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https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/24/di-maio-sia-dannato-il-jobs-act-chi-lo-ha-fatto-e-un-assassino-politico
“Sia dannato il giorno in cui venne fatto il Jobs act. Chi lo ha fatto non deve essere chiamato statista ma assassino politico“. Così il vicepresidente del Consiglio e ministro per lo Sviluppo economico Luigi Di Maio, al termine dell’incontro all’Ilva di Cornigliano, a Genova, per la verifica e l’aggiornamento dell’Accordo di Programma. La polemica prosegue da ore perché da oggi, 24 settembre, 140mila lavoratori sono a rischio licenziamento per la scadenza della cassaintegrazione e dei contratti di solidarietà non più rinnovabili proprio per le limitazioni imposte dalla riforma del lavoro del governo Renzi. Circa 100 lavoratori si sono anche ritrovati sotto il ministero con le bandiere dei sindacati federali. Si tratta di 189mila lavoratori, di cui 140mila metalmeccanici. Di Maio aveva annunciato che – con il decreto Genova – sarebbe stata ripristinata la cassa integrazione straordinaria per cessazione ma nonostante l’ok del Consiglio dei ministri il 13 settembre, ma – come noto – il decreto non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
“Avevamo detto chiaramente al ministro Di Maio, sia in aula che in commissione che la priorità doveva essere il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali” dice il deputato di Liberi e Uguali ed ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani. “Lo avevamo sottolineato perché anche su questo punto il Jobs Act conteneva degli errori. In commissione, inoltre, avevamo chiesto al governo di stilare una lista delle crisi aziendali in atto, ma non c’è stata data alcuna risposta da fare. Adesso siamo agli sgoccioli e si rischia di aprire le porte della disoccupazione a centinaia di migliaia di lavoratori“. Una prima risposta dal Partito Democratico è quella di Debora Serracchiani, componente della commissione Lavoro: “La tattica dei M5s è non risolvere i problemi e anzi crearne di nuovi e far montare quelli che già ci sono: vogliono che ci sia una sempre maggiore tensione sociale”.
il pd un partito da schifo
“Sia dannato il giorno in cui venne fatto il Jobs act. Chi lo ha fatto non deve essere chiamato statista ma assassino politico“. Così il vicepresidente del Consiglio e ministro per lo Sviluppo economico Luigi Di Maio, al termine dell’incontro all’Ilva di Cornigliano, a Genova, per la verifica e l’aggiornamento dell’Accordo di Programma. La polemica prosegue da ore perché da oggi, 24 settembre, 140mila lavoratori sono a rischio licenziamento per la scadenza della cassaintegrazione e dei contratti di solidarietà non più rinnovabili proprio per le limitazioni imposte dalla riforma del lavoro del governo Renzi. Circa 100 lavoratori si sono anche ritrovati sotto il ministero con le bandiere dei sindacati federali. Si tratta di 189mila lavoratori, di cui 140mila metalmeccanici. Di Maio aveva annunciato che – con il decreto Genova – sarebbe stata ripristinata la cassa integrazione straordinaria per cessazione ma nonostante l’ok del Consiglio dei ministri il 13 settembre, ma – come noto – il decreto non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
“Avevamo detto chiaramente al ministro Di Maio, sia in aula che in commissione che la priorità doveva essere il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali” dice il deputato di Liberi e Uguali ed ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani. “Lo avevamo sottolineato perché anche su questo punto il Jobs Act conteneva degli errori. In commissione, inoltre, avevamo chiesto al governo di stilare una lista delle crisi aziendali in atto, ma non c’è stata data alcuna risposta da fare. Adesso siamo agli sgoccioli e si rischia di aprire le porte della disoccupazione a centinaia di migliaia di lavoratori“. Una prima risposta dal Partito Democratico è quella di Debora Serracchiani, componente della commissione Lavoro: “La tattica dei M5s è non risolvere i problemi e anzi crearne di nuovi e far montare quelli che già ci sono: vogliono che ci sia una sempre maggiore tensione sociale”.
il pd un partito da schifo