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Metro C Roma, truffa da 320 milioni, falso e corruzione: in 25 verso il processo. Tra loro Improta, Alemanno e Incalza - Il Fatto Quotidiano
Metro C Roma, truffa da 320 milioni, falso e corruzione: in 25 verso il processo. Tra loro Improta, Alemanno e Incalza
Contestati, a seconda delle posizione, due episodi. Il pagamento di 230 milioni di euro, ritenuto un ingiusto profitto alla società appaltatrice. E l’erogazione di altri 90 milioni nel 2013. I pm contestano anche alcune assunzioni di figli e parenti di funzionari pubblici
Sono in 25 a rischiare il processo per reati che vanno dalla truffa (per 320 milioni di euro) alla corruzione e al falso. La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta relativa ai lavori legati alla Metro C. E tra gli indagati ci sono anche l’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, l’ex assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma (giunta Alemanno), l’ex assessore alla Mobilità Guido Improta (giunta Marino), l’ex dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza e gli allora dirigenti della stazione appaltante, Roma metropolitane, che fa capo al Campidoglio, e della società appaltatrice Metro C.
Un accordo tra i soliti furbetti. Un grande imbroglio, secondo la Procura di Roma, che ha portato alla lievitazione spropositata dei costi e ritardi nei tempi di consegna. Grazie a un patto illegale, questa è l’ipotesi dei pm, gli indagati facevano passare per costi aggiuntivi quelle che erano le conseguenze dell’italica lentezza nell’esecuzione dei lavori.
Gli “artifici e raggiri”: le 18 riserve – Come sono via via aumentati negli anni i costi? Secondo i pm “mediante artifici e raggiri” consistiti nell’“iscrivere strumentalmente almeno 18 riserve (richieste di pagamenti aggiuntivi a fronte di imprevisti, ndr) per un ammontare di 1,4 miliardi di euro”. Un meccanismo che era già finito al vaglio della Corte dei Conti che aveva quantificato un danno erariale per Roma metropolitane, nel solo periodo 2006-2010, pari a 363 milioni: dopo le contestazioni, l’indagine contabile è però finita nel dimenticatoio.
Metro C Roma, truffa da 320 milioni, falso e corruzione: in 25 verso il processo. Tra loro Improta, Alemanno e Incalza
Contestati, a seconda delle posizione, due episodi. Il pagamento di 230 milioni di euro, ritenuto un ingiusto profitto alla società appaltatrice. E l’erogazione di altri 90 milioni nel 2013. I pm contestano anche alcune assunzioni di figli e parenti di funzionari pubblici
Sono in 25 a rischiare il processo per reati che vanno dalla truffa (per 320 milioni di euro) alla corruzione e al falso. La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta relativa ai lavori legati alla Metro C. E tra gli indagati ci sono anche l’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, l’ex assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma (giunta Alemanno), l’ex assessore alla Mobilità Guido Improta (giunta Marino), l’ex dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza e gli allora dirigenti della stazione appaltante, Roma metropolitane, che fa capo al Campidoglio, e della società appaltatrice Metro C.
Un accordo tra i soliti furbetti. Un grande imbroglio, secondo la Procura di Roma, che ha portato alla lievitazione spropositata dei costi e ritardi nei tempi di consegna. Grazie a un patto illegale, questa è l’ipotesi dei pm, gli indagati facevano passare per costi aggiuntivi quelle che erano le conseguenze dell’italica lentezza nell’esecuzione dei lavori.
Gli “artifici e raggiri”: le 18 riserve – Come sono via via aumentati negli anni i costi? Secondo i pm “mediante artifici e raggiri” consistiti nell’“iscrivere strumentalmente almeno 18 riserve (richieste di pagamenti aggiuntivi a fronte di imprevisti, ndr) per un ammontare di 1,4 miliardi di euro”. Un meccanismo che era già finito al vaglio della Corte dei Conti che aveva quantificato un danno erariale per Roma metropolitane, nel solo periodo 2006-2010, pari a 363 milioni: dopo le contestazioni, l’indagine contabile è però finita nel dimenticatoio.