vivaslan
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Il pasticciere Jack e il suo no alla torta per le nozze gay - Corriere.it
STATI UNITI
Il pasticciere Jack e il suo no alla torta per le nozze gay
Rifiutò di cucinare il dolce per motivi religiosi La Casa Bianca lo difende. Adesso la parola passa alla Corte Suprema
di Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington
Discriminazione dei gay, libertà di espressione, convinzioni religiose e diritti costituzionali. Tutto in una torta, quella che Jack Phillips ha rifiutato di preparare per il matrimonio tra due uomini, David Mullins e Charlie Craig.Da una piccola pasticceria di Lakewood in Colorado alla Corte Suprema di Washington, che esaminerà il caso nelle prossime settimane.Un giorno di cinque anni fa, racconta il New York Times, Charlie, sua madre e David entrarono nel negozio di Jack. Il matrimonio era vicino, mancava solo il dolce nuziale. Il pasticcere, 61 anni, li liquidò con queste parole: «Sentite, vi posso vendere crostate per il compleanno, biscotti, canditi quello che volete. Ma non farò una torta per un matrimonio gay».
Mullins, un manager di 33 anni, e Craig, 37, architetto di interni, restarono impietriti. Naturalmente trovarono un’altra soluzione; si sposarono, a Provincetown, nel Massachusetts, perché nel Colorado non sono ammesse le nozze tra omosessuali. Tornarono a casa per il ricevimento, che fu allegro e ugualmente zuccherato. Gli sposi, però, non dimenticarono il rifiuto di Jack Phillips: lo citarono in tribunale, accusandolo di aver violato le leggi anti discriminazione.
La controversia è diventata rapidamente una vicenda di interesse nazionale. Jack si è difeso appellandosi alla fede e al suo diritto di espressione: «Le mie non sono solo torte, ma oggetti di arte sotto diversi aspetti». Nella sua bottega tiene una Bibbia a portata di mano: «Qui c’è scritto che l’unione carnale deve essere tra un uomo e una donna. Non voglio che la mia creatività, la mia arte, i miei talenti siano forzati per contribuire a un evento religioso significativo che viola le mie convinzioni religiose». Su queste basi l’artista-pasticcere, che ha scelto come insegna «Masterpiece Cakeshop», negozio di torte capolavoro, si è appellato al Primo emendamento della Costituzione: libertà di parola e rispetto di ogni fede religiosa.
STATI UNITI
Il pasticciere Jack e il suo no alla torta per le nozze gay
Rifiutò di cucinare il dolce per motivi religiosi La Casa Bianca lo difende. Adesso la parola passa alla Corte Suprema
di Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington
Discriminazione dei gay, libertà di espressione, convinzioni religiose e diritti costituzionali. Tutto in una torta, quella che Jack Phillips ha rifiutato di preparare per il matrimonio tra due uomini, David Mullins e Charlie Craig.Da una piccola pasticceria di Lakewood in Colorado alla Corte Suprema di Washington, che esaminerà il caso nelle prossime settimane.Un giorno di cinque anni fa, racconta il New York Times, Charlie, sua madre e David entrarono nel negozio di Jack. Il matrimonio era vicino, mancava solo il dolce nuziale. Il pasticcere, 61 anni, li liquidò con queste parole: «Sentite, vi posso vendere crostate per il compleanno, biscotti, canditi quello che volete. Ma non farò una torta per un matrimonio gay».
Mullins, un manager di 33 anni, e Craig, 37, architetto di interni, restarono impietriti. Naturalmente trovarono un’altra soluzione; si sposarono, a Provincetown, nel Massachusetts, perché nel Colorado non sono ammesse le nozze tra omosessuali. Tornarono a casa per il ricevimento, che fu allegro e ugualmente zuccherato. Gli sposi, però, non dimenticarono il rifiuto di Jack Phillips: lo citarono in tribunale, accusandolo di aver violato le leggi anti discriminazione.
La controversia è diventata rapidamente una vicenda di interesse nazionale. Jack si è difeso appellandosi alla fede e al suo diritto di espressione: «Le mie non sono solo torte, ma oggetti di arte sotto diversi aspetti». Nella sua bottega tiene una Bibbia a portata di mano: «Qui c’è scritto che l’unione carnale deve essere tra un uomo e una donna. Non voglio che la mia creatività, la mia arte, i miei talenti siano forzati per contribuire a un evento religioso significativo che viola le mie convinzioni religiose». Su queste basi l’artista-pasticcere, che ha scelto come insegna «Masterpiece Cakeshop», negozio di torte capolavoro, si è appellato al Primo emendamento della Costituzione: libertà di parola e rispetto di ogni fede religiosa.