Perotti: "L'austerity in Italia non è mai esistita'

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

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Perotti: ‘L’austerity in Italia non è mai esistita e Renzi sui tagli alla spesa ha gettato la spugna

“La spesa pubblica al netto degli interessi ha continuato a salire dal 2014, i numeri dello stesso Def sono chiari”. Peggio: “La revisione della spesa pubblica è morta, ma il debito pubblico è un problema reale non una fisima degli economisti”. Roberto Perotti, professore dell’Università Bocconi ed ex consigliere del presidente del Consiglio dei ministri per la spesa pubblica, non usa mezzi termini parlando a margine dell’incontro di presentazione del suo libro ‘Status quo: perché in Italia è così difficile cambiare le cose (e come cominciare a farlo)’, organizzato presso la sede di Arca Fondi Sgr dall’Associazione Civicum. “Per fare la revisione della spesa serve la volontà politica – dice Perotti – e l’iniziativa dovrebbe partire dai Ministri. Ma i direttori generali, i capi di gabinetto dei ministeri non hanno alcun interesse a toccare lo status quo, si tratta di persone che sono lì a volte da 20-30 anni, spesso trascorsi a guardare il proprio ombelico e senza esperienze di fuori dall’ambiente romano e a volte senza nessuna competenza“. I problemi sono molteplici, dalla “pigrizia intellettuale” alla mancanza di voglia “di mettersi a guardare e studiare i numeri”. A questo si aggiunga una buona dose di incompetenza nell’analizzare “i problemi e vedere quello che può andare storto” come accaduto per la riforma della Pubblica amministrazione “assegnata a un ministro (Marianna Madia, ndr) che non aveva le competenze necessarie per intervenire” o quella delle pensioni targata Fornero con il dramma degli esodati


Il governo sostiene che più di così sia impossibile tagliare, ma è un’affermazione a cui è difficile credere a fronte di una spesa pubblica complessiva di oltre 800 miliardi di euro l’anno.
Capisco i problemi politici, ma ci sono ampi margini di tagli possibili senza dover toccare pensioni, sanità e stipendi pubblici che – tuttavia – non sono certo voci incomprimibili. Probabilmente al loro posto mi comporterei allo stesso modo, ma deve essere chiaro che sono le pubbliche amministrazioni il primo freno ai tagli. Insieme agli stessi politici che non hanno tempo e voglia di mettersi a capire le cose.

Cioè?
Non hanno una visione di insieme della spesa pubblica e nessun dirigente mostra loro i tanti capitoli di spesa che potrebbero essere ridotti. Quindi i politici si convincono che la spesa sia incomprimibile.


A parole le intenzioni del governo erano di ridurre la spesa.

Il vento è cambiato. Il segnale più chiaro è la frase che Renzi ha pronunciato recentemente su Padoan, che diceva pressapoco così: “E’ un bravissimo tecnico, ma non si rende conto che il mondo è diverso da quello che ha studiato sui libri”. Di fronte alle difficoltà di tagliare la spesa, i politici si sono auto-convinti che per ridurre le tasse non sia necessario ridurre la spesa: il modo migliore di ridurre la pressione fiscale, dicono i politici, è aumentare il Pil attraverso aumenti di spesa. Questa è una favola a cui i politici vogliono credere per evitare di fare scelte difficili. Così come vogliono credere alla favola che i tagli di tasse si autofinanzino con l’aumento del Pil che essi indurrebbero.

La revisione della spesa è davvero morta?
Non so se sia mai stata viva, ma oggi è sicuramente morta. Sia perché ormai siamo in campagna elettorale e si sentono più forti le pressioni per aumentare la spesa; sia perché c’è aria di proporzionale, e il proporzionale rende più difficile controllare la spesa; sia perché, oggettivamente, il governo deve respingere l’assalto di forse populiste all’opposizione, che unanimemente attaccano l’austerity, anche se da noi non è mai esistita.


Anche i tedeschi rinfacciano all’Italia di non aver fatto austerity.

Che l’austerità fiscale non ci sia mai stata è un fatto. L’unica forte riduzione del disavanzo c’è stata con Monti, che però agì quasi esclusivamente sul lato degli aumenti di tasse. Poi l’avanzo primario ha continuato a scendere e la spesa primaria ad aumentare. I numeri sono chiari, chi dice il contrario fa solo propaganda. Non suggerisco di tagliare la spesa in modo drastico: sarebbe rischioso, ma gli aggiustamenti graduali sono sempre possibili. Per esempio una revisione di 3-4 miliardi non avrebbe impatti sulla sanità o sulle pensioni. Ma è evidente che qualcosa in cambio bisogna dare.

Che cosa intende?

Intendo dire che bisogna far capire alle persone che non si vuole tagliare a caso, ma che l’obiettivo è quello di risanare il Paese. Serve un segnale forte soprattutto per rispondere alle pressioni populiste, che peraltro in alcuni casi sono perfettamente giustificate. Penso alla riduzione dei vitalizi dei politici e degli stipendi per le figure apicali della pubblica amministrazione: guadagnano molto più rispetto ai loro pari grado di altri Paesi, mentre ai livelli più bassi i dipendenti pubblici hanno stipendi inferiori ai colleghi europei. Ridurre il vitalizio ai senatori, per esempio, sarebbe stato un volano politico pazzesco. E contrariamente a quanto si vuole far credere, probabilmente questa volta la Corte Costituzionale non si sarebbe opposta. Se non tagli in alto diventa politicamente impossibile tagliare altrove, ed è comprensibile. E quando si arriva a parlare solo di patrimoniali e lotta all’evasione fiscale è evidente che le idee siano finite.

L’eccesso di debito pubblico è davvero un problema?

Lo ripeto, il taglio del debito non è una fisima degli economisti come sostengono i politici. Certo nessuno saprà mai se con il 133% di debito/pil si possa sopravvivere, ma è sicuramente vero che non si possono fare interventi straordinari quando si presenta un’emergenza. L’Irlanda è riuscita a salvare le sue banche dopo la crisi del 2008 perché partiva con un debito al 30% del Pil, l’Italia, al contrario, non aveva un euro. E questo al netto di tutti gli attacchi all’Europa che secondo i politici italiani avrebbe impedito l’intervento pubblico. Se avessimo avuto un debito come quello irlandese avremmo potuto affrontare prima il problema dei crediti deteriorati, invece di farlo diventare un bubbone. I crediti deteriorati restano uno dei principali problemi di questo paese: per anni abbiamo messo la testa sotto la sabbia e poi ci abbiamo messo altri anni per cominciare a gestirlo in modo non dilettantesco

Perotti: ‘L’austerity in Italia non e mai esistita e Renzi sui tagli alla spesa ha gettato la spugna’ – Business Insider Italia
 
quando aveva suggerito
a renzi
quanto e come tagliare

è stato tagliato lui

:asd:
 
a bè, se lo dice un bocconiano..:o

abbiamo visto con monti i disastri che hanno fatto....:D
 
a bè, se lo dice un bocconiano..:o

abbiamo visto con monti i disastri che hanno fatto....:D

"L’unica forte riduzione del disavanzo c’è stata con Monti, che però agì quasi esclusivamente sul lato degli aumenti di tasse"
 
Pienamente d'accordo

Austerity non si è mai avuta in Italia. Sempre spesa allegra e assistenzialismo

Io voglio solo un politico che si presenti alle elezioni dicendo "ragazzi la situazione è drammatica posso solo promettervi lacrime e sangue"

Invece arrivano tutti a promettere latte e miele
 
Pienamente d'accordo

Austerity non si è mai avuta in Italia. Sempre spesa allegra e assistenzialismo

Io voglio solo un politico che si presenti alle elezioni dicendo "ragazzi la situazione è drammatica posso solo promettervi lacrime e sangue"

Invece arrivano tutti a promettere latte e miele

neanche i parenti lo voterebbero....
 
Pienamente d'accordo

Austerity non si è mai avuta in Italia. Sempre spesa allegra e assistenzialismo

Io voglio solo un politico che si presenti alle elezioni dicendo "ragazzi la situazione è drammatica posso solo promettervi lacrime e sangue"

Invece arrivano tutti a promettere latte e miele

Flat tax, reddito di cittadinanza e simili :D
 
Pienamente d'accordo

Austerity non si è mai avuta in Italia. Sempre spesa allegra e assistenzialismo

Io voglio solo un politico che si presenti alle elezioni dicendo "ragazzi la situazione è drammatica posso solo promettervi lacrime e sangue"

Invece arrivano tutti a promettere latte e miele

c' e' un comico fuori di melone che promette poverta' per tutti , ma non mi attira proprio
 
Perotti è ineccepibile, incontestabile, competente e realmente onesto intellettualmente, quindi incompatibile politicamente come si è visto.

Altrove, in una situazione come l'Italia, lo nominerebbero Ministro dell'Economia, qui invece è stato utilizzato solo per fare del marketing politico senza alcun costrutto.
 
Perotti è ineccepibile, incontestabile, competente e realmente onesto intellettualmente, quindi incompatibile politicamente come si è visto.

Altrove, in una situazione come l'Italia, lo nominerebbero Ministro dell'Economia, qui invece è stato utilizzato solo per fare del marketing politico senza alcun costrutto.

"Probabilmente al loro posto mi comporterei allo stesso modo"

Tutti gay con il **** altrui :-D
 
Perotti è ineccepibile, incontestabile, competente e realmente onesto intellettualmente, quindi incompatibile politicamente come si è visto.

Altrove, in una situazione come l'Italia, lo nominerebbero Ministro dell'Economia, qui invece è stato utilizzato solo per fare del marketing politico senza alcun costrutto.

totalmente d' accordo, ho anche avuto modo di conoscerlo personalmente e confermo
 
"Ho visto cose..." Il racconto dell’unico cogli@ne che non prende tangenti in Italia

Nel libro l’ex manager pubblico e consulente ambientale di lungo corso Alberto Pierobon, insieme al giornalista Alessandro Zardetto apre l’armadio della vergogna della corruzione in Italia. Un viaggio tra storie che sono allegorie del malaffare diffuso. Situazioni in cui spesso, spiega Pierobon a ilfattoquotidiano.it, “sulla carta va tutto bene e le irregolarità vengono fuori solo se si va a rovistare nei cassetti e a vedere gli effetti reali e a lungo termine di certe scelte”
di Veronica Ulivieri | 22 maggio 2017

La gestione dei servizi pubblici locali è una tavola sempre imbandita. I commensali sono tanti e insaziabili, ma il cibo basta per tutti. E ognuno prende la sua porzione come può. Nel libro “Ho visto cose”, l’ex manager pubblico e consulente ambientale di lungo corso Alberto Pierobon, insieme al giornalista Alessandro Zardetto, racconta, come recita il sottotitolo, “tutti i trucchi per rubare in Italia”. Aprendo davanti agli occhi del lettore ormai abituato alle notizie di ruberie e spreco di denaro pubblico ma spesso non ai meccanismi che li permettono, l’armadio della vergogna della corruzione in Italia. Un viaggio tra storie che sono allegorie del malaffare diffuso. Situazioni in cui spesso, spiega Pierobon a ilfattoquotidiano.it, “sulla carta va tutto bene e le irregolarità vengono fuori solo se si va a rovistare nei cassetti e a vedere gli effetti reali e a lungo termine di certe scelte”.

Appalti taroccati
Di storie di questo tipo, l’autore ne ha viste molte. Anche di particolarmente impressionanti. Nel libro, si racconta per esempio il caso dell’appalto per la costruzione di un inceneritore, in cui alcuni membri della commissione che ha scelto la ditta vincitrice non sapevano niente di questo tipo di impianti e, come se non bastasse, avevano anche conflitti di interesse. “Balza all’occhio (…) che non tutti i componenti della commissione hanno le competenze adeguate per seguire un appalto del genere e che alcuni di questi hanno avuto relazioni con i tecnici interessati”, scrive. Persone selezionate attraverso “un questionario preparato ad arte per ogni componente della commissione, dove le singole risposte venivano inserite come se fossero frutto delle valutazioni dei candidati, ma in realtà era tutto pilotato”. Irregolarità portate alla luce e di nuove messe a tacere da un giudice che archivia il caso nonostante le richieste del pm. Così, il contratto con la ditta prescelta viene stipulato come se fosse tutto a posto.

Emergenze costruite a tavolino
Una commissione inesperta non è l’unico trucco per far vincere la ditta già scelta: le aziende indesiderate, per esempio, vengono tenute alla larga stabilendo una base d’asta troppo bassa che rende l’appalto non remunerativo, oppure pubblicando il bando a ridosso della scadenza in modo che i concorrenti non abbiano il tempo per partecipare. Ancora, può bastare anche un accordo di cartello per la spartizione del territorio: “Contravvenire al sistema porterebbe a un isolamento dalle conseguenze drammatiche per qualsiasi imprenditore, se non peggio”, dice un politico a Pierobon. Quando è possibile, poi, si opta per un affidamento senza gara. Non è difficile, basta costruire a tavolino le condizioni necessarie: per esempio, non facendo manutenzione, si crea una situazione di emergenza che permette di fare l’affidamento diretto, oppure si fraziona l’importo dell’appalto in piccole somme che permettono di aggirare le regole sulle gare, o ancora si chiede alla ditta destinata a vincere di procurare anche gli altri quattro preventivi che la pubblica amministrazione, secondo la legge, dovrebbe esaminare prima di scegliere il vincitore. Di nuovo, sulla carta è tutto a posto, ma dietro le apparenze si nasconde una situazione che di trasparenze e legale ha ben poco.

Cooperative sociali: affidamenti diretti e consenso
E sempre in tema di appalti, Pierobon denuncia l’anomalia delle cooperative sociali, che “godendo di un regime privilegiato, possono essere oggetto di affidamento senza gara”: in molti casi più che occasione di impiego per soggetti svantaggiati si trasformano in macchine per fare soldi e fabbricare voti. Emblematico il caso di una regione del Nord: “Oltre 40 isole ecologiche per 30 Comuni, affidate a delle cooperative sociali. Un serbatoio di persone, racchiuse in pro loco e associazioni varie, sistemate dai sindaci. Sin dall’inizio il tutto viene gestito come vogliono le singole associazioni, dove a capo ci sono persone senza la minima esperienza nel settore. Il Comune se ne disinteressa presto, quello che importa è accaparrarsi consenso e voti alle prossime elezioni”.

Guadagnare con le alghe
E i Comuni spesso pagano all’oscuro di tutto, o forse facendo finta di non sapere. Vedi il caso del business che si nasconde dietro il servizio di raccolta delle alghe dalle spiagge. “Gli operatori ‘scaltri’ che fanno? Cercano di portare via sabbia sia ufficialmente (inserendola nel peso delle alghe come storicamente avvenuto), sia in ‘nero’, portandola altrove”. Le alghe vanno in discarica, “la sabbia in impianti edili (dove verrà mischiata con altro materiale per venire recuperato o venduto). Ma, come detto, non tutte le sabbie sono uguali, e quella marina si presta male alle costruzioni edilizie, per la componente di sale che pregiudica la stabilità. Tuttavia, diluendo le parti, nessuno si accorge e si guadagna”.

La tecnologia che nasconde gli sprechi
Dal mare all’acqua, quella dolce: in Italia, la rete idrica è un colabrodo, con picchi di perdite del 40%. E questo nonostante sempre più spesso le aziende che la gestiscono si dotino di costosi software che permettono di monitorare lo stato delle tubature. “La tecnologia è diventata il paravento per finanziare i servizi e permettere immensi sprechi”, scrive Pierobon, facendo l’esempio di un Comune del Centro Sud dove l’interfaccia digitale usata per tenere sotto controllo la rete nasconde un quadro di sprechi, mala gestione a danno dei cittadini e allacci abusivi: “La maggior parte delle riparazioni eseguite coinvolgono, a distanza di pochissimo tempo, zone già interessate da guasti, per i quali il Comune ha sborsato fior di quattrini”.

Una malattia endemica
Ma la lista delle ruberie raccontate nel libro è lunghissima: ci sono, per esempio, i gruppi che gestiscono i servizi pubblici costruiti sul modello dei vasi comunicanti, in cui si spostano i costi e i ricavi da una società all’altra in base alle esigenze. Ci sono gli impianti di trattamento rifiuti che per occultare la monnezza acquisita in nero la fanno figurare anche in entrata, pesando gli autisti dei camion. Ci sono le società pagate dagli enti locali per dare servizi che riescono a efficientare il lavoro ma non vogliono ribaltare i risparmi sulle bollette dei cittadini. Un malaffare non più fatto di una sfilza di episodi diversi, ma endemico, che sta divorando gli enti e i soldi pubblici.

Muro di gomma
I tentativi di Pierobon di riportare legalità e trasparenza nelle amministrazioni, in qualità di manager prima e poi di consulente chiamato a individuare gli inghippi della gestione dei servizi, si sono spesso scontrati con un muro di gomma. Dai tentativi di corruzione andati a vuoto da parte di un’azienda, quando era a capo di un ente pubblico – “Possibile che questo sia l’unico ******** in Italia che non prende le tangenti?”, dice di lui, intercettato, il rappresentante della ditta – ai due mesi difficili da subcommissario alla raccolta differenziata in Campania, nel 2007, screditato, “commissariato” e infine rimosso con un atto di legge.

Alla fine di un libro così amaro, anche se mai rassegnato, viene quasi naturale pensare che servono più controlli o leggi più severe contro la corruzione. Per l’autore, però, “la cosa principale sarebbe che i responsabili anti corruzione degli enti pubblici facessero semplicemente il loro lavoro, incondizionatamente”. E invece, spiega Pierobon a il FattoQuotidiano.it, “spesso ci si gira dall’altra parte o non si fanno i dovuti approfondimenti. Da una parte c’è un senso etico sempre più debole, ma dall’altra anche la consapevolezza delle conseguenze molto pesanti che deve sopportare chi decide di esporsi. Il dipendente pubblico che mette i bastoni tra le ruote a sprechi e ruberie viene completamente abbandonato dai suoi colleghi prima e dal sistema poi. Così, più di una volta mi sono trovato di fronte a funzionari comunali che, di fronte a questa prospettiva, hanno preferito dire ‘non ricordo’ o continuato a difendere lo status quo”.
 
"Probabilmente al loro posto mi comporterei allo stesso modo"

Tutti gay con il **** altrui :-D


Mi sembra più rilevante questa affermazione:"“Per fare la revisione della spesa serve la volontà politica – dice Perotti – e l’iniziativa dovrebbe partire dai Ministri." per questo ho scritto che bisognerebbe farlo Ministro dell'Economia.
 
Non conosco Perotti personalemente ma abbiamo in comune due amici, a me molto cari. Questi mi hanno riferito che Perotti se n'è andato perchè Renzi non lo stava neppure ad ascoltare. Nonostante gli avesse messo per iscritto tutte le aree dove poteva andare a incidere, senza peraltro alienarsi simpatie politiche di nessuno, Renzi se n'è sempre fregato. Non di lui in particolare. Renzi se frega di tutto quello che è "amministrazione".
A Renzi interessa solo la "politica", intesa come consenso, potere.
Di amministrazione non capisce nulla, delega tutto alla pletora di suoi collaboratori, amici, scudieri, i quali fanno quello che vogliono senza ascoltare nessuno.
Perotti in quella situazione ha deciso di tirarsene fuori prima di diventare il capro espiatorio dei (sicuri) fallimenti renziani.
 
Pienamente d'accordo

Austerity non si è mai avuta in Italia. Sempre spesa allegra e assistenzialismo

Io voglio solo un politico che si presenti alle elezioni dicendo "ragazzi la situazione è drammatica posso solo promettervi lacrime e sangue"

Invece arrivano tutti a promettere latte e miele

lo ha fatto Monti, e guarda che fine che ha fatto
 
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