baleng ginogost
Io non dimentico. Pagheranno.
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Poiché è aumentato l'interesse verso i modi di trattare le opere su carta (conservazione, esposizione ecc), apro questo 3d di informazioni, domande e risposte sperando che ognuno possa portare non solo i suoi quesiti ma anche la propria particolare esperienza.
In primo luogo indichiamo quali sono i nemici della carta, quelli che ne pregiudicano la conservazione. I due grandi diavoli sono la luce (più specificamente: i raggi ultravioletti) e la polvere .
La luce pian piano brucia le opere: le carte prima ingialliscono, poi bruniscono, e infine si seccano come bruciate. Naturalmente ci vogliono molti anni per produrre i peggiori effetti, ma già una litografia o un disegno esposti a forte luce, o addirittura alla luce diretta del sole, dopo pochi mesi possono risultare assai ingialliti. Pertanto non si dovrebbero nemmeno incorniciare, o farlo con vetri appositi ferma-ultravioletti; comunque, non sarà grave se si tiene per pochissimi anni un'opera in cornice esponendola alla luce modesta, per esempio, di un corridoio (gli specialisti indicano un max di 50 lux sull'opera: forse qualcuno può spiegarlo meglio di me). Passati quei 2\3 anni, estrarle e magari dare il cambio.
La polvere è ancora più subdola: se la cornice non è ermeticamente chiusa da dietro - si suppone che davanti lo sia - essa penetra dalle fessure e produce un ingrigimento che poi porta a consumo, a perdita di spessore, fragilità ecc. La polvere è piena di sostanze che danneggiano la carta fissandosi nei suoi minuscoli buchini.
Ci sono altri nemici: l'umidità è dannosa SOLO se non c'è aerazione, poiché allora si forma muffa. Pertanto, la cornice va tenuta staccata dal muro tramite i tappini attaccati dietro sugli angoli, così l'aria gira. E si dovrebbero evitare i muri esterni. Anche gli eccessi usuali di calore e freddo non sono di per sé pericolosi, anzi possono eliminare alcune delle bestioline (tarli e quelle cosine luccicanti, quasi fosforescenti, che se la mangiano volentieri - sono gli isanuri, o pesciolini d'argento) che sono anch'esse tra i maggiori nemici.
Altre info sulle bestiacce cliccando qui.
Anche le fesserie dell'uomo producono danni. Per esempio l'uso dello scotch, praticamente qualunque tipo, anche quelli chiamati sicuri, per attaccare l'opera alla base in cornice. O il non mantenere una distanza tra opera e vetro (a quello serve prima di tutto il passepartout), cosa che può produrre danni in caso di forti sbalzi di temperatura, per esempio. Oppure l'uso del doppio vetro: la carta è un materiale vegetale e deve "respirare". Chiuderla ermeticamente tra i due vetri accelera il suo degrado: si secca e va in briciole (i nostri figli ci malediranno ). O ancora molti passepartout, soprattutto quelli a base di pasta di legno, producono danni chimici, affioramenti e quant'altro.
Da tutti questi punti di vista va considerato che la maggioranza dei corniciai ha la cultura di un infante e la mentalità di un killer.
Dopo il terrorismo, il giardino del paradiso. La migliore conservazione per stampe, disegni, e persino dipinti a olio su carta è costituita da cartelle in cartone (solide, evitano piegature: perché un altro killer sono le mani che trattano per es. una litografia come un giornale, mentre invece si tratta di un oggetto a tre dimensioni su cui non vanno lasciati segni di spiegazzamento). Meglio se le cartelle sono rivestite in tela. L'ideale è che non entri la polvere, ma la carta possa respirare - dunque anche le buste di plastica vanno intese solo come ricovero provvisorio.
L'ideale, poi, è che sopra ad ogni stampa, per es., venga posto un foglio di carta velina, a protezione della superficie, che è delicata - per esempio, se si fa scivolare un foglio su un altro, l'attrito danneggia l'inchiostro). Essendo leggera e morbida la velina assolve bene il compito protettivo.
Una variante può essere infilare le opere in buste adeguatamente grandi, poi chiuse con un po' di pressione, o meglio infilate per il rovescio in buste più grandi, valigie, cassetti ermetici (o protette con tela fitta ecc). Sarà bene in questo caso che le superfici colorate o comunque disegnate non vengano in contatto con la busta. La cosa si ottiene semplicemente lasciando a suo contatto solo i dorsi, che significa che l'ultima del pacchettino sarà rivolta verso l'interno - anche qui, comunque, una velina tra carta e busta aiuta.
E siamo solo all'inizio.
In primo luogo indichiamo quali sono i nemici della carta, quelli che ne pregiudicano la conservazione. I due grandi diavoli sono la luce (più specificamente: i raggi ultravioletti) e la polvere .
La luce pian piano brucia le opere: le carte prima ingialliscono, poi bruniscono, e infine si seccano come bruciate. Naturalmente ci vogliono molti anni per produrre i peggiori effetti, ma già una litografia o un disegno esposti a forte luce, o addirittura alla luce diretta del sole, dopo pochi mesi possono risultare assai ingialliti. Pertanto non si dovrebbero nemmeno incorniciare, o farlo con vetri appositi ferma-ultravioletti; comunque, non sarà grave se si tiene per pochissimi anni un'opera in cornice esponendola alla luce modesta, per esempio, di un corridoio (gli specialisti indicano un max di 50 lux sull'opera: forse qualcuno può spiegarlo meglio di me). Passati quei 2\3 anni, estrarle e magari dare il cambio.
La polvere è ancora più subdola: se la cornice non è ermeticamente chiusa da dietro - si suppone che davanti lo sia - essa penetra dalle fessure e produce un ingrigimento che poi porta a consumo, a perdita di spessore, fragilità ecc. La polvere è piena di sostanze che danneggiano la carta fissandosi nei suoi minuscoli buchini.
Ci sono altri nemici: l'umidità è dannosa SOLO se non c'è aerazione, poiché allora si forma muffa. Pertanto, la cornice va tenuta staccata dal muro tramite i tappini attaccati dietro sugli angoli, così l'aria gira. E si dovrebbero evitare i muri esterni. Anche gli eccessi usuali di calore e freddo non sono di per sé pericolosi, anzi possono eliminare alcune delle bestioline (tarli e quelle cosine luccicanti, quasi fosforescenti, che se la mangiano volentieri - sono gli isanuri, o pesciolini d'argento) che sono anch'esse tra i maggiori nemici.
Altre info sulle bestiacce cliccando qui.
Anche le fesserie dell'uomo producono danni. Per esempio l'uso dello scotch, praticamente qualunque tipo, anche quelli chiamati sicuri, per attaccare l'opera alla base in cornice. O il non mantenere una distanza tra opera e vetro (a quello serve prima di tutto il passepartout), cosa che può produrre danni in caso di forti sbalzi di temperatura, per esempio. Oppure l'uso del doppio vetro: la carta è un materiale vegetale e deve "respirare". Chiuderla ermeticamente tra i due vetri accelera il suo degrado: si secca e va in briciole (i nostri figli ci malediranno ). O ancora molti passepartout, soprattutto quelli a base di pasta di legno, producono danni chimici, affioramenti e quant'altro.
Da tutti questi punti di vista va considerato che la maggioranza dei corniciai ha la cultura di un infante e la mentalità di un killer.
Dopo il terrorismo, il giardino del paradiso. La migliore conservazione per stampe, disegni, e persino dipinti a olio su carta è costituita da cartelle in cartone (solide, evitano piegature: perché un altro killer sono le mani che trattano per es. una litografia come un giornale, mentre invece si tratta di un oggetto a tre dimensioni su cui non vanno lasciati segni di spiegazzamento). Meglio se le cartelle sono rivestite in tela. L'ideale è che non entri la polvere, ma la carta possa respirare - dunque anche le buste di plastica vanno intese solo come ricovero provvisorio.
L'ideale, poi, è che sopra ad ogni stampa, per es., venga posto un foglio di carta velina, a protezione della superficie, che è delicata - per esempio, se si fa scivolare un foglio su un altro, l'attrito danneggia l'inchiostro). Essendo leggera e morbida la velina assolve bene il compito protettivo.
Una variante può essere infilare le opere in buste adeguatamente grandi, poi chiuse con un po' di pressione, o meglio infilate per il rovescio in buste più grandi, valigie, cassetti ermetici (o protette con tela fitta ecc). Sarà bene in questo caso che le superfici colorate o comunque disegnate non vengano in contatto con la busta. La cosa si ottiene semplicemente lasciando a suo contatto solo i dorsi, che significa che l'ultima del pacchettino sarà rivolta verso l'interno - anche qui, comunque, una velina tra carta e busta aiuta.
E siamo solo all'inizio.