Fondi pensione negoziali e tfr

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Zarcandia

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19/3/19
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Buongiorno a tutti, sono nuovo del forum. Da qualche mese sto pensando seriamente se possa o meno convenire aderire al fondo pensione negoziale offerto per la mia categoria di lavoro. Lo scopo dichiarato del fondo è di ottenere un rendimento superiore a quanto ottenuto dal TFR con la rivalutazione di legge, attraverso investimenti di medio periodo (1-5 anni), non potendo acquistare (teoricamente) titoli non quotati da almeno una società di quotazione come tripla B ( che se non erro è la quotazione odierna dei nostri titoli di stato). Leggendo le condizioni e le informazioni chiave per l' aderente, mi trovo con alcuni dubbi, che spero qualcuno di voi, sicuramente più esperti di me, possa chiarirmi, in quanto per adesso nessuno mi ha saputo dare risposte soddisfacenti. Premetto che il post è lunghino , quindi chiederei di avere pazienza e di leggerlo tutto prima di rispondere.
Per rendere chiaro cosa non capisco, spiego prima le condizioni di adesione.
Il fondo, all'adesione, mi obbliga, come tutti i fondi negoziali, a versare anche il TFR, oltre ad una quota minima di contributi pari all1% del mio stipendio lordo e con una quota massima pari all'1% del mio stipendio lordo da parte del datore di lavoro. Ovviamente la quota volontaria dell'aderente può essere aumentata volontariamente. Su tali versamenti, otterrei una deduzione fiscale (mi sembrerebbe logico che la deduzione reale sia solo della mia quota e non anche di quella del datore di lavoro, in quanto penso che, in caso di adesione, la quota del datore andrebbe ad aumentare lo stipendio lordo per poi essere dedotta). I soldi così versati (solo i contributi volontari e quelli del datore di lavoro , ovvero quei 1% citati) vanno in un conto tenuto presso una banca depositaria, e verranno gestiti da un gestore secondo gli accordi presi con il fondo. La quota TFR viene, invece, accantonata "virtualmente" dall'INPS ( si tratta di un fondo pensione per pubblici dipendenti) in quanto i soldi non vengono materialmente trasferiti sul conto della banca depositaria, ma vengono usati dall'ente per continuare a pagare le prestazioni previdenziali e assistenziali. Solo alla liquidazione, l'INPS verserà la quota TFR maturata, che sarà pari:

Ai versamenti per TFR fatti dal datore di lavoro ed accantonati in questo conto "virtuale"
+
Su tale importo, vengono applicati i rendimenti ottenuti dalla quota di denaro realmente versata nel conto, e realmente gestita dal gestore. Sottolineo che i rendimenti in questione sono, per legge, a carico dell'INPS stesso, che quindi si impegna a pagare anche tale parte.

Il fondo, ad oggi, prevede due comparti di investimento possibili, ovvero il garantito (che investe praticamente il 95% dei soldi in titoli di stato italiani o europei e obbligazioni e garantisce la restituzione di ALMENO quanto versato al fondo in termini assoluti, compreso il TFR) ed il comparto obbligazionario (che investe principalmente in obbligazioni e in azioni, con una quota di queste ultime che teoricamente può arrivare fino al 40% ma che, da accordi, si cercherà di tenere non oltre il 10/15%).

Per ora mi concentro sul comparto garantito, in quanto mi sono meglio informato sulle condizioni. I costi per l'aderente sono i seguenti:
Spese dirette

-Spesa una tantum (irrisoria) per iscrizione;

-Quota associativa, prima fissa a 16 euro annua per mantenere la posizione, oggi percentuale dello 0.09% sulla retribuzione lorda dell'aderente;

Spese indirette (contate al netto sul patrimonio dell'aderente)

-0,30% di commissione per il gestore sul patrimonio VERSATO (esclusa la quota TFR), tasso che penso dovrebbe essere annuale anche se le spese di pagano trimestralmente;

-0,02% di commissione per la banca depositaria, alle medesime condizioni espresse sopra;

-10% in caso di overperformance, ovvero in caso di ottenimento di rendimenti che sono superiori all'80% della rivalutazione del tfr secondo art. 2120 c.c.

La quota TFR, invece, non viene intaccata da alcun costo di gestione (non essendo realmente gestita).

L'indice dei costi ISC indica i costi del fondo come decrescenti più si mantiene la posizione nel fondo (fino a 35 anni).

I rendimenti del fondo, al netto dei costi indiretti e al lordo di quelli diretti, nonché al netto degli oneri fiscali,a parte nel 2013 , sono stati inferiori alla rivalutazione del tfrsecondo art. 2120 del c.c., sempre al netto degli oneri fiscali.

Per quanto riguarda il TFR, invece, è scritto che, fintanto che il fondo non raggiungerà una dimensione rilevante secondo accordi presi tra fondo ed Inps (accordi non specificati), i rendimenti sul TFR saranno dati dalla media ponderata dei rendimenti dei maggiori fondi pensione individuati secondo dm del 23/12/2005. Una volta raggiunta una certa dimensione del fondo, invece, le successive quote TFR versate saranno rivalutate secondo i rendimenti ottenuti dal fondo stesso sul patrimonio realmente gestito.

Per quanto riguarda i vantaggi fiscali, oltre alle deduzioni già scritte per le quote versate, il fondo prevede:

-Tassazione del rendimento degli strumenti finanziari acquiststi al 20% al posto che al 26 (tranne per i BTP che persistono ad avere il 12.5%);

-Tassazione agevolata, al.momento della liquidazione SU TUTTA LA POSIZIONE MATURATA (quindi anche sulla quota TFR) al 15%, riducibile fino al 9% (con 30 anni di permanenza). In pratica il TFR, essendo confluito figurativamente nella posizione dell'aderente, passa da una ordinaria tassazione separata a quella agevolata (se ho ben capito), con un risparmio di imposta di circa 15/20%% (ipotizzando la tassazione al 9%).

Sottolineo che a me nulla interessano gli eventuali vantaggi relativi alla possibilità di ottenere degli anticipi, io guardo solo il montante nel lunghissimo periodo, ovvero fino alla data di pensionamento presunta (tengo ferme alcune ipotesi, ovvero che non cambierò lavoro e che ho almeno altri 35/40 anni di lavoro da fare), quindi faccio il confronto tra fondo e TFR contando, per il fondo, le massime agevolazioni possibili (sia su ISC sia su tassazione della posizione alla liquidazione).

Alla liquidazione (diciamo per vecchiaia) il fondo prevede la possibilità di richiedere FINO al 50% in quota capitale, e la restante parte viene commutata in rendita vitalizia, secondo (se ho ben capito) il tasso di conversione che sarà vigente a quella data. La quota non liquidata, ma tenuta come rendita e non ancora versata, continua inoltre ad essere investita, e quindi la rendita stessa dovrebbe aumentare durante gli anni di pensione.

Penso di aver riepilogato tutto il necessario. I miei dubbi sono i seguenti:

- secondo voi ha senso che una delle voci di costo ( quella sulla overperformance) sia parametrata ad un rendimento INFERIORE rispetto a quanto ottenuto dal TFR per legge, quando lo scopo del fondo è ottenere un rendimento pari o superiore ad esso? Che senso ha?

- considerando che, una volta entrati nella previdenza complementare, non si può più agganciare il calcolo del TFR all'articolo 2120 del c.c., secondo voi ha senso che la rivalutazione della quota TFR versata figurativamente al fondo, data dall'andamento del fondo stesso (all'inizio della media dei maggiori fondi) sia a carico dell'INPS? Mi spiego meglio. Ad oggi, se ben capisco, l'INPS è un ente in strutturale difficoltà, visto il numero di prestazioni che deve erogare superiore a quanto incamera. Viene inoltre usato dallo stato come una specie di bancomat con le spending review. Il gap tra quanto incassato dall'INPS e quanto pagato di prestazioni dall'ente stesso è dato dalle imposte generali (da bilancio dello stato). Tra le voci di costo dell'INPS (per la precisione della tesoreria Inps) c'è la normale rivalutazione del TFR secondo codice civile. Mi sfugge come mai lo stato incentivi fiscalmente (perdendo introiti) un meccanismo come il fondo, che prevede di ottenere rendimenti superiori rispetto a quanto previsto dal 2120 c.c., e quindi prevede che l'INPS debba pagare ancora di più di quanto previsto per legge. È realmente sostenibile una cosa del genere? A me viene in mente un senso solo se si prevedono rendimenti inferiori al TFR (con risparmio per le casse pubbliche) o si prevede di modificare sensibilmente le regole ( tanto una volta sottoscritto al massimo si può cambiare fondo di previdenza complementare, ma non si può tornare indietro) o si prevede un aumento di imposte in futuro tale da sostenere questo costo aggiuntivo. Inoltre lo stato si impegna anche ad incassare meno sui rendimenti degli strumenti finanziari e, soprattutto, sul montante del TFR alla liquidazione. Cosa ne pensate? Secondo voi è sostenibile un meccanismo di questo tipo, o è destinato ad un forte cambiamento futuro?

- la componente previdenziale del fondo mi sembra molto scarsa, e si riduce al 50% della posizione maturata (salvo opzione del 100%) trasformata in rendita. Secondo voi tale percentuale può cambiare in futuro? Il fondo scrive che è ritirabile , alla liquidazione, fino al 50% in capitale. Questo fino....vuol dire che solo in specifiche circostanze si può o si potrà ritirare? (Magari cambiando le regole in futuro)

-per quanto riguarda l'inflazione, sembra ovvio che aderendo ad un fondo si lascia il "certo" (inteso come calcolo di rivalutazione del TFR secondo normativa) con "l'incerto" (rendimento dei mercati finanziari). In tal modo si perde l'indicizzazione all'inflazione del TFR. Ma da quando l'Italia è entrata nella moneta unica, l'inflazione è stata in media del 2% (negli ultimi 10 anni ben sotto tale soglia). A vedere i rendimenti dei fondi dal report del covip, questi sono comunque superiori alla rivalutazione del TFR per legge (anche i comparti garantiti). Secondo voi è possibile che l'inflazione, nei prossimi 30/40 anni, non tornerà mai più ad un livello tale da rendere più conveniente la rivalutazione del TFR per legge? Ma poi, se anche fosse, i titoli di stato e gli strumenti finanziari nostrani non dovrebbero adeguare i tassi di interesse sulle nuove emissioni? Se così fosse, il fondo potrebbe e dovrebbe acquistare nuovi titoli con rendimenti molto più elevati, tali da coprire (o comunque mitigare fortemente) la situazione. Certo sugli strumenti già in possesso ci si perderebbe. Ma è realmente possibile una inflazione oltre il 4% visto che siamo nell'euro (almeno per ora)? Tenendo anche conto degli obiettivi della BCE, che intende aumentare l'inflazione al 2% ma che, comunque, ha il compito di regolare sempre inflazione e deflazione tramite politiche monetarie.

-considerando l'andamento dei mercati negli ultimi anni (che, salvo il 2008, mi pare sia stato positivo), e considerando che il fondo, come tutti i fondi negoziali con comparto garantito, investe circa il 60% del capitale in btp italiani che dovrebbero, ad oggi, avere rendimenti abbastanza alti visto che sono quotati BBB ( il minimo acquistabile dal gestore secondo accordi con il fondo), il rendimento dei fondi pensione (in generale) negli ultimi 10 anni è davvero significativo per determinarne le prestazioni future possibili o è sfalsato in positivo e bisogna tenere conto di alcuni fattori specifici (es. Rendimenti alti per motivi che mi sfuggono, mercato positivi per determinate cause che difficilmente si protrarranno nel tempo,...)? Su questa risposta chiederei gentilmente una spiegazione basica siccome non sono molto ferrato in macroeconomia e finanza.

Ringrazio in anticipo per l'attenzione, e chiedo a chi più esperto di me di correggere eventuali cose dette in modo sbagliato, perché premetto che forse sono io che non ho capito qualcosa o mi sfuggono determinate meccaniche.
 
Personalmente i Promessi Sposi li ho letti a suo tempo, anche due volte...

Se vuoi, passa da qui , potresti trovare alcune risposte alle tue domande.

Per quelle a cui non trovi risposta, riformulale in modo conciso ed una ad una. Tanto non scappiamo... OK!
 
Qual è il tuo settore? Dipendente pubblico, settore scuola?
Qual è il fondo negoziale della tua azienda?
Chi ti ha dato le informazioni che scrivi?
Hai letto lo statuto del tuo fondo?
A me sembra che in quanto scrivi potrebbero esserci una serie di inesattezze.
 
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