Capisco, grazie
Altra domanda banale: cosa si intende esattamente per "licenziamento illegittimo"? Facciamo l'esempio di due casi "tipici": 1) difficoltà economiche dell'azienda (più o meno vere/dimostrabili dai bilanci) o 2) "incompatibilità" della prosecuzione del rapporto tra il datore di lavoro e il dipendente (anche solo per differenti opinioni, abitudini lavorative, ecc senza che possa essere mosso alcun "addebito disciplinare").
Rientrano entrambi nella classificazione di "licenziamento illegittimo"?
Nelle piccole aziende in entrambi i casi il dipendente, se licenziato, può rivolgersi al giudice chiedendo da 2,5 a 6 mensilità?
Ah beh, una domandina semplice semplice...
Evitando di entrare in un ginepraio, diciamo che:
1- Il datore può licenziare solo in presenza di giustificato motivo o giusta causa.
2- In mancanza di giusta causa o giustificato motivo il licenziamento è illegittimo.
3- Il lavoratore che ritiene insussistenti le motivazioni del licenziamento può impugnarlo (entro i termini) e ricorrere al giudice
4- Se il giudice ritiene illegittimo il licenziamento, nel caso di azienda con 15 o meno dipendenti, determina il risarcimento tra un minimo di 2.5 e un massimo di 6 mensilità
Quindi la risposta all'ultima domanda è affermativa.
Per rispondere alla domanda in neretto è invece necessario addentrarci almeno un po' nel ginepraio che volevamo evitare.
Per giusta causa si intende una motivazione soggettiva, ovvero un comportamento, un atto del dipendente, una serie fatti che si possono qualificare come inadempimento grave gli obblighi contrattuali da parte del dipendente. Facendo degli esempi, rubare, fare una rissa sul luogo di lavoro, ingiuriare il datore di lavoro.
Per giustificato motivo si intende una ragione oggettiva, diciamo economica, inerente all'attività produttiva per la quale il datore prende la decisione di licenziare. Un esempio può essere la chiusura di una sede dell'azienda con conseguente licenziamento dei dipendenti là adibiti.
Per valutare se sussiste giusta causa si deve prima di tutto determinare la veridicità del comportamento contestato al dipendente poi va considerata la gravità ovvero il giudice valuta se il comportamento "merita" il licenziamento anche in riferimento al contesto.
Perché ci sia giustificato motivo si valuta ugualmente la veridicità della motivazione (se ti licenzio perché chiudo una sede, ma poi non la chiudo davvero o la riapro sopo una settimana è chiaro che il licenziamento è illegittimo) poi va dimostrata la connessione diretta tra la motivazione è il provvedimento di licenziamento (se chiudo una sede licenzierò i dipendenti di quella sede, non di un altra).
Da qui in poi la selva si fa troppo fitta e tra giurisprudenza, tipizzazioni di giusta causa fatte dai contratti nazionali etc. si potrebbe dire tutto e il contrario di tutto e spesso le decisioni dei giudici sono poco comprensibili, soprattutto dal punto di vista del non addetto.