collaboratore familiare

fede24

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Un mio collega ha assunto il figlio come collaboratore familiare, egli ritiene che così facendo l'utile dell'impresa verrà ripartito tra lui ed il figlio, così facendo eviterebbe la tassazione più alta relativa allo scatto dell' aliquota(se prima dichiarava 100.000 adesso diventa 50.000 per uno).
Ma non ci sarebbe stato un maggiore risparmio assumendo il figlio come dipendente e deducando stipendio e contributi?
 
L'istituto dell'impresa familiare permette di ripartire il reddito d'impresa tra l'imprenditore ed i suoi collaboratori e per tanto il tuo amico ha ragione a proposito del fatto che può evitare (almeno parzialmente) la progressività dell'IRPEF.

Uniche limitazioni sono il fatto che è necessario attribuire almeno il 51% del reddito d'impresa all'imprenditore e che che deve esistere un rapporto di parentela (entro il terzo grado), di affinità (entro il secondo grado) o di matrimonio tra lo stesso ed i collaboratori affinché essi si possano ritenere tali.

Un eventuale rapporto di lavoro subordinato tra padre e figlio avrebbe permesso al massimo la deduzione degli oneri sociali sostenuti dall'impresa ma non i costi relativi alla retribuzione attuale e differita (stipendi e trattamento di fine rapporto); a tal proposito puoi leggere l'art. 60 del Testo Unico sulle Imposte sul Reddito.

La ratio di questa norma tributaria è quella di non permettere di evitare (se non attraverso la costituzione per l'appunto di un'impresa familiare) la progressività dell'imposta attraverso un contratto di lavoro magari simulato proprio per questo scopo ;)
 
L'istituto dell'impresa familiare permette di ripartire il reddito d'impresa tra l'imprenditore ed i suoi collaboratori e per tanto il tuo amico ha ragione a proposito del fatto che può evitare (almeno parzialmente) la progressività dell'IRPEF.

Uniche limitazioni sono il fatto che è necessario attribuire almeno il 51% del reddito d'impresa all'imprenditore e che che deve esistere un rapporto di parentela (entro il terzo grado), di affinità (entro il secondo grado) o di matrimonio tra lo stesso ed i collaboratori affinché essi si possano ritenere tali.

Un eventuale rapporto di lavoro subordinato tra padre e figlio avrebbe permesso al massimo la deduzione degli oneri sociali sostenuti dall'impresa ma non i costi relativi alla retribuzione attuale e differita (stipendi e trattamento di fine rapporto); a tal proposito puoi leggere l'art. 60 del Testo Unico sulle Imposte sul Reddito.

La ratio di questa norma tributaria è quella di non permettere di evitare (se non attraverso la costituzione per l'appunto di un'impresa familiare) la progressività dell'imposta attraverso un contratto di lavoro magari simulato proprio per questo scopo ;)

Chiarissimo e tecnicissimo, grazie
 
L'istituto dell'impresa familiare permette di ripartire il reddito d'impresa tra l'imprenditore ed i suoi collaboratori e per tanto il tuo amico ha ragione a proposito del fatto che può evitare (almeno parzialmente) la progressività dell'IRPEF.

Uniche limitazioni sono il fatto che è necessario attribuire almeno il 51% del reddito d'impresa all'imprenditore e che che deve esistere un rapporto di parentela (entro il terzo grado), di affinità (entro il secondo grado) o di matrimonio tra lo stesso ed i collaboratori affinché essi si possano ritenere tali.

Un eventuale rapporto di lavoro subordinato tra padre e figlio avrebbe permesso al massimo la deduzione degli oneri sociali sostenuti dall'impresa ma non i costi relativi alla retribuzione attuale e differita (stipendi e trattamento di fine rapporto); a tal proposito puoi leggere l'art. 60 del Testo Unico sulle Imposte sul Reddito.

La ratio di questa norma tributaria è quella di non permettere di evitare (se non attraverso la costituzione per l'appunto di un'impresa familiare) la progressività dell'imposta attraverso un contratto di lavoro magari simulato proprio per questo scopo ;)

OK! senza contare che spenderebbe quattro/cinque volte tanto in contributi e ritenute, rispetto ai contributi come collaboratore inps :):)
 
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