Alessandro Celli
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Mi aggancio a quest'ultimo post per ricordare che ogni forma artistica (arte, letteratura, musica, poesia) di livello elevato richiede molta dedizione e lavoro interiore per essere compresa fino a fondo.
Io invece considero Carrà un minore
(però una sua antologica piena non l'ho ancora vista)
trovo che si arrangia sempre per stare al passo
ma gli manca la forza.
Meno dinamico di Boccioni
meno intenso di De Chirico
meno plastico di Sironi.
Vabbè, uno potrebbe vedere i pregi, e li vedo,
ma ha due peccati:
quello veniale è facile da spiegare: non ha una profonda cultura del colore
però insiste a farne grande uso
quello mortale è meno spiegabile, ma abbastanza intuitivo:
poteva questa pittura avere seguaci, allievi? No.
Carrà chiude le porte, non ne apre nessuna,
pittura sterile
non priva di fascino inizialmente
perché molto comprensibile
ma destinata a non offrire più nulla alla seconda, alla terza lettura ecc.
Così lo vedo io.
Non mi dispiace
ma non mi interessa:
sotto la pittura niente
Ma che qualità le opere!!! Bisogna anche dire che dal 1921 in poi il suo tratto diventa inconfondibile a cominciare dal "Pino sul mare", e, secondo me questa è la sua grande eredità, riesce a dare alle sue opere un'atmosfera unica solo sua e di nessun altro.