Alessandro Celli
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Giuseppe Uncini lo considero un vero “artista scultore” che fin dagli esordi utilizzò innesti di terre, sabbie e persino cenere.
Sfidò la prassi ingegneristica e riuscì a trasportare in arte il concetto delle produzioni industriali, in questo era geniale.
Come geniale su quella innovativa una ricerca basata su un continuo rapporto tra luce ed ombra, pieno e vuoto, con l’elaborazione delle varie possibilità di quei suoi moduli e delle variazioni prospettiche nei frammenti della realtà urbana più nobile delle nostre città.
Pareva che con quei cementi e quei ferri volesse dare una risposta alla cultura del dopoguerra, ma senza provocazione, senza malizia, soltanto con purezza e sobrietà.
"E' sempre stato un artista molto caparbio. Tento' di solidificare l'ombra e metterla al fianco dell'oggetto per avere una visione piu' ampia". Fu il ricordo di Mariolina Uncini, vedova dell'artista.
Ad avere spazio e un buon conto in banca, sarebbe fra i primi ad entrare in casa mia.....
una cosa così, però: - Terra - 1958
Sfidò la prassi ingegneristica e riuscì a trasportare in arte il concetto delle produzioni industriali, in questo era geniale.
Come geniale su quella innovativa una ricerca basata su un continuo rapporto tra luce ed ombra, pieno e vuoto, con l’elaborazione delle varie possibilità di quei suoi moduli e delle variazioni prospettiche nei frammenti della realtà urbana più nobile delle nostre città.
Pareva che con quei cementi e quei ferri volesse dare una risposta alla cultura del dopoguerra, ma senza provocazione, senza malizia, soltanto con purezza e sobrietà.
"E' sempre stato un artista molto caparbio. Tento' di solidificare l'ombra e metterla al fianco dell'oggetto per avere una visione piu' ampia". Fu il ricordo di Mariolina Uncini, vedova dell'artista.
Ad avere spazio e un buon conto in banca, sarebbe fra i primi ad entrare in casa mia.....
una cosa così, però: - Terra - 1958