Renzi: il referendum è sul futuro del Paese, non sul mio " cronologia di un pallonaro

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

jessica76

Nuovo Utente
Sospeso dallo Staff
Registrato
18/4/07
Messaggi
24.915
Punti reazioni
1.037
Renzi: il referendum è sul futuro del Paese, non sul mio " cronologia di un pallonaro

29 dicembre 2015 conferenza stampa di fine anno: “Se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica”.

10 gennaio 2016, intervista al Tg1: “Il referendum non è un plebiscito ma è giusto che la parola passi ai cittadini. Per anni la classe politica non ha fatto niente. Adesso è arrivato un governo nuovo che ha cercato di realizzare alcune cose. Se sulla madre di queste battaglie, che è la riforma costituzionale, i cittadini non sono d’accordo, hanno tutto il diritto di dirlo ed io ho il dovere di prenderne atto. Non sono un politico vecchia maniera che resta attaccato alla poltrona: io penso che si faccia politica per seguire un ideale. Io penso che gli italiani staranno dalla nostra parte, ma la parola finale ce l’hanno loro e io sono pronto ad assumermi le mie responsabilità”.

20 gennaio, in Aula al Senato per il voto sulle riforme: “Ripeto qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica”.

25 gennaio, intervista a Quinta Colonna: “Io non sono come gli altri, non posso restare aggrappato alla politica. Se sulle riforme gli italiani diranno di no, prendo la borsettina e torno a casa“

7 febbraio, alla scuola di formazione del Pd: “Se perdo al referendum prendo atto del fatto che ho perso. Dite che sto attaccato alla poltrona? Tirate fuori le vostre idee, ecco la mia poltrona”.

12 marzo, alla scuola di formazione del Pd: “Se perdiamo il referendum è doveroso trarne conseguenze, è sacrosanto non solo che il governo vada a casa ma che io consideri terminata la mia esperienza politica”

20 marzo, al congresso dei Giovani Democratici: “Io ho già la mia clessidra girata. Se mi va come spero, finisco tra meno di 7 anni. Se mi va male, se perdo la sfida della credibilità o il referendum del 2016, vado via subito e non mi vedete più. Ci hanno detto che siamo attaccati alle poltrone, ma noi siamo attaccati alle idee: non c’e’ un leader che resta per sempre”

18 aprile, al Tg1: “La domanda di ottobre non riguarda il governo ma riguarda se si vuol cambiare la Carta e rendere piu’ semplice la politica. Se noi saremo bravi a spiegare le nostre ragioni otterremo un consenso ma il voto sulla persona non c’entra niente. Certo io se perdo vado a casa”

28 aprile, diretta Facebook e Twitter #Matteorisponde: “Io sono tra i pochi politici che dico quando perdo che ho perso. Altri quando perdono spiegano che hanno vinto. Se il referendum vedrà sconfitto il si trarrò le conseguenze. So da dove vengo e so che la politica è servizio. Sto personalizzando? No, se perdi una sfida epocale che fai? Racconti che i cittadini hanno sbagliato? No hai sbagliato tu”

2 maggio: “La rottamazione non vale solo quando si voleva noi…. Se non riesco vado a casa” (Ansa)

4 maggio, a Rtl 102.5: “Meno politici, più chiarezza nei poteri delle regioni, un’Italia più semplice: non è la mia riforma ma quella che l’Italia aspettava da 30 anni. Per attaccare il governo si dice di discutere nel merito e io sono per parlarne nel merito. Ma se perdo non resto come i vecchi politici aggrappato alla poltrona. Non sono come i vecchi politici che si mettono il vinavil e che invece di lavorare restano attaccati alla poltrone”

8 maggio, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa: “Se io perdo, con che faccia rimango. Ma non è che vado a casa, smetto di fare politica. Non è personalizzazione ma serietà. Lo so che si aggrappano alla poltrona ma non posso fare finta di niente”

11 maggio: “Non sto in paradiso a dispetto dei santi. Se perdo, non finisce solo il governo ma finisce la mia carriera come politico e vado a fare altro” (Ansa)

18 maggio, #Matteorisponde: “Quando provo a entrare nel merito, mi dicono che ho personalizzato il referendum. Ma io ho detto che se perdo non è che posso fare la faccia contrita e dire schiarendomi la voce che dopotutto è stato un buon risultato. Io cerco di vincere, sempre, quando perdo, talvolta mi è accaduto come alle primarie del 2012, ammetto la sconfitta”

21 maggio, a L’Eco di Bergamo: “Se lo vinciamo, l’Italia diventerà un paese più stabile. Se lo perdiamo, vado a casa. Per serietà. Non resto aggrappato alla poltrona. Questa è personalizzazione? No. Questa e’ serietà”

29 giugno, e-news: “In tanti stanno cercando di non parlare del merito del referendum. Fateci caso: vanno in tv e non parlano del merito, perché sul merito sanno che la riforma non è perfetta ma è un passo in avanti nella direzione attesa da decenni. No, loro non parlano di merito. Parlano di me. Dicono che io ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: e secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro?”

POI ARRIVANO I PRIMI SO0NDAGGI NEFASTI

Renzi, 15 luglio, e-news: “Ogni giorno che passa diventa piu’ chiaro che il referendum è sulla Costituzione, sul funzionamento del Parlamento e non su altro: questo ci aiuta molto a crescere nei consensi, coinvolgendo anche persone che magari non sono del Pd o mie sostenitrici ma che capiscono la rilevanza storica di questo passaggio per l’Italia”.

Renzi, 2 agosto, intervista a Cnbc: “Sono sicuro che vincerò il referendum, ma non perché questa sarebbe la mia vittoria, non è il referendum di Renzi”. Si dimmetterà se perde? “Vincerò”.

Renzi, 21 agosto, Versiliana: “Si vota nel 2018”. Comunque vada il referendum? “Sì, si vota nel 2018”
 
sorridi..sorridi....che qua mi han sgamato
 

Allegati

  • taglioAlta_001790[1].jpg
    taglioAlta_001790[1].jpg
    95,6 KB · Visite: 377
29 dicembre 2015 conferenza stampa di fine anno: “Se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica”.

10 gennaio 2016, intervista al Tg1: “Il referendum non è un plebiscito ma è giusto che la parola passi ai cittadini. Per anni la classe politica non ha fatto niente. Adesso è arrivato un governo nuovo che ha cercato di realizzare alcune cose. Se sulla madre di queste battaglie, che è la riforma costituzionale, i cittadini non sono d’accordo, hanno tutto il diritto di dirlo ed io ho il dovere di prenderne atto. Non sono un politico vecchia maniera che resta attaccato alla poltrona: io penso che si faccia politica per seguire un ideale. Io penso che gli italiani staranno dalla nostra parte, ma la parola finale ce l’hanno loro e io sono pronto ad assumermi le mie responsabilità”.

20 gennaio, in Aula al Senato per il voto sulle riforme: “Ripeto qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica”.

25 gennaio, intervista a Quinta Colonna: “Io non sono come gli altri, non posso restare aggrappato alla politica. Se sulle riforme gli italiani diranno di no, prendo la borsettina e torno a casa“

7 febbraio, alla scuola di formazione del Pd: “Se perdo al referendum prendo atto del fatto che ho perso. Dite che sto attaccato alla poltrona? Tirate fuori le vostre idee, ecco la mia poltrona”.

12 marzo, alla scuola di formazione del Pd: “Se perdiamo il referendum è doveroso trarne conseguenze, è sacrosanto non solo che il governo vada a casa ma che io consideri terminata la mia esperienza politica”

20 marzo, al congresso dei Giovani Democratici: “Io ho già la mia clessidra girata. Se mi va come spero, finisco tra meno di 7 anni. Se mi va male, se perdo la sfida della credibilità o il referendum del 2016, vado via subito e non mi vedete più. Ci hanno detto che siamo attaccati alle poltrone, ma noi siamo attaccati alle idee: non c’e’ un leader che resta per sempre”

18 aprile, al Tg1: “La domanda di ottobre non riguarda il governo ma riguarda se si vuol cambiare la Carta e rendere piu’ semplice la politica. Se noi saremo bravi a spiegare le nostre ragioni otterremo un consenso ma il voto sulla persona non c’entra niente. Certo io se perdo vado a casa”

28 aprile, diretta Facebook e Twitter #Matteorisponde: “Io sono tra i pochi politici che dico quando perdo che ho perso. Altri quando perdono spiegano che hanno vinto. Se il referendum vedrà sconfitto il si trarrò le conseguenze. So da dove vengo e so che la politica è servizio. Sto personalizzando? No, se perdi una sfida epocale che fai? Racconti che i cittadini hanno sbagliato? No hai sbagliato tu”

2 maggio: “La rottamazione non vale solo quando si voleva noi…. Se non riesco vado a casa” (Ansa)

4 maggio, a Rtl 102.5: “Meno politici, più chiarezza nei poteri delle regioni, un’Italia più semplice: non è la mia riforma ma quella che l’Italia aspettava da 30 anni. Per attaccare il governo si dice di discutere nel merito e io sono per parlarne nel merito. Ma se perdo non resto come i vecchi politici aggrappato alla poltrona. Non sono come i vecchi politici che si mettono il vinavil e che invece di lavorare restano attaccati alla poltrone”

8 maggio, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa: “Se io perdo, con che faccia rimango. Ma non è che vado a casa, smetto di fare politica. Non è personalizzazione ma serietà. Lo so che si aggrappano alla poltrona ma non posso fare finta di niente”

11 maggio: “Non sto in paradiso a dispetto dei santi. Se perdo, non finisce solo il governo ma finisce la mia carriera come politico e vado a fare altro” (Ansa)

18 maggio, #Matteorisponde: “Quando provo a entrare nel merito, mi dicono che ho personalizzato il referendum. Ma io ho detto che se perdo non è che posso fare la faccia contrita e dire schiarendomi la voce che dopotutto è stato un buon risultato. Io cerco di vincere, sempre, quando perdo, talvolta mi è accaduto come alle primarie del 2012, ammetto la sconfitta”

21 maggio, a L’Eco di Bergamo: “Se lo vinciamo, l’Italia diventerà un paese più stabile. Se lo perdiamo, vado a casa. Per serietà. Non resto aggrappato alla poltrona. Questa è personalizzazione? No. Questa e’ serietà”

29 giugno, e-news: “In tanti stanno cercando di non parlare del merito del referendum. Fateci caso: vanno in tv e non parlano del merito, perché sul merito sanno che la riforma non è perfetta ma è un passo in avanti nella direzione attesa da decenni. No, loro non parlano di merito. Parlano di me. Dicono che io ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: e secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro?”

POI ARRIVANO I PRIMI SO0NDAGGI NEFASTI

Renzi, 15 luglio, e-news: “Ogni giorno che passa diventa piu’ chiaro che il referendum è sulla Costituzione, sul funzionamento del Parlamento e non su altro: questo ci aiuta molto a crescere nei consensi, coinvolgendo anche persone che magari non sono del Pd o mie sostenitrici ma che capiscono la rilevanza storica di questo passaggio per l’Italia”.

Renzi, 2 agosto, intervista a Cnbc: “Sono sicuro che vincerò il referendum, ma non perché questa sarebbe la mia vittoria, non è il referendum di Renzi”. Si dimmetterà se perde? “Vincerò”.

Renzi, 21 agosto, Versiliana: “Si vota nel 2018”. Comunque vada il referendum? “Sì, si vota nel 2018”

non infierire,sai bene che lui non decide un tubo.
 
Un impostore, vuole far credere che faccia l'interesse del paese, invece fa il suo personale
 
29 dicembre 2015 conferenza stampa di fine anno: “Se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica”.

10 gennaio 2016, intervista al Tg1: “Il referendum non è un plebiscito ma è giusto che la parola passi ai cittadini. Per anni la classe politica non ha fatto niente. Adesso è arrivato un governo nuovo che ha cercato di realizzare alcune cose. Se sulla madre di queste battaglie, che è la riforma costituzionale, i cittadini non sono d’accordo, hanno tutto il diritto di dirlo ed io ho il dovere di prenderne atto. Non sono un politico vecchia maniera che resta attaccato alla poltrona: io penso che si faccia politica per seguire un ideale. Io penso che gli italiani staranno dalla nostra parte, ma la parola finale ce l’hanno loro e io sono pronto ad assumermi le mie responsabilità”.

20 gennaio, in Aula al Senato per il voto sulle riforme: “Ripeto qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica”.

25 gennaio, intervista a Quinta Colonna: “Io non sono come gli altri, non posso restare aggrappato alla politica. Se sulle riforme gli italiani diranno di no, prendo la borsettina e torno a casa“

7 febbraio, alla scuola di formazione del Pd: “Se perdo al referendum prendo atto del fatto che ho perso. Dite che sto attaccato alla poltrona? Tirate fuori le vostre idee, ecco la mia poltrona”.

12 marzo, alla scuola di formazione del Pd: “Se perdiamo il referendum è doveroso trarne conseguenze, è sacrosanto non solo che il governo vada a casa ma che io consideri terminata la mia esperienza politica”

20 marzo, al congresso dei Giovani Democratici: “Io ho già la mia clessidra girata. Se mi va come spero, finisco tra meno di 7 anni. Se mi va male, se perdo la sfida della credibilità o il referendum del 2016, vado via subito e non mi vedete più. Ci hanno detto che siamo attaccati alle poltrone, ma noi siamo attaccati alle idee: non c’e’ un leader che resta per sempre”

18 aprile, al Tg1: “La domanda di ottobre non riguarda il governo ma riguarda se si vuol cambiare la Carta e rendere piu’ semplice la politica. Se noi saremo bravi a spiegare le nostre ragioni otterremo un consenso ma il voto sulla persona non c’entra niente. Certo io se perdo vado a casa”

28 aprile, diretta Facebook e Twitter #Matteorisponde: “Io sono tra i pochi politici che dico quando perdo che ho perso. Altri quando perdono spiegano che hanno vinto. Se il referendum vedrà sconfitto il si trarrò le conseguenze. So da dove vengo e so che la politica è servizio. Sto personalizzando? No, se perdi una sfida epocale che fai? Racconti che i cittadini hanno sbagliato? No hai sbagliato tu”

2 maggio: “La rottamazione non vale solo quando si voleva noi…. Se non riesco vado a casa” (Ansa)

4 maggio, a Rtl 102.5: “Meno politici, più chiarezza nei poteri delle regioni, un’Italia più semplice: non è la mia riforma ma quella che l’Italia aspettava da 30 anni. Per attaccare il governo si dice di discutere nel merito e io sono per parlarne nel merito. Ma se perdo non resto come i vecchi politici aggrappato alla poltrona. Non sono come i vecchi politici che si mettono il vinavil e che invece di lavorare restano attaccati alla poltrone”

8 maggio, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa: “Se io perdo, con che faccia rimango. Ma non è che vado a casa, smetto di fare politica. Non è personalizzazione ma serietà. Lo so che si aggrappano alla poltrona ma non posso fare finta di niente”

11 maggio: “Non sto in paradiso a dispetto dei santi. Se perdo, non finisce solo il governo ma finisce la mia carriera come politico e vado a fare altro” (Ansa)

18 maggio, #Matteorisponde: “Quando provo a entrare nel merito, mi dicono che ho personalizzato il referendum. Ma io ho detto che se perdo non è che posso fare la faccia contrita e dire schiarendomi la voce che dopotutto è stato un buon risultato. Io cerco di vincere, sempre, quando perdo, talvolta mi è accaduto come alle primarie del 2012, ammetto la sconfitta”

21 maggio, a L’Eco di Bergamo: “Se lo vinciamo, l’Italia diventerà un paese più stabile. Se lo perdiamo, vado a casa. Per serietà. Non resto aggrappato alla poltrona. Questa è personalizzazione? No. Questa e’ serietà”

29 giugno, e-news: “In tanti stanno cercando di non parlare del merito del referendum. Fateci caso: vanno in tv e non parlano del merito, perché sul merito sanno che la riforma non è perfetta ma è un passo in avanti nella direzione attesa da decenni. No, loro non parlano di merito. Parlano di me. Dicono che io ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: e secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro?”

POI ARRIVANO I PRIMI SO0NDAGGI NEFASTI

Renzi, 15 luglio, e-news: “Ogni giorno che passa diventa piu’ chiaro che il referendum è sulla Costituzione, sul funzionamento del Parlamento e non su altro: questo ci aiuta molto a crescere nei consensi, coinvolgendo anche persone che magari non sono del Pd o mie sostenitrici ma che capiscono la rilevanza storica di questo passaggio per l’Italia”.

Renzi, 2 agosto, intervista a Cnbc: “Sono sicuro che vincerò il referendum, ma non perché questa sarebbe la mia vittoria, non è il referendum di Renzi”. Si dimmetterà se perde? “Vincerò”.

Renzi, 21 agosto, Versiliana: “Si vota nel 2018”. Comunque vada il referendum? “Sì, si vota nel 2018”
Oggi.
Ma pare che abbia fatto ancora retromarcia con una falsa smentita della notizia.
:mmmm: Però la notizia è contraddittoria. Che mestiere può cambiare un senza mestiere ? :mmmm:
 
Pubblicato il: 19/11/2016 11:05

"Nel mio cuore non c'è desiderio di fare chissà cos'altro dopo aver guidato il Paese, io non ho più bisogno di aggiungere una riga sul curriculum.

Chi se ne frega di me? Non me ne frega niente del mio futuro"

:clap::clap::clap::clap: curriculum di tutto rispetto,volantinaggio alla chill del padre fallita con spese a carico nostro :clap::clap::clap::clap::clap:
 
20 Gennaio 2016,Senato

"Ho personalmente affermato davanti alla stampa e lo ribadisco qui davanti alle senatrici e ai senatori che nel caso in cui perdessi il referendum, considererei conclusa la mia esperienza politica. L'ho fatto perché credo profondamente in un valore che è il valore della dignità del proprio impegno nella cosa pubblica, penso che quando qualcuno in questo dibattito ha scomodato il personalismo ignorando che c'è una grande distinzione tra il personalismo e la personalizzazione, lasciatevelo dire da chi è cresciuto con Mounier, col pensiero del personalismo comunitario, non è che perché uno ha Twitter allora ha dimenticato i punti di riferimento e i padri nobili del pensiero da cui proviene, ma il punto chiave di questa discussione oggi non è la personalizzazione esasperata, non è il tentativo di trasformare un referendum in un plebiscito, è recuperare quel filo di credibilità della persona e dell'impegno politico. Come è possibile immaginare dopo una cavalcata così emozionante e straordinaria unica in 70 anni di potere andare a un referendum su quella che è la madre di tutte le riforme e di non trarne le eventuali conseguenze qualora non vi fosse un voto positivo. Come è possibile non prendere atto che è terminata la stagione dell'impegno politico fatto a prescindere dal consenso dei cittadini, come è possibile immaginare che in un momento come quello che noi stiamo vivendo non possiamo provare a rendere palese ed evidente la grandezza della sfida di fronte alla quale ci troviamo, questa sfida dimostra che il potere che noi esercitiamo e dal quale non ci nascondiamo, perché la parola potere non è una paroal né positiva né negativa, è uno strumento di servizio a favore di una idea e di un processo di cambiamento del paese, il potere che noi esercitiamo ha un senso se viene messo in campo per cambiare l'Italia. Io prendo qui l'impegno esplicito, in caso di sconfitta trarremo le conseguenze ma dico anche che proprio per questo motivo sarà affascinante vedere le stesse facce gaudenti di adesso il giorno dopo il referendum quando i cittadini con la riforma avranno dimostrato da che parte sta l'Italia: sta dalla parte di chi ci crede, di chi ci prova, di chi non passa il tempo a lamentarsi, questa è l'Italia che sta ripartendo. Nei momenti chiave del mio impegno politico come questo mi capita di ripensare alla mia formazione educativa legata allo scoutismo con una espressione programmatica che molti conoscono anche in questa aula per esperienza personale. Pongo il mio onore nel meritare fiducia..."
 
29 dicembre 2015 conferenza stampa di fine anno: “se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica”.

10 gennaio 2016, intervista al tg1: “il referendum non è un plebiscito ma è giusto che la parola passi ai cittadini. Per anni la classe politica non ha fatto niente. Adesso è arrivato un governo nuovo che ha cercato di realizzare alcune cose. Se sulla madre di queste battaglie, che è la riforma costituzionale, i cittadini non sono d’accordo, hanno tutto il diritto di dirlo ed io ho il dovere di prenderne atto. Non sono un politico vecchia maniera che resta attaccato alla poltrona: Io penso che si faccia politica per seguire un ideale. Io penso che gli italiani staranno dalla nostra parte, ma la parola finale ce l’hanno loro e io sono pronto ad assumermi le mie responsabilità”.

20 gennaio, in aula al senato per il voto sulle riforme: “ripeto qui: Se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica”.

25 gennaio, intervista a quinta colonna: “io non sono come gli altri, non posso restare aggrappato alla politica. Se sulle riforme gli italiani diranno di no, prendo la borsettina e torno a casa“

7 febbraio, alla scuola di formazione del pd: “se perdo al referendum prendo atto del fatto che ho perso. Dite che sto attaccato alla poltrona? Tirate fuori le vostre idee, ecco la mia poltrona”.

12 marzo, alla scuola di formazione del pd: “se perdiamo il referendum è doveroso trarne conseguenze, è sacrosanto non solo che il governo vada a casa ma che io consideri terminata la mia esperienza politica”

20 marzo, al congresso dei giovani democratici: “io ho già la mia clessidra girata. Se mi va come spero, finisco tra meno di 7 anni. Se mi va male, se perdo la sfida della credibilità o il referendum del 2016, vado via subito e non mi vedete più. Ci hanno detto che siamo attaccati alle poltrone, ma noi siamo attaccati alle idee: Non c’e’ un leader che resta per sempre”

18 aprile, al tg1: “la domanda di ottobre non riguarda il governo ma riguarda se si vuol cambiare la carta e rendere piu’ semplice la politica. Se noi saremo bravi a spiegare le nostre ragioni otterremo un consenso ma il voto sulla persona non c’entra niente. Certo io se perdo vado a casa”

28 aprile, diretta facebook e twitter #matteorisponde: “io sono tra i pochi politici che dico quando perdo che ho perso. Altri quando perdono spiegano che hanno vinto. Se il referendum vedrà sconfitto il si trarrò le conseguenze. So da dove vengo e so che la politica è servizio. Sto personalizzando? No, se perdi una sfida epocale che fai? Racconti che i cittadini hanno sbagliato? No hai sbagliato tu”

2 maggio: “la rottamazione non vale solo quando si voleva noi…. Se non riesco vado a casa” (ansa)

4 maggio, a rtl 102.5: “meno politici, più chiarezza nei poteri delle regioni, un’italia più semplice: Non è la mia riforma ma quella che l’italia aspettava da 30 anni. Per attaccare il governo si dice di discutere nel merito e io sono per parlarne nel merito. Ma se perdo non resto come i vecchi politici aggrappato alla poltrona. Non sono come i vecchi politici che si mettono il vinavil e che invece di lavorare restano attaccati alla poltrone”

8 maggio, intervistato da fabio fazio a che tempo che fa: “se io perdo, con che faccia rimango. Ma non è che vado a casa, smetto di fare politica. Non è personalizzazione ma serietà. Lo so che si aggrappano alla poltrona ma non posso fare finta di niente”

11 maggio: “non sto in paradiso a dispetto dei santi. Se perdo, non finisce solo il governo ma finisce la mia carriera come politico e vado a fare altro” (ansa)

18 maggio, #matteorisponde: “quando provo a entrare nel merito, mi dicono che ho personalizzato il referendum. Ma io ho detto che se perdo non è che posso fare la faccia contrita e dire schiarendomi la voce che dopotutto è stato un buon risultato. Io cerco di vincere, sempre, quando perdo, talvolta mi è accaduto come alle primarie del 2012, ammetto la sconfitta”

21 maggio, a l’eco di bergamo: “se lo vinciamo, l’italia diventerà un paese più stabile. Se lo perdiamo, vado a casa. Per serietà. Non resto aggrappato alla poltrona. Questa è personalizzazione? No. Questa e’ serietà”

29 giugno, e-news: “in tanti stanno cercando di non parlare del merito del referendum. Fateci caso: Vanno in tv e non parlano del merito, perché sul merito sanno che la riforma non è perfetta ma è un passo in avanti nella direzione attesa da decenni. No, loro non parlano di merito. Parlano di me. Dicono che io ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: E secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro?”

poi arrivano i primi so0ndaggi nefasti

renzi, 15 luglio, e-news: “ogni giorno che passa diventa piu’ chiaro che il referendum è sulla costituzione, sul funzionamento del parlamento e non su altro: Questo ci aiuta molto a crescere nei consensi, coinvolgendo anche persone che magari non sono del pd o mie sostenitrici ma che capiscono la rilevanza storica di questo passaggio per l’italia”.

Renzi, 2 agosto, intervista a cnbc: “sono sicuro che vincerò il referendum, ma non perché questa sarebbe la mia vittoria, non è il referendum di renzi”. Si dimmetterà se perde? “vincerò”.

Renzi, 21 agosto, versiliana: “si vota nel 2018”. Comunque vada il referendum? “sì, si vota nel 2018”
di-mi-ss-io-ni
 
20 Gennaio 2016,Senato

"Ho personalmente affermato davanti alla stampa e lo ribadisco qui davanti alle senatrici e ai senatori che nel caso in cui perdessi il referendum, considererei conclusa la mia esperienza politica
"
 
Pubblicato il: 19/11/2016 11:05

"Nel mio cuore non c'è desiderio di fare chissà cos'altro dopo aver guidato il Paese, io non ho più bisogno di aggiungere una riga sul curriculum.

Chi se ne frega di me? Non me ne frega niente del mio futuro"

:clap::clap::clap::clap: curriculum di tutto rispetto,volantinaggio alla chill del padre fallita con spese a carico nostro :clap::clap::clap::clap::clap:

Curriculum?????


:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 
11.01.2017
Considero un privilegio aver avuto la possibilità di conoscere Barack Obama e lavorare insieme a lui e alla sua squadra in molte circostanze. Lo ritengo un grande leader, un uomo che ha cercato di scrivere la storia con talento e coraggio. Il suo discorso finale, ieri, nella sua Chicago, mi ha commosso.
La storia sarà gentile con te, presidente Obama. E i democratici di tutto il mondo si aspettano ancora di sentir risuonare le tue parole, il tuo impegno, la tua passione.
Grazie per questi otto anni. Grazie per i tre anni di lavoro insieme, per la tua amicizia e per i tuoi consigli. E grazie per averci insegnato che proprio dopo una sconfitta, come quella delle primarie in New Hampshire del 2008, si può e si deve ripartire dal Yes, we can.
 
20 Gennaio 2016,Senato

"Ho personalmente affermato davanti alla stampa e lo ribadisco qui davanti alle senatrici e ai senatori che nel caso in cui perdessi il referendum, considererei conclusa la mia esperienza politica
"
.
 

Allegati

  • rrrrr.PNG
    rrrrr.PNG
    50,4 KB · Visite: 103
Indietro