Matteo Renzi (PD) figlio di un massone potente?

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

i moderni stati democratici sono nati dalla massoneria

mi ha un po' scocciato sta storia di denigrare massoni e chiunque abbia a che fare con la massoneria
si guardassero allo specchio e si chiedessero in cosa sono utili alla società
 
i moderni stati democratici sono nati dalla massoneria

mi ha un po' scocciato sta storia di denigrare massoni e chiunque abbia a che fare con la massoneria
si guardassero allo specchio e si chiedessero in cosa sono utili alla società

Bravo.....lo sanno tutti che le massonerie fanno gli interessi dei popoli:wall:
 

Vabbè, ho capito...te i contenuti non li leggi, vai solo in giro ad cazzum:

Matteo Renzi è figlio di Tiziano Renzi, ex parlamentare della DC e gran
signore della Margherita e della Massoneria in Toscana. Il feudo
incontrastato della famiglia Renzi è il Valdarno, dal quale si stanno
allargando a macchia d'olio. Il padre di Matteo controlla dalla metà degli
anni '90 la distribuzione di giornali e di pubblicità in Toscana. Questo,
unito agli affari con la Baldassini-Tognozzi, la società un po' edile e un
po' finanziaria che controlla tutti gli appalti della Regione, spiega
l'ascesa di Matteo Renzi.
Le prime 10 cose che non vanno di Matteo Renzi:

1) Da presidente della Provincia, tra il 2004 e il 2009, ha acquisito il
controllo di tutta la stampa locale, radio e tv, in Toscana. L'ultimo
giornale che un po' gli era ostile era "La Nazione". Per questo, in
occasione dei 150 anni di questo giornale, ha fatto ospitare dai locali
della Provincia, in via Martelli, una mostra che, naturalmente, è stata
pagata coi soldi di noi contribuenti. In questo modo, La Nazione è
divenuta renziana.

2) Renzi per controllare ancora meglio l'informazione locale, ha trovato
un secondo lavoro a moltissimi giornalisti: gli uffici stampa degli eventi
organizzati dalla Provincia, come il Genio fiorentino, il suo stesso
portavoce, tutta una serie di riviste inutili e costossime per la
collettività (Chianti News, InToscana, ecc.) servono a lui e a Martini, il
presidente della Regione, a tenersi buoni i cronisti locali. Inoltre,
trasmissioni come "12 minuti col Presidente", che va in onda su RTV 38 e
Rete 37, gli sono servite a dare delle tangenti legalizzate alle redazioni
di queste emittenti che ormai, in lui, riconoscono il vero datore di
lavoro.

3) Tra le cose di cui più si vanta Renzi, vi è il recupero di Sant'Orsola.
Il grande complesso situato in San Lorenzo, chiuso e abbandonato da molti
decenni, sarebbe stato recuperato dalla Provincia -così dice Renzi- conun
investimento iniziale di 20 milioni di euro. E questo non è vero. Infatti,
a bilancio, a fine anno, la Provincia per Sant'Orsola ha stanziato la
miseria di un milione di euro. E' un esempio del suo continuo modo di
mentire.

4) Renzi in questi 5 anni ha utilizzato la Provincia allo scopo di
promuovere la propria immagine personale coi soldi nostri. A questo
servono manifestazioni inutili e costose come "Il Genio fiorentino e
"Riciclabilandia". Attraverso l'utilizzo delle consulenze, degli uffici
stampa, della commissione di sondaggi, pubblicazioni e pubblicità ha
creato una vasta rete clientelare di giornalsti che non ne contraddicono
mai le posizioni.

5) L'inchiesta di Castello: Matteo Renzi, come presidente della Provincia,
è molto più coinvolto del sindaco Domenici. Infatti, le opere oggetto
dell'inchiesta sono quasi tutte commissionate dalla Provincia: tre scuole,
una caserma nonché naturalmente il nuovo (e che bisogno c'è?) palazzo
della Provincia. Eppure sui giornali ci è finito Domenici.

6) Il braccio destro di Ligresti, patron della Fondiaria, Rapisarda, lo si
vede bene nelle intercettazioni telefoniche, pretende che per le
commissioni di Castello la Provincia faccia una gara d'appalto. "sennò ci
accusano di fare noi il prezzo", spiega Rapisarda al telefono
all'assessore Biagi.
Pochi giorni dopo quella telefonata, compare questo titolo su Repubblica:
"Renzi contro la Fondiaria: per Castello si farà la gara d'appalto".
Ovvero: Renzi è colui che meglio esegue le volontà della Fondiaria e poi
appare addirittura come quello contro i poteri forti!

7) Nel 2004 come prima cosa taglia i fondi della Provincia per la raccolta
differenziata. Risultato, i Verdi si arrabbiano (giustamente) e lui li
espelle dalla Giunta.

8) DAl 2004 Renzi ha creato un'infinità di società alle quali la Provincia
commissiona eventi culturali, indagini di mercato e così via. Il caso più
clamoroso è quello di "Noilink" che, durante le primarie del PD, diventa
il suo vero e proprio comitato elettorale!

9) Tutti i giornaletti del cappero che arrivano nelle case dei fiorentinim
a partire da "Prima, Firenze!" sono stampati coi soldi della Provincia

10) Nessun giornalista osa fare una domanda su quanto abbiamo riportato
nei primi nove punti a Matteo Renzi.
 
Matteo Renzi non è altro che un forminchioni di sn
 
Vabbè, ho capito...te i contenuti non li leggi, vai solo in giro ad cazzum:

Matteo Renzi è figlio di Tiziano Renzi, ex parlamentare della DC e gran
signore della Margherita e della Massoneria in Toscana. Il feudo
incontrastato della famiglia Renzi è il Valdarno, dal quale si stanno
allargando a macchia d'olio. Il padre di Matteo controlla dalla metà degli
anni '90 la distribuzione di giornali e di pubblicità in Toscana. Questo,
unito agli affari con la Baldassini-Tognozzi, la società un po' edile e un
po' finanziaria che controlla tutti gli appalti della Regione, spiega
l'ascesa di Matteo Renzi.
Le prime 10 cose che non vanno di Matteo Renzi:

1) Da presidente della Provincia, tra il 2004 e il 2009, ha acquisito il
controllo di tutta la stampa locale, radio e tv, in Toscana. L'ultimo
giornale che un po' gli era ostile era "La Nazione". Per questo, in
occasione dei 150 anni di questo giornale, ha fatto ospitare dai locali
della Provincia, in via Martelli, una mostra che, naturalmente, è stata
pagata coi soldi di noi contribuenti. In questo modo, La Nazione è
divenuta renziana.

2) Renzi per controllare ancora meglio l'informazione locale, ha trovato
un secondo lavoro a moltissimi giornalisti: gli uffici stampa degli eventi
organizzati dalla Provincia, come il Genio fiorentino, il suo stesso
portavoce, tutta una serie di riviste inutili e costossime per la
collettività (Chianti News, InToscana, ecc.) servono a lui e a Martini, il
presidente della Regione, a tenersi buoni i cronisti locali. Inoltre,
trasmissioni come "12 minuti col Presidente", che va in onda su RTV 38 e
Rete 37, gli sono servite a dare delle tangenti legalizzate alle redazioni
di queste emittenti che ormai, in lui, riconoscono il vero datore di
lavoro.

3) Tra le cose di cui più si vanta Renzi, vi è il recupero di Sant'Orsola.
Il grande complesso situato in San Lorenzo, chiuso e abbandonato da molti
decenni, sarebbe stato recuperato dalla Provincia -così dice Renzi- conun
investimento iniziale di 20 milioni di euro. E questo non è vero. Infatti,
a bilancio, a fine anno, la Provincia per Sant'Orsola ha stanziato la
miseria di un milione di euro. E' un esempio del suo continuo modo di
mentire.

4) Renzi in questi 5 anni ha utilizzato la Provincia allo scopo di
promuovere la propria immagine personale coi soldi nostri. A questo
servono manifestazioni inutili e costose come "Il Genio fiorentino e
"Riciclabilandia". Attraverso l'utilizzo delle consulenze, degli uffici
stampa, della commissione di sondaggi, pubblicazioni e pubblicità ha
creato una vasta rete clientelare di giornalsti che non ne contraddicono
mai le posizioni.

5) L'inchiesta di Castello: Matteo Renzi, come presidente della Provincia,
è molto più coinvolto del sindaco Domenici. Infatti, le opere oggetto
dell'inchiesta sono quasi tutte commissionate dalla Provincia: tre scuole,
una caserma nonché naturalmente il nuovo (e che bisogno c'è?) palazzo
della Provincia. Eppure sui giornali ci è finito Domenici.

6) Il braccio destro di Ligresti, patron della Fondiaria, Rapisarda, lo si
vede bene nelle intercettazioni telefoniche, pretende che per le
commissioni di Castello la Provincia faccia una gara d'appalto. "sennò ci
accusano di fare noi il prezzo", spiega Rapisarda al telefono
all'assessore Biagi.
Pochi giorni dopo quella telefonata, compare questo titolo su Repubblica:
"Renzi contro la Fondiaria: per Castello si farà la gara d'appalto".
Ovvero: Renzi è colui che meglio esegue le volontà della Fondiaria e poi
appare addirittura come quello contro i poteri forti!

7) Nel 2004 come prima cosa taglia i fondi della Provincia per la raccolta
differenziata. Risultato, i Verdi si arrabbiano (giustamente) e lui li
espelle dalla Giunta.

8) DAl 2004 Renzi ha creato un'infinità di società alle quali la Provincia
commissiona eventi culturali, indagini di mercato e così via. Il caso più
clamoroso è quello di "Noilink" che, durante le primarie del PD, diventa
il suo vero e proprio comitato elettorale!

9) Tutti i giornaletti del cappero che arrivano nelle case dei fiorentinim
a partire da "Prima, Firenze!" sono stampati coi soldi della Provincia

10) Nessun giornalista osa fare una domanda su quanto abbiamo riportato
nei primi nove punti a Matteo Renzi.

furti di prosciutti al supermercato niente?
 
i moderni stati democratici sono nati dalla massoneria

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e ci stanno finendo

I danni genovesi di papà Renzi | italia | Il Secolo XIX
Genova - C’è il sindaco di Firenze Matteo Renzi, molto popolare e trasversalmente apprezzato, ma c’è anche papà Renzi, che almeno a Genova non ha lasciato in tutti un buon ricordo. Il nome di Tiziano Renzi, imprenditore, già vicino alla Democrazia cristiana, è infatti legato a una lunga vertenza culminata con il fallimento di una società da lui fondata, la Chil srl, che sotto la Lanterna si occupava di distribuzione e di campagne pubblicitarie. Aveva due sedi in pieno centro che furono abbandonate con alcune mensilità di mancati pagamenti. Della Chil risulta per un periodo dipendente anche Matteo.

Leggi l’articolo sull’edizione digitale del Secolo XIX


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chi chil
 
e ci stanno finendo

I danni genovesi di papà Renzi | italia | Il Secolo XIX
Genova - C’è il sindaco di Firenze Matteo Renzi, molto popolare e trasversalmente apprezzato, ma c’è anche papà Renzi, che almeno a Genova non ha lasciato in tutti un buon ricordo. Il nome di Tiziano Renzi, imprenditore, già vicino alla Democrazia cristiana, è infatti legato a una lunga vertenza culminata con il fallimento di una società da lui fondata, la Chil srl, che sotto la Lanterna si occupava di distribuzione e di campagne pubblicitarie. Aveva due sedi in pieno centro che furono abbandonate con alcune mensilità di mancati pagamenti. Della Chil risulta per un periodo dipendente anche Matteo.

le aziende falliscono

chi vive grazie alle aziende che lo pagano deve pregare ogni giorno che non falliscano

usare questi ordinari accadimenti della vita reale per la lotta politica è ridicolo almeno quanto chi lo fa
 


Firenze, Matteo Renzi e la strana aspettativa a carico del Comune

Il sindaco assunto dai familiari prima dell'elezione in Provincia. E i contributi glieli paga la collettività


di Marco Lillo | 28 marzo 2013
Commenti (60)

Il Comune e la Provincia di Firenze da quasi 9 anni pagano i contributi per la pensione del dirigente di azienda Matteo Renzi. Il problema è che l’azienda che ha assunto il giovane Renzi come dirigente 8 mesi prima di collocarlo in aspettativa (scaricando l’onere previdenziale sulla collettività) è della famiglia Renzi. Lo si scopre leggendo un documento del 22 marzo scorso: la risposta a un’interrogazione presentata dai consiglieri Francesco Torselli (Fratelli d’Italia) e Marco Semplici (Lista Galli). “Il dottor Matteo Renzi è inquadrato come Dirigente presso l’azienda Chil srl”, scrive il vicesindaco Stefania Saccardi e aggiunge “alla società presso cui risulta dipendente in aspettativa il dottor Renzi sono erogati i contributi previsti all’art. 86 comma 3 del Testo unico sugli enti locali”. La legge in questione impone all’Ente locale di provvedere al versamento dei contributi previdenziali, per gli amministratori locali che, in quanto lavoratori dipendenti, siano stati collocati in aspettativa non retribuita per assolvere al mandato.

La tentazioni di farsi assumere poco prima dell’elezione per caricare sull’ente i versamenti pensionistici è forte. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, è stato al centro di uno scandalo perché era stato assunto da un Comitato legato al Pd il giorno prima del 16 febbraio 2008, data in cui comunicava la sua candidatura a presidente della Provincia. Ora si scopre che anche Renzi fruisce della stessa legge. “Renzi”, scrive il vicesindaco nella sua risposta all’interrogazione “risulta inquadrato come dirigente dal 27 ottobre 2003 nell’azienda CHIL srl, gestita – prosegue il vicesindaco – dai familiari fino al 2010. Dopo la cessione di ramo d’azienda la nuova società Eventi 6 Srl è costituita da soggetti privati estranei a rapporti di parentela”. In realtà, come il Fatto ha già scritto, la Eventi 6, che fattura 4 milioni di euro all’anno nel settore della distribuzione della stampa, è di proprietà delle sorelle Matilde e Benedetta Renzi (36 per cento a testa), della mamma Laura Bovoli (8 per cento) e del fratello del cognato, Alessandro Conticini, 20 per cento. L’assunzione di Renzi, a differenza di quella di Zingaretti, è avvenuta 8 mesi prima dell’elezione a presidente della provincia, il 13 giugno 2004. Fino a 8 mesi prima dell’elezione, la società di famiglia pagava molto meno di quanto poi provincia e comune verseranno per la sua pensione. Spiega il vice-sindaco Saccardi nella sua risposta: “Renzi ha avuto un contratto di collaborazione coordinata e continuativa fino al 24 ottobre 2003 presso la Chil srl. Dal 27 ottobre 2003 è stato inquadrato come dirigente”. Fonti vicine al sindaco spiegano al Fatto: “L’assunzione non era finalizzata a lucrare i contributi. La società della famiglia Renzi in quel periodo viveva una fase di ristrutturazione. L’acquisto della qualifica di dirigente da parte di Renzi era legata alla cessione delle sue quote.

da Il Fatto Quotidiano del 27 marzo 2013


:D chil chil chil co co cò

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