varoon
Ciao Fellini
- Registrato
- 19/11/07
- Messaggi
- 4.979
- Punti reazioni
- 197
Secondo Chiara Frugoni, medievalista e grande studiosa del francescanesimo (ha da poco pubblicato con Einaudi Storia di Chiara e Francesco dedicato alle vite di san Francesco e santa Chiara), in quell' angolo dell' affresco attribuito a Giotto, nella Basilica superiore di San Francesco, c' è il ritratto di un demone «scolpito» su una nuvola (una nuvola che occupa la parte centrale della ventesima storia, quella dedicata alla morte del Santo).
«Un vigoroso ritratto, con tanto di naso adunco, occhi scavati e due corna scure», lo definisce la Frugoni (autrice anche di una Guida agli affreschi della Basilica Superiore ) in un articolo per il prossimo numero della rivista «San Francesco Patrono d' Italia» (anticipato, con tanto di immagini, dal diavolo-nuvola sul sito della rivista sanfrancesco.org).
Un profilo di fatto sfuggito a otto secoli di pellegrinaggi e di visite turistiche visto che il ciclo venne iniziato da Giotto, con i suoi collaboratori, attorno al 1296 per essere interrotto alla venticinquesima storia, nel 1300, quando il pittore venne chiamato da papa Bonifacio VIII a Roma in occasione del Giubileo. Dunque, in fondo, niente di strano. Secondo lo storico e critico Claudio Strinati, «che vi siano elementi nascosti in un' opera d' arte è del tutto normale e le opere hanno sempre due facce, una esplicita ed una implicita».
Frugoni parla di «un' immagine dal significato ancora da approfondire, ma che sembra destinato a dare buoni frutti», sottolineando però come si tratti di «un ritratto bellissimo e non di una semplice caricatura» (rispondendo indirettamente a Sergio Fusetti, capo dei restauratori della Basilica, che ha definito il diavolo «qualcosa di marginale, che non entra nella scena, altrimenti sarebbe stato più visibile, quasi un dispetto»).
Un' impertinenza che potrebbe però suscitare (per i frati di Assisi) «un dibattito catechetico perché ci fa comprendere l' importanza di oggettivare il male per non accoglierlo nella propria vita». Ma quel diavolo è importante prima di tutto nella «manipolazione delle nuvole».
«Fino ad oggi - osserva la storica - il primo pittore che pensò di trattare le nuvole era ritenuto Andrea Mantegna con il suo San Sebastiano, dipinto nel 1460 e oggi nel Kunsthistorisches Museum a Vienna, dove sullo sfondo del cielo c' è un cavaliere che emerge da una nuvola. Da oggi il primato non è più di Mantegna, ma di Giotto».
«Un vigoroso ritratto, con tanto di naso adunco, occhi scavati e due corna scure», lo definisce la Frugoni (autrice anche di una Guida agli affreschi della Basilica Superiore ) in un articolo per il prossimo numero della rivista «San Francesco Patrono d' Italia» (anticipato, con tanto di immagini, dal diavolo-nuvola sul sito della rivista sanfrancesco.org).
Un profilo di fatto sfuggito a otto secoli di pellegrinaggi e di visite turistiche visto che il ciclo venne iniziato da Giotto, con i suoi collaboratori, attorno al 1296 per essere interrotto alla venticinquesima storia, nel 1300, quando il pittore venne chiamato da papa Bonifacio VIII a Roma in occasione del Giubileo. Dunque, in fondo, niente di strano. Secondo lo storico e critico Claudio Strinati, «che vi siano elementi nascosti in un' opera d' arte è del tutto normale e le opere hanno sempre due facce, una esplicita ed una implicita».
Frugoni parla di «un' immagine dal significato ancora da approfondire, ma che sembra destinato a dare buoni frutti», sottolineando però come si tratti di «un ritratto bellissimo e non di una semplice caricatura» (rispondendo indirettamente a Sergio Fusetti, capo dei restauratori della Basilica, che ha definito il diavolo «qualcosa di marginale, che non entra nella scena, altrimenti sarebbe stato più visibile, quasi un dispetto»).
Un' impertinenza che potrebbe però suscitare (per i frati di Assisi) «un dibattito catechetico perché ci fa comprendere l' importanza di oggettivare il male per non accoglierlo nella propria vita». Ma quel diavolo è importante prima di tutto nella «manipolazione delle nuvole».
«Fino ad oggi - osserva la storica - il primo pittore che pensò di trattare le nuvole era ritenuto Andrea Mantegna con il suo San Sebastiano, dipinto nel 1460 e oggi nel Kunsthistorisches Museum a Vienna, dove sullo sfondo del cielo c' è un cavaliere che emerge da una nuvola. Da oggi il primato non è più di Mantegna, ma di Giotto».