devono esserci gli uomini e i loro bisogni, solo DOPO gli edifici che a questi bisogni rispondono. Un dopo non temporale, ma attenzionale, psicologico, mentale, o come cavolo si voglia dirlo.
Il ferro in edilizia fu usato a lungo come fosse legno, ma di fronte a nuove necessità si fu costretti a riconoscerne le attitudini specifiche. Lo stesso accadde per il cemento, o anche per il legno, che fu curvato in modo nuovo per creare la sedia Thonet (rispondendo ai criteri del periodo che esigevano non la retta e l'angolo, ma la curva liberty "a coda di topo").

Il colore a olio nacque per ottenere trasparenza e profondità. Oggi però viene usato anche per effetti di materia, ma allora possono esserci materiali alternativi. Però anche il tempo dei Burri e dei Tapiès è passato, oggi l'esigenza espressiva sembra indirizzata non a meditare, non a decorare, non a spiritualizzare, ma a stupire. Questo è il nuovo barocco, e se si vuole un esempio si guardi Samorì, o Koons eccetera. E se "padrona" del barocco fu, almeno inizialmente, la Chiesa, padrone del barocchiume odierno è probabilmente il Dio Denaro.

Quando Giustino, in altro punto, consiglia a De Ruvo di stare in guardia contro le seduzioni della "via galleristica" esprime in realtà un'alta protesta contro questo padrone cieco e irresponsabile e contro il suo dominio solo apparentemente tirannico ed ineluttabile, in realtà fragile come un subprime. :p
Non è necessario che tutti conoscano il buono che abbiamo fatto se per farlo conoscere dobbiamo inchinarci al mostro.
 
Bravo Cellix (:D) il punto sono le nuove tematiche. Chi volesse partire dai materiali, dagli strumenti in sé avrebbe perso in partenza. Altro è conoscere tutte, o molte delle nuove possibilità espressive per usarle alla bisogna; altro invece partire da queste possibilità per creare poi qualcosa di nuovo. La seconda che ho detto non porta a nulla. PRIMA devono esserci gli uomini e i loro bisogni, solo DOPO gli edifici che a questi bisogni rispondono. Un dopo non temporale, ma attenzionale, psicologico, mentale, o come cavolo si voglia dirlo.
Il ferro in edilizia fu usato a lungo come fosse legno, ma di fronte a nuove necessità si fu costretti a riconoscerne le attitudini specifiche. Lo stesso accadde per il cemento, o anche per il legno, che fu curvato in modo nuovo per creare la sedia Thonet (rispondendo ai criteri del periodo che esigevano non la retta e l'angolo, ma la curva liberty "a coda di topo").

Il colore a olio nacque per ottenere trasparenza e profondità. Oggi però viene usato anche per effetti di materia, ma allora possono esserci materiali alternativi. Però anche il tempo dei Burri e dei Tapiès è passato, oggi l'esigenza espressiva sembra indirizzata non a meditare, non a decorare, non a spiritualizzare, ma a stupire. Questo è il nuovo barocco, e se si vuole un esempio si guardi Samorì, o Koons eccetera. E se "padrona" del barocco fu, almeno inizialmente, la Chiesa, padrone del barocchiume odierno è probabilmente il Dio Denaro.

Quando Giustino, in altro punto, consiglia a De Ruvo di stare in guardia contro le seduzioni della "via galleristica" esprime in realtà un'alta protesta contro questo padrone cieco e irresponsabile e contro il suo dominio solo apparentemente tirannico ed ineluttabile, in realtà fragile come un subprime. :p
Non è necessario che tutti conoscano il buono che abbiamo fatto se per farlo conoscere dobbiamo inchinarci al mostro.

Non bisogna però dimenticare la meraviglia come moto dell'anima.
L'uomo di fronte a nuove scoperte ammira, si stupisce, assorbe con la sua sensibilità e sperimenta per capire, per dominare e a volte per esorcizzare le proprie paure.
La necessità nasce spesso da un disegno interiore e i disegni interiori di oggi sono più complessi di quelli dell'era arcaica o dell'era pre-industriale.
La nuova tecnologia sta di fronte ad un uomo o un uomo sta di fronte ad una nuova tecnologia?
L'uomo è uomo perché crea da se dei bisogni interiori, non solo perché subisce, posto "di fronte a nuove necessità".
Io uomo ammiro la luna e cerco di conquistarla, non è la luna che mi costringe a farlo, non esiste una "nuova" necessità che mi porta verso la luna, è la mia "volontà", la mia natura di uomo che mi spinge verso di lei.
Non dimentichiamo, per favore, il pensiero fondamentale di Schopenhauer: volontà e rappresentazione.
 
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