Sono alla ricerca di fondi bilanciati. Controllando fra le varie proposte ho trovato il fondo in oggetto.
Ho controllato la composizione e ho visto che nel fact sheet è indicata un esposizione di circa il 40% in istituti ipotecari, probabilmente danesi dato che i primi 3 titoli in portafoglio sono "Realkredit Danmark".
Poco tempo fa ho letto degli articoli allarmati sul settore immobiliare danese e questo non mi fa ben sperare su questo fondo.
Ho ragione o sono palesemente in errore?
Ho trovato i seguenti articoli:
I nuovi campioni della diversificazione - Corriere della Sera
Grande Nord
«Cerchiamo aziende stabili nel generare flussi di cassa e profitti e che pagano elevati dividendi - spiega il team di gestione -. L’approccio quantitativo aiuta a fare uno screening delle società più stabili al mondo: a fine settembre il portafoglio si componeva di circa 250 titoli azionari a livello globale, la maggior parte dei quali di aziende dei mercati sviluppati e solo una piccola porzione di società dei mercati emergenti», fanno sapere da Nordea Investment funds.
Tra le società che al momento hanno i pesi maggiori in portafoglio troviamo Microsoft, Johnson&Johnson e Wal-Mart mentre Eni e Snam Rete Gas sono gli unici titoli italiani.
Per quanto attiene invece al comparto a reddito fisso al momento sono presenti in portafoglio circa 20 titoli di obbligazioni ipotecarie danesi. Questa asset class, considerata sicura alla stregua di titoli obbligazionari governativi, offre uno yield più elevato. Ciascuna emissione è coperta da un prestito ipotecario che grazie al principio della parità di bilancio ha protetto gli investitori negli oltre 200 anni di storia di esistenza di questi strumenti.
Infatti, da allora non ci sono mai stati default. Da qui la tripla A di questi strumenti di investimento, spesso poco conosciuti agli investitori internazionali, ma non a Nordea, leader finanziario delle regioni nordiche europee.
Francesca Monti
14 novembre 2011 12:58
Danimarca, la bolla del mattone mette a rischio un'economia modello: Fmi lancia l'allarme sui "mutui a soli interessi" - Il Sole 24 ORE
Danimarca, la bolla del mattone mette a rischio un'economia modello: Fmi lancia l'allarme sui "mutui a soli interessi"
È una delle pochissime triple A dell'Unione europea. E paga per finanziare il debito a 10 anni l'1,49%, poco più della Germania con il suo Bund (1,28%). Ha un tasso di disoccupazione pressoché fisiologico (4,6%) e un rapporto debito/Pil del 45,6 per cento. L'inflazione a marzo si è attestata all'1,2 per cento. La Danimarca, numeri alla mano, è un'economia modello.
I dati macro più eclatanti, però, nascondono l'ombra di un mercato immobiliare in tensione. Nel 2008 è scoppiata una bolla del mattone che ha fatto scendere il valore delle case del 20% (-2,1% annuo nel quarto trimestre del 2012). A questo problema si aggiunge quello dei numerosi mutui concessi con la formula del preammortamento finanziario, i cosiddetti mutui "interest-only". Di che cosa si tratta? Prestiti che prevedono per i primi anni il pagamento dei soli interessi, rinviando il momento in cui iniziare ad ammortare il capitale. Per questo motivo vanno bene in tutte le fasi, comprese quelle recessive, in quanto consentono anche a categorie meno abbienti di sobbarcarsi il peso di un mutuo (perlomeno nei primi anni). Non a caso la diffusione di questo prodotto - il cui boom è iniziato nel 2003 - ha contribuito all'impennata del debito privato in Danimarca che oggi è pari al 322% del reddito delle famiglie.
Il problema? Le rate nei primi anni sono molto più basse rispetto a quelle successive (quando scatta il piano di ammortamento in cui alla quota interessi si aggiunge la quota capitale). Con il rischio che poi, quando la rata si normalizza, non sia più sostenibile. Motivo per cui questi mutui sono considerati "fuori legge" in molti Paesi.
L'allarme sul rischio mutui in Danimarca arriva direttamente dal Fondo monetario internazionale, che si aggiunge alle critiche già avanzate dalla Banca centrale e dall'agenzia di rating S&Poor's sui pericoli dei "mutui interest-only" che oggi costituiscono il 56% del monte-mutui concesso, un mercato da 500 miliardi di dollari. A questo punto si è aperto il dibattito sul vietare o meno questa formula di contratti. Secondo Yingin Xiao, senior economist dell'Fmi «sarebbe più prudente porre fine a questa tipologia di prestiti con gradualità» perché «non è realistico chiedere alle banche di vietarli all'improvviso».
Ma intanto la tensione del mattone a Copenaghen e dintorni si sta riversando anche sui bilanci delle banche. Il calo dei prezzi delle case ha infatti già costretto le banche danesi specializzate nei mutui a fornire dal 2007 131 miliardi di corone come garanzia supplementare per soddisfare i requisiti normativi, e altri 107 miliardi di corone per soddisfare le richieste degli investitori.
E l'allarme non finisce qui. Secondo uno studio di febbraio della University of Southern Denmark - rilanciato da Bloomberg - 100mila mutuatari a breve potrebbero risultare insolventi e aver bisogno di un aiuto. Per evitare il pignoramento della propria casa.
Ho controllato la composizione e ho visto che nel fact sheet è indicata un esposizione di circa il 40% in istituti ipotecari, probabilmente danesi dato che i primi 3 titoli in portafoglio sono "Realkredit Danmark".
Poco tempo fa ho letto degli articoli allarmati sul settore immobiliare danese e questo non mi fa ben sperare su questo fondo.
Ho ragione o sono palesemente in errore?
Ho trovato i seguenti articoli:
I nuovi campioni della diversificazione - Corriere della Sera
Grande Nord
«Cerchiamo aziende stabili nel generare flussi di cassa e profitti e che pagano elevati dividendi - spiega il team di gestione -. L’approccio quantitativo aiuta a fare uno screening delle società più stabili al mondo: a fine settembre il portafoglio si componeva di circa 250 titoli azionari a livello globale, la maggior parte dei quali di aziende dei mercati sviluppati e solo una piccola porzione di società dei mercati emergenti», fanno sapere da Nordea Investment funds.
Tra le società che al momento hanno i pesi maggiori in portafoglio troviamo Microsoft, Johnson&Johnson e Wal-Mart mentre Eni e Snam Rete Gas sono gli unici titoli italiani.
Per quanto attiene invece al comparto a reddito fisso al momento sono presenti in portafoglio circa 20 titoli di obbligazioni ipotecarie danesi. Questa asset class, considerata sicura alla stregua di titoli obbligazionari governativi, offre uno yield più elevato. Ciascuna emissione è coperta da un prestito ipotecario che grazie al principio della parità di bilancio ha protetto gli investitori negli oltre 200 anni di storia di esistenza di questi strumenti.
Infatti, da allora non ci sono mai stati default. Da qui la tripla A di questi strumenti di investimento, spesso poco conosciuti agli investitori internazionali, ma non a Nordea, leader finanziario delle regioni nordiche europee.
Francesca Monti
14 novembre 2011 12:58
Danimarca, la bolla del mattone mette a rischio un'economia modello: Fmi lancia l'allarme sui "mutui a soli interessi" - Il Sole 24 ORE
Danimarca, la bolla del mattone mette a rischio un'economia modello: Fmi lancia l'allarme sui "mutui a soli interessi"
È una delle pochissime triple A dell'Unione europea. E paga per finanziare il debito a 10 anni l'1,49%, poco più della Germania con il suo Bund (1,28%). Ha un tasso di disoccupazione pressoché fisiologico (4,6%) e un rapporto debito/Pil del 45,6 per cento. L'inflazione a marzo si è attestata all'1,2 per cento. La Danimarca, numeri alla mano, è un'economia modello.
I dati macro più eclatanti, però, nascondono l'ombra di un mercato immobiliare in tensione. Nel 2008 è scoppiata una bolla del mattone che ha fatto scendere il valore delle case del 20% (-2,1% annuo nel quarto trimestre del 2012). A questo problema si aggiunge quello dei numerosi mutui concessi con la formula del preammortamento finanziario, i cosiddetti mutui "interest-only". Di che cosa si tratta? Prestiti che prevedono per i primi anni il pagamento dei soli interessi, rinviando il momento in cui iniziare ad ammortare il capitale. Per questo motivo vanno bene in tutte le fasi, comprese quelle recessive, in quanto consentono anche a categorie meno abbienti di sobbarcarsi il peso di un mutuo (perlomeno nei primi anni). Non a caso la diffusione di questo prodotto - il cui boom è iniziato nel 2003 - ha contribuito all'impennata del debito privato in Danimarca che oggi è pari al 322% del reddito delle famiglie.
Il problema? Le rate nei primi anni sono molto più basse rispetto a quelle successive (quando scatta il piano di ammortamento in cui alla quota interessi si aggiunge la quota capitale). Con il rischio che poi, quando la rata si normalizza, non sia più sostenibile. Motivo per cui questi mutui sono considerati "fuori legge" in molti Paesi.
L'allarme sul rischio mutui in Danimarca arriva direttamente dal Fondo monetario internazionale, che si aggiunge alle critiche già avanzate dalla Banca centrale e dall'agenzia di rating S&Poor's sui pericoli dei "mutui interest-only" che oggi costituiscono il 56% del monte-mutui concesso, un mercato da 500 miliardi di dollari. A questo punto si è aperto il dibattito sul vietare o meno questa formula di contratti. Secondo Yingin Xiao, senior economist dell'Fmi «sarebbe più prudente porre fine a questa tipologia di prestiti con gradualità» perché «non è realistico chiedere alle banche di vietarli all'improvviso».
Ma intanto la tensione del mattone a Copenaghen e dintorni si sta riversando anche sui bilanci delle banche. Il calo dei prezzi delle case ha infatti già costretto le banche danesi specializzate nei mutui a fornire dal 2007 131 miliardi di corone come garanzia supplementare per soddisfare i requisiti normativi, e altri 107 miliardi di corone per soddisfare le richieste degli investitori.
E l'allarme non finisce qui. Secondo uno studio di febbraio della University of Southern Denmark - rilanciato da Bloomberg - 100mila mutuatari a breve potrebbero risultare insolventi e aver bisogno di un aiuto. Per evitare il pignoramento della propria casa.
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