Come trattare i lavori su carta

baleng ginogost

Io non dimentico. Pagheranno.
Registrato
13/3/09
Messaggi
19.583
Punti reazioni
1.754
Poiché è aumentato l'interesse verso i modi di trattare le opere su carta (conservazione, esposizione ecc), apro questo 3d di informazioni, domande e risposte sperando che ognuno possa portare non solo i suoi quesiti ma anche la propria particolare esperienza.

In primo luogo indichiamo quali sono i nemici della carta, quelli che ne pregiudicano la conservazione. I due grandi diavoli sono la luce (più specificamente: i raggi ultravioletti) e la polvere :yes:.

La luce pian piano brucia le opere: le carte prima ingialliscono, poi bruniscono, e infine si seccano come bruciate. Naturalmente ci vogliono molti anni per produrre i peggiori effetti, ma già una litografia o un disegno esposti a forte luce, o addirittura alla luce diretta del sole, dopo pochi mesi possono risultare assai ingialliti. Pertanto non si dovrebbero nemmeno incorniciare, o farlo con vetri appositi ferma-ultravioletti; comunque, non sarà grave se si tiene per pochissimi anni un'opera in cornice esponendola alla luce modesta, per esempio, di un corridoio (gli specialisti indicano un max di 50 lux sull'opera: forse qualcuno può spiegarlo meglio di me). Passati quei 2\3 anni, estrarle e magari dare il cambio.

La polvere è ancora più subdola: se la cornice non è ermeticamente chiusa da dietro - si suppone che davanti lo sia - essa penetra dalle fessure e produce un ingrigimento che poi porta a consumo, a perdita di spessore, fragilità ecc. La polvere è piena di sostanze che danneggiano la carta fissandosi nei suoi minuscoli buchini.

Ci sono altri nemici: l'umidità è dannosa SOLO se non c'è aerazione, poiché allora si forma muffa. Pertanto, la cornice va tenuta staccata dal muro tramite i tappini attaccati dietro sugli angoli, così l'aria gira. E si dovrebbero evitare i muri esterni. Anche gli eccessi usuali di calore e freddo non sono di per sé pericolosi, anzi possono eliminare alcune delle bestioline (tarli e quelle cosine luccicanti, quasi fosforescenti, che se la mangiano volentieri - sono gli isanuri, o pesciolini d'argento) che sono anch'esse tra i maggiori nemici.
Altre info sulle bestiacce cliccando qui.

Anche le fesserie dell'uomo producono danni. Per esempio l'uso dello scotch, praticamente qualunque tipo, anche quelli chiamati sicuri, per attaccare l'opera alla base in cornice. O il non mantenere una distanza tra opera e vetro (a quello serve prima di tutto il passepartout), cosa che può produrre danni in caso di forti sbalzi di temperatura, per esempio. Oppure l'uso del doppio vetro: la carta è un materiale vegetale e deve "respirare". Chiuderla ermeticamente tra i due vetri accelera il suo degrado: si secca e va in briciole (i nostri figli ci malediranno :D ). O ancora molti passepartout, soprattutto quelli a base di pasta di legno, producono danni chimici, affioramenti e quant'altro.
Da tutti questi punti di vista va considerato che la maggioranza dei corniciai ha la cultura di un infante e la mentalità di un killer. :wall:

Dopo il terrorismo, il giardino del paradiso. La migliore conservazione per stampe, disegni, e persino dipinti a olio su carta è costituita da cartelle in cartone (solide, evitano piegature: perché un altro killer sono le mani che trattano per es. una litografia come un giornale, mentre invece si tratta di un oggetto a tre dimensioni su cui non vanno lasciati segni di spiegazzamento). Meglio se le cartelle sono rivestite in tela. L'ideale è che non entri la polvere, ma la carta possa respirare - dunque anche le buste di plastica vanno intese solo come ricovero provvisorio.
L'ideale, poi, è che sopra ad ogni stampa, per es., venga posto un foglio di carta velina, a protezione della superficie, che è delicata - per esempio, se si fa scivolare un foglio su un altro, l'attrito danneggia l'inchiostro). Essendo leggera e morbida la velina assolve bene il compito protettivo.
Una variante può essere infilare le opere in buste adeguatamente grandi, poi chiuse con un po' di pressione, o meglio infilate per il rovescio in buste più grandi, valigie, cassetti ermetici (o protette con tela fitta ecc). Sarà bene in questo caso che le superfici colorate o comunque disegnate non vengano in contatto con la busta. La cosa si ottiene semplicemente lasciando a suo contatto solo i dorsi, che significa che l'ultima del pacchettino sarà rivolta verso l'interno - anche qui, comunque, una velina tra carta e busta aiuta.

E siamo solo all'inizio.:p
 
ottimo contributo grazie
 
Chissà come mai allora in Italia tutti preferiscono acquistare opere si tela.
 
Magnifico ginogost!
 
Grande Ginooooooooooo:clap::clap::clap::clap:

Essendo il sottoscritto un miserabile collezionista
che ha più opere su carta che non su tela

Aggiungo il mio contributo:D

1. consiglio SEMPRE MUSEUM GLASS
Trattasi di vetro invisibile antiriflesso per la conservazione anche in condizioni non ottimali di luminosità.
Vetro respingente i raggi ultravioletti su base vetro invisibile. Abbina quindi le caratteristiche di invisibilità a quelle flitranti. Rappresenta in assoluto il prodotto migliore reperibile sul mercato, purtroppo caro mazzato:wall:

2. consiglio passepartout "modello archivio"
Deve essere acid-free, possibilmente di cotone 100% (ragboard)OK!
I materiali e le tecniche usate nell'incorniciatura possono influire direttamente sulle condizioni future dell'opera e il diretto contatto delle opere su carta con materiali di supporto altamente acido può causare bruciature. L'acidità o alcalinità di un materiale viene misurata su scala PH da 0 a 14; con PH 0 come totalmente acido, con PH 14 totalmente alcalino e con PH 7 come neutro e cioè ne acido ne alcalino. Ecco perché è assai importante utilizzare nell'incorniciatura solo materiali che abbiano un valore PH di 7 o più. Un valore maggiore di PH salvaguarderà dai danni che potrebbero verificarsi, nel tempo, a causa dei materiali usati.
Ruolo importante svolge dunque l'incorniciatura che dovrebbe sempre essere una incorniciatura conservativa. Le opere vanno poste in speciali riquadri comunemente detti passe-partout che devono essere rigorosamente acid-free, ovvero come già accennato con PH neutro quindi esenti da acidi, e fissate al cartoncino di base con due linguette di carta di riso, o nastro gommato con colle neutre, applicate sul rovescio del margine superiore. Nella stampa di un'opera d'arte la goffratura e i segni della lastra, premuti sulla carta, creano spesso delle zone di densità differente, zone di espansione e contrazione ineguali, contribuendo alla mancanza di uniformità di superficie. Non si dovrebbe mai limitare la contrazione e l'espansione della carta che diversamente potrebbe creare rotture e strappi, per questo motivo l'opera va cernierata solo con le due linguette di carta.
L'apertura praticata nel passe-partout non dovrà danneggiare il recto dell'opera, questa sarà quindi protetta da un vetro ed incorniciata. In questo caso il passe-partout non svolge solo una funzione decorativa in quanto ha il compito principale di evitare il contatto diretto della stampa col vetro che potrebbe creare fenomeni di condensa e quindi l'insorgere di muffe e parassiti.

Ma si può anche procedere, eh?
:cool::cool::cool:



Condizioni buone (anche se non proprio sempre ottimali):

Umidità relativa in % : 45-55 +/- 5 gradi
Temperatura +20°
Illuminazione in LUX 50-100

Poi, ovviamente:
Evitare la luce solare direttaKO!
Se artificiale meglio UV-assorbenti e faretti con filtri UV.

Per le opere d’arte destinate ad esposizione su pareti in esterno, assicurarsi che il lato posteriore sia sufficientemente isolato da umidità.

Evitare di collocare le opere d’arte esposte in interno, dietro porte o ante, corridoi di passaggio o eccessivamente vicino a mobili e scaffali. KO!

Assicurare sempre agli oggetti d’arte una corretta ventilazione, da ogni lato.

Mantenere gli oggetti d’arte distanti da caloriferi, caminetti, candele, umidificatori e fonti di calore.

E mi raccomando: OK in contesti di adeguata semioscurità, ma mai al di sotto dei 5 LUX per evitare annerimenti, muffe o caduta di colore.

Ovvio ricorso a distanziatori per evitare il contatto diretto dell’opera con il vetro (OVVIO, spero!)

E non dimenticatevi mai, quando volete risparmiare quei miseri 20 euro dal corniciaio per un'opera che avete magari pagato 20 mila,:wall::wall:
che possono accadere "cosette" spiacevoli, del tipo:

•Macchie di colore rossiccio o marrone. (si posso eliminare ma da un restauratore)

•Increspature e ondulazioni. La carta tende ad espandersi con l’umidità e a restringersi con il calore, per cui, se la stampa incorniciata non trova spazio per espandersi, tenderà a sollevarsi formando delle increspature.

•Scoloritura e sbiadimento dei colori. Provocati dall’esposizione alla luce sono, purtroppo, dei danni irreversibili.

•Deterioramento e disfacimento. Si verificano particolarmente quando la carta è composta da cellulosa di legno, come quella dei giornali.

•Macchie scure sulla stampa. Possono essere di vario genere e spesso sono causate da precedenti incorniciature effettuate con sistemi non adatti, quindi da NON ripetere l'errore!


Insomma, portateli in qualche museo:(:rolleyes:

oppure a casa mia,
li terrò come i vostri figli:rotfl::rotfl::rotfl:

“Chi ha la fortuna di possedere un dipinto che assurga all’importanza di vera opera d’arte assume l’obbligo morale della sua più accurata e riguardosa conservazione; poiché l’opera d’arte è retaggio della Storia, ed il detentore (quanto spesso indegno!...) non ne è se non il custode temporaneo…” (2
gennaio 1919:eek::eek::eek:, Diario inedito di Giuseppe Ricci Oddi)
 
Ultima modifica:
Bellissima la citazone di Ricci Oddi, è appunto quanto ho sempre pensato.

In alternativa alle linguette che dici tu per attaccare l'opera al fondo, copio qui una mail che ho mandato a chi del fol gentilmente me l'aveva richiesta.

Io uso carta tipo fotocopiatrice o lettera + coccoina.
Ritaglio la linguetta di carta, dimensioni adeguate ma non eccessive.
Poi, attenzione: da una parte spalmo metà faccia solamente con la coccoina poi giro la linguetta e spalmo di coccoina la metà dietro la quale non c'è colla.
Ottengo così una linguetta che da un lato si attacca al fondo, dall'altro al retro della stampa, ma così la stampa non è direttamente attaccata al fondo.
La linguetta può essere quadrata o rettangolare, divisa per il largo o per il lungo (cioè spalmo colla su una striscietta oppure su una superficie più larga) e ancora attaccata in modo che le 2 strisce di colla siano orizzontali o verticali: tutto questo in funzione della resistenza della linguetta e dello spessore della carta. Per esempio, in caso di lito su carta grossa e pesante è meglio se la parte che aderisce al fondo resta più alta di quella che si attacca alla stampa. Ma varia da caso a caso - e non è così importante. Puoi anche mettere la linguetta in verticale, tipo a destra aderisce al fondo e a sinistra alla stampa.
E' invece interessante che così puoi nascondere dietro la stampa tutta la linguetta (utile se non c'è passepartout). E soprattutto che quando dovessi spostare la lito, basta "tagliare" a metà la linguetta, parte resta sul fondo, parte sul retro della stampa.
La coccoina è un vanto italiano, colla reversibile, magari col tempo ingiallisce un po' ma non danneggia e si può sempre toglier via.
 
Ultima modifica di un moderatore:
Immenso Gino!!!!!

e chi la dimentica questa
ai tempi della scuola elementare?

... meglio specificare perché magari qualche giovincello ci prende per cocainomani:mad::mad::mad::mad:
 

Allegati

  • coccoina.jpg
    coccoina.jpg
    22,5 KB · Visite: 3.180
e per ulteriori approfondimenti:

Federici, Carlo - Hey, Margaret - Di Lapigio, Flavia Serena

Conservazione e restauro delle opere d'arte su carta :
I procedimenti di pulitura
in Bollettino dell'Istituto centrale per la patologia del libro "Alfonso Gallo",
v. 39., 1984/1985, n.unico, 57-74

oppure:
Restauro e conservazione delle opere d'arte su carta
Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi
Leo S. Olschki, 1981 - 191 pagine

aggiungo per Gino Gost:
Jean-Jacques Rousseau sosteneva che “Il primo sentimento dell’uomo fu quello della propria esistenza, il secondo quello della propria conservazione”.
 
Ultima modifica:
Grazie a Ginogost e Artebrixia
 
Onestamente non sapevo che la conservazione e l'incorniciatura della carta fosse assurta a livello di vera e propria scienza. Alcune domande in effetti le avrei. Nei prossimi giorni le formulo bene ...

P.s.
A proposito, adesso capisco perché si dice che alcune donne hanno il PH acido.
Vabbe' lasciamo perdere eh eh
 
Bravo Gino, gran bel thread!
Domani lo leggo con calma e do seguito alla discussione con un po' di domande...
 
Qualche appunto per finire la giornata in gloria (grazie Leone, hai aggiunto molte note indispensabili).

Quale fondo metterà sul retro il nostro ineffabile corniciaio?
Di solito: cartone, faesite o una specie di poliuretano.
Sulla faesite non c'è nulla da dire, strozzate subito il corniciaio e fuggite via per sempre. La faesite lascia colore e inquina chimicamente, carta rovinata irrimediabilmente in pochi anni.
Su quella specie di moderno poliuretano bianco che ho visto usare, ho le mie riserve: certo protegge da varie aggressioni e ne evita altre, ma lascerà respirare la carta o non sarà l'equivalente di un doppio vetro? Ancora non so, anche perché praticamente non incornicio mai le opere su carta, le tengo in cartelle o buste :yes:
Il cartone - tenuto comunque separato con altro foglio dall'opera - non sarebbe male, ma protegge poco.
Il compensato anche può andar bene, sempre con foglio interposto, ma è nota la sua facilità a disconnettersi. Magari meglio il compensato marino, ma è pesante e c'è il pericolo colle.

Come si vede, non saprei neanche cosa scegliere, e chiedo aiuto agli incorniciatori più accaniti e protervi :p. Credo che, dovendo esprimere una preferenza, farei mettere uno strato esterno di buon compensato - non pioppo - e internamente un paio di strati di cartone a diverso quoziente di assorbimento umidità, addirittura forse cartone telato come più esterno. Ma magari c'è qualche nuovo materiale migliore.
In ogni caso sigillare i bordi con nastro di carta o plastica.

Quanto al come maneggiare le stampe o i disegni (per i virtuosi che le tengono in cartella :angel: o per le opere appena acquistate sciolte): il suggerimento che sempre do è: non prendetele come un giornale, con tre dita per mano, ma solo con due dita (pulite! :angry:) , a pìnzetta; in tal modo si è costretti a fare attenzione, a sorreggere il pezzo facendo presa in alto e non in basso, si rispetta la naturale curvatura della carta e non restano pieghe. In pratica, si tratta quasi di un miniballetto tra la stampa stessa e colui che la sorregge, niente movimenti bruschi. E niente paura, si impara subito.

Se si deve arrotolare una grafica, per esempio per spedirla, una litografia può essere arrotolata con il disegno all'interno e il dorso fuori. Ma per un'acquaforte, che ha un certo spessore di segni, si consiglia di fare il contrario. Infatti i tratti d'inchiostro, pur elastici, potrebbero non sopportare bene la compressione, e deformarsi o avere altri piccoli guasti. Viceversa, arrotolati convessamente, possono estendersi più liberamente e tornare poi alla condizione originaria. Naturalmente occorre allora proteggere il disegno con uno o due strati di carta velina.

Infine, i proprietari di olii su cartone sono pregati di sospendere subito i loro sberleffi. Il cartone è carta :eek::eek: :yes::yes::yes: e soffre degli stessi problemi del foglio leggero (luce, polvere, animaletti ...): in più, l'olio seccando viene assorbito dalla base e questo può portare ad un degrado per "seccamento" della stessa (avete presente le oleografie di cento anni fa, che ora ti si spezzano sotto le mani che c'è da tremare a toccarle e allora le si lasciano là - ma tanto si rompono solo a guardarle??).

Lo so, è terrorismo bello e buono. E sacrosanto :D :bye:
 
Quasi tutte le mie opere in collezione su carta le ho fatte incorniciare perché mi piace guardarmele e sarebbe per me inutile averle acquistate se poi le devo chiudere in cartella. Sulla conservazione della carta ci vuole un po' di cautela e anche per poi poterla tramandare intatta o quasi intatta a eredi o altri compratori collezionisti. Molte opere , le ho messe sotto vetro, le avevo già prese così (ma prima o poi gli cambierò collocazione), ma la maggior parte le ho incorniciate con piccolo pas (che serve anche a tenerle ferme, e dietro altro elemento in carta però più spesso, tipo cartoncino o prese già intelate-soluzione forse migliore-staremo a vedere negli anni cosa succederà- so che ginogost aborre l'intelatura:D:D)e anziché con vetro, con un bel foglio trasparente sottile di poliuretano.
Il poliuretano protegge dai raggi ultravioletti, antistatico per eccellenza(quindi protegge dalla polvere) e avendo milioni di piccoli forellini fa anche respirare la carta.Però, prima o poi la carta si deteriorerà inevitabilmente così come qualunque altra cosa trasformandosi in altro elemento che tornerà alla natura.Godiamocela finchè siam vivi noi, e cerchiamo di mantenerla più a lungo possibile ma non facciamocene un ossessione.Secondo me, un bel foglio di poliuretano trasparente sottile ci permette di godercela e di tenerla sufficientemente al riparo.Ma non sono sicurissimo che ciò sia il modo migliore, io però faccio così.;). Ho una vecchia mappa disegnata a mano del '700 che ancora sembra quasi nuova e fatta da qualche decennio...ed è sotto vetro...ma mi sa che presto la metterò sotto poliuretano.:yes:
 
Parto con le domande:
tra un vetro anti uv ed antiriflesso ed un vetro museale, oltre alla maggiore trasparenza, esistono altre caratteristiche che rendono migliore il secondo?
Differenza di prezzo indicative quali possono essere?
 
Ottimo thread!!!!OK!
Vedro di cambiare vetro al disegno,incorniciato,per il retro lascio essendo di compensato se non erro,anche perchè ci sono tutti gli adesivi che gli anno appicicato.

P.s Date un voto alle discussioni.

2r2xldf.jpg
 
Ultima modifica:
ho aspettato,letto e riletto ginogost e artebrixia.
(mio fratello LE tiene in cartella)
ma..
io sto con Laura da tredici anni.
forse è cambiata,forse no,non lo so,non La vedo..
La guardo ed è sempre bellissima ai miei occhi.
io credo d' amarLa 13 volte di più rispetto al giorno che L'ho conosciuta.
e...ho bisogno di guardarLa,un bisogno fisico,un bisogno prepotente,sempre incalzante.
lo stesso vale per le mie 4 carte,ho bisogno di guardarle,un bisogno fisico,un bisogno prepotente,sempre incalzante.
stanno appese..devono avere il loro chiodo e non voglio infrastrutture fra me e loro
invecchirano? lo faranno con me.
un giorno diventeranno polvere.....anch'io.
sono matto?
sarà così.
non sono così poetico ma concordo sul fatto che comprare un'opera e tenerla in una cartella è una barbaria....l'arte è fatta pwer essere condivisa , per essere guardata, studiata, ammirata...non per essere chiusa per venderla meglio più avanti...
 
Bellissimo argomento ed utulissimo.
Dalla mia piccola esperienza, devo essere sincero, mi è (di molto) passata la voglia di avere opere su carta.
In particolare se grandi. Sono praticamente insalvabili e se le metti in cornice pesano una tonnellata per via del mega vetro (provate con un 70X100 cm ... una tela non pesa nulla, una carta con vetro e cornice e una bomba a mano alla parete)
Nel mio ideale, allora, se proprio carta deve essere ... almeno intelata e sopratutto piccola (secondo me già 30X40 è una carta grande e quindi ... assai difficile da gestire)
A questo punto non saprei se le carte intelate (piccole e prese già intelate) nascondono comunque qualche insidia , a parte ovviamente il fatto che subiscono danni dalla luce,polvere ecc... come qualsiasi altra carta.
Se il mercato delle opere su carte è un mondo a parte con quotazioni a parte, un motivo c'è ... secondo il mio parere
Paolo
 
Amo la carta di un amore puro. Spero che il mercato continui a penalizzarla, perchè mi piace di più e costa meno. Cosa voler di più dalla vita?
Credo che il materiale a cui si riferisce ginogost sia il forex (come non citarlo in un sito di finanza?!). Un materiale molto interessante e secondo me utile allo scopo perchè leggero e inerte.
Sarebbe bello che in questa interessante discussione rimanesse un commento sulla tela come supporto (le famose carte intelate). Credo di conoscere l'opinione di ginogost...
 
non sono così poetico ma concordo sul fatto che comprare un'opera e tenerla in una cartella è una barbarie....l'arte è fatta per essere condivisa , per essere guardata, studiata, ammirata...non per essere chiusa per venderla meglio più avanti...
C'è un equivoco. Come per i libri o per le collezioni di francobolli, non è necessario averle sempre davanti agli occhi (si pensi a qualche centinaio di pagine dell'amata Divina Commedia incorniciate a coprire tutti i muri della casa).
Se ami Dante ti vai ad aprire il libro ogni volta (sorvoliamo su come [non] si conservino i libri sulle stupide librerie aperte, tanto moderne e tanto distruttive: tant'è, opera di architetti KO! ).
Se ami la tua lito di Capogrossi, apri la cartella ogni volta che vuoi, ed essa ti sorprenderà ogni volta come i disegni colorati dei volumi di fiabe ci sorprendevano da bambini.
Con un grosso vantaggio! Che la vedi direttamente, senza il vetro in mezzo, il quale snatura la percezione della superficie e, in pratica, quella di tutta l'opera.
Tant'è vero :yes::yes: che spesso è molto difficile distinguere se quella cosa sotto vetro sia un originale (lito o acquaf. ecc) o una riproduzione. Vuol dire appunto che di notte tutti i gatti sono neri. Il vero amatore vuole godersi anche la superficie. Per gli altri, una bella riproduzione al muro ... :p:p
 
Indietro