Alessandro Celli
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Sbadati ?
Forse non tutti ci siamo accorti dell’evento che sta organizzando il nostro Ostenda alla Vico Gallery.
Mi riferisco al ciclo :
"Gruppo 63", "Sperimentale p"
Con opere di Lia Drei e di Francesco Guerrieri.
Tanto per non dimenticare l’importanza del felice incontro di questi due Artisti, ecco qualche interessante spunto.
Giulio Carlo Argan scrisse:
“… il problema non è prendere coscienza della percezione ma di realizzare la percezione come coscienza integrale.”
E Jorge Luis Borges scrisse:
Coloro che dicono che l’arte non deve propagare dottrine sogliono riferirsi a dottrine contrarie alle loro
LIA DREI, nata il 18 luglio 1922 a Roma
Nelle opere di questo periodo Lia Drei si sofferma sugli effetti cinetici e cromatici.
Alcuni dipinti sono caratterizzati dall'accordo o dal contrasto tra colori fondamentali e complementari, mentre altri dalla presenza di strutture che riescono ad intervenire sulla nostra percezione ottica creando concavità e convessità in realtà non esistenti sulla superficie della tela.
Molto tempo dopo, nel 2004, l'artista dirà: "Oggi ho pensato ai miei quadri fatti con i tondi del 1963. Perché sono arrivata al tondo? Per rendere più forte l'attrazione visiva. Sul tondo l'occhio si ferma più facilmente, è un attimo e vede il rosso, il verde e il giallo o l'azzurro con tutta la forza della mente e ci si perde dentro e anche se non si capisce il perché il suo colore gli dà un'emozione inaspettata come il suono di una musica improvvisa. E così ho costruito dei quadri sentendo l'emozione speciale per me, perché non l'avevo fatto prima, di inventare qualche cosa di nuovo, di costruire una realtà che prima non c'era e che doveva avere fascino, equilibrio, e la forza della vita. (...) La meraviglia dell'arte è così, perché nell'equilibrio dell'espressione uno si sente stranamente appagato anche con una piccola cosa, basta che sia vera. E poi io sono figlia d'arte e per me è normale trovare il bello in tutto ciò che mi circonda, basta che lo guardi con il fascino della mente e dentro il mio cuore."
Tra il 1964 e il 1968 lo Sperimentale p. espone con mostre personali a Torino, Roma, Belgrado, Cagliari, e partecipa a importanti rassegne nazionali e internazionali (Strutture di visione, Premio Termoli, V Rassegna di Arti Figurative di Roma, con 10 opere, etc.) e alle mostre-dibattito itineranti Strutture visive e Strutture significanti, ideate e curate da Francesco Guerrieri, a Roma, Firenze, Napoli, Cosenza, Terni, Livorno, Genova, Torino. Il binomio è anche invitato al Museo Sperimentale d'Arte Contemporanea di Torino, al Premio Arte Oggi a Firenze e a Roma, a Ipotesi linguistiche intersoggettive nel 1967 e al Premio Masaccio, alle VI Biennale Romana e ad altre rassegne nel 1968
FRANCESCO GUERRIERI, nato a Borgia (Catanzaro) nel 1931
“Agli inizi del 1962 eseguii una serie di quadri a larghe bande rosse e bianche. Su ognuna di queste «bande» un certo ritmo era scandito da forme metalliche allineate. Con queste opere avevo superato le suggestioni dell’informale materico e del «neo-dada». Qualche mese dopo lavoravo intorno al primo quadro completamente «costruito», totalmente calcolato nel progetto e nell’esecuzione.
Come si presentavano i quadri di questa nuova ricerca iniziata nel 1962? Delle fasce parallele alternate, bianche, rosse, nere, di diversa larghezza, da un capo all’altro della tela. Il bianco fa da sfondo e le fasce rosse e nere creano alternative di simmetria e asimmetria. Mi appassionava la «scoperta» della «continuità»; ogni quadro non aveva inizio né fine, ma era parte, frammento di una potenziale illimitata «continuità». Ad accentuarla, e nello stesso tempo a contraddirla, interveniva la scansione regolare di fili di nylon, una «griglia» di linee verticali ora evanescenti, ora più corposamente bianche, secondo il variare della luce. L’insieme era frammento di un ritmo anch’esso potenzialmente infinito.
La serialità, la ripetibilità, la frequenza percettiva, traducevano, nel ritmo di questi quadri, il ritmo del nostro tempo.”
Che dire?
Apprezzo la storia e di conseguenza quelle gallerie che cercano di esaltarne i tratti migliori, anche su artisti un pò scordati gravemente dal mercato.
I miei sinceri complimenti ad Ostenda,
anzi alla Vico Gallery
Forse non tutti ci siamo accorti dell’evento che sta organizzando il nostro Ostenda alla Vico Gallery.
Mi riferisco al ciclo :
"Gruppo 63", "Sperimentale p"
Con opere di Lia Drei e di Francesco Guerrieri.
Tanto per non dimenticare l’importanza del felice incontro di questi due Artisti, ecco qualche interessante spunto.
Giulio Carlo Argan scrisse:
“… il problema non è prendere coscienza della percezione ma di realizzare la percezione come coscienza integrale.”
E Jorge Luis Borges scrisse:
Coloro che dicono che l’arte non deve propagare dottrine sogliono riferirsi a dottrine contrarie alle loro
LIA DREI, nata il 18 luglio 1922 a Roma
Nelle opere di questo periodo Lia Drei si sofferma sugli effetti cinetici e cromatici.
Alcuni dipinti sono caratterizzati dall'accordo o dal contrasto tra colori fondamentali e complementari, mentre altri dalla presenza di strutture che riescono ad intervenire sulla nostra percezione ottica creando concavità e convessità in realtà non esistenti sulla superficie della tela.
Molto tempo dopo, nel 2004, l'artista dirà: "Oggi ho pensato ai miei quadri fatti con i tondi del 1963. Perché sono arrivata al tondo? Per rendere più forte l'attrazione visiva. Sul tondo l'occhio si ferma più facilmente, è un attimo e vede il rosso, il verde e il giallo o l'azzurro con tutta la forza della mente e ci si perde dentro e anche se non si capisce il perché il suo colore gli dà un'emozione inaspettata come il suono di una musica improvvisa. E così ho costruito dei quadri sentendo l'emozione speciale per me, perché non l'avevo fatto prima, di inventare qualche cosa di nuovo, di costruire una realtà che prima non c'era e che doveva avere fascino, equilibrio, e la forza della vita. (...) La meraviglia dell'arte è così, perché nell'equilibrio dell'espressione uno si sente stranamente appagato anche con una piccola cosa, basta che sia vera. E poi io sono figlia d'arte e per me è normale trovare il bello in tutto ciò che mi circonda, basta che lo guardi con il fascino della mente e dentro il mio cuore."
Tra il 1964 e il 1968 lo Sperimentale p. espone con mostre personali a Torino, Roma, Belgrado, Cagliari, e partecipa a importanti rassegne nazionali e internazionali (Strutture di visione, Premio Termoli, V Rassegna di Arti Figurative di Roma, con 10 opere, etc.) e alle mostre-dibattito itineranti Strutture visive e Strutture significanti, ideate e curate da Francesco Guerrieri, a Roma, Firenze, Napoli, Cosenza, Terni, Livorno, Genova, Torino. Il binomio è anche invitato al Museo Sperimentale d'Arte Contemporanea di Torino, al Premio Arte Oggi a Firenze e a Roma, a Ipotesi linguistiche intersoggettive nel 1967 e al Premio Masaccio, alle VI Biennale Romana e ad altre rassegne nel 1968
FRANCESCO GUERRIERI, nato a Borgia (Catanzaro) nel 1931
“Agli inizi del 1962 eseguii una serie di quadri a larghe bande rosse e bianche. Su ognuna di queste «bande» un certo ritmo era scandito da forme metalliche allineate. Con queste opere avevo superato le suggestioni dell’informale materico e del «neo-dada». Qualche mese dopo lavoravo intorno al primo quadro completamente «costruito», totalmente calcolato nel progetto e nell’esecuzione.
Come si presentavano i quadri di questa nuova ricerca iniziata nel 1962? Delle fasce parallele alternate, bianche, rosse, nere, di diversa larghezza, da un capo all’altro della tela. Il bianco fa da sfondo e le fasce rosse e nere creano alternative di simmetria e asimmetria. Mi appassionava la «scoperta» della «continuità»; ogni quadro non aveva inizio né fine, ma era parte, frammento di una potenziale illimitata «continuità». Ad accentuarla, e nello stesso tempo a contraddirla, interveniva la scansione regolare di fili di nylon, una «griglia» di linee verticali ora evanescenti, ora più corposamente bianche, secondo il variare della luce. L’insieme era frammento di un ritmo anch’esso potenzialmente infinito.
La serialità, la ripetibilità, la frequenza percettiva, traducevano, nel ritmo di questi quadri, il ritmo del nostro tempo.”
Che dire?
Apprezzo la storia e di conseguenza quelle gallerie che cercano di esaltarne i tratti migliori, anche su artisti un pò scordati gravemente dal mercato.
I miei sinceri complimenti ad Ostenda,
anzi alla Vico Gallery