Milano, casa trasformata in dormitorio cinese. Scatta il sequestro alla proprietaria

reganam

Nuovo Utente
Registrato
19/11/09
Messaggi
25.144
Punti reazioni
1.282
Via Bramante, una milanese affittava in regola. «Ma ha ignorato il sovraffollamento» La motivazione La donna si era resa conto della situazione e sapeva del subaffitto ma non è intervenuta
Milano, casa trasformata in dormitorio cinese. Scatta il sequestro alla proprietaria - Corriere.it
La proprietaria, una signora milanese, 63 anni, entrò nel suo appartamento, al civico 35 di via Bramante, nel dicembre del 2012. E si rese conto che la coppia cinese a cui l’aveva dato in affitto (pur con un regolare contratto e col saldo delle rate che puntualmente arrivava attraverso bonifico bancario) in realtà lo utilizzava come un dormitorio. Una sorta di «ostello» dal quale gli «ospiti», tutti cinesi, andavano e venivano. Per lo più, si trattava di cittadini irregolari, senza permesso di soggiorno. E così nel luglio del 2016 quell’appartamento è stato sequestrato, come prevede il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È una storia emblematica per almeno un paio di aspetti. Primo: le situazioni analoghe a Milano, soprattutto in alcuni quartieri, sono ricorrenti, e non sempre le forze dell’ordine e la magistratura riescono ad arrivare a un sequestro (la stessa arma legale, ad esempio, è stata utilizzata per due appartamenti del palazzo occupato di via Cavezzali, sgomberato il 5 aprile scorso). C’è poi un aspetto specifico, che è stato al centro di una battaglia legale conclusa qualche settimana fa, quando la Cassazione ha stabilito che la confisca era legittima, anche se (è questo il punto) l’appartamento non era affittato in nero, ma con un regolare contratto.
«L’ingiusto profitto» I legali della difesa hanno sostenuto che la donna affittava con un contratto «pulito» e a canoni di mercato, che i pagamenti avvenivano «in chiaro» attraverso la banca, che i due cinesi che avevano affittato l’appartamento avevano detto alla proprietaria che «ogni tanto poteva capitare che venissero ospitati parenti di passaggio»: se qualcuno «aveva sfruttato persone in difficoltà per assicurarsi un ingiusto profitto», dunque, non potevano che essere i due intestatari del contratto.
Questa ricostruzione, qualche mese dopo il sequestro, era stata accolta dal Tribunale del Riesame, che aveva annullato il decreto di sequestro preventivo e restituito l’alloggio alla signora. È proprio contro la restituzione che la Procura di Milano ha fatto ricorso in Cassazione. Il magistrato ha ribattuto sostenendo che, pur se la somma incassata dalla signora era «congrua», lei ha comunque concesso in uso il suo appartamento senza preoccuparsi del fatto che i due locatari agivano illegalmente, e così si procuravano, appunto, «ingiusto profitto» (guadagni moltiplicati dal subaffitto). La donna così si era assicurata il regolare pagamento delle rate anche attraverso questa attività illecita.
«La tolleranza» La Procura ha insistito anche sul fatto che la donna, per sua ammissione, si era resa conto di quel che accadeva in via Bramante: lei stessa ha spiegato «di essersi recata nell’immobile di sua proprietà, trasformato in un dormitorio, e nonostante questo aveva tollerato e, anzi, collaborato a che le cose non si modificassero, continuando nel rapporto di locazione con i due cinesi». È su queste basi che la Cassazione ha ribadito che quella casa deve rimanere sotto sequestro: perché la proprietaria aveva consapevolezza dei subaffitti e del fatto che quel meccanismo assicurasse un grosso lucro ai suoi «inquilini regolari». E, per anni, non ha fatto nulla per rientrare nella legalità.
 
E' il sogno segreto di ogni mattonaro, affittare a extra a tanti soldi, perché i loro mattoni sono "il mio tesssssooroooo"

 

Ho colto nel segno :D

gollum-3.jpg
 
Indietro