L'istituto dell'impresa familiare permette di ripartire il reddito d'impresa tra l'imprenditore ed i suoi collaboratori e per tanto il tuo amico ha ragione a proposito del fatto che può evitare (almeno parzialmente) la progressività dell'IRPEF.
Uniche limitazioni sono il fatto che è necessario attribuire
almeno il 51% del reddito d'impresa all'imprenditore e che che deve esistere un rapporto di parentela (entro il terzo grado), di affinità (entro il secondo grado) o di matrimonio tra lo stesso ed i collaboratori affinché essi si possano ritenere tali.
Un eventuale rapporto di lavoro subordinato tra padre e figlio avrebbe permesso al massimo la deduzione degli oneri sociali sostenuti dall'impresa ma non i costi relativi alla retribuzione attuale e differita (stipendi e trattamento di fine rapporto); a tal proposito puoi leggere l'art. 60 del Testo Unico sulle Imposte sul Reddito.
La ratio di questa norma tributaria è quella di non permettere di evitare (se non attraverso la costituzione per l'appunto di un'impresa familiare) la progressività dell'imposta attraverso un contratto di lavoro magari simulato proprio per questo scopo