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e non ci vogliamo fermare...

Caimano sì, pitonessa no (Marco Travaglio).
Da Il Fatto Quotidiano del 03/07/2013.
Quello che pensiamo di Daniela Garnero in Santanchè i lettori possono facilmente immaginarlo. Al netto degli scandali Bpm e Bisignani, appena cinque anni fa la signora, candidata con La Destra di Storace, fece impallidire i più accaniti antiberlusconiani descrivendo Berlusconi come uno che “le donne le vede solo in orizzontale”, ragion per cui “non gliela darò mai”. Poi rientrò prontamente all’ovile, diventando uno dei suoi più efficaci scudi umani, dunque sottosegretario. Ma in privato, non mancandole la materia cerebrale, continuò a dire la verità. Come quando, nell’aprile 2011, fu intercettata al telefono con l’amico e socio Flavio Briatore indagato per evasione fiscale, che la informava sul seguito del bungabunga: “Lele Mora mi ha detto: ‘Tutto continua come se nulla fosse’”. Santanchè: “Roba da pazzi!”. B: “Non più lì (ad Arcore, ndr), ma nell’altra villa.Tutto come prima, non è cambiato un *****. Stessi attori, stesso film, proiettato in un cinema diverso. Come prima, più di prima. Stesso gruppo, qualche new entry, ma la base del film è uguale, il nocciolo duro, Centovetrine…”. S: “Ma ti rendi conto? E che cosa si può fare?”. B: “Siamo nelle mani di Dio qui, eh? Perché l’altra sera ho saputo che c’era stata un’altra grande festa lì, eh?”. S: “Ma tu pensa! E che ***** dobbiamo fare?”. B: “Questo qui è malato! Ha ragione Veronica, uno normale non fa ‘ste robe qui!”. S: “Sicuro che ha ripreso?”. B: “Al 100%”. S: “Va beh, ma allora qua crolla tutto”. B: “Dani, qui parliamo di problemi veramente seri di un Paese che deve essere riformato. Se io fossi al suo posto non dormirei di notte. Ma non per le *****. Non dormirei per la situazione che c’è in Italia”. S: “E con il clima che c’è, uno lo prende di qua, l’altro che scappa di lì”. B: “Brava, il problema è che poi la gente comincia veramente a tirar le monete”. S: “Stanno già tirando”. Oggi basta sentirla in un talk a caso per capire che non crede a una parola di ciò che dice. Eppure dice cose gravi, tipo Boccassini “metastasi della democrazia”.

Dunque in un paese normale nessuno avrebbe dubbi sulla sua candidatura a vicepresidente della Camera. Eppure c’è qualcosa di stonato, stridente e ipocrita nel fuoco di sbarramento che s’è levato dal Pd sul suo nome per una carica che nessuno, prima d’ora, s’era mai sognato di calcolare. Le vicepresidenze delle due Camere (quattro per ciascuna) sono da sempre lottizzate fra i partiti, che ci mettono chi vogliono. Nella scorsa legislatura, per dire, fra i numeri 2 del Senato c’era persino Rosi Mauro. Una che avrebbe sfigurato dappertutto, se il presidente del Senato non fosse stato Schifani. Ora, che il limite estremo della presentabilità sia diventato la “pitonessa”, come lei stessa si definisce citando Il Foglio (che a sua volta cita l’insulto di “vecchia pitonessa” lanciato nel-l’800 dalla rivista fiorentina Novelle Letterarie contro Madame de Staël), fa un po’ ridere. Il Pd ha fatto scegliere a Berlusconi il presidente della Repubblica e quello del Consiglio dopo aver impallinato Prodi e ignorato Rodotà perché non piacevano a lui, poi ci è andato al governo e ha deciso di dichiararlo eleggibile contro la legge. Governa con ministri come Lupi e Quagliariello, per non parlare dei sottosegretari. Ha varato il Comitato dei 40 per riscrivere la Costituzione con lui. Non dice una parola sulle condanne per frode fiscale, prostituzione minorile, concussione e rivelazione di segreto (contro Fassino), né sulla compravendita di senatori (contro Prodi). Ha votato presidenti di commissione Cicchitto e Formigoni e ha chiesto a Scelta civica di votare Nitto Palma alla Giustizia per potersi astenere e fingersi contrario. Non ha mosso un dito quando Grasso ha nominato il senatore D’Alì, imputato per mafia, rappresentante dell’Italia in Europa. E ora, dopo aver digerito senza un conato la Cloaca Massima, ha qualche problemino di stomaco per la Santanchè. Ma ci faccia il piacere.
 
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