I Ministri europei ora scuotono la Germania. Il problema non è più l'Italia.

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Dav. c. G.

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I ministri europei ora scuotono la Germania.

Al vertice di Helsinki la responsabilità di rilanciare l'Ue cade sulla Germania: pressing affinché spenda di più.
L'Italia non è più il problema: Gualtieri all'esordio incassa aperture sulla flessibilità perfino da Dombrovksis.

In un’Europa con l’economia che non promette bene, all’indomani dell’annuncio di Mario Draghi sul nuovo ‘bazooka’ della Bce per sostenere una ripresa che ancora non si vede, accade ciò che fino a ieri sembrava impossibile: la Germania finisce sotto accusa. Succede a Helsinki, alle riunioni informali dei ministri europei delle finanze organizzate per oggi e domani dalla presidenza di turno finlandese. Contro il ministro tedesco Olaf Scholz il coro è unanime: anche la Germania è in recessione, surplus troppo alto, è ora che spendiate di più per la crescita di tutta l’Eurozona.
L’Italia, con il suo debito alto e secondo solo a quello greco, esce dal mirino delle prediche per effetto del neonato governo Conte II, che spazza via d’un colpo i timori europei su un Belpaese magari guidato da Matteo Salvini e con un piede fuori dall’eurozona. Invece qui al Finlandia Hall, il palazzo al centro di Helsinki che ospita il summit, Roberto Gualtieri, ex eurodeputato che qui conosce più o meno tutti, al suo debutto da ministro dell’Economia e Finanze, incassa non solo congratulazioni, ma anche una lieve apertura niente meno che del ‘falco’ Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea uscente ed entrante, sulla flessibilità per investimenti nell’economia green nella prossima legge di stabilità. Di solito Dombrovskis chiude sempre, senza se e senza ma. Oggi non lo fa e comunque c’è tempo fino alla presentazione della manovra il 15 ottobre prossimo.
La vera novità è la Germania. Il caso tedesco tiene banco. Nessuno si sogna di attaccare Scholz frontalmente nelle dichiarazioni pubbliche. Ci mancherebbe, si tratta sempre della Germania, paese guida dell’Unione nei confronti della quale non è mai stata aperta una procedura per surplus alto. Oggi non ci sono avvisaglie di procedura, ma il punto lo sottolineano tutti, proprio nel giorno in cui – tra l’altro – in Germania (come in Olanda e Austria) è massima la rabbia contro Draghi, ‘Draghula’ come lo soprannomina il tabloid Bild.
“Il ciclo economico non è molto buono. Significa che chi ha il debito alto, deve ridurlo. Chi però ha spazi fiscali di manovra, deve spendere”, dice Dombrovskis. Questo è il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno: “Gli Stati con spazio di bilancio lo devono usare per contrastare il rallentamento dell’economia″. E questo è il ministro francese Bruno Le Maire: “La mancanza di crescita è diventata un problema in Europa. Non sto chiedendo alla Germania di spendere di più ma a tutti di fare quello che possono. Molti devono ridurre le loro spese, stare alle regole e fare le riforme. Ma chi ha lo spazio fiscale deve spendere di più. C’è bisogno di parlare di più con la Germania ma le cose si stanno muovendo”.
Con l’economia che ancora non gira, si punta a riequilibrare il peso delle responsabilità. Ecco perché il dito finisce puntato anche su Berlino, per la prima volta. E, certo, al contempo si aspettano al varco i paesi che devono ridurre il debito. Anche perché – e questa è la doccia fredda per l’Italia – si allontana la riforma del patto di stabilità e crescita, chiesta anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Roma non potrà contare su una riforma della regola del 3 per cento nel rapporto tra deficit e pil, per dire. Almeno non per ora. La chiusura arriva proprio dai francesi, che si pensava sostenessero la richiesta italiana. “Sono molto prudente sulla revisione del patto di stabilità e crescita – dice secco Le Maire - meglio parlare di investimenti”.
Per l’Italia resta lo spazio di flessibilità previsto dalle regole. Di questo parlano Dombrovskis e Gualtieri nel loro incontro, il primo di una serie di colloqui che seguiranno passo passo l’elaborazione della manovra economica a Roma.

I ministri europei ora scuotono la Germania | L'HuffPost
 
Merito di cosa? In concreto c'e' qualcosa? Nada.
 
Per adesso del fatto che agli occhi dell'Europa il problema non ē piū l'Italia ma la Germania.

Il resto lo vedremo nei prossimi 5 anni.

Il problema in tutti sensi è sempre stato il mercantilismo criminale e l'imperialismo della Germania e in subordine della Francia.
E lo sanno anche le pietre.
Tutta l'agenda della Lega era e è fondata, ma venne criticata e si affermarono follie dogmatiche solo per screditarla e impedirne una positiva attuazione.
Con i maggiordomi magari possono concedere qualche cosa, neanche tanto e in cambio di maggiore sottomissione.
 
Ah, prima invece non lo sapeva nessuno .... LOL.

Grazie alla lega ed alle loro buffonate su euro e sfondamento del 3 per cento, tutte le preoccupazioni erano rivolte all'Italia.
E ciō ci ha procurato molti guai a partire da una fuga di capitali dai nostri btp.
 
Grazie alla lega ed alle loro buffonate su euro e sfondamento del 3 per cento, tutte le preoccupazioni erano rivolte all'Italia.
E ciō ci ha procurato molti guai a partire da una fuga di capitali dai nostri btp.

Sono in gran parte fandonie.
A arte veniva montato un clima allarmistico contro l'agenda razionale della Lega. Ora che vi sono i maggiordomi cambiano la musica pensando che tutti sono fessi.
 
Mi sembra la solita fuffa europeista...come fai a ridurre il debito facendo deficit è un mistero...:D
 
Grazie alla lega ed alle loro buffonate su euro e sfondamento del 3 per cento, tutte le preoccupazioni erano rivolte all'Italia.
E ciō ci ha procurato molti guai a partire da una fuga di capitali dai nostri btp.

Quali buffonate? Il sforamento del 3% e' un tabu' solo per noi.
L'eccesso di rigore in italia ha chiaramente impattato anche il PIL potenziale (cosa che naturalmente
porta ad ancora piu' rigore).
Il contratto di governo era chiaro: non c'era l'uscita dall'euro. Il resto sono buffonate messe
in piedi dai soliti noti con l'aiuto delle quinte colonne.
 
Quali buffonate? Il sforamento del 3% e' un tabu' solo per noi.
L'eccesso di rigore in italia ha chiaramente impattato anche il PIL potenziale (cosa che naturalmente
porta ad ancora piu' rigore).
Il contratto di governo era chiaro: non c'era l'uscita dall'euro. Il resto sono buffonate messe
in piedi dai soliti noti con l'aiuto delle quinte colonne.

Borghi, I minibot, la flat tax, l'uscita dall'euro minacciata insieme allo sforamento del 3 per cento ē roba inventata dai giornali?
Tutta questa roba irrigidisce il nord Europa e ci fa passare dalla parte del torto.
Ed I mercati ci punivano facendo alzare gli spread e spesa per interessi.
 
Ultima modifica:
Berlino ha più surplus ma spende meno di Parigi (e la produttività scende)

C'è un attimo della conferenza stampa di Mario Draghi l’altro ieri a Francoforte che spiega perché i rapporti con Jens Weidmann e Klaas Knot siano così tesi. Sono poche parole ma lasciano intendere che i dissapori fra il presidente della Banca centrale europea e i due, rispettivamente presidenti della Bundesbank e della Banca nazionale d’Olanda, non sono personali. Non solo, per lo meno. Vanno anche al cuore dell’identità dell’area euro nei prossimi anni.
Il problema è balenato a un cenno di Draghi l’altro ieri, quando l’italiano ha detto che le modifiche alla dichiarazione introduttiva della sua conferenza stampa erano state «concordate all’unanimità». Fra queste ce n’è una che riguarda direttamente Germania e Olanda, i paesi di Weidmann e Knot. È il passaggio in cui la Bce afferma: «Visti i rischi e l’indebolirsi della prospettive, i governi con margini di bilancio dovrebbero agire per tempo e con efficacia».


In altri termini, la Banca centrale europea per la prima volta formalizza qualcosa che Draghi aveva già detto più volte: con i bilanci in surplus, un’enorme accumulazione di sempre nuovo risparmio, un costo sottozero dell’indebitamento e la crescita in frenata – la Germania è probabilmente già in recessione – per i governi di Berlino e dell’Aia è tempo di agire. Dovrebbero spendere di più per investire e aiutare così il resto d’Europa. Draghi ha risposto «decisamente sì» a chi gli chiedeva se il suo fosse un messaggio ai politici che «devono mettersi in gioco perché la Bce non correrà sempre al salvataggio».
L’italiano ha rivendicato con un filo di durezza il lavoro di questi anni, quasi sempre con i voti contrari di Weidmann: «Tutto ciò che vedete in Europa, la creazione di 11 milioni di posti di lavoro in breve tempo, la ripresa, la crescita sostenuta: tutto è stato largamente il prodotto della politica monetaria della Bce. C’è stato ben poco di altro».

Poi, appunto, la stoccata: stavolta l’invito ai governi di Germania e Olanda a cambiare rotta e investire di più è arrivato da Francoforte «all’unanimità», cioè anche con l’assenso di Weidmann e Knot. Questa è la frase più spiazzante per il presidente della Bundesbank, perché lui in prima persona non ha mai preso posizioni del genere. Al contrario: benché i dati tedeschi dell’industria, dall’export e la fiducia delle imprese cadano sempre di più, per adesso Weidmann nel suo Paese sta dicendo il contrario. Resta sulla sua linea ortodossa: il governo di Berlino non deve reagire alla frenata dell’economia e vale il freno costituzionale al debito, che rende qualunque stimolo di bilancio simile a un errore di arrotondamento (0,4% del prodotto lordo la spinta cumulata degli ultimi anni, secondo l’economista tedesco Christian Odendahl). Weidmann non ha mai trovato nulla da ridire sul fatto che dal 2009 in Francia gli investimenti in totale superino del 25% del prodotto lordo quelli della Germania (e ormai la produttività francese cresca di più).

Il messaggio di Draghi dunque dev’essere stato avvertito da Weidmann come un’accusa: ipocrisia e scarso coraggio. Il tedesco sa che il suo governo deve cambiare strada — lo sottoscrive nei comunicati della Bce — ma non osa dirlo in pubblico perché per anni ha allenato l’opinione pubblica a un’altra verità. Qualcosa di simile deve avvertito anche Knot, che tra circa un anno dovrebbe lasciare Amsterdam per entrare a far parte dell’esecutivo Bce. Forse anche così si spiega la rivolta dei due ieri, simultanea e senza precedenti, lanciata solo ora che l’italiano non potrà restare a lungo a Francoforte per regolare i conti.
Dietro gli attriti personali, il cuore però è politico e riguarda il futuro dell’euro. Tassare sempre di più i depositi non investiti delle banche e intervenire in acquisto di titoli praticamente all’infinito — le ultime mosse di Draghi — sono scelte drastiche. Il presidente della Bce ha sottolineato che funzionano meglio in altri Paesi (pensa agli Stati Uniti) dove i bilanci pubblici hanno accompagnato «dai sei o sette anni» la ripresa. È un messaggio potente, recapitato all’incontro dei ministri finanziari in corso a Helsinki dove molti stanno mettendo sotto pressione la Germania proprio per lo stesso motivo (come prefigurato ieri dal «Corriere»). L’invito implicito è a una cooperazione più stretta in futuro fra banca centrale e governi: la prima tiene i tassi a zero, i secondi possono approfittarne per lanciare progetti comuni d’investimento a debito su ambiente, ricerca, difesa, infrastrutture.
Non è questa l’ortodossia con cui la Bce era nata vent’anni fa. La sua indipendenza fu garantita con tale forza da somigliare, per anni, a un muro di incomunicabilità con i governi. Ma quello era un mondo senza rendimenti negativi (investitori che pagano i governi, pur di prestar loro denaro), senza un’inflazione sempre vicina a zero, senza guerre commerciali, senza debiti enormi e popolazioni che invecchiano in fretta. Il grado di cooperazione della Bce con i governi sarà il cuore della prossima presidenza, quella di Christine Lagarde. Quando gli hanno chiesto se credesse allo «helicopter money», la distribuzione di denaro ai cittadini, Draghi l’altro giorno ha risposto: «È un compito della politica di bilancio, non nostro».

Berlino ha più surplus ma spende meno di Parigi (e la produttività scende) - Corriere.it
 
L’Ue a Berlino: investite di più La Bundesbank contro Draghi - Corriere.it

Il presidente della Bce Mario Draghi parte vincente nel contrasto con Germania, Olanda e gli altri Paesi nordici contrari ai suoi ulteriori stimoli monetari e a loro maggiori investimenti per la crescita economica. Nella riunione informale e riservata dell’Eurogruppo, a Helsinki, la maggioranza dei 19 ministri finanziari della zona euro e la Commissione europea lo hanno appoggiato sulla necessita di mettere sotto pressione Berlino e l’Aja per far rispettare le regole Ue sugli squilibri macroeconomici, che impongono a questi Paesi con surplus eccessivi nelle partite correnti di investire di più per frenare il rallentamento dell’economia.
Ma, agli annunci in questo senso del presidente portoghese dell’Eurogruppo Mário Centeno e del vicepresidente lettone della Commissione europea Valdis Dombrovskis, sono seguite anche reazioni negative della banca centrale tedesca Bundesbank e di quella olandese, messe in minoranza da Draghi nella riunione Bce di giovedì scorso, dove ha fatto passare stimoli monetari da 20 miliardi al mese a tempo indeterminato. «Gli Stati con spazio di bilancio lo devono usare per contrastare il rallentamento dell’economia», ha dichiarato Centeno al termine dell’Eurogruppo. «C’è preoccupazione per un rallentamento globale della crescita, rischi aggiuntivi potrebbero materializzarsi e la politica monetaria non può fare tutto da sola: chiediamo a chi ha spazio di bilancio di investire e a chi deve rafforzarsi di fare le riforme» ha confermato Dombrovskis riferendosi soprattutto a Germania e Olanda. «La crescita insufficiente è un problema politico», ha aggiunto il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, sollecitando di rispondere ai partiti estremisti rilanciandola e aumentando l’occupazione «con più investimenti di chi ha spazio di bilancio».
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che esordiva all’Eurogruppo, ha sostenuto la linea Bce. «Ha oltrepassato il limite — è stata invece l’irritata replica a Draghi del presidente della Bundesbank Jens Weidmann —. Un pacchetto di tale portata non era necessario». Il suo omologo olandese Klaas Knot ha parlato di misure «sproporzionate». Il ministro finlandese dell’Ecofin Mika Lintila, tradizionalmente alleato con Berlino, non ha voluto commentare. Ma Dombrovskis ha confermato che Germania e Olanda violano «le regole Ue sugli squilibri macroeconomici eccessivi» con i loro maxi surplus non spesi. Gualtieri, che da presidente della commissione economica dell’Europarlamento aveva collaborato con quasi tutti i partecipanti all’Eurogruppo/Ecofin ha dialogato anche per far approvare il progetto di bilancio per il 2020, da consegnare a Bruxelles entro il 15 ottobre. Ha incontrato in bilaterale il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, Le Maire e Dombrovskis, trovando disponibilità e una prudente sintonia della Francia sulla proposta di scorporo degli investimenti «verdi» e sul clima dal calcolo del deficit. Oggi nell’Ecofin conclusivo a 28 ministri si valuta una riforma del patto di Stabilità, che l’Italia vorrebbe con più flessibilità di spesa per alcuni investimenti produttivi. Ma, dopo le frizioni sulla linea di Draghi, condivisa da Eurogruppo e Commissione Ue, ora Germania, Olanda e Finlandia potrebbero voler irrigidire la loro già prevista opposizione.
 
Borghi, I minibot, la flat tax, l'uscita dall'euro minacciata insieme allo sforamento del 3 per cento ē roba inventata dai giornali?
Tutta questa roba irrigidisce il nord Europa e ci fa passare dalla parte del torto.
Ed I mercati ci punivano facendo alzare gli spread e spesa per interessi.

E sarebbero buffonate?
Non lo sono affatto. C'avete portato in una gabbia di matti, e quelli che vorrebbero
uscirne o almeno allargare la gabbia sarebbero dei matti?

Con lo spread avete rotto le palle. Vi rendete conto o no che il paese, secondo voi,
non dovrebbe piu' avere alcuna sovranita' e solo abbaiare a comando de "i mercati".
Ma andate a fangalla.
 
Grazie alla lega ed alle loro buffonate su euro e sfondamento del 3 per cento, tutte le preoccupazioni erano rivolte all'Italia.
E ciō ci ha procurato molti guai a partire da una fuga di capitali dai nostri btp.

Sveglia, sono tutte balle.
Di uscita dall'euro e sforamento del 3% (che ti sei inventato, come al solito:asd:) non si parla da novembre.
Stranamente lo spread era ancora alto.
Infatti appena insediata, la von der ha parlato di politica monetaria flessibile e draghi ha rilanciato il qe.
Eh ma è merito di Renzi :asd:

Comunque stiamo notando i primi lavori del governo, subito porti aperti.
Tutto per il nostro bene.
 
Sveglia, sono tutte balle.
Di uscita dall'euro e sforamento del 3% (che ti sei inventato, come al solito:asd:) non si parla da novembre.
Stranamente lo spread era ancora alto.
Infatti appena insediata, la von der ha parlato di politica monetaria flessibile e draghi ha rilanciato il qe.
Eh ma è merito di Renzi :asd:

Comunque stiamo notando i primi lavori del governo, subito porti aperti.
Tutto per il nostro bene.

Dimentichi che a dicembre la lega si è appecorata ai voleri di Bruxelles dopo aver comunque fatto danni con gli spread alti che poi paghi per anni. E che a luglio il governo aveva fatto un'altra manovra bis.
E dimentichi che Salvini aveva comunque ricominciato a parlare di flat tax (fino anche a luglio/agosto) rallentando il calo degli spread.

Comunque hai ragione tu: c'era un complotto di tutti i risparmiatori e gli investitori internazionali contro le quazzate della lega.:D
 
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