L'altro giorno al reparto psichiatrico

stai sereno

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Questa ve la devo raccontare. Arrivo in reparto e per entrare al primo livello occorre suonare il campanello. Si apre una porta motorizzata e la segretaria mi fa accomodare in sala d'attesa. Nel frattempo vedo gente strana che va avanti e indietro dal corridoio, gente intendiamoci non messa troppo bene, almeno da come si muoveva tutta scoordinata. Mi metto a leggere la solita rivista di arredamento appoggiata sul tavolino.
Dopo un quarto d'ora mi si avvicina una paziente dall'aspetto un po' trasandato e dal modo grezzo di parlare. Mi dice: - lei è qui per il signor xxxx? - Azz, era una infermiera. Tra me e me: a stare con i matti si diventa un po' come loro. Mi accompagna lungo un altro corridoio. Un collega da dentro apre una nuova porta che poi si chiude nuovamente. Mi inquieta l'idea di essere chiuso dietro ben due porte e capisco di essere definitivamente in prigione, nella "zona rossa". Speriamo bene. Trovo la persona che ero andato a visitare seduta in una poltrona in una sala con tanti tavoli, la vedo bene. C'è solo un orologio che ticchetta, niente televisore, chissà perchè. Forse perchè lo rompono ? Boh. Inizio a fare due chiacchiere e si avvicina una tipa con i capelli scuri: - salve mi presento sono xxxxxx - di che anno siete, che fate e bla bla bla. - Scusate, sono un po' logorroica... lo sapete che scrivo canzoni? - Nel frattempo vedo un tipo ben piazzato con i capelli corti avvicinarsi lentamente. Ha un occhio completamente andato che guarda verso l'esterno e in questi casi ci metto sempre qualche secondo a capire in quale occhio guardare. Mi fa con sguardo assente - di dove sei? - Glielo dico e si allontana senza aggiungere altro. La tipa intanto inizia a cantare un testo in rima, tipo rap. Testo non banale, ma a un certo punto tentenna e si ferma. - Eh non mi ricordo più, le medicine mi fanno uscire di testa. Ma potete vedere il mio videoclip su youtube - e mi dice il titolo. Vedo il ciccione che torna con un altro tipo, magro, che dovrebbe essere dalle mie parti. Io non lo conosco ma noto subito che sono circondato da persone che hanno una gran voglia di parlare, evidentemente lì dentro non hanno molte occasioni di socializzare. Vedo poi sbucare una signora tarchiata ma non grassa, con capelli corti e ricci sparati verso l'alto. Parla tra sè e sè, non incrocia lo sguardo di nessuno. Tra l'altro non si capisce niente, penso parli il tedesco. Che ci fa in un reparto italiano una tedesca? Boh. Qui in Italia li prendiamo proprio tutti. Si siede ad un tavolo e continua il monologo con grinta e partecipazione, gesticolando quasi a voler dimostare una tesi, sempre con lo sguardo perso. Mi sembrava di avere di fronte un soldato delle SS. Improvvisamente, mentre la guardavo, nel fiume di parole riesco a capirne due: Kurt Cobain. Poi vedo che si appoggia l'indice sotto il mento e simula una pistolettata, tirando fuori la lingua e sbarrando gli occhi. E poi riprende il fiume di parole. Il ciccione mi chiede: - ci facciamo una briscola? Ok, ma è tanto che non gioco - rispondo io. Si dirige verso un mucchio di giochi male accatastati. C'erano i soldi del monopoli mischiati con le pedine della dama. Però il mazzo di carte era abbastanza integro, forse era l'unico gioco a cui tenevano veramente.
Ci sediamo a un tavolo. Mentre dava le carte mi sono tornate in mente le regole. Mi dice che lo devono mettere in una comunità. Dopo un po' di giri tocca a lui ma lo vedo con le tre carte in mano restare immobile. Sguardo, se ce ne fosse bisogno, ancora più perso di quanto aveva prima. Inizia a uscirgli bava dalla bocca. - Oh oh - penso tra me e me mentre con lo sguardo cerco un infermiere. Volevo dirgli: - tocca a te - ma resto a guardare che succede. Dopo interminabili secondi, come se nulla fosse, lo sguardo si riaccende, il tipo si passa a rallentatore il dorso della mano sulla bocca e cala la carta successiva.
Succede pure un'altra volta, e un'altra ancora. Poi finiscono le carte.
Fortuna o no, quasi tutti carichi e le briscole li aveva lui, mi ha stracciato. Forse non divertendosi di fronte a un pivello raccoglie le carte e le rimette nella scatola e poi nel mucchio, e se ne va. Si fa ora di pranzo. Dalle camere sbucano altre persone che non avevo mai visto, però in tutto non più di una decina. Si mettono a tavola. La cantante mi passa davanti e mi ricorda il titolo del videoclip da cercare su yuotube. Il ciccione passa vicino alla tedesca e inzia a mandarle bacini con le mani dicendole con sorriso ironico: - Amore! E lei: - No amore! - e poi tutta una serie di parole che dall'enfasi secondo me erano insulti in tedesco, agitandogli davanti l'indice a destra e sinistra in segno di negazione. Poi mentre il ciccione è di spalle, la tedesca inizia ad imitarne la camminata goffa, allargando le braccia e facendo un'espressione ironica e schifata. E per la prima volta mi guarda negli occhi per un attimo.
Poi l'infermiere le chiede se vuole la pasta. E lei: - no pasta. E mi guarda ancora. Allora le dico: - no pasta? - No. - Pizza? - No. E poi inizia in tedesco. Allora io: - No spreche deutsch. Eins zwei drei. - mostrando le dita come a dire che so solo contare fino a tre. Allora lei dice qualcosa che mi pare di tradurre così: no, parli bene il tedesco. Ed inizia a dirmi i numeri in italiano. Arrivata a dieci però si blocca, non si ricorda l'undici. Un'infermiera le si avvicina dicendole che era ora della medicina. E lei inizia ad agitarsi, a fare cenno di no indicando le gambe. In effetti ce le aveva gonfie e forse ne attribuiva la causa alle medicine. L'infermiera insiste (avete presente l'infermiera del film "qualcuno volò sul nido del cuculo"? Ecco, stesso sguardo severo, stesso viso, tranne che questa era bionda) e la tedesca, come a rimarcare, alza la voce.
Così si agita pure la cantante e dall'altro tavolo urla:- Bastaaa!!! - La tedesca borbotta qualcosa sottovoce ma poi si calma.
Vabbè, li lascio mangiare, la mia visita è finita, è ora di andare.
Torno a casa e per curiosità guardo su youtube: è proprio lei, il video della cantante c'è veramente!
Giuro, mi è sembrato di essere in un film, eppure è la realtà di ogni santo giorno per un sacco di persone.
 
se qualche buon anima fa un riassunto di mezza riga,senno' frega na seg4
 
Non ci credo che sia opera tua.
L'hai copiato.
 
Comunque è così.
È vero.
 
ma poi ti hanno fatto uscire è già stato chiesto?
 
Ex frequentatori di AP
 
Ciao frà, ero preoccupato.
Hai fatto tardi oggi.
 
Non le ho prese io.
Me le hanno date loro.
 
Le medicine non servono più.

É necessario un tso:(

PENSAVO PEGGIO.

Ma comunque, con il Tso mica si risolvono i problemi.
Se solo tu sapessi ciò di cui stai parlando sapresti che nella pratica quotidiana il Trattamento sanitario obbligatorio è l'ultima ratio di fronte a comportamenti auto etero aggressivi non altrimenti gestibili se non con una azione di contenimento e di somministrazione di pesanti terapie farmacologiche.
Dopo sette giorni il Paziente esce e di sicuro non è stato curato.
è stato sedato per un certo numero di giorni, dando sollievo forse a coloro che gli stanno vicino quotidianamente.
potrei scrivere a lungo, ma so che non avete la possibilità di andare oltre la terza riga, quindi ciao.
 
comunque non pensate "a me non capiterà mai", perchè credo che quelli che ho visto pensassero lo stesso
 
quanto stai perdendo in borsa per essere così nervoso?
 
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