Un altro piano di presunta consapevolezza, più un atto di fede che una razionale convinzione, è quella dell’elettore che sceglie in base all’illusoria certezza che ci sia una parte politica buona a prescindere, ovviamente la sua, in contrapposizione alla parte opposta, cattiva in ogni caso. Ciò evita la fatica di pensare per capire e scegliere.
E non è detto che sia un incolto, chi fa così. Nella migliore delle ipotesi è solo un disinformato su quel tema specifico, in quanto deve privilegiare altri temi per i suoi interessi, né può approfondire tutto. Nella peggiore, è un settario di basso profilo. (“Non capisco, ma mi adeguo”).
Metto per ultimo, ma non è il meno rilevante, il livello di consapevolezza di chi, pur non essendo “addentro” agli ambiti dei competenti, ha cercato di conoscere come stanno le cose documentandosi e confrontando le opinioni. Gli strumenti per approfondire non mancano purché si abbia il tempo, la voglia e le energie per partecipare a conferenze e dibattiti, documentandosi con idonee letture, data la ricca produzione editoriale di articoli, saggi e trattati sul tema.
Ovviamente considero determinante per gli esiti elettorali una crescita di questo tipo di consapevolezza generalizzata, frutto di riflessione e conoscenza di fonti attendibili. Rinvio per ora la compilazione di una bibliografia cui dovrei fare riferimento. Cito solo, per cominciare, due libri datati ma ancora validi: quello di Ida Magli, “La Dittatura Europea”, che nel titolo anticipa il nodo della questione, nonché quello di Daniel Estulin , “Il Club Bilderberg” che fornisce informazioni utili a completare il quadro.
Nel quale, oggi, giocano il loro ruolo le superpotenze, il globalismo mercantile tecnocratico capitalista, i loschi traffici su un’immigrazione manovrata, l’espansionismo islamico e il ricatto terroristico, che completano quadro e cornice.
LA UE: PROBLEMI E SCRICCHIOLII. La perfezione è irraggiungibile e la UE lo conferma, alla grande. Ce ne siamo accorti però in modo traumatico, perché, dopo il varo della nuova moneta dell’Unione, constatammo tutti in breve tempo che con l’euro era crollato il nostro potere d’acquisto. Ciò era conseguenza anche di una speculazione sui prezzi che, per quanto prevedibile, non era stata arginata, forse intenzionalmente. Rinvio le spiegazioni in merito. Per ora dico che, toccati “nella tasca”, ci svegliammo dal sogno di una sperata nuova prosperità, ritrovandoci penalizzati, a livello sia di interesse individuale sia di interesse pubblico. Cercammo quindi in ritardo di capire come funzionasse la UE, visto che il nostro entusiasmo europeista ci aveva sospinto, con cieca fiducia, verso la nuova realtà, pur senza conoscerla a fondo, ma confidando eccessivamente nei nostri decisori politici che ci avevano condotto a quel punto.
Al diminuito potere d’acquisto, si aggiunse nel tempo anche un progressivo rincaro del costo della vita, un innalzamento della pressione fiscale, un incremento costante del debito pubblico e pure della disoccupazione giovanile.