Alberto Giacometti

Alessandro Celli

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Alberto Giacometti.
Un uomo del Novecento, ma la sua arte travalica e attraversa tutta la storia dell'arte per catapultarsi in mezzo a noi, espressione guizzante, pregnante, immersa totalmente nell'avventura dei nostri giorni.

E allora non esistono più giudizi critici o definizioni estetiche, ma solo la possibilità e la consolazione, di aggrapparsi ed avvinghiarsi alle sue sculture.
 

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Alberto Giacometti in una foto scattata nel 1961 da Henri Cartier-Bresson
 

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senza parole...
 

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bravo Ale
domenica sera a Cool Tour c'era un servizio sulla mostra a Roma
è sul sito rai replay, se ve lo siete perso e non andate alla mostra consiglio di recuperarlo
esposizione strepitosa
questo dovrebbe essere il link
Rai Replay

al minuto 13.13
 
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:eek:
 

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ma cosa c'è di più contemporaneo?
 

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Di Giacometti Picasso diceva che la sua scultura e' la realtà dopo avere tolto il superfluo.
 
Grazie Artebrixia :bow::bow:

Da amante della scultura, Giacometti mi ha sempre affascinato
 
In tutte le espressioni artistiche occorre lavorare per sottrazione. Dalla poesia alla musica alla pittura ed alla scultura fino alla recitazione. Occorre togliere tutto il superfluo. Per esempio mi ricordo uno scritto riguardante il grande Luigi De Filippo che negli ultimi anni della sua carriera aveva lavorato molto sul suo stile interpretativo asciugando fino all'essenziale la sua recitazione.
 
Scultore della non comunicazione e del movimento, movimento dello spirito rappresentato dal corpo ridotto ai minimi termini essenziali per esistere e che non trova stabilità se non nel continuo muoversi, pittore del volto e dello sguardo comeunica porta per entrare e farsi conoscere e riconoscere, Giacometti come può non essere monotono e ripetitivo, quando le sue opere appaiono a prima viste sempre uguali?

Per altri pittori si può parlare di ripetizione, di chiusura e ripresa infinita di un soggetto quasi unico nella forma e nella sostanza - non dimentichiamo Albers e Rothko per citare solo i più originali e famosi - ma per Giacometti questo non è possibile. Egli ha realizzato nella figura quanto Orazio aveva detto del tempo …… “alius et idem”. Si può negare che ogni alba sia diversa dalla precedente e si può negare che ogni giorno porti il suo affanno? Tutto identico, all’occhio non attento, e tutto diverso all’occhio che vede con il cuore e con la mente. Proprio come il fratello Diego, come Paris sans fin, il suo libro di 150 litografie incise nei più diversi luoghi della sua città e che ritraggono un momento irripetibile vissuto da una persona o da un oggetto che è sempre uguale nel tempo. Nuovo e sempre uguale: sembra quasi un messaggio divino.

Si parla spesso della relazione esistente fra colore ed immagine, fra ragione e forma: siamo tutti figli dell’attualissimo Rinascimento e del maestro Cézanne. Lo dicono le opere di Giorgione come le più aeree forme di Kandinsky e di Matisse; dove sono i colori di Giacometti nella sua ermetica chiusura che non sembra trovare voce se non con la ripetizione dell’immagine sempre nuova?
Non è unico Giacometti alla fine dei conti: pensiamo a Klee e ai suoi paesaggi urbani con case stilizzate oltre ogni immaginazione e pensiamo a Melotti, scultore di immagini quasi inesistenti, che con la loro opera hanno saputo (Klee) aprire la strada alla immensità del nulla e trasmettere emozioni infinite con il soffio di un materiale quasi invisibile (Melotti). Quel giorno (11 gennaio 1966) a Chur si è spenta in apparenza la voce di un grandissimo artista della figura e si è aperta la strada per tutti noi di onorarlo per sempre.
 
Scultore della non comunicazione e del movimento, movimento dello spirito rappresentato dal corpo ridotto ai minimi termini essenziali per esistere e che non trova stabilità se non nel continuo muoversi, pittore del volto e dello sguardo comeunica porta per entrare e farsi conoscere e riconoscere, Giacometti come può non essere monotono e ripetitivo, quando le sue opere appaiono a prima viste sempre uguali?

Per altri pittori si può parlare di ripetizione, di chiusura e ripresa infinita di un soggetto quasi unico nella forma e nella sostanza - non dimentichiamo Albers e Rothko per citare solo i più originali e famosi - ma per Giacometti questo non è possibile. Egli ha realizzato nella figura quanto Orazio aveva detto del tempo …… “alius et idem”. Si può negare che ogni alba sia diversa dalla precedente e si può negare che ogni giorno porti il suo affanno? Tutto identico, all’occhio non attento, e tutto diverso all’occhio che vede con il cuore e con la mente. Proprio come il fratello Diego, come Paris sans fin, il suo libro di 150 litografie incise nei più diversi luoghi della sua città e che ritraggono un momento irripetibile vissuto da una persona o da un oggetto che è sempre uguale nel tempo. Nuovo e sempre uguale: sembra quasi un messaggio divino.

Si parla spesso della relazione esistente fra colore ed immagine, fra ragione e forma: siamo tutti figli dell’attualissimo Rinascimento e del maestro Cézanne. Lo dicono le opere di Giorgione come le più aeree forme di Kandinsky e di Matisse; dove sono i colori di Giacometti nella sua ermetica chiusura che non sembra trovare voce se non con la ripetizione dell’immagine sempre nuova?
Non è unico Giacometti alla fine dei conti: pensiamo a Klee e ai suoi paesaggi urbani con case stilizzate oltre ogni immaginazione e pensiamo a Melotti, scultore di immagini quasi inesistenti, che con la loro opera hanno saputo (Klee) aprire la strada alla immensità del nulla e trasmettere emozioni infinite con il soffio di un materiale quasi invisibile (Melotti). Quel giorno (11 gennaio 1966) a Chur si è spenta in apparenza la voce di un grandissimo artista della figura e si è aperta la strada per tutti noi di onorarlo per sempre.

BOLLINO VERDE IMMEDIATO E COMPLIMENTISSIMI! :clap:

Le figure smagrite, essenziali e quasi corrose di Giacometti sono, forse, una delle espressioni più alte della rappresentazione dello stato d'animo dell'uomo novecentesco.
Un uomo metabolizzato, corroso dal ''Superomismo'' di Nietzche, filosofia che ha in assoluto governato incontrastata soprattutto la prima parte del 900, una filosofia che con le dittature ha annientato i valori umanistici….vedendo le opere di Giacometti mi torna in mente ''Se questo è un uomo'' di Primo Levi.
Ma in Giacometti l'uomo svilito è in un ''movimento statico'': questo è il messaggio che vuole lanciare l'artista: anche se sono crollati tutti gli ideali, annientati dalle Supremazie, l'uomo deve resistere, deve ''marciare'' verso nuovi orizzonti…verso nuove mete.

Scusate la digressione!;)
 
BOLLINO VERDE IMMEDIATO E COMPLIMENTISSIMI! :clap:

Le figure smagrite, essenziali e quasi corrose di Giacometti sono, forse, una delle espressioni più alte della rappresentazione dello stato d'animo dell'uomo novecentesco.
Un uomo metabolizzato, corroso dal ''Superomismo'' di Nietzche, filosofia che ha in assoluto governato incontrastata soprattutto la prima parte del 900, una filosofia che con le dittature ha annientato i valori umanistici….vedendo le opere di Giacometti mi torna in mente ''Se questo è un uomo'' di Primo Levi.
Ma in Giacometti l'uomo svilito è in un ''movimento statico'': questo è il messaggio che vuole lanciare l'artista: anche se sono crollati tutti gli ideali, annientati dalle Supremazie, l'uomo deve resistere, deve ''marciare'' verso nuovi orizzonti…verso nuove mete.

Scusate la digressione!;)

Giuse ' ma da dove li prendi questi stralci così interessanti e profondi .. :D scherzo chiaramente .. :D .. Complimenti , sintesi sull' artista ( opera ) molto bella OK!
 
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Giuse ' ma da dove li prendi questi stralci così interessanti e profondi .. :D scherzo chiaramente .. :D .. Complimenti , sintesi sull' artista ( opera ) molto bella OK!

:D oltre a leggere libri, ho percepito quello che ho scritto davanti ad un'opera storica di Giacometti.;)
 
Qualcuno è stato alla mostra al GAM?
 
Sotheby's NY Novembre:bow:
 

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e ancora:angry::angry:

ma lo fai apposta:wall::wall:

dammi retta, CocaCola
non altro:p
 

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