Il 95% dei gestori obbligazionari batte il benchmark. E nelle azioni c' la ciclicita'

Brawler II

Nuovo Utente
Sospeso dallo Staff
Registrato
22/12/15
Messaggi
5.278
Punti reazioni
170
Alcuni passi:

"Negli anni 70, solo il 10-20% dei gestori ha battuto l'S&P500.Ma, a metà degli anni 80 quel numero era superiore al 90%. Un ciclo simile è capitato tra la fine degli anni 80 e la metà dei 90. Ed è interessante notare che più della metà dei gestori attivi in azioni ha sovraperformato l'S&P 500 durante la maggior parte della prima decade di questo secolo. il track record storico mostra che i gestori attivi hanno sovraperformsto l'S&P500 il 50% delle volte in un periodo di 5 e 10 anni."

"I dati di Morningstar mostrano che la media dei fondi attivi nel reddito fisso (obbligazioni, ndr) ha battuto il benchmark a 1, 3, 5, 7 e 10 anni. eVestment, un data provider di proprietà del NASDAQ con oltre 40 anni di dati storici di alcuni fondi attivi, ha concluso che il 95% dei fondi attivi sul reddito fisso ha sovraperformato, con il gestori medi che hanno battuto il benchmark di 1,14%"

L'articolo è questo Pardon Our Interruption

Non so se l'ha scritto lui Robert N. Barone - Wikipedia

Nessuno di noi seguiva il mercato 40 anni fa, stiamo prendendo un grosso abbaglio? Forse consigliando sempre e comunque gli ETF non stiamo facendo un favore al risparmiatore medio per nostra ignoranza del periodo storico?
 
Ultima modifica:
io lo farei, ma l'articolo sono solo delle parole scritte così...non c'è un dato, non si capisce nulla di più, penso che a spanne ci sia un problema di survivorship bias ma è difficile a dirsi

Mi limito a riportare la descrizione con esempi, del survivor bias.
Survivor Bias

Molto illuminante, ci cadiamo spesso in questo bias (anche se non condivido la frase finale, la fortuna è soltanto una delle componenti del successo)
 
io lo farei, ma l'articolo sono solo delle parole scritte così...non c'è un dato, non si capisce nulla di più, penso che a spanne ci sia un problema di survivorship bias ma è difficile a dirsi
Ok ma se l'ha scritto il Robert Barone originale non ha bisogno di dati, ci basta la sua autoreferenzialità.
 
Ok ma se l'ha scritto il Robert Barone originale non ha bisogno di dati, ci basta la sua autoreferenzialità.
Robert Barone, Ph.D., is a Georgetown-educated economist. He is a financial advisor at Fieldstone Financial.

Pardon Our Interruption

è lui. Non è un collione qualunque. A mio avviso c'è da imparare.
 
@BrawlerII non prendertela ma secondo me con questi post non aiuti chi si avvicina alla sezione per avere info.
al di là del fatto che non ci sono dati nell'articolo non userei solo il cv del tipo in questione per valutare l'affidabilità dei contenuti di quanto scritto, mi sembra un approccio eccessivamente superficiale per scegliere la categoria di strumenti da utilizzare nella costruzione del portafoglio.
personalmente più leggo e più mi convinco che, per me, i fondi non siano la scelta migliore.
 
@BrawlerII non prendertela ma secondo me con questi post non aiuti chi si avvicina alla sezione per avere info.
al di là del fatto che non ci sono dati nell'articolo non userei solo il cv del tipo in questione per valutare l'affidabilità dei contenuti di quanto scritto, mi sembra un approccio eccessivamente superficiale per scegliere la categoria di strumenti da utilizzare nella costruzione del portafoglio.
personalmente più leggo e più mi convinco che, per me, i fondi non siano la scelta migliore.
In realtà lo studio della società del nasdaq è citato, solo che è a pagamento. Non mi risulta esitesse lo SPIVA nel 1980, l'obiettivo di questa sezione è fornire un punto di vista sia sugli etf sia sui fondi, cercando di non essere pro o contro niente a prescindere
Questo già si sa, è il miliardesimo articolo che cita lo spiva, ma lo scopo di questo 3d è differente
 
Questo già si sa, è il miliardesimo articolo che cita lo spiva, ma lo scopo di questo 3d è differente

Se lo avessi letto veramente avresti capito che dice qualcosa in più della banalità con la quale lo hai riassunto e sommariamente accantonato.
 
Se lo avessi letto veramente avresti capito che dice qualcosa in più della banalità con la quale lo hai riassunto e sommariamente accantonato.
Ma se leggo delle dissertazioni filosofiche sullo spiva, che già conosco, prima di leggere l'articolo voglio leggere chi è che lo scrive
 
Ma il suo curriculum non riesce a impressionarmi.

Sinceramente non comprendo l'oggetto della contesa, o meglio non comprendo che cosa si vuole dimostrare, o meglio che cosa ciascuno vuole affermare, o meglio quale verità ciascuno vuole imporre.
 
Sinceramente non comprendo l'oggetto della contesa, o meglio non comprendo che cosa si vuole dimostrare, o meglio che cosa ciascuno vuole affermare, o meglio quale verità ciascuno vuole imporre.

Beh...questo sarebbe un bene, se invece di fare a cornate testosteroniche come dei tori da monta si possono guardare dei dati oggettivi è sempre meglio.
L'idea è quella di capire se nella superiorità attuale degli strumenti indicizzati sia compreso un errore di time framing per cui non ci si renda conto come in altri momenti non sia stato così.

La mia opinione a volo d'uccello è che se metti centinaia di gestori a competere per estrarre apha dal mercato, la media di essi non possa che essere pari al mercato meno le commissioni che fanno pagare, non possono vincere tutti, solo la metà.
Una cosa che non mi ricordo di aver visto è se la distribuzione statistica dei rendimenti dei gestori abbia le fat tails come i rendimenti di borsa...boh?
 
Ultima modifica:
L'articolo che ho linkato semplicemente cita alcune motivazioni che spiegano come sia cambiato lo scenario di mercato, per cui oggi è molto piiù difficile estrarre alpha dal mercato. E non perché i gestori siano meno preparati che nel passato, anzi è il contrario.

What’s referred to as the “paradox of skill” means that even as skill level rises overall, luck can become more important in determining outcomes if the level of competition is also rising.

https://research-doc.credit-suisse....=LsvBuE4wt3XNGE0V+3ec251NK9soTQqcMVQ9q2QuF2I=

Parte di quanto nel passato veniva considerato alpha si è scoperto essere in buona sostanza legato ai market factors grazie alle ultime ricerche accademiche. Poi si è ecceduto nella ricerca di questi fattori con il data mining (cfr "Factor Zoo").
 
L'articolo che ho linkato semplicemente cita alcune motivazioni che spiegano come sia cambiato lo scenario di mercato, per cui oggi è molto piiù difficile estrarre alpha dal mercato. E non perché i gestori siano meno preparati che nel passato, anzi è il contrario.



https://research-doc.credit-suisse....=LsvBuE4wt3XNGE0V+3ec251NK9soTQqcMVQ9q2QuF2I=

Parte di quanto nel passato veniva considerato alpha si è scoperto essere in buona sostanza legato ai market factors grazie alle ultime ricerche accademiche. Poi si è ecceduto nella ricerca di questi fattori con il data mining (cfr "Factor Zoo").

Forse esiste una eccessiva capacità di screening statistico su queste cose. Nella performance attribution con i dati dei mercati si riesce a spaccare il capello, ma nella vita reale chissà?.....cosa distingue un compagno di università di Marchionne da Marchionne stesso? Capacità si dirà, ma se fosse solo fortuna?
Una domanda: perchè la media performance(indice morningstar) dei fondi azionari usa blend/flex tende ad essere uguale al s&p500 meno le commissioni medie?....cioè, perchè proprio quell'indice diventa un parametro e non un altro calcolato in modo diverso come il dj?
 
Sostanzialmente credo siano stati fatti enormi passi in avanti per spaccare il capello ma solo ex-post.
Ma per i mercati finanziari non esistono modelli matematici predittivi (se non di brevissimo termine come per HFT che peraltro poggiano molto del loro successo sulla velocità di esecuzione).
Ed anche i modelli econometrici che analizzano l’economia reale non sono esenti da errori e tantomeno sono validi come predittività.
Per fare un parallelo lo stesso vale per i fondi attivi, anche dimenticando la persistenza dei rendimenti... non metto in dubbio che ci siano ottimi gestori: il problema è identificare il cavallo giusto sulla linea di partenza, lo stesso esercizio sulla linea del traguardo è insulso quanto banale.
Ciò non toglie che qualsiasi investitore informato sia attivo nel momento in cui investe e sceglie, da solo o con consulenza, di acquistare nel momento x rispetto ad y, sceglie l’asset class a piuttosto che b, seleziona il gestore 1 invece del gestore 2, ecc. ecc.
Anche la scelta del benchmark è discrezionale, qual' è la "allocazione neutrale" per eccellenza, quella che rispetta le proporzioni degli asset di investimento a livello mondiale per tutte le asset class possibili ed immaginabili?
 
L'idea è quella di capire se nella superiorità attuale degli strumenti indicizzati sia compreso un errore di time framing per cui non ci si renda conto come in altri momenti non sia stato così.
È questo il punto. Tutti sappiamo che negli ultimi 15 anni è stato meglio preferire il passivo, il punto che solleva l'articolo è che nei prossimi 15 potrebbero invertirsi i ruoli, come è stato negli anni 80. Credo che in pochi sapessero che in quegli anni l'80% degli attivi nell'azionario batteva il benchmark. Il punto è: è un trend che si sta per reinvestire di nuovo come dice l'articolo e varie altre campane o come dite qualche post addietro l'innovazione tecnologica ha stoppato questa inversione che si è storicamente verificata in maniera ciclica?
 
Indietro