baleng ginogost
Io non dimentico. Pagheranno.
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Posso capire un po' di enfasi nella presentazione di un pittore da parte del suo mentore. Però vorrei che quest'ultimo dicesse qualcosa di utile. Qualcosa che, per esempio, non fosse applicabile pari pari a moltissimi altri artisti. E che non si facessero affermazioni vuote come quelle delle quali non ha senso dire il contrario (come un politico che dicesse: vogliamo che il popolo sia felice e stia bene in salute! OK, ma ha senso dirlo? Sarebbe sensato dire: vogliamo che il popolo si ammali e soffra d'infelicità?). E altro ancora, che magari verrà fuori pian piano.
Perciò invito qui a riportare presentazioni, ovvero brani di articoli di critica d'arte, in cui il parlar generico e il vuoto pneumatico la facciano da padroni. Magari dietro la maschera di paroloni che fanno tanto Io sono colto, tu non puoi capire (spero).
Comincio io con un brano trovato oggi nel forum.
In blu le frasi puramente riempitive, e vabbè. In rosso le frasi che, se non vedessimo i quadri, sarebbero incomprensibili, o almeno non aiuterebbero ad immaginare di quale pittura si tratti. Il poco rimasto in nero dà, finalmente, almeno qualche informazione + o - utile su quanto andremo a vedere.
Naturalmente dividere i diversi atteggiamenti con un taglio netto non è possibile, diciamo che si potrebbe anche colorare altrimenti, ma l'importante sarebbe afferrare il fatto che il critico non sa veramente che dire: e si arrangia.
____________________________
“Alberto Accili, artista triestino, da molti anni residente a Legnano, espone al pubblico, che l’apprezza e lo segue da tempo, la sua più recente produzione, il cui filo conduttore si pone nella suggestiva tematica legata al paesaggismo – scrive Fabrizia Buzio neri -. Un tema riproposto e rivissuto nell’interiorità, a specchio della sua anima sensibile. Un’esplorazione emozionante della realtà paesaggistica con il sentimento totalizzante della natura.
Alberto Accili si esprime in una variata sequenza di immagini. La figurazione è chiara, solare, di evidente comprensibilità.
Ci si muove lontano dalla fretta della contemporaneità, in una silenziosa scoperta paesistica e soprattutto in una delicata contemplazione che ben rende il fascino naturalistico. I cieli sono luminosi, le piccole strade salgono solitarie verso paesi aggrappati alle colline.
La tecnica della pittura a olio si alterna all’uso della spatola, per meglio rendere l’immediatezza delle emozioni. La Toscana e l’Umbria nella magia delle visioni fuori dal tempo; i laghi lombardi nel trascolorare dei toni; una Venezia che appare ammaliante nella laguna.
Questi paesaggi amati da Accili che si conferma un vero poeta del colore, per i suoi paesaggi indagati con sentimento e contemplati in luoghi privilegiati, che trattengono intatto il profumo del ricordo”
Perciò invito qui a riportare presentazioni, ovvero brani di articoli di critica d'arte, in cui il parlar generico e il vuoto pneumatico la facciano da padroni. Magari dietro la maschera di paroloni che fanno tanto Io sono colto, tu non puoi capire (spero).
Comincio io con un brano trovato oggi nel forum.
In blu le frasi puramente riempitive, e vabbè. In rosso le frasi che, se non vedessimo i quadri, sarebbero incomprensibili, o almeno non aiuterebbero ad immaginare di quale pittura si tratti. Il poco rimasto in nero dà, finalmente, almeno qualche informazione + o - utile su quanto andremo a vedere.
Naturalmente dividere i diversi atteggiamenti con un taglio netto non è possibile, diciamo che si potrebbe anche colorare altrimenti, ma l'importante sarebbe afferrare il fatto che il critico non sa veramente che dire: e si arrangia.
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“Alberto Accili, artista triestino, da molti anni residente a Legnano, espone al pubblico, che l’apprezza e lo segue da tempo, la sua più recente produzione, il cui filo conduttore si pone nella suggestiva tematica legata al paesaggismo – scrive Fabrizia Buzio neri -. Un tema riproposto e rivissuto nell’interiorità, a specchio della sua anima sensibile. Un’esplorazione emozionante della realtà paesaggistica con il sentimento totalizzante della natura.
Alberto Accili si esprime in una variata sequenza di immagini. La figurazione è chiara, solare, di evidente comprensibilità.
Ci si muove lontano dalla fretta della contemporaneità, in una silenziosa scoperta paesistica e soprattutto in una delicata contemplazione che ben rende il fascino naturalistico. I cieli sono luminosi, le piccole strade salgono solitarie verso paesi aggrappati alle colline.
La tecnica della pittura a olio si alterna all’uso della spatola, per meglio rendere l’immediatezza delle emozioni. La Toscana e l’Umbria nella magia delle visioni fuori dal tempo; i laghi lombardi nel trascolorare dei toni; una Venezia che appare ammaliante nella laguna.
Questi paesaggi amati da Accili che si conferma un vero poeta del colore, per i suoi paesaggi indagati con sentimento e contemplati in luoghi privilegiati, che trattengono intatto il profumo del ricordo”