Bruno Munari

Cris70

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Difficile parlare di Bruno Munari, grande artista a 360 gradi.
Forse proprio per questo e per la molteplicità delle sue attività e per la sua grande ed intensa creatività ad ogni definizione, risulta difficilmente collocabile in una chiara catalogazione, e ciò confonde il mercato, che a mio parere è SORDO !
:(:(:(

ma qualcosa possiamo pur dire, no?

“L'artista o l'operatore culturale di oggi, può aiutare la crescita culturale della collettività. Può preparare gli individui (a cominciare dai bambini) a difendersi dallo sfruttamento, a smascherare i furbi (invece di ammirarli o invidiarli), ad esprimersi con la massima libertà e creatività. Può continuare la tradizione invece che ripeterla stancamente"
 

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"Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. (...) La semplificazione è il segno dell'intelligenza, un antico detto cinese dice: quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte."

"Il grande pittore dipinge l'insegna per il fornaio,il grande scultore dà forma a una macchina, il grande architetto progetta la casa per il capo del governo, il grande poeta scrive canzoni popolari, il grande musicista scrive la musica per le canzoni del poeta ... un popolo civile vive in mezzo alla sua arte."


"il più grande ostacolo alla comprensione di un'opera d'arte è quello di voler capire. "
 

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MANIFESTO DEL MACCHINISMO :eek::eek::eek::eek:
Bruno Munari - 1952


Il mondo, oggi, è delle macchine.
Noi viviamo in mezzo alle macchine, esse ci aiutano a fare ogni
cosa, a lavorare e a svagarsi. Ma cosa sappiamo noi dei loro
umori, della loro natura, dei loro difetti animali, se non attraverso
cognizioni tecniche, aride e pedanti?
Le macchine si moltiplicano più rapidamente degli uomini,
quasi come gli insetti più prolifici; già ci costringono ad
occuparci di loro, a perdere molto tempo per le loro cure, ci
hanno viziati, dobbiamo tenerle pulite, dar loro da mangiare e da
riposare, visitarle continuamente, non far loro mai mancar nulla.
Fra pochi anni saremo i loro piccoli schiavi.
Gli artisti sono i soli che possono salvare l’umanità da questo
pericolo. Gli artisti devono interessarsi delle macchine,
abbandonare i romantici pennelli, la polverosa tavolozza, la tela e
il telaio; devono cominciare a conoscere l’anatomia meccanica, il
linguaggio meccanico, capire la natura delle macchine, distrarle
facendole funzionare in modo irregolare, creare opere d’arte con
le stesse macchine, con i loro stessi mezzi.
Non più colori a olio ma fiamma ossidrica, reagenti chimici,
cromature, ruggine, colorazioni anodiche, alterazioni termiche.
Non più tela e telaio ma metalli, materie plastiche, gomme e
resine sintetiche.
Forme, colori, movimenti, rumori del mondo meccanico non più
visti dal di fuori e rifatti a freddo, ma composti armonicamente.
La macchina di oggi è un mostro!
La macchina deve diventare un’opera d’arte!
Noi scopriremo l’arte delle macchine!
 

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;)
 

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Nel 1963 venne pubblicato per la prima Good Design di Bruno Munari, riproposto nel 1998 dalla casa editrice Corraini.
È un piccolo libro di 31 pagine che analizza tre oggetti naturali – l’arancia, la rosa e i piselli – come fossero oggetti di design.
In questo modo, per esempio, l’arancia diventa «un oggetto quasi perfetto dove si riscontra l’assoluta coerenza tra forma, funzione e consumo» mentre la rosa è definitva un oggetto «inutile», «complicato da usare», «perfino immorale».
:cool:

ma dai ...
 

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La relazione di Bruno Munari con il futurismo è uno degli aspetti più controversi della produzione di quello che può essere considerato il più importante artista italiano del Novecento. È un periodo poco studiato da storici e critici per quell’insistito cordone sanitario che è stato spesso e volentieri eretto dalla cultura italiana attorno ai prodotti artistici emersi durante il ventennio e associabili in senso lato con il regime.

Munari stesso è in qualche modo complice di questa menomazione storiografica. Come ha sottolineato Jeffrey Schnapp, nelle sue varie liste autodefinitorie e autobiografiche Munari mette come incipit simbolico della propria carriera d’artista la prima “macchina inutile” del 1930. Un gesto in qualche modo giustificabile, vista l’importanza di quella proposta artistica, ma che cancella gli anni di preparazione e i presupposti estetici di molta della sperimentazione munariana negli anni a venire, congedati da Munari con una ironica alzata di spalle, come come quando confesserà a Gillo Dorfles di avere avuto, appunto, un “passato futurista”.
 

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A parte questi elementi sottilmente sovversivi, risulta comunque evidente nell’opera di Munari il desiderio di sviluppare le idee più potenzialmente produttive della prima stagione futurista, molte delle quali, come detto, erano rimaste a livello puramente programmatico.

Se l’ironica presa di distanza dalla magniloquenza retorica che spesso accompagnava l’auto-esegesi di forme artistiche come le “mappe cosmiche” denota un lo spirito indipendente di Munari, guardando alle tavole di ABC Dadà (1944), dove Munari costruisce un abbecedario, accostando una varietà di oggetti domestici e poemetti dadaisti (che sembrano anticipare il Piccolo sillabario illustrato di Italo Calvino), non si può non notare il debito con quell’arte “polimaterica” che Prampolini aveva cominciato a teorizzare e praticare fin dal 1915.
 

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Nel 1949 Munari progetta per la prima volta una serie di “libri illeggibili”, opere che definitivamente rinunciano alla comunicazione testuale a favore della sola funzione estetica.

Non semplicemente supporto per il testo, la carta comunica un messaggio attraverso il formato, il colore, i tagli e la loro alternanza. Si omettono gli elementi che costituiscono il libro tradizionale, come il colophon e il frontespizio, e la lettura diventa lo svolgersi cadenzato di una composizione musicale, con timbri sempre diversi nell’alternarsi delle pagine.

Nel segno della rarefazione visiva e della sperimentazione dei materiali, la produzione di “libri illeggibili” continua per Munari lungo tutto l’arco della propria vita. Nel 1955 alcuni esemplari sono esposti al MoMA di New York, nella cui Design Collection sono tuttora conservati 9 “libri illeggibili”.
 

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E' tardi...
:(:(

pazienza,
ma domani se vorrete potremo proseguire

Su Bruno Munari ne vale la pena
Grazie CrisOK!
 

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Praticamente faceva i mobiles prima di Calder, ma li faceva in Italia...
E poi le forchette parlanti, le sculture da viaggio...
 

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« Il sogno dell'artista è comunque quello di arrivare al Museo,
mentre il sogno del designer è quello di arrivare ai mercati rionali. »
(Bruno Munari, Artista e designer, 1971)
 
Per non parlare dell'anticipazione dei mobili Ikea, coi suoi abitacoli di inizio anni 70
munari.jpg


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:clap: bravissimi ! ci sarebbe davvero da costruire discussioni su discussioni su questa figura, leonardesca sì perché così polivalente ..
a me Munari ha insegnato tantissimo leggendo due libri anni fa, che vi consiglio
poco allora sapevo di lui
erano
"Da cosa nasce cosa" (imprescindibile)
e "fantasia"
da questi ho imparato, soprattutto dal primo, cosa vuol dire semplificare, togliere peso, essere leggeri
quindi cosa volesse dire essere un designer, e un artista
cosa vuol dire progettare, e quindi creare
che ciò che si impara nei primi anni della vita resta come regola fissa per sempre.. l'importanza dell'educazione.
mi ha stimolato ancora di più a essere curiosa e guardarmi in giro
e tante altre cose
buona lettura ! ;)
 
Io ho letto il secondo "Fantasia" che raccomando a tutti. Considero Munari un artista a tutto tondo, mai banale, poliedrico e talvolta geniale. Per me è uno degli artisti che saranno posti tra i primi posti nella giusta collocazione storiografica.
 
Oggi mi rileggevo un pò di storia e sono inciampato in questa di Bruno Munari del 1966:
“Morandi, si diceva, faceva dei quadri astratti usando delle bottiglie e dei vasi come pretesto formale. Infatti il soggetto di un quadro di Morandi non sono le bottiglie ma la pittura fermata in quegli spazi.”

L'opera in questione è del 1929, esposta al Mart di Trento.
Ma il genio era Morandi o Munari?:mmmm:
Eh eh eh:D:D
 

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Mi associo e, citando Wittgenstein "su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere".
 
visto che Francesca stimola la nostra Fantasia


c'è tutta la serie di video di un unico intervento/lezione a Venezia
peccato che non sia unico
 
Ottimo topic!
Uno dei tanti che ha avuto la sfortuna di chiamarsi Munari Bruno e nascere nel paese sbagliato.
 
Premetto che sono tra quelli che ritengono Munari un grandissimo ma se si parla di mercato il disdoro purtroppo cambia un po' e personalmente nn dico sia giusto o sbagliato, semplice constatazione...

Da grande appassionato di arte cinetica nn si può nn riconoscere che e' stato precursore anche in quel campo, ma la una genialità e' stato un po' (lo si prenda con le molle) anche il suo "limite" se si parla di mercato, che vive di specializzazione molto piu' che di eclettismo.

Insomma, se sei bravo a fare tutto paradossalmente sei meno riconosciuto dal mercato rispetto a uno che e' bravissimo a fare poco, la specializzazione e la facilita' ad identificare il personaggio paga...

Per questo credo che Munari sia poco ed amche incorrettamente valutato dal mercato, e personalmente ritengo che nn e' assolutamente detto che questo cambi, proprio per il motivo sopra elencato purtroppo ...
 
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